Filippo ha il colpo in Ganna
Intervista con il verbanese:«La Tirreno-Adriatico è stata dura, cercherò di dare il massimo ai mondiali su pista. E per la Sanremo dico...»
Un titolo mondiale nell’Inseguimento individuale tra gli Élite, un titolo europeo tra gli Under 23 nella stessa specialità, la Parigi-Roubaix Espoirs, il titolo italiano Under 23 a cronometro e, dulcis in fundo, una partecipazione del tutto insperata ma onorata a dovere alle Olimpiadi di Rio de Janeiro nel quartetto dell’Inseguimento a squadre. Difficile poter immaginare un’annata più ricca di soddisfazioni di questa ma ciò è esattamente quello che è capitato a Filippo Ganna nel 2016.
Per chi segue il verbanese fin dalle categorie giovanili tutto ciò non ha rappresentato del tutto una sorpresa, poiché dietro quel ragazzone alto più di un metro e novanta si è sempre celato un predestinato, dotato di una potenza e mezzi atletici che ben pochi possono vantare e che sarebbero in grado di renderlo una stella di prima grandezza tanto in pista (dove un mondiale, come dicevamo in esordio, l’ha già conquistato) quanto sulla strada, dove le cronometro e le classiche del pavé potrebbero diventare il suo ideale terreno d’espressione.
Il magico 2016 di Ganna ha avuto anche la logica conseguenza di spalancargli definitivamente le porte del professionismo, con la UAE Team Emirates che è riuscita a battere la concorrenza di altre formazioni World Tour ben più blasonate. Ciò, però, non rappresenta affatto un qualcosa di limitante ed anzi il poter militare in una formazione di livello comunque ottimo, che non pone eccessive pressioni alle enormi aspettative che inevitabilmente vengono a crearsi, potrebbe alla lunga dare gli effetti sperati.
Non fa troppi voli pindarici neppure lo stesso Filippo, preoccupato di conciliare al meglio la doppia attività distribuita fra brevi corse a tappe nei luoghi più disparati del mondo e gli amati velodromi che tante soddisfazioni finora gli hanno dato. L’importante è accumulare quanta più esperienza possibile ed anche la Tirreno-Adriatico, uno dei primi veri test dell’anno per prendere confidenza con la nuova categoria, ha rappresentato uno step fondamentale. L’abbiamo incontrato in un soleggiato e frizzante mattino di metà marzo, in un’Ascoli Piceno sempre splendida d’ammirare, prima della partenza della penultima frazione della “Corsa dei due mari”. Fin dalle prime battute è trasparita subito quell'aria da gigante buono, assai misurato e realista nelle sue analisi, capace però di trasformarsi in un’autentica macchina da guerra quando sale in sella.
Filippo, la tua prima stagione da professionista è cominciata abbastanza presto con la partecipazione alla Vuelta de San Juan in Argentina ed ora hai preso parte alla tua prima Tirreno-Adriatico. Facciamo un bilancio di questi primi mesi da professionista a tutti gli effetti.
«Come prima esperienza questa Tirreno-Adriatico è stata abbastanza dura. In Argentina avevo già provato ad assaggiare i nuovi ritmi di velocità ma qui è tutta un’altra cosa. Abbiamo comunque cercato di portare a casa il miglior risultato possibile, sia a livello personale che di squadra. Il nostro capitano Rui Costa si è inserito nelle prime venti posizioni e siamo riusciti ad aiutarlo a mantenere questo risultato mentre negli sprint abbiamo sempre cercato di mettere Sacha Modolo nelle condizioni ideali per sprintare».
Torniamo un attimo al tuo straordinario 2016, un anno che ti ha dato tantissime soddisfazioni. Nel finale di stagione si è fatta un po’ sentire la stanchezza fisica e mentale? Avresti, per esempio, preferito saltare qualche appuntamento come gli Europei Élite su pista per arrivare magari più riposato all’inizio di questa stagione oppure rifaresti esattamente tutto ciò che hai fatto?
«Sinceramente di rimpianti non ne ho, i risultati sono stati perfetti. In occasione degli Europei Élite sono stato un po’ malato ma comunque i miei risultati li ho portati a casa. Sono felice per tutto ciò che di bello c’è stato, indietro non si può tornare per cui guardiamo avanti e speriamo che il futuro possa portare ancora simili soddisfazioni».
Il mese scorso sei tornato a gareggiare nuovamente su pista, prendendo parte alla prova di Coppa del mondo di Cali col quartetto. Pur essendo orfani di una pedina importante come Simone Consonni avete realizzato buoni tempi, anche se non sono stati bassi come quelli fatti segnare nei mesi precedenti. Come vi presenterete a questi mondiali su pista? Comincerete a lavorare a breve di nuovo sul quartetto?
«Di sicuro faremo dei ritiri a Montichiari per cercare di ritrovare quel feeling che avevamo durante le Olimpiadi e gli Europei. Dovremo lavorare per tornare a quei livelli e di sicuro non ci tiriamo indietro».
Ritieni comunque che i sostituti siano stati all’altezza quando sono entrati in scena per rimpiazzare i compagni che erano assenti?
«Sicuramente ognuno sa fare il proprio lavoro, sappiamo quanto Simone (Consonni, ndr) sia valido nella fase di partenza, Scartezzini per ciò che concerne la fase successiva, così come Bertazzo, Lamon e io stesso sappiamo esattamente cosa fare. Ognuno sa bene qual è il suo compito e ai mondiali cercheremo di dare il massimo».
Venendo a te nello specifico, naturalmente c’è una maglia molto pesante da difendere. Come ti avvicinerai a questo grandissimo appuntamento e quando staccherai dalla strada per tornare a dedicarti principalmente sulla pista?
«Staccare completamente dalla strada sarà un po’ improbabile perché innanzitutto occorre rendersi conto di far parte di una squadra World Tour, in cui bisogna arrivare competitivi ad ogni appuntamento. Inoltre devo ringraziare la UAE Team perché mi consente di prendere parte a gare così importanti in tutto il mondo. Per far sì che si porti a casa il miglior risultato occorre far combaciare tutti i vari fattori, sono qui per lavorarci e vedremo cosa si riuscirà a portare a casa».
Tu sei anche un grandissimo amante delle classiche del Nord sul pavè. Essendo quest’anno i mondiali su pista collocati nel mese di aprile probabilmente per questa stagione non ti vedremo partecipare al Giro delle Fiandre e alla Parigi-Roubaix.
«Esatto, per via della concomitanza non sarò presente né al Fiandre né alla Roubaix, tuttavia farò alcune corse in Belgio. Sicuramente in futuro vedremo cosa accadrà, per adesso mi accontento di questo e devo dire sempre grazie alla squadra perché ci sostiene in ogni cosa e ci dà l’opportunità di prendere parte a tutti questi appuntamenti».
Quindi ti vedremo gareggiare in corse come la Dwars door Vlaanderen a Waregem o alla Gand-Wevelgem?
«Disputerò sicuramente la Gand-Wevelgem e la Tre Giorni di La Panne».
Per concludere quest’intervista chi vedi come grande favorito alla Milano-Sanremo se dovessi fare un nome secco?
«Spero sempre che a vincere sia un compagno di squadra (ride)».
Quindi speri che sia Sacha Modolo?
«Di sicuro!».