Tom Dumoulin ©Wilson Turk
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Tom Dumoulin: "Non mi dispiacerebbe tornare nel ciclismo"

L’ex campione parla della sua travagliata vita da corridore, di quella dopo il ritiro, dei campioni di oggi e del suo futuro

È un Tom Dumoulin riflessivo, onesto, a tratti disarmante quello che ha parlato in una lunga intervista al portale belga in lingua fiamminga Het Nieuwsblad. L’ex vincitore del Giro d’Italia 2017, ritiratosi dalle corse nel 2022, ha raccontato le ombre che hanno accompagnato la sua carriera, il senso di inadeguatezza, la fatica mentale, e il difficile rapporto con l’ambiente ipercompetitivo del ciclismo professionistico. Ma ha anche lasciato intravedere un possibile ritorno, non in sella, ma accanto a chi quella fatica continua a viverla ogni giorno.

Il ciclismo mi ha dato tanto, ma mi ha anche svuotato,” confessa Dumoulin. “Dopo il mio ritiro, ho dormito sei mesi. Non è un modo di dire: dormivo dodici ore per notte, e di giorno non facevo nulla. Ero esausto, fisicamente e mentalmente. Non avevo più energia per niente.”

Il campione di Maastricht non fa mistero delle difficoltà psicologiche che hanno minato la sua carriera. “Il ciclismo ti chiede una dedizione totale, e io non sono mai stato un robot. Ogni tanto sentivo il bisogno di spegnere tutto, di staccarmi. Ma non era previsto. Nel mondo delle corse, se ti prendi una pausa mentale, sei visto come debole. E io mi sentivo in colpa

I campioni di oggi e l'equilibrio da raggiungere

I migliori oggi - constata Dumoulin - sono quelli che trovano meglio l’equilibrio tra la dedizione, la scrupolosa osservanza di ogni dettaglio, e i momenti di respiro. Pogačar e Van der Poel sono entrati giovani in squadre che li hanno stimolati ad ascoltare il loro istinto. Mathieu ha un’autonomia enorme. Mangia sano, usa la scienza, ma decide lui dove correre, dove vuole essere al top, e quando vuole farsi una settimana a giocare a golf. Se ti senti padrone della tua carriera, puoi sfondare i muri. Le squadre che si spingono troppo sulla scienza sono spesso quelle che poi mancano il bersaglio”.

La Visma-Lease a Bike, con il suo approccio basato sui dati ha avuto anni di grande successo. Per alcuni corridori funziona. Però ci sono anche Fem van Empel, Cian Uijtdebroeks, Christophe Laporte che ormai hanno un po’ perso. E anche le prestazioni complessive non sono come prima. Per tutte le squadre, anche per Visma, sarà una sfida trovare l’equilibrio tra dati, scienza e coaching umano.”

Nel 2021 Dumoulin aveva già sorpreso tutti annunciando una pausa a tempo indeterminato. Poi era tornato in tempo per le Olimpiadi di Tokyo, dove aveva conquistato uno splendido argento a cronometro. Ma l’equilibrio era precario, e nel 2022 è arrivato l’addio definitivo. “Mi sentivo solo, anche quando ero circondato da compagni e tecnici. La mia testa correva più veloce delle mie gambe. A un certo punto ho detto basta”.

Tom Dumoulin ©Wilson Turk
Tom Dumoulin ©Wilson Turk

Un ritorno al ciclismo?

Oggi Dumoulin sta bene. È tornato a vivere con calma, lontano dai riflettori. Ma il ciclismo, a sorpresa, potrebbe tornare nella sua vita. “Qualche anno fa avrei detto che non sarei mai tornato nel ciclismo. Pensavo di tornare a studiare. Ma ora mi dispiacerebbe non trasmettere la mia esperienza. Non diventerò subito direttore sportivo, non è il mio ruolo, ma magari posso aiutare nella preparazione mentale dei corridori. Ho fatto un bel percorso su questo. Da corridore avevo una specie di sindrome dell'impostore, la sensazione di fare finta di appartenere al ciclismo. Avevo successo, guadagnavo, per gli altri ero un idolo, ma per me ero sempre Tom da Maastricht, un ragazzo semplice che si era ritrovato in una passione un po’ sfuggita di mano”.

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