Professionisti

Lonardi e Verre, l'Italia riparte bene

24.01.2022 20:26

Ieri si è disputata la prima gara su strada del 2022, la Clàssica Comunitat Valenciana. Vittoria al nuovo velocista della Eolo, in luce il giovanissimo lucano dell'Arkéa


A 25 anni Giovanni Lonardi si è forse reso conto di aver girato un po' troppo al largo del ciclismo che conta. Le sue tre stagioni da professionista sembrano seguire la traiettoria di tante ruote veloci che, prima di lui, sono andate a cercare vittorie in serie nelle corse asiatiche di terzo livello, o nelle gare dell'est europeo; lui pure le ha cercate, quelle vittorie in serie. Solo che non le ha trovate.

Passato nel 2019 con la Nippo-Fantini, andò a segno al Tour de Taiwan e alla Coppa della Principessa Maha Chakri Sirindhorn (in Thailandia), e poi una marea di piazzamenti con gli highlight di due top ten al Giro (nono a Terracina, ottavo a Modena); tutto sommato come stagione d'esordio tra i big poteva andare. Poi però la squadra chiuse i battenti e lui si dovette accasare altrove, alla Bardiani. I due anni del covid, in pratica. Tantissime corse cancellate, tantissimi viaggi cassati, sicché le occasioni per il veronese si facevano via via più labili. La vittoria al Tour of Antalya del febbraio 2020, prima del lockdown, lasciava presagire quel che non fu: una volta ripartito il calendario in estate, Giovanni non trovò davvero spiragli per far bene.

L'anno scorso ha fatto il possibile per restare a galla, una vittoria l'ha centrata pure stavolta, e pure stavolta in periferia (tappa al Giro di Bulgaria), ma insomma lo sceneggiatore della sua carriera è stato particolarmente sadico, non lesinando difficoltà spioventi sulle ruote di Lonardi. Quest'inverno il cambio di casacca, nel suo personale giro tra le Professional italiane: è stata la volta dell'approdo alla Eolo-Kometa. E se dovessimo credere a destini, pesi e contrappesi, mano prende e mano dà, carta vince e carta perde... ma no, crediamo semplicemente che per il ragazzo si apra finalmente uno scenario sin qui sempre rinviato: quello in cui se la può giocare alla pari.

Ha vinto la prima corsa dell'anno, della serie che d'ora in poi sugli almanacchi, alla voce 2022, il suo nome sarà sempre il primo. Ha dovuto fare attenzione per restare in piedi, mentre il gruppo veniva falcidiato da un paio di cadute negli ultimi 4 km di gara (non è che siamo partiti benissimo, da questo punto di vista), poi il trenino celeste ha completato ottimamente il lavoro e l'ha lanciato verso la sospirata vittoria. Avanti così, Giovanni.

Da La Nucia a Valencia, 175 km per la Clàssica Comunitat Valenciana, una corsa che era spirata nel 2005 (ultimo a vincerla Alessandro Petacchi) per essere riesumata lo scorso anno (s'impose il francese Lorrenzo Manzin). In anni di grandi e dolorose chiusure (si spera solo temporanee, il pensiero in questi giorni corre ad esempio al Tour Down Under...) fa piacere annotare questo tipo di ritorni di fiamma.

La gara di ieri è stata caratterizzata da una fuga a 9 selezionatasi sulle salite di inizio percorso e così composta: Sandy Dujardin e Alan Jousseaume (TotalEnergies), Xabier Azparren (Euskatel-Euskadi), Alessandro Verre (Arkéa Samsic), Filippo Zana (Bardiani-CSF), Eugenio Sánchez e Roger Adriá (Kern Pharma), Daniel Hoyos (Electro Hiper Europa-Caldas) e Marton Dina (Eolo Kometa). Il drappello ha messo insieme 3' di margine (toccati ai -90), poi sull'Alto de Barx - vetta ai -83 - c'è stata un po' di dissipazione, Hoyos ha perso contatto dagli altri, Dujardin ha vinto il Gpm (era già stato particolarmente efficace sui precedenti traguardi volanti), quindi Zana, atteso quest'anno a fare bei risultati, ha tentato la sortita solitaria dopo lo scollinamento.

Tutto è rientrato presto, il gruppo - tirato dalla Burgos-BH - si è ritrovato a due minuti di distanza una volta tornati sul piano, e da lì in poi abbiamo solo atteso di certificare il momento in cui la fuga sarebbe stata annullata. A dire il vero c'è stato spazio per un altro risvolto, quello che ha visto ai -35 restare al comando i soli Dujardin, Adrià e Verre. Spendiamole due parole per quest'ultimo: 20 anni di Marsicotevere, Basilicata, ovviamente per un certo periodo non passerà giorno senza che venga accostato al più famoso dei suoi corregionali, Domenico Pozzovivo. Da parte sua Alessandro si è messo in mostra l'anno scorso nelle tre gare più dure per i giovani: il Giro della Valle d'Aosta (un successo di tappa), il Giro d'Italia Under 23 (molteplici piazzamenti, sesto posto finale) e pure al Tour de l'Avenir tutto sommato non ha sfigurato (nono sul difficile traguardo del Grand Colombier). Tanto per gradire (e per annusare la scia dei fenomeni contemporanei) viene pure lui dal cross, con risultati giovanili tutt'altro che trascurabili. Brevilineo, minuto, insomma si direbbe uno scalatore, ma di lui scopriremo tutto nei prossimi anni.

Per restare a ieri, Verre è stato raggiunto, con gli altri due superstiti della fuga, a 9.5 km dalla conclusione. Restava a quel punto da organizzare la prima volata di gruppo della stagione, ma volata di gruppo non è stata, perché ai -4 mezzo plotone è stato tagliato fuori da una caduta in cui tra gli altri è stato coinvolto Sacha Modolo, appena tornato da dove era partito, ovvero dai Reverberi; Bardiani che ha perso nell'occasione pure Giovanni Visconti. Si era già nell'ultimo chilometro che un secondo capitombolo, ai 700 metri, ha fatto fuori qualche altro sprinter, per esempio Niccolò Bonifazio, per il quale la TotalEnergies stava preparando un buon treno.

A questo punto a Giovanni Lonardi, ottimamente piazzato (buon lavoro dei figli del vento [sì, insomma: gli Eolo]), non restava che buttare tutto se stesso in quelle ultime pedalate, vissute col cuore in gola di chi sente che il bersaglio grosso si sta improvvisamente materializzando davanti. E ha vinto, con merito e nettezza, precedendo Amaury Capiot (Arkéa) e Chris Lawless (TotalEnergies). Cronometrati 2" rispetto al seguito, a partire dal quarto posto di Ález Jaime (Kern Pharma) e proseguendo con Antonio Soto (Euskaltel), Jesús Ezquerra (Burgos), Filippo Fiorelli, chiamato a fare le veci di Modolo per la Bardiani, e ancora Juan Diego Hoyos (Hiper Europa), Francisco Galván (Kern Pharma) e Vincenzo Albanese, a chiudere simbolicamente la top ten aperta dal suo compagno Lonardi, il quale nel frattempo veniva atteso per le feste di rito da tutto lo stato maggiore della Eolo-Kometa (Ivan Basso e Alberto Contador, per intenderci).

Da mercoledì a domenica si gareggerà sempre in Spagna, alle Baleari però, con la Challenge di Maiorca nella quale vedremo in gara i primi team World Tour pronti all'esordio stagionale. Ce ne sarà per tutti i gusti.
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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!