Le borracce termiche, ultima frontiera del bere in bici
Cosa c'è al centro dell'immagine simbolo del ciclismo? Non del ciclismo del 2020, o degli anni 2000, no: del ciclismo tout court, di sempre. Al centro di quella foto, sgranata, in bianco e nero, a volte colorizzata, c'è una borraccia. E ai lati, di qua Gino Bartali, di là Fausto Coppi, l'Airone che la passa al rivale di sempre, o è Ginettaccio a passarla a Fostò? Un dubbio che è rimasto vivo nei decenni, alimentato anche dal toscano di Ponte a Ema, che un po' ci giocò, del resto non c'era più il Campionissimo a potere smentire o confermare. Tutto è leggenda in quella foto. Anche se non tutto è come sembra: per esempio, abbiamo scoperto di recente che in quello scatto c'era anche un terzo personaggio, il belga Stan Ockers, la cui immagine venne però escissa perché rimanessero da soli i due miti, simbolici, in un frangente di mutua assistenza nel momento del massimo sforzo in salita, ad onta della loro acerrima rivalità.
E poi, cosa più paradossale, l'abbiamo sempre definita "il passaggio della borraccia", quella foto, ma in realtà a passare dalle mani dell'uno a quelle dell'altro è una bottiglia di vetro. Non si andava tanto per il sottile, nel ciclismo degli anni '40 e '50, la ricerca sui materiali era di là da venire, perlomeno relativamente agli accessori.
Quanto siano centrali le borracce nel ciclismo anche oggi ce lo rivela un episodio spiacevole accaduto al recentissimo Giro d'Italia: terza tappa, ancor prima che la frazione parta ufficialmente, nel tratto di trasferimento fino al km 0 il favorito della corsa rosa Geraint Thomas incoccia con la sua bici in una borraccia rotolante sulla strada, caduta dalla bici di un collega, e cade malamente, pesantemente. Porterà a termine quella tappa, accusando un grave ritardo dai migliori, per poi scoprire di aver completato il suo impegno di quel giorno con una piccola frattura al bacino, e si ritirerà l'indomani mattina.
Le storie che legano ciclismo professionistico e borracce sono innumerevoli (di recente ha provato a raccoglierne un po' il collettivo Bidon, nel bel libro "Acqua passata"), eppure possiamo dire che nonostante la perfezione che si ricerca nello sport delle due ruote a pedali, le migliori borracce non abitino da queste parti. Per ragioni di leggerezza, tra i pedalatori professionisti è la plastica a essere ancora il materiale preferito per questi fondamentali accessori, o magari l'alluminio; e invece tutti sanno che la migliore scelta (magari per milioni di cicloamatori) sarebbe la borraccia acciaio inox, soprattutto nella stagione calda, quando si pedala sotto il sole a picco, con 40°C a picchiare in testa, e con la necessità di avere una bevanda che si conservi fresca a lungo.
Non c'è materiale migliore dell'acciaio per conservare la temperatura di un liquido (acqua o qualsiasi altra bevanda) a lungo: i migliori modelli possono tenere praticamente immutata la temperatura al proprio interno anche per 24 ore, anche se ciò dipende anche dalle condizioni climatiche: ovviamente se si pedala in condizioni meno estreme, sarà più facile ritrovare la bevanda fresca (o calda, se si pedala d'inverno!) come la si è lasciata l'ultima volta che si è bevuto. D'altro canto, quando fa tanto caldo è da escludere che un cicloamatore possa tenere la borraccia piena per molte ore: è proprio in quei casi che si tende a bere molto per reintegrare i tanti liquidi persi con la sudorazione.
La borraccia termica non ha però solo nel materiale - nel nostro caso l'acciaio - l'elemento determinante. Ci sono almeno altri due fattori che fanno la differenza. Il primo, a volte sottovalutato, è l'apertura, o beccuccio se preferite: dev'essere assolutamente ermetico, ma al contempo facile da aprire anche con una sola mano. Il secondo elemento riguarda la doppia parete dell'oggetto, con un'intercapedine interna che contribuisca in maniera decisiva al mantenimento della temperatura all'interno della parete interna.
Per chi pedala, poi, c'è anche un'ulteriore caratteristica da tenere presente: la maneggevolezza. Ovvero, una borraccia ergonomica sarà più facile da prendere, maneggiare, utilizzare e quindi riporre nel portaborracce di una bici anche quando si è in movimento. C'è a questo punto qualcuno che sia ancora disposto a sostenere che la borraccia sia un semplice accessorio per i cicloamatori di tutto il mondo?