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Elia nell'alba australe? Davvero niente male!

27.01.2019 07:41

Viviani conquista la Cadel Evans Great Ocean Road Race dando una sistemata allo sprint a Caleb Ewan e Daryl Impey


Non gli era mica andata giù di aver perso da Jay McCarthy la Cadel Evans Great Ocean Road Race, l'anno scorso, ed è tornato stavolta col solo obiettivo di migliorare il secondo posto del 2018. Come se fosse la cosa più naturale del mondo, dato che migliorarsi significava vincere. Ma lui è Elia Viviani ed è in una fase della carriera in cui quasi ogni cosa che tocca diventa oro. Per cui con la sua sola imposizione delle mani (sul manubrio...) ecco qui comparire il secondo successo stagionale per il veronese, dopo la tappa d'apertura del Tour Down Under. Una trasferta australiana ricca di soddisfazione per il Tricolore della Deceuninck-Quick Step, che per noi resta sempre un giovanotto ma che a ben guardare la sua carta d'identità è ormai prossimo ai 30 anni (li compie il 7 febbraio), come dire nel pieno della maturità atletica, tecnica, mentale. Che lo fosse (nel pieno) l'avremmo però detto anche senza sapere la sua età: lo si capisce a prima vista, basta guardarlo correre e sprintare.

 

Una bella corsa con margini di crescita
La Cadel Evans Great Ocean Road Race è una simpatica garetta, come tutte quelle australiane verrebbe da dire. E come le sue consorelle ha ampi margini di crescita: nata nel 2015, da subito è stata fissata su un tracciato standard intorno a Geelong, ma in prospettiva gli organizzatori (il direttore di corsa è un altro ex ciclista, Scott Sunderland) potrebbeero anche decidere di inserire qualche asperità in più su un percorso che è molto mare (la costa si lambisce a lungo, già prima del rettilineo finale) e poca salita; anche se va detto che potrebbero pure farsi bastare la rampa di Challambra Crescent, la quale dà comunque pepe, anche se non sempre produce grossa selezione, tantopiù se - come oggi - è battuta da vento contrario che smorza le ambizioni d'attacco. In ogni caso il gruppo la percorre quattro volte e in un modo o nell'altro si screma.

La corsa, 164 km (ultimi 60 in circuito, 3 giri da 17 km più un'altra mezza tornata), è partita oggi subito con una fuga a tre: Laurens De Vreese si è involato con due ragazzi della selezione australiana, Nathan Elliott e Carter Turnbull. Approfittando della visibilità datagli dalla fuga, il corridore dell'Astana ha pure dato luogo a una rappata delle sue in favore di telecamere (se non avete visto il video col rap della squadra kazaka vi siete persi un highlight trash del 2019!), ma oltre a ridere e scherzare ha pure pedalato, con gli altri due, fino a portare il margine a 4' (vantaggio toccato ai -140), e poi - dopo un fisiologico calo a 3'10" - di nuovo a 4'10" ai -100.

Tre o quattro minuti però non faceva grande differenza oggi, il gruppo tirato dai Bora-Hansgrohe di Jay McCarthy e dai Mitchelton-Scott di Daryl Impey dava l'impressione di non voler lasciare spazio a chicchessia. Va detto che l'Astana ha interpretato la gara in maniera molto arrembante, come peraltro avevamo visto fare ai celesti di Vinokourov già al Tour Down Under.

Mentre De Vreese lì davanti si sbarazzava prima di Turnbull (out ai -55) e poi di Elliott (staccato ai 33 km), maturava il piano di contrattacco: e ai -32 dal gruppo è uscito Davide Ballerini, in compagnia di Nicolas Dlamini (Dimension Data). L'italiano dell'Astana aveva il compito di riportarsi sul compagno in fuga, e l'ha assolto egregiamente: addirittura staccando a propria volta Dlamini lungo la penultima ascesa di Challambra Crescent. Di lì a poco, ai -25 Ballerini ha raggiunto De Vreese. L'olandese gli ha dato qualche bella trenata pescando le ultime energie rimastegli prima di staccarsi ai -18; l'idea non era male, per nulla. Ma magari sarebbe stata più fruttuosa su un circuito meno veloce di quello di Geelong.

 

Allo sprint Viviani non lascia scampo a Ewan
Infatti, pur con tutto l'impegno del mondo, Ballerini non è riuscito a difendere l'1'45" che aveva quando è rimasto solo, e nel giro di 9 km è stato direttamente ripreso dal gruppo, in estirada sull'ultima Challambra, ma senza che qualcuno riuscisse a fare la differenza. Ci ha provato Daniel Oss (Bora), poi raggiunto pure da Diego Ulissi (UAE Emirates), ma i due non sono andati lontano. Nel finale, altri tentativi ma tutti velleitari: Dylan Van Baarle (Sky) con Lucas Hamilton (Mitchelton) e Dries Devenyns (Deceuninck-Quick Step), poi Richie Porte (Trek-Segafredo), poi Pavel Sivakov (Sky) e ancora Oss: niente, nessuno è riuscito ad anticipare l'atteso epilogo allo sprint.

Uno sprint non a ranghi compatti (poco più di 30 i componenti residui del primo gruppo) e che, come otto giorni fa a Strathalbyn (penultima tappa del TDU), ha visto un franco testa a testa tra Caleb Ewan ed Elia Viviani. Ma stavolta il veronese non ha sbagliato i tempi della propria azione (e al contempo l'australiano non ha servito testate agli avversari); anzi, la Deceuninck è stata praticamente perfetta, già in controllo al triangolo rosso dell'ultimo chilometro con Michael Mørkøv. Il danese era l'ultimo uomo rimasto con Viviani, e proprio lui ha lanciato il campione nazionale italiano.

Ewan era a ruota di Elia ma un po' chiuso da Daryl Impey, sicché nel momento in cui l'italiano è partito, il corridore della Lotto Soudal ha dovuto attendere una frazione di secondo per liberarsi dall'ingombro del sudafricano; e in quell'attimo di eterno che non c'è, si era già fatto tardi per Caleb: Viviani era già a tutta sulle transenne, e il tentativo di rimonta del piccoletto di casa non è stato coronato da successo: anche se bisogna dargli atto di aver insidiato l'avversario fino al colpo di reni.

Primo e secondo, Viviani e Ewan; terzo in scioltezza Impey. Giù dal podio nell'ordine Ryan Gibbons (Dimension Data), Jens Debusschere (Katusha-Alpecin), Luke Rowe (Sky), Mørkøv, McCarthy, Owain Doull (Sky) e Luis León Sánchez (Astana) a chiudere i 10. Nei 20 Ulissi (13esimo) e Alberto Bettiol (EF Education First), 19esimo. Proprio Bettiol, con la sua EF, si fermerà agli antipodi un'altra settimanella, per disputare l'Herald Sun Tour (da mercoledì a domenica), con - tra le World Tour - anche Sky, Mitchelton e Trek ai nastri di partenza; tutti gli altri rientrano in Europa: e sì, è già tempo di iniziare a cicleggiare nel vecchio continente!
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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!