Donne Élite

Audrey, a cavil donato non si guarda in bocca!

07.08.2022 19:27

Cordon-Ragot vince a Vårgårda dopo squalifica di Marianne Vos per aver tenuto (per 5") le braccia sul manubrio: "Le regole sono regole", ammette la stessa olandese. Podio per Pfeiffer Georgi e Valerie Demey, quinta Barbara Guarischi


Un epilogo che mai avremmo immaginato, quello della Postnord Vårgårda WestSweden, puntata di due giorni del Women's World Tour in Svezia: un dominio della Trek-Segafredo, ieri a segno nella cronosquadre (disputata su una lunghezza di 35.6 km, tempo di 44'56" per le vincitrici con vantaggio di 38" sulla SD Worx e di 49" sulla DSM), oggi sul gradino più alto del podio della prova in linea con Audrey Cordon-Ragot. Ma se si guardano le fotografie dell'arrivo di Vårgårda, si vede una ciclista che poi non ritroviamo nell'ordine d'arrivo: Marianne Vos.

Ebbene, la Regina del ciclismo aveva addirittura vinto al traguardo, ma dopo una lunga attesa nei pressi del podio (passata a ridere e scherzare con le altre premiande) è stata raggiunta da un commissario della giuria che le ha dato l'amara notizia: "Sei squalificata". Il motivo fa gridare al cavillo, e in effetti non è facile da digerire per i tifosi di Marianne: ha tenuto per cinque secondi scarsi gli avambracci appoggiati sul manubrio, posizione vietata in quanto considerata molto pericolosa. Non sono frequenti squalifiche di questo genere, anzi proprio non ce ne sovvengono, mentre dall'introduzione delle nuove regole ci sono state sanzioni per lancio di borracce (ricordate Michael Schär al Fiandre?), norma poi modificata, e per posizione pericolosa in discesa (Richard Carapaz alla Liegi).

Il punto è che di posizioni pericolose, siano quella allungata in picchiata o gli avambracci sul manubrio, non ne vediamo praticamente più in gruppo: significa che le regole stanno funzionando e che le sanzioni a esse connesse stanno svolgendo correttamente il loro ruolo di deterrente. Purtroppo ogni tanto l'infrazione può capitare, per distrazione certo (oggi Marianne ha appoggiato per un attimo i suoi avambracci sul manubrio dopo un turno di tirata, quindi in un momento di rilassatezza), e in particolare spiace che in determinate situazioni (appunto quella odierna) fatti del genere possano influire così pesantemente su un risultato.

Ma se ci mettiamo nei panni della giuria, una volta avuta evidenza del fatto non era facile decidere di chiudere un occhio, tantopiù in un'epoca in cui ogni cosa viene vivisezionata sui social, e insomma non è impensabile immaginare accuse di omissione ai giudici di gara nel caso fosse venuto fuori un video con la posizione incriminata. Ma al di là di queste considerazioni di opportunità, è già valida come motivazione della scelta restrittiva di oggi la volontà di non creare un precedente, perché alla prossima squalifica qualcuno avrebbe potuto ben dire "perché con la Vos avete soprasseduto?". E non c'era alcuna ragione, da parte della giuria e in presenza di una norma che - come già scritto - sta funzionando bene, per decidere di non procedere.

Marianne, ovviamente travolta interiormente dal disappunto, ha fatto buon viso a cattivo gioco, se li sarebbe magnati quei giudici, ma ha usato le parole giuste: "Le regole sono regole", brava lei. Brava pure Audrey Cordon-Ragot, che da seconda sul campo s'è ritrovata catapultata nell'albo d'oro della prova svedese. Era già felice del suo secondo posto e lo si vedeva chiaramente dai sorrisoni post-gara, e invece la notizia dell'upgrade di piazzamento le è quasi dispiaciuta, a riprova del fatto che i corridori non amano vincere in questo modo, e che c'è più solidarietà tra di essi di quanto non si sia portati a pensare. Comunque per la 32enne francese un successo che si conquista senza troppe fatiche il titolo di "più importante della carriera", davanti ai tanti titoli nazionali (in linea e a crono) e accanto ai molti piazzamenti nelle classiche.

La corsa, 125.7 km con partenza e arrivo a Vårgårda, tre tratti di sterrato in avvio e nove giri di un circuito (caratterizzato dalla salitella di Hägrunga) a coronare il tutto, ha visto una prima azione di un certo rilievo da parte di Stine Borgli (FDJ-Suez), all'attacco dai -110 ai -68, pur senza mai avere un vantaggio superiore ai 45". La Trek-Segafredo si è incaricata di render dura la corsa rinforzando il ritmo a ogni passaggio sulla salitella o addirittura promuovendo tentativi di attacco (Shirin Van Anrooij, Lauretta Hanson, Chloe Hosking).

Oltre alla Trek, pure la FDJ aveva voglia di far cose, e dopo Borgli anche Jade Wiel ha tentato la via dell'evasione solitaria, ma è durata solo dai -56 ai -50, dopodiché (si era nel quinto giro) per un attimo Demi Vollering (SD Worx) ha accennato un attacco chiamando l'immediata risposta di Marianne Vos (Jumbo-Visma). Al sesto giro si è mossa a più riprese Blanca Kata Vas (SD Worx), poi dai -37 ai -32 è stata sola in avanscoperta Alicia González (Movistar), ma la Trek ha poi ripreso il controllo della scena. Nella tornata successiva l'unica nota di rilievo avremmo preferito non doverla riportare: caduta ai -27.6, coinvolte Elizabeth Stannard (Valcar-Travel & Service), Hanna Nilsson (Ceratizit-WNT) ed Elena Cecchini (SD Worx), con quest'ultima trasportata in ospedale per accertamenti.

Il penultimo giro è stato quello dei tentativi decisivi, e infatti ci hanno provato un po' tutte le atlete più pronosticate della vigilia. L'obiettivo primario di molte era far staccare Lorena Wiebes (DSM), vero spauracchio in caso di arrivo in volata, e nel susseguirsi di scatti abbiamo visto attivissima ancora Vollering, destinata però beffardamente a restare fuori dall'azione buona, innescata ai -13 da Audrey Cordon-Ragot (Trek), che già poco prima aveva tentato di allungare.

Alla francese si sono accodate subito Vos, Pfeiffer Georgi (DSM) e Valerie Demey (Liv Racing Xstra), ed è inutile dire che, sebbene soprattutto Audrey abbia contribuito tanto, il grosso dell'impegno di tirare il quartetto se l'è accollato Marianne. Demey faceva il possibile ma soffriva a tratti il ritmo delle altre due; Georgi, che dietro aveva Wiebes, si limitava a non far nulla, rimanendo fissa in quarta ruota.

Le quattro hanno messo insieme un vantaggio tra i 15 e i 20", la SD Worx s'è svenata dietro ma non ne è venuta a capo, e a nulla è servito il tardivo contributo di Parkhotel Valkenburg, FDJ e Movistar nel finale: le battistrada non sarebbero più state raggiunte. Ai -6.5, sull'ultimo passaggio dalla salitella di Hägrunga, Vos ha forzato ulteriormente ma le sue colleghe hanno in qualche modo parato il colpo. Fino alla fine Marianne ha tirato come una dannata, dando a tratti l'impressione di tenere lei da sola il gruppo a distanza.

All'ultimo chilometro un pallido tentativo di contropiede di Georgi è stato subito silenziato da Vos, ma è stato sufficiente per far staccare Demey. La volata a tre ha visto Cordon lanciarsi per prima ai 100 metri, ma la risposta di Marianne è stata imperiosa, a fissare un risultato che non sarebbe durato che pochi minuti. L'ordine d'arrivo, tolta la Vos, vede Cordon-Ragot e Georgi prima e seconda con lo stesso tempo, seguite da Demey a 6", da Wiebes (in anticipo sul gruppo!) a 10" e tutte le altre a 12", a partire da Barbara Guarischi (Movistar), buona quinta, e proseguendo con Tamara Balabolina (Roland Cogeas Edelweiss Squad), Nicole Steigenga (Coop-Hitec Products), Tereza Neumanova (Liv), Emilia Fahlin (FDJ), Shari Bossuyt (Canyon//SRAM Racing), Floortje Mackaij (DSM) e, 12esima, Arianna Fidanza (BikeExchange-Jayco).
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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!