Tadej Pogačar vince il Giro delle Fiandre 2025 ©Ronde van Vlandereen
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Fiandre, il dopocorsa. Pogacar: «La squadra ha lavorato alla grande. Ora voglio la Roubaix»

Pedersen: «Quando eravamo in quattro alle spalle di Tadej, non ho smesso di sperare nella vittoria». Van Der Poel: «Ero al limite da un bel pezzo» Van Aert: «Nessun rimpianto». Ganna: «Nel finale le gambe non hanno risposto come volevo»

06.04.2025 19:11

Una rivincita attesa da due settimane: smaltita la delusione della Sanremo, Tadej Pogacar ha piegato la resistenza di Mathieu van der Poel e dei suoi titolatissimi rivali, conquistando il secondo Giro delle Fiandre della sua carriera. Un trionfo per niente banale - e non solo perché l'iridato di Zurigo ha dato ancora una volta spettacolo: il blitz fuori copione degli Arkéa a inizio corsa e le cadute di Jhonathan Narvaez, Florian Vermeersch e Tim Wellens avevano complicato non poco i piani della UAE Emirates-XRG. Che, tuttavia, ha rimediato con una prestazione esemplare dei suoi passisti (Bjerg, Politt e lo stesso Vermeersch, rientrato sul gruppo principale appena prima che scoppiasse la bagarre sul secondo Kwaremont), finalizzata in maniera superba dal campione del mondo. Voci e impressioni del dopocorsa da Oudenaarde ai vostri schermi. 

Tadej Pogacar: «Le cadute non hanno rovinato i nostri piani»

Da vero fuoriclasse, il numero 1 del ciclismo mondiale ha riconosciuto ampi meriti alla sua squadra, che ha ripreso in mano la Ronde dopo le avversità di metà corsa: «Il significato di questo successo con la maglia di campione del mondo? Non saprei: il mio obiettivo era vincere, ma è sempre molto difficile da raggiungere. Ora che ho raggiunto questo risultato, posso essere molto orgoglioso dei miei compagni di squadra, anche se oggi abbiamo dovuto fronteggiare qualche episodio sfortunato. Alla fine, però, tutto è andato per il meglio». Il campione del mondo ha poi analizzato la strategia seguita in corsa: «Abbiamo seguito i piani che avevamo concordato alla vigilia: avevo intenzione di attaccare sull'Oude Kwaremont. Certo: i miei compagni sono caduti, ma le cose sono andate esattamente come volevo». Dopo l'abbraccio con Florian Vermeersch, Pogacar si è soffermato sugli incidenti che hanno coinvolto gli uomini di fatica della UAE Emirates-XRG: «C'è stata una brutta caduta in un tratto di strada piuttosto ampia (dopo 130 km di corsa, ndr), dove sono finiti a terra Narvaez, Wellens e Vermeersch che, tuttavia, è riuscito a rientrare appena in tempo per scortarmi sul Kwaremont. Chapeau a Florian. Nessuno dei miei compagni ha mai mollato: quelli che erano al mio fianco - come Mikkel Bjerg e Antonio Morgado - sono subito tornati davanti per seguire i piani che avevamo concordato, applicandoli alla perfezione». Una battuta sull'attacco a sorpresa degli Arkéa-B&B Hotels mentre Pogacar si era concesso un breve pit stop igienico: «Non ne ero al corrente. Io mi ero fermato per andare in bagno. Sì, ho dovuto faticare un po' per tornare in gruppo, ma queste sono le corse. E immagino che questo non sia un problema». Infine, una battuta sulla Parigi-Roubaix di domenica prossima: «È una corsa completamente diversa. In ogni caso, mi piacciono le sfide e - come sempre - cercherò di fare del mio meglio. Ovvio: il Fiandre si adatta di più alle mie caratteristiche. Tuttavia, alla luce del mio stato di forma, posso provare a vincere anche questa corsa».

Pedersen: «Ero convinto che avremmo potuto riprendere Pogacar»

La sua collezione di podi continua a crescere, segno che Mads Pedersen appartiene di diritto al ristretto circolo dei campioni. Il capitano della Lidl-Trek esordisce con un ringraziamento al suo scudiero, Jasper Stuyven: «La situazione che si è creata nel finale era perfetta per me, in quanto avevo Stuyven al mio fianco. Volevo che preparasse lo sprint ad alta velocità, ma all'ultimo chilometro abbiamo rallentato il passo. Ai 500 metri, però, Jasper ha ripreso la testa del gruppo e, poco più avanti, ho iniziato la mia progressione. Non posso che ringraziarlo per il suo ottimo lavoro da apripista e, nel contempo, omaggiare tutta la squadra, che ha offerto una bella prestazione per tutto il giorno». A mente fredda, il danese non ha nascosto di aver accarezzato l'idea del colpaccio, benché in salita abbia dimostrato di non poter rivaleggiare alla pari con i due favoritissimi della vigilia: «Certo che ho pensato alla vittoria: eravamo in quattro all'inseguimento di Pogacar e, dentro di me, ho pensato che avremmo potuto raggiungerlo. Del resto, l'avevo detto anche alla squadra prima del via: una corsa non è mai finita finché non si taglia la linea d'arrivo». In chiusura, un pensiero all'Inferno del Nord: «Mi trovo a mio agio quando non ci sono molti strappi da affrontare. Naturalmente, il mio sogno è vincere la Roubaix, che considero la più bella delle classiche monumento. Tuttavia, so bene che ci sono avversari particolarmente forti che, peraltro, saranno gli stessi con cui ho lottato quest'oggi. Ad ogni modo, nulla è deciso in partenza e, di conseguenza, lotterò fino alla fine».

Van Der Poel: «Ero al limite delle mie forze»

L'annunciato testa a testa con Tadej Pogacar si è concluso sull'ultimo Kwaremont. Tuttavia, Mathieu van der Poel ha riconosciuto di essere arrivato agli ultimi muri con il serbatoio in riserva: «Sono andato vicino alla mia quarta vittoria al Fiandre? Non esattamente: ero già limite da un bel po'. Ovviamente, la caduta ha complicato le cose, ma sono stato comunque fortunato, perché ne sono uscito senza conseguenze. In ogni caso, non è stato l'ideale per me. Dal canto mio, so di aver dato tutto tanto quanto i miei uomini e di aver combattuto, pur essendo consapevole di essere al limite. Pertanto, sono soddisfatto di questo podio». 

Van der Poel non ha cercato scuse per giustificare la sua sconfitta. Tuttavia, il general manager della Alpecin-Deceuninck, Christoph Roodhooft, ha ammesso a fine corsa che il fuoriclasse olandese ha avuto qualche problema di salute dopo la vittoria ad Harelbeke: «Mi ha mandato un messaggio il 1° aprile, dicendomi che stava poco bene. Gli ho detto di non scherzare, ma lui ha ammesso di aver preso antibiotici per tre giorni. Stare così non aiuta di certo e, anche per questo, Mathieu ha perso diverse sessioni di allenamento prima della Ronde. E dire che alla E3 era stato superbo. Dunque, pensavamo di essere sulla strada giusta, ma le cose stavano in realtà prendendo la piega sbagliata. E non potevamo farci assolutamente nulla. In ogni caso, van der Poel stava bene tanto ieri, quanto stamani. Oggi si è deciso tutto per una questione di dettagli». 

Van Aert: «Mathieu e Tadej volavano in salita»

Una reazione d'orgoglio (e di gambe) dopo l'incredibile epilogo della Dwars door Vlaanderen: al di là del 4° posto finale, Wout van Aert esce ampiamente rinfrancato dal primo tempo della sfida sulle pietre. «Mi ritengo soddisfatto della mia prestazione», esordisce il 30enne fiammingo ai microfoni di Eurosport/Discovery+. La corsa è stata davvero impegnativa e, dal canto mio, sono contento di essere stato in lotta per il podio. Da questo punto di vista, non ho alcun rimpianto, se non altro perché ci ho provato. Allo sprint ne ho trovati tre più forti di me». «Pogacar era uno dei due grandi favoriti, ma non è stato semplice per lui e la sua squadra controllare la corsa per le cadute dei suoi compagni. In ogni caso, ero sicuro che ci avrebbe provato sul secondo Kwaremont. In quel momento, sono stato bravo a prendere posizione, anche grazie ai miei uomini. Da quel momento in poi, si è aperta una lotta piuttosto serrata per cercare di seguire Mathieu e Tadej, anche se entrambi volavano in salita. Ad ogni modo, sono contento per me». 

Filippo Ganna: «Ho speso tanto e le gambe non hanno risposto»

Chi era la prima punta della INEOS Grenadiers al Giro delle Fiandre? Un bel dilemma, reso ancora più complicato dalle parole di Filippo Ganna a Eurosport/Discovery+ «Il nostro capitano era Magnus Sheffield. L'idea era quella di anticipare i grandi favoriti, attaccando prima del Kwaremont. Tuttavia, ho speso tante energie. Oltretutto, Magnus è caduto ed è stato terribile. Non mi resta che recuperare in vista di domenica prossima». Ganna ha poi analizzato la strategia della sua squadra: «Avevamo la responsabilità di farci trovare davanti, con la speranza di arrivare freschi nel finale. Tuttavia, le gambe non hanno risposto così come avrei voluto. Ad ogni modo, il mio obiettivo era combattere anche nel finale e sono comunque contento di quel che ho fatto». 

Filippo Ganna, sul podio anche alla E3 ©INEOS-Grenadiers
Filippo Ganna, sul podio anche alla E3 ©INEOS-Grenadiers

Küng: «Non ho corso per arrivare 7°». 

Una presenza fissa negli ordini d'arrivo: Stefan Küng si è messo in luce con un coraggioso attacco da lontano, che gli ha fruttato un bel 7° posto per sé e la Groupama-FDJ. Queste le sue parole a Eurosport/Discovery+: «Stamattina, avevamo deciso di correre sulla difensiva. Alla fine, però, ho deciso di dare retta alle sensazioni che avevo dentro di me alla partenza. Oltretutto, la corsa ha avuto un andamento molto particolare, anche per via delle cadute. Il passo sull'Eikenberg è stato particolarmente sostenuto e ne hanno fatto le spese alcuni miei compagni che si sono staccati. A quel punto, ho capito che era arrivato il momento di partire: mi sono mosso dalle retrovie a bassa velocità. Con me c'erano ottimi corridori e, anche per questo, ero molto motivato a guadagnare un certo margine sugli inseguitori. Sfortunatamente, non siamo riusciti a creare un gap così ampio. Ed è per questo che abbiamo perso quasi subito una parte del vantaggio che avevamo accumulato, ancor prima di affrontare il Vecchio Kwaremont per la seconda volta. È stato un vero peccato, perché sul Koppenberg mi sentivo particolarmente bene. Ero in un punto cruciale della corsa e, conseguentemente, mi è servito molto tempo per recuperare le energie in previsione del finale». Lo svizzero ha poi commentato la sua condotta di corsa: «Anche se l'idea iniziale era quella di correre in maniera prudente, l'unica chance che avevo per provare a vincere o, quantomeno, per essere in lotta con i migliori era una sola: andare all'attacco. Io ho corso per vincere e non di sicuro per arrivare 7°. Dal canto mio, so di essermi giocato fino in fondo le mie carte. Nella mia mente, speravo di scollinare sul Taaienberg con un buon margine sui grossi calibri, ma era impossibile. In ogni caso, non ho rimpianti e posso ritenermi soddisfatto della mia performance». 

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Carmine Marino
Nato a Battipaglia (Salerno) nel 1986, ha collaborato con giornali, tv e siti web della Campania e della Basilicata. Caporedattore del quotidiano online SalernoSport24, è iscritto all'albo dei giornalisti pubblicisti della Campania dal 4 dicembre 20