La Colombia si esalta ma gode anche Vlasov
Giro d'Italia Under 23, ad Asiago tappa a Cristián Muñoz. Osorio si riprende la maglia rosa, il russo però è vicinissimo
Nel momento in cui il Commissario Tecnico Davide Cassani e Marco Selleri hanno pensato l’edizione 2018 del Giro d’Italia Under 23, hanno sicuramente voluto dare vita ad una corsa che potesse dar spazio a varie tipologie di corridori e che esaltasse adeguatamente gli scalatori, con la scelta di una conclusione innovativa fatta di due semitappe, di cui una a cronometro che tenesse conto dei reali distacchi della classifica generale e potesse rimettere quindi tutto in discussione fino all’ultimo metro di gara.
Quando il progetto iniziale ha visto la luce però difficilmente gli organizzatori si sarebbero potuti aspettare un simile susseguirsi di capovolgimenti di fronte, con una gara in grado di presentare un determinato copione nella singola giornata ma poi capace di stravolgerlo completamente in quella successiva. Così, nell’appassionante altalena che viviamo ormai da cinque giorni (tanti sono stati, considerando l’epilogo odierno, i cambi di casacca vissuti nelle ultime cinque frazioni), dopo aver giustamente celebrato il nuovo che avanza tra le file britanniche, oggi troviamo nuovamente in vetrina la Colombia, decisa come non mai a dare battaglia fino al termine di un’edizione che l’ha vista, in ogni caso, grandissima protagonista.
Con quella odierna sono saliti infatti a tre i successi parziali di colei che alla vigilia era considerata la nazionale meglio attrezzata di questo Giro Under 23 2018 e se il successo di tappa rappresenta un giusto premio per l’abnegazione di Cristián Muñoz, la tenacia di Alejandro Osorio ha permesso all’antioqueño di riprendersi quelle insegne del primato che ieri sembravano irrimediabilmente perse, con quella crisi e quella pedalata legnosa verso Pian delle Fugazze (amplificata dalla spinta di rapporti decisamente più duri rispetto a tutti gli altri) che parevano rappresentare i prodromi della resa. Invece il classe 1998 ha fornito l’ennesima prova d’orgoglio ed ora sarà chiamato ad una stoica difesa se vorrà portare a casa domani il successo in questo Giro. Di certo, gli sbalzi prestazionali delle ultime giornate, unite ad una gestione tattica della gara da parte dell’ammiraglia, sono tra le maggiori cause del risicato margine da poter gestire, in vista di una cronometro che, come abbiamo detto, sarà totalmente diversa da quelle a cui si è abituati.
Vlasov ora è vicinissimo e può crederci
Chi però è uscito benissimo dall’ultimo vero tappone di questo Giro è stato il russo Alexander Vlasov, apparso in netta ripresa nel momento decisivo della gara e capace di ridurre il suo distacco a soli 8” da Osorio alla vigilia della giornata campale. L’atleta della Gazprom, classe 1996 e con un’ottima esperienza di gara in Italia (fino allo scorso anno militava nella Viris Maserati), diventa probabilmente, a questo punto, il grande favorito per il successo, sostanzialmente per due motivi: la maggiore esperienza nei confronti degli avversari diretti e soprattutto la capacità di avere un maggiore fondo, dovuto alla partecipazione d’importanti gare professionistiche con la facoltosa formazione Professional del proprio paese. Basti sapere infatti che, soltanto in questo 2018, Vlasov ha partecipato e portato a termine gare del calibro della Vuelta Valenciana, Abu Dhabi Tour, Tirreno-Adriatico, Tour of the Alps ed anche la Milano-Sanremo (gara che, com’è noto, sfiora i 300 km di lunghezza).
Sulla carta una sfida decisamente sbilanciata dalla parte del russo e che fa storcere il naso ai cultori di un ciclismo “meno professionistico” su questi lidi ma tant’è, il bello di questo Giro risiede anche in questo. E i britannici, così brillanti fino a ieri? Il giovanissimo Mark Donovan, pur avendo dovuto rendere la maglia nella tappa odierna, resta ancora in piena corsa per il successo e dimostra di essere un prospetto tutto da seguire per il futuro, essendo già capace di simili prestazioni ad appena 19 anni. Per quanto riguarda Williams invece, gli sforzi profusi ieri hanno finito per presentare un conto importante, che però nulla toglie alle qualità del gallese, senz’altro una delle rivelazioni di questa edizione.
Prima parte con pochi sussulti, poi sul Monte Grappa s’invola Gaillard
Ben 157,4 i chilometri da percorrere per l’ottava frazione, che da Levico Terme ha condotto il gruppo fino ad Asiago, con la partenza fissata alle 10.05. Anche quest’oggi si sono registrate due defezioni al via, dal momento che a lasciare il Giro sono stati Simone Zandomeneghi dell’Iseo Serrature Rime e l’ungherese Adam Karl dell’UC Monaco, riducendo così a 150 il campo partenti (ieri si erano ritirati dalla gara, tra gli altri, anche i velocisti Moreno Marchetti e il marocchino Ahmed Amine Galdoune).
Sono stati in diversi a provare a portare via la fuga (tra i più attivi il solito Affini e l’interessante danese Iversen, oltre al connazionale Bjerg e al valdostano Piccot) ma nessun tentativo è riuscito ad avere adeguato vantaggio, cosicché neppure sulle Scale di Primolano (in vetta a cui è transitata per prima la maglia verde di Edoardo Francesco Faresin) si sono registrate azioni di sorta. La corsa così si è diretta velocemente verso Caupo, dove era atteso il primo snodo cruciale della giornata odierna: la lunga ascesa verso il Monte Grappa.
Sulle prime rampe della salita, finalmente la corsa si è animata: grazie ad un bello scatto, in testa ha preso il largo il francese della Vendée U Marlon Gaillard, già buon protagonista nella tappa di ieri. Alle sue spalle ha provato ad inseguirlo il kazako dell’Astana Dinmukhammed Ulysbayev, che è rimasto ad una ventina di secondi di distanza nei primi chilometri. Alle loro spalle però la corsa è decisamente esplosa con due drappelli di atleti (poi riunitisi), usciti al contrattacco nella lunga ascesa di oltre 20 chilometri. Dapprima hanno allungato in 14: i gemelli Andrea e Davide Colnaghi della Pala Fenice, la collaudata coppia del Delio Gallina costituita da Raffaele Radice e Francesco Di Felice, il danese Rasmus Iversen e Marco Borgo della General Store, Mattia Bais e Matteo Donegà del Cycling Team Friuli, i francesi Mathieu Burgaudeau e Valentin Ferron della Vendée U, il campione italiano Matteo Moschetti della Polartec, lo svizzero Gino Mäder della IAM, Filippo Bertone della Viris e l’olandese Ide Schelling della SEG Racing.
A questi si sono aggiunti poi anche i colombiani Daniel Muñoz ed Einer Rubio (a dare già un’idea ben precisa delle velleità sudamericane odierne), il già citato Edoardo Faresin della Zalf, un bravissimo Luca Covili e Giuseppe La Terra Pirrè della Mastromarco, lo spagnolo Iván Moreno della Lizarte, l’ex maglia rosa Markus Wildauer della Tirol Cycling, il britannico Joey Walker del Team Wiggins, Luigi Pietrini della Maltinti, l’interessante kazako Vadim Pronskiy dell’Astana e l’olandese Daan Hoole della SEG Racing. In totale un folto gruppo di ben 25 atleti, ulteriormente sgranatosi lungo l’ascesa, che ha provato ad inseguire il coriaceo Gaillard (Ulysbayev nel frattempo veniva riassorbito) ma che ha guadagnato un buon margine anche sul gruppo della maglia rosa. Gaillard ha continuato a pedalare, portando il suo margine sugli inseguitori fino ai 2’50” mentre il gruppo di Donovan ha visto il proprio ritardo salire fino ai 4’27”. Il francese si è poi così preso meritatamente il GPM con 1’50” sui primi inseguitori e 4’05” sul gruppo, che però non è riuscito a limitare molto.
In discesa in evidenza Wildauer, poi verso Foza il decisivo attacco a 3
La bellissima azione di Gaillard è proseguita anche nella lunga discesa che l’ha condotto verso Romano d’Ezzelino, dove era posto il traguardo Intergiro (da lui conquistato) ma alle sue spalle la situazione era in continuo divenire, a causa dei frazionamenti nel drappello in seguitore: particolarmente attivo è stato l’austriaco Wildauer, altra nota più che lieta di questa edizione, che ha allungato con decisione, riuscendo a guadagnare oltre un minuto sugli altri diciannove atleti rimasti ad inseguire Gaillard.
Si era ormai all’imbocco della salita di Foza, che avrebbe portato il gruppo verso Gallio e l’altopiano di Asiago con la seguente situazione: Gaillard conservava ormai solo una quarantina di secondi su Wildauer, circa 1’40” nei confronti del gruppo e 2’05” sul drappello comprendente la maglia rosa Donovan. Non appena però la strada ha iniziato a salire, si è dato subito fuoco alle polveri: a dare impulso sono stati i colombiani Einer Rubio e Cristián Muñoz, in compagnia del russo Alexander Vlasov, che si sono portati al contrattacco senza che vi fosse una reazione da parte della maglia rosa. Il terzetto ha subito trovato un buon accordo, andando a riprendere dapprima l’ottimo Wildauer e poi un Gaillard altrettanto meritevole di tanti applausi, dando vita ad un’azione che ha sicuramente sparigliato ancor più le carte.
Alle spalle del trio l’indomito emiliano Luca Covili, atleta che sa dare il suo meglio nella parte conclusiva delle gare a tappe, ha cercato di tenere botta inseguendo assieme al portoghese João Almeida ma il forcing del terzetto è stato troppo sostenuto, portando così il margine a crescere gradualmente man mano che ci si avvicinava alla vetta. Allo stesso modo aumentava esponenzialmente il ritardo del gruppo di Mark Donovan, giunto a lambire i 2’20”, cosa che ha quindi significato Vlasov maglia rosa virtuale.
Verso l’altopiano attacca anche Osorio, Muñoz va a vincere la tappa
Situazione ulteriormente delicata per la maglia rosa, considerato anche l’attacco di João Almeida e che si è fatta ancor più tesa nel momento in cui si è mosso anche l’australiano Robert Stannard, autore di un attacco in compagnia, neanche a dirlo di Sean Bennett. In vetta intanto è stato Cristián Muñoz a transitare per primo davanti a Vlasov e Rubio, con il portoghese Almeida a 50”, Covili leggermente distanziato a 2’03” e Stannard a 2’08”, col gruppo Donovan poco più indietro.
Fase di corsa abbastanza elettrica questa, in cui ci si avvicinava sempre più all’arrivo: il tratto di discesa seguito allo scollinamento da Foza ha consentito ad Almeida di avvicinarsi a meno di 40” dal trio di testa ma è stato nel successivo tratto di discesa e falsopiano verso Gallio il teatro del nuovo colpo di scena: dal gruppo si è mosso infatti un ritrovato Alejandro Osorio, che ha rotto gli indugi e si è portato all’inseguimento dei due terzetti (Stannard e Bennett avevano, nel frattempo ripreso Covili), trovando anche la collaborazione di Aldo Caiati della Zalf e l’ altro colombiano Nicolas Saenz dell’Equipo Lizarte, usciti all’attacco assieme al colombiano in maglia bianca.
Grazie all’impulso dato da Osorio, deciso nuovamente a rovesciare le sorti della corsa, il vantaggio nei confronti di Donovan ha cominciato notevolmente a crescere man mano che i chilometri diminuivano, andando a raggiungere il minuto e riportando così l’antioqueño in piena lotta per il primato, visto che anche il divario dal gruppetto di Vlasov è andato riducendosi. Nel mentre il russo assieme a Rubio e Muñoz, veleggiava ormai velocissimo verso il traguardo, approcciando in testa gli ultimi 500 metri. Dopo l’ultima curva, posta ai 200 metri, la volata è stata lanciata e Muñoz ha saltato agevolmente Vlasov andando finalmente a prendersi la prima, meritatissima vittoria di tappa al Giro Under, dopo essere arrivato ai piedi del podio sia lo scorso anno a Campo Imperatore, sia in questa edizione sul Maniva e a Dimaro. La festa sudamericana è stata completata dalla piazza d’onore di Rubio mentre un comunque soddisfatto Vlasov ha chiuso al terzo posto.
A 31” ha concluso tutto solo al quarto posto il portoghese João Almeida mentre a 1’20” Stannard e Bennett hanno preceduto un bravissimo Luca Covili, autore di una tappa tanto generosa quanto dispendiosa. Poco più indietro però l’attenzione è stata calamitata dall’arrivo di Alejandro Osorio, che a 1’24” è stato preceduto per l’ottava posizione da un Aldo Caiati ancora molto positivo dopo la buona prestazione di ieri, con Saenz a completare la top ten. L’attesa, a quel punto, è stata tutta per l’arrivo della maglia rosa: il gruppetto di Mark Donovan, comprendente anche Stephen Williams, ha chiuso a 2’01” e così il nuovo avvicendamento in testa alla classifica, a vantaggio di Osorio, è divenuto effettivo. 3’08” invece il ritardo accusato da Alessandro Covi, fino a stamane il miglior italiano in classifica generale, che ha concluso in ventiquattresima posizione.
Osorio in rosa ma corsa apertissima, Covili in top ten. Domani le semitappe conclusive
In virtù dell’ennesimo ribaltone, la maglia rosa è tornata in possesso di Alejandro Osorio ma il colombiano, nell’ultima giornata, potrà gestire appena 8” di vantaggio nei confronti di un Alexander Vlasov quantomai incalzante e pronto a dare tutto nello scontro decisivo. Pienamente in lizza anche Mark Donovan, sceso in terza posizione ma con un distacco di soli 23”. In lotta per un posto sul podio saranno anche l’altro colombiano Cristián Muñoz (4° a 1’01”), il portoghese João Almeida (5° a 1’06”) e il britannico Stephen Williams, sceso in sesta posizione a 1’20”. Più lontani invece tutti gli altri: Robert Stannard è a 2’13”, William Barta a 2’48”, Michel Ries a 3’04” mentre in decima posizione, grazie alla bella prestazione odierna, ha fatto il suo ingresso Luca Covili. L’emiliano paga da Osorio 5’07” e dovrà cercare di difendere la propria posizione dagli assalti del colombiano Saenz e del kazako Natarov. Alessandro Covi invece è sceso in 13esima posizione a 6’07”.
Osorio è tornato in possesso anche della maglia bianca di miglior giovane e se Michele Corradini ha conservato la maglia blu dell’Intergiro, nuovi avvicendamenti si sono registrati anche oggi per quanto concerne le altre classifiche: grazie ai punti conquistati soprattutto a Foza, Cristián Muñoz si è reimpossessato della maglia verde di miglior scalatore per appena un punto su Faresin, cosa che renderà decisive le ultime ascese distribuite nella giornata di domani. Nuovo proprietario anche per la maglia rossa della classifica a punti, passata sulle spalle dell’australiano Robert Stannard, che guida con 63 punti contro i 60 di Lonardi (anche qui decisiva le ultime due semitappe). Maglia nera invece sempre conservata da Gianmarco Begnoni.
Domani ultimo atto di questa edizione 2018 con le attesissime semitappe conclusive: in mattinata andrà in scena la Conegliano Veneto-Valdobbiadene di 72.8 chilometri, in cui le ascese di San Daniele e di Combai potrebbero anche favorire un’azione da lontano. Nel pomeriggio invece la suggestiva cronometro “real time” che lungo 22,4 chilometri con partenza e arrivo a Ca’ del Poggio, con epilogo sull’ormai celebre muro sanciranno chi sarà il trionfatore di quest’edizione emozionante come non mai. Ci sarà molta curiosità per osservare se l’innovativa formula riuscirà ad avere un adeguato successo che possa far pensare ad un inserimento in futuro, anche in altri ambiti. Di certo per i primi 15 atleti in classifica generale sarà un’ulteriore sfida di nervi, in cui occorrerà gestire in maniera ancora più opportuna le forze. In ogni caso il vincitore sarà un atleta d’indubbio valore, che andrà a nobilitare l’albo d’oro di una corsa rinata con splendido impulso, di cui al giorno d’oggi si continua a sentire un gran bisogno.