Tom & Tim, La Farfalla e il Gremlin
Prevedibile vittoria di Wellens, col supporto di Dumoulin, nuovo leader. Sagan tradito da una foratura
Giù dalla bicicletta, Tim Wellens è un tenerissimo Mogwai. Un batuffolo biondo che non dava fastidio a nessuno. Solo che i Mogwai hanno alcuni problemi: soffrono la luce del sole, non devono assolutamente bagnarsi e non devono mangiare dopo la mezzanotte, altrimenti si trasformano nei feroci Gremlins.
Ora, non ci è dato sapere se ieri notte Tim Wellens abbia svuotato il frigobar della sua stanza; di certo, di sole ne ha preso pure troppo, durante questo Tour de France, fino a stare male, mentre oggi, nella Reimst - Houffalize, ha preso l'acqua necessaria per completare la trasformazione, un rito al quale avevamo assistito già nel 2014 e nel 2015, sempre e comunque nel corso della sesta tappa.
Tim Wellens 6-6-6 dunque, per la terza volta vincente al Binck Bank Tour: un diavolo che al fuoco preferisce l'acqua. Ma questa volta, sarà più difficile che il successo di tappa si trasformi in un successo finale. Anche perché stavolta non si è trattato di una cavalcata solitaria: sembrava lo stesse diventando, dopo che Peter Sagan, fautore dell'azione decisiva, si è trovato a forare nel momento più sbagliato. Ma si è messo in mezzo un tenace Tom Dumoulin, tutt'altro che sazio dopo i fasti del Giro, che sgasando si è riportato su Tim prima che fosse troppo lontano e lo ha accompagnato sino all'arrivo, lasciandolo vincere.
Fuga a 6: Ci sono Tony Martin e il giovane Geoghegan Hart
La sesta tappa, 197 km su e giù per le Ardenne valloni, ha già un disegno impegnativo, con 7 côtes negli ultimi 110 km, e tanti altri piccoli e medi dislivelli che a lungo andare renderanno le cose difficili per tutti, assieme alla pioggia battente fin dai primi chilometri. Dopo 35 km parte la fuga di giornata, con protagonisti Tony Martin (Katusha), Dylan Van Baarle (Cannondale), Rory Sutherland (Movistar), Tao Geoghegan Hart (Sky), Pieter Weening (Roompot) e Alexis Gougeard (Ag2r): un bel gruppetto, non c'è che dire, che difatti viene tenuto a non più di 5' di vantaggio dal gruppo.
Chiusa la fuga sul Saint Roch, Gilbert in giornata no
Tra le varie salite affrontate in giornata la più altisonante è il Mur de Saint Roch, simbolo della Liegi-Bastogne-Liegi che sovrasta Houffalize: viene affrontata a 34 km al termine, a seguito di un primo passaggio sulla linea d'arrivo. I fuggitivi sono già piuttosto provati, ed il ritmo imposto sulla Côte dagli uomini della Sunweb, da Tiesj Benoot e da Peter Sagan permette al gruppo di chiudere definitivamente, anche in vista del Golden KM e relativi abbuoni. Qui si capisce che non sarà la giornata di Philippe Gilbert, già in difficoltà e incapace di scollinare tra i primi 20.
Geoghegan Hart resiste ancora un po', ci vorrà una fiammata di Søren Kragh Andersen (Sunweb) ed Oliver Naesen (Ag2r) per chiudere su di lui, in vista di Bois des Moines. Il muro di 1200 metri ha un'importanza duplice: è l'ultima asperità di giornata e dopo di esso ci sono i tre traguardi volanti in serie.
Sagan attacca e fora, prosegue Wellens
Ai piedi del muro si ritrova un gruppo di una trentina di unità, dei quali molti, come il leader Lars Boom, rientrati a fatica dopo il grande ritmo imposto sul Saint Roch. Difatti Boom sarà uno dei primi a staccarsi sul Bois des Moines, anticipato da un attacco del sempre generoso e volenteroso Oliver Naesen: il capitano dell'Ag2r deve però fare i conti col rientro di Peter Sagan, deciso a fare la corsa e a non concedere nulla agli avversari.
Sull'azione di Sagan, il solo che sembra in grado di stare al passo è Tim Wellens. Ma in cima accade l'irreparabile per il campione del mondo: fora la ruota anteriore ed è costretto a rallentare. Wellens tira dritto e fa sputare il sangue agli inseguitori, ridotti a un drappello sparuto.
Il Golden KM occasione per Dumoulin
Nelle prime avvisaglie inseguitrici ci sono Tom Dumoulin e Greg Van Avermaet, che accelerano il passo per riportarsi su Wellens in vista del primo traguardo volante. Ma in un tratto in salita Van Avermaet scoppia: la forma della Farfalla di Maastricht è dirompente come al Giro d'Italia. In breve si riporta in coda a Wellens, lasciandolo fare sui traguardi volanti, mentre dietro si forma un quintetto, con Van Avermaet: Jasper Stuyven (Trek), Oliver Naesen (Ag2r), Michael Valgren (Astana) e Tiesj Benoot (Lotto Soudal), il quale ovviamente non tirerà un metro: a Van Avermaet, Naesen e Stuyven 1" di abbuono a testa.
Sagan spinge, poi getta la spugna
Inizialmente i 5 inseguitori sembrano avere il duo di testa a tiro, ma poi le trenate di Dumoulin consentono di aumentare il margine, che comincia ad attestarsi intorno ai 15"-20". Nel frattempo, Peter Sagan è riuscito a cambiare la ruota, ritrovandosi con un minuto di ritardo dai primi inseguitori in un gruppetto con Boom, Gilbert, Vanmarcke e Keukeleire tra gli altri: lo slovacco comincia a spingere, ma come spesso gli capita, non incontra la collaborazione di chi gli sta vicino, a lungo andare perde la pazienza e alla fine si sfila, arrendendosi al fato che rimanda la sua centesima vittoria da professionista.
Dumoulin non fa la volata, terzo Stuyven
La collaborazione tra Wellens e Dumoulin dura fino all'arrivo: il belga infatti tira dritto, l'olandese non accenna ad uscire di ruota ad Houffalize. Successo dunque per Wellens, con gli inseguitori che giungono a 17": Jasper Stuyven regola Van Avermaet e Benoot, mentre Valgren e Naesen perdono qualcosa, giungendo a 20". Il gruppo di Sagan perde ancora, arrivando ad accusare 1'42": a regolarlo è Niels Politt (Katusha), precedendo Sep Vanmarcke (Cannondale) e Dion Smith (Wanty - Groupe Gobert). La nuova generale vede Tom Dumoulin davanti, ma di poco, rispetto a Tim Wellens: appena a 4". L'inseguitore più vicino è Van Avermaet a 46", poi Stuyven a 52", Valgren a 1'02" e Naesen a 1'09". Lars Boom scivola al settimo posto, a 1'46", appena davanti Sagan (1'48"), Jasha Sütterlin (2'13") e Philippe Gilbert (2'15").
E domani, cosa succederà? Chiusura a Geerardsbergen
La corsa si decide dunque alla settima tappa, da Essen a Geerardsbergen, per un totale di 193,5 km: la tappa fiamminga. Nonostante il regalo di oggi, difficile pensare che Tim Wellens se ne starà buonino a festeggiare il secondo posto, sebbene non sia il suo terreno ideale (ma neanche quello di Dumoulin, se è per questo), ed il meteo clemente potrebbe riportarlo a essere un tenero Mogwai. Le difficoltà si concentrano tutte nel finale di tappa, con un circuito di 26.5 km che prevede il terribile muro, il Bosberg, ed altri due strappetti, da ripetere due volte, più finale sulla parte iniziale del Muur. L'anno scorso la classifica era molto più corta e fu tutto rimescolato all'ultima tappa, quest'anno Van Avermaet e soci dovranno osare qualcosa di simile, pur dubitando che i due in testa se ne stiano con le mani in mano.