Pogačar sorseggia il GP di Montréal come aperitivo premondiale
Lo sloveno domina la seconda delle due classiche canadesi con un'azione solitaria di 23 chilometri, e prende la rincorsa per Zurigo. Sul podio Bilbao e Alaphilippe
Ci sono quasi 6000 chilometri tra Montréal e Zurigo, una distanza probabilmente proibitiva per un attacco in solitaria in stile Strade Bianche, se non altro per la presenza di un oceano di mezzo. Si accontenterà di una rincorsa metaforica Tadej Pogačar, che oggi ha vinto per la seconda volta in carriera il GP de Montréal, ma mentre nel 2022 lo aveva fatto in uno sprint ristretto, questa volta ha avuto tutto il tempo di godersi il pubblico canadese sul rettilineo finale, dopo aver fatto il vuoto con uno scatto in salita ai -23.
Il prodigio sloveno vorrà replicare lo stesso schema fra due settimane al mondiale in Svizzera, a cui sembra arrivare con una condizione strepitosa, che mai aveva avuto a questo punto nella stagione negli anni passati, quando gli ci voleva sempre un po' più di tempo per ingranare dopo le fatiche del Tour de France. Che la versione 2024 di Pogačar sia la migliore di sempre è già chiaro ed evidentente da un po', e anche nella sua forma autunnale sembra più che mai tirato, pronto e motivato per aggiungere al suo palmares ciò che più gli manca, completando una tripletta che un belga di cui forse avrete sentito parlare aveva realizzato cinquant'anni fa, casualmente proprio a Montréal.
Grand Prix Cycliste de Montréal 2024, la cronaca della gara
Se al GP de Québec era toccato allo stagista Artem Shmidt, questa volta all'attacco c'è un altro giovanissimo della INEOS Grenadiers, il canadese Michael Leonard. Con lui in fuga anche Gil Gelders (Soudal Quick-Step), e anche Dries De Bondt (Decathlon AG2R La Mondiale) riesce a rientrare sui due. I fuggitivi arrivano ad avere quasi cinque minuti nel corso dei primi giri dei diciassette previsti, caratterizzati dalla Côte Camillien-Houde (2.3 km al 6.2%).
Non sembra essere una giornata per la fuga, perché già nei primi cinquanta chilometri il UAE Team Emirates manifesta le proprie intenzioni di fare corsa più dura possibile, e abbassa il distacco a tre minuti e mezzo nel giro di pochi chilometri. Verso metà gara il ritmo di Igor Arrieta e Domen Novak cala leggermente, ma tanto basta per mettere fuori gioco Michael Matthews, il vincitore di due giorni fa al GP de Québec, e qualche tornata dopo abbandona anche Arnaud De Lie, già in difficoltà sulle salite più lunghe.
L'assenza di segnale e di immagini live nella parte centrale di corsa non consente di avere moltissimi dettagli dello svolgimento di corsa, ma il vantaggio della fuga cala gradualmente. Ai -60, a cinque giri dal termine, i tre attaccanti hanno poco più di un minuto, e dietro è già entrato in azione Juan Ayuso a condurre il gruppo e fare il ritmo per il suo capitano. Davanti De Bondt è il primo a staccarsi e viene raggiunto da Matej Mohorič (Bahrain-Victorious), che guadagna qualche metro e provare a tirare dritto. Lo sloveno guadagna trenta secondi e si ricongiunge anche a Gelders e Leonard, e solo il giovane belga riesce a tenere il passo sulla salita successiva.
Mohorič prova in una delle azioni da lontano che tante volte gli hanno portato bene in carriera, ma gli uomini della UAE lo tengono sotto controllo e lo vanno a riprendere dentro gli ultimi 40 chilometri. Il gruppo è di nuovo compatto e ancora abbastanza numeroso per gli ultimi tre giri, con l'inesauribile Novak ancora a tirare sulla Côte Camillien-Houde, ma è solo questione di tempo per l'azione decisiva.
Pogačar ordina il solito e va via da solo
Al giro successivo, sempre sullo stesso strappo, arriva la trenata più incisiva di Rafał Majka, che mette tutti in fila e prepara il terreno per l'attacco del suo capitano. A 24 chilometri dalla conclusione, la scena che abbiamo ormai imparato a conoscere a memoria: botta secca di Tadej Pogačar, che scatta sul tratto più duro e fa subito la differenza, mandando fuori giri Matteo Jorgenson, che aveva inizialmente provato a seguirlo. Come si può intuire, la corsa, di fatto, è finita qui.
Rimane solo la contemplazione del fuoriclasse sloveno, che sembra già tirato a lucido e con la cadenza delle sue azioni migliori, e guadagna in un lampo prima 25" e poi quasi quaranta secondi al passaggio sul traguardo per l'ultimo giro, e rimane una lotta per i piazzamenti che si riaccende subito dopo qualche momento di contraccolpo. Ci prova prima Neilson Powless (EF-Education-EasyPost), che non riesce però a fare la differenza, mentre Alex Aranburu (Movistar) e Julian Alaphilippe (Soudal-Quick Step) riescono ad evadere sul breve strappo successivo. Con loro anche Bart Lemmen (Team Visma Lease a Bike) e Pello Bilbao (Bahrain Victorious), e questo quartetto guadagna quasi venti secondi sul gruppo inseguitore, ancora di una ventina di unità.
All'ultimo giro Bilbao riesce a staccare gli altri tre, che vengono ripresi da dietro, e prova a blindare il secondo posto andandosene da solo. Il basco è a quaranta secondi da colui che lo precede, ma il suo obiettivo è guadagnare il più possibile su chi lo insegue. Un brillante Andrea Bagioli prova a strappare per riportarsi a contatto, ma ormai è troppo tardi anche per la seconda posizione, con un solo posto sul podio in palio nella volatina finale.
Prima però il bagno di folla per il vincitore, che ha tempo di allungare una mano all'amico Michael Matthews, ritirato qualche chilometro prima, al passaggio dai box, e concedere qualche cinque anche al pubblico come se fosse una gara di fuoristrada. Tadej Pogačar stravince il GP di Montréal, con un vantaggio di 24 secondi su Bilbao, un margine fin troppo poco indicativo dell'andamento della gara. A 40" la volata per i piazzamenti, con
Toms Skujiņš che prova a partire lungo, ma a spuntarla per il terzo posto è Alaphilippe, che precede nell'ordine Maxim van Gils (Lotto Dstny), Ion Izagirre (Cofidis) e il lettone della Lidl-Trek, in un arrivo a quattro sulla stessa linea. Ancora tra i primi dieci Edoardo Zambanini (Bahrain Victorious), nono come due giorni fa, mentre Bagioli è quattordicesimo.