Jonas Vingegaard e Carlos Rodriguez affiancati sull'arrivo di Valloire, quarta tappa del Tour de France 2024
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Vingegaard la prende con filosofia: «Pensavo di essere già a 2 minuti da Pogačar»

Il bicampione in carica è «abbastanza soddisfatto», nonostante i 50” di ritardo nella prima tappa di montagna del Tour de France 2024: «Il mio momento arriverà»

«Due minuti, o forse anche qualcosa in più». Jonas Vingegaard e la Visma-Lease a Bike si erano fatti i conti in tasca, prima della partenza per il Tour de France 2024 più complicato dell’ancor giovane carriera del campione danese; e quei conti, forse per un eccesso di prudenza – comunque comprensibile, viste le disgraziate conseguenze della caduta al Giro dei Paesi Baschi – o forse per puro realismo, vedevano l’ineluttabile Pogačar di quest’anno lontano almeno 120 secondi dalla ruota del campione in carica dopo le prime quattro tappe. «Siamo venuti al Tour credendo – spiega Vingegaard – che avremmo perso tempo in tre delle prime quattro tappe, che ciò sia accaduto solo in una di queste è piuttosto buono».

Jonas Vingegaard sul Col du Galibier

«La gravità ha favorito Pogačar»

Gran parte dei 50” che, al momento, separano i due padroni del Tour de France sono maturati nei 20 km di discesa, dalla cima del Galibier all’arrivo di Valloire, più che in salita, dove Vingegaard è sembrato gestire, un po’ come nella fase centrale del Tour di un anno fa, le sgasate tra un tornante e l’altro di Pogačar: «Ovviamente avrei preferito chiudere quel buco, anziché perdere ulteriore tempo, ma nella prima parte della discesa sono riuscito a mantenere invariato il distacco, mentre nella seconda, più dritta e in cui la gravità conta maggiormante, lui [Pogacar, ovviamente] è stato favorito e non posso fare altro che accettarlo. Questa è la vita». Un Vingegaard in versione Guillaume Martin, insomma, pronto a prendere con filosofia e leggerezza tutto ciò che questo Tour de France sarà in grado di offrirgli.

«Alla fine non è stato tanto superiore in salita»

Con filosofia e leggerezza, ok, ma anche con la ferrea determinazione di chi è pronto a dare battaglia fino alla fine; conscio che sì, poteva andare pure peggio, ma che cinquanta secondi dopo quattro tappe sono già un fardello non banale a cui far fronte: «Essere solamente, solamente! [Vingo arriccia le sopracciglia e sorride, come a dire: “Sono 50 dannatissimi secondi!”], a 50 secondi di ritardo è abbastanza buono. Sono soddisfatto, tutto sommato. Considerando che sono arrivato a questo Tour con tanti dubbi sulla mia condizione, senza sapere a quale punto mi trovassi, aver perso tempo solamente in una delle tre tappe in cui avrei potuto farlo è molto di più quanto potessimo immaginarci. Il mio momento, il nostro momento, arriverà». E, alla fine, una piccola stoccata a Pogacar il buon Jonas non se la risparmia: «A essere onesti, alla fine oggi non è stato [sempre Pogačar, guai mai a nominarlo!] così tanto più forte in salita. Il Tour è ancora lungo e fare del nostro meglio». Per vincerlo per la terza volta di fila, ovviamente.

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