Longo Borghini, la classe che non va in televisione
Elisa vince per la terza volta il Giro dell’Emilia (su Ewers e Bertizzolo) ma non c’è traccia della diretta tv, riservata invece agli uomini. Queste disparità risultano sempre più insopportabili. Tra i maschi Enric Mas batte Pogacar e Pozzoviv
Elisa Longo Borghini contiene al suo interno il nome di Bologna, dopodiché vengono fuori anagrammi troppo cervellotici per farci un titolo decente (il massimo poteva essere: “Bologna, roghi senili”, ma ci pareva un po’ irrispettoso per la mitica Elisa), non però per sottolineare questo legame tra la campionessa ossolana e la città emiliana. Una corrispondenza che in questi anni ha avuto la propria sublimazione nelle prestazioni che ELB ha regalato al Giro dell’Emilia, classica giovane ma già nei sogni di tante cicliste. Su nove edizioni, Longo Borghini ne ha vinte tre, l’ultima oggi imponendosi con la consueta autorità.
Un punto esclamativo notevolissimo per la splendida stagione della trentenne nata a Ornavasso, l’ennesima impresa di un 2022 a cui vogliamo dare la copertina, a lei e non alla corsa maschile, in palese polemica con le scelte televisive che non hanno previsto la diretta per le ragazze. Va così il mondo, veloce velocissimo, ancora tre anni fa avremmo pagato per veder trasmesso live un decimo del ciclismo femminile che vediamo attualmente, e oggi invece già ci pare una decisione di massima mestizia quella che sancisce una disparità sempre meno concepibile. Non sappiamo chi sia il responsabile di tale sciatteria, ma si prenda la nostra reprimenda e l’anno prossimo non faccia più scelte così riduttive.
La corsa è stata molto liscia, 89.7 km con partenza da Carpi, piattone fino a Bologna e arrivo sul San Luca, scalato una sola volta (anche qui: lo facciamo qualche passaggio in più sul colle del santuario?); unica fuggitiva della giornata, Alice Palazzi (Top Girls Fassa Bortolo), rimasta per una trentina di chilometri in avanscoperta, vanamente inseguita da Matilde Vitillo (Bepink) e ripresa a 13 km dal traguardo dopo aver avuto un massimo di 50″ sul gruppo.
A quel punto tutto si è proiettato sulla scalata al San Luca, e qui proprio Elisa Longo Borghini ha lavorato per selezionare il gruppo, presentatosi compatto ai piedi del colle. L’azzurra della Trek-Segafredo è riuscita infine a portar via un terzetto con Sofia Bertizzolo (UAE ADQ) e Veronica Ewers (EF Education-TIBCO), con quest’ultima attaccata con lo sputo prima che, fuori dalle pendenze più estreme, riuscisse a trovare la forza di rifarsi sotto.
Ai 200 metri Elisa ha piazzato l’ultima rasoiata al fiele, e ha definitivamente allungato, mentre Bertizzolo, in apnea, rinculava pesantemente. Al traguardo 3″ tra Longo Borghini e Ewers, terza la bassanese della UAE a 8″, e Sofia ha salvato il podio dal ritorno di Arlenis Sierra (Movistar) e Yara Kastelijn (Plantur-Pura), cronometrate a 9″, mentre si segnala il piacevolissimo sesto posto di Marta Cavalli a 14″: la cremonese era al rientro dopo il lungo stop susseguente all’infortunio patito al Tour de France e che le ha fatto saltare oltre due mesi di gare. Alle spalle della portacolori della FDJ-Suez si sono piazzate ancora Amanda Spratt (BikeExchange-Jayco) a 24″, Rasa Leleivyte (Aromitalia-Basso Bikes), Évita Muzic (FDJ) e Coralie Demay (Selezione francese) a completare la top ten a 31″ dalla vincitrice. Per tutte appuntamento a martedì 4 ottobre con la Tre Valli Varesine.
Ed Enric Mas piegò nientemeno che Tadej Pogacar
Se tra le donne alla fine si è imposta quella che era generalmente individuata come la favorita della vigilia, tra i ragazzi l’incertezza era sulla carta maggiore ma innegabilmente la vedette della startlist era Tadej Pogacar. Ebbene, il fuoriclasse sloveno ha dovuto invece abbassare il capo al cospetto di uno che oggi gli ha fatto vedere le streghe: Enric Mas. Lo spagnolo si sta godendo l’onda lunga della condizione con la quale è uscito dalla Vuelta, il magnifico Tadej sta invece cercando il colpo di pedale che gli permetterebbe di replicare il successo del 2021 al Lombardia, suo vero obiettivo di fine stagione una volta sfumato il Mondiale.
I due sono stati gli indubbi protagonisti della gara, svoltasi sotto un bel sole lungo i 199 km da Carpi a Bologna, comprensivi di 5 giri sul San Luca, classicissima sede d’arrivo. Subito è partita la fuga che ha caratterizzato lunghe fasi della corsa con Rick Pluimers (Jumbo-Visma) e Johan Meens (Bingoal Pauwels Sauces WB) a ispirare e Geoffrey Bouchard (AG2R Citroën) e successivamente Jacopo Guarnieri (Groupama-FDJ) e Kobe Goossens (Intermarché-Wanty) a integrare il drappello a cinque; il gruppo tirato in particolare da INEOS Grenadiers e UAE Emirates ha concesso un vantaggio massimo di 6’05”, toccato al km 40. Il gruppetto ha proceduto insieme fino alla salita di Medelana ai -70, laddove son rimasti al comando i soli Goossens e Bouchard.
Ai -35, con appena un minutino rimasto al tandem di testa, da dietro è uscito Jan Bakelants (Intermarché) al termine del primo giro del San Luca, poi sulla successiva scalata ai -30 Goossens ha staccato Bouchard mentre dietro Rémy Rochas (Cofidis) ha scavalcato Bakelants sfuggendo al ferreo controllo della UAE; nel momento in cui, dopo la Curva delle Orfanelle, il francese ha raggiunto Bouchard, il suo cambio gli si è rivoltato contro, bloccandosi e lasciandolo appiedato. Ad ogni buon conto, il gruppo faceva il proprio lavoro, andando a riprendere più o meno tutti: il solo Goossens ha resistito con meno di mezzo minuto di vantaggio al nuovo scollinamento ai -28.
Sulla successiva discesa è uscito dal plotone Tao Geoghegan Hart (INEOS), francobollato da Alessandro De Marchi (Israel-Premier Tech), e i due hanno chiuso per primi su Goossens ai -25, poi è arrivato pure Pierre Latour (TotalEnergies), ma l’azione è in ogni caso sfumata sul terzo passaggio dal San Luca, ai -20, quando Rafal Majka (UAE) ha finalizzato il ricongiungimento coi contrattaccanti prima di cedere il testimone al compagno Diego Ulissi, che ha selezionato un gruppo di 20-25 corridori pronti a scollinare per l’approccio al penultimo giro (9.3 km ciascuna tornata). Tra gli altri, già assente a questo punto Julian Alaphilippe (Quick-Step Alpha Vinyl).
Il quarto e penultimo passaggio dal San Luca è stato quello che ha indirizzato in maniera decisiva la corsa: dopo un forcing di Lorenzo Fortunato (Eolo-Kometa) appena superata la Curva delle Orfanelle ai -10, è stato Tadej Pogacar (UAE) a rompere gli equilibri con una progressione a un chilometro dallo scollinamento. Lo sparpaglìo è stato generale, Enric Mas (Movistar) è stato il primo a rispondere, anzi in realtà proprio l’unico, e non contento di aver reagito al pungolo dello sloveno, il runner up dell’ultima Vuelta ha rilanciato a propria volta, e su questo suo contropiede, somma sorpresa, Tadej ha faticato. Stantuffando e ingobbendosi, Pogi ha comunque chiuso il buchetto da Mas, e una volta che questo stress è finito i due si sono voltati e si sono resi conto di essere rimasti soli.
Alle loro spalle Domenico Pozzovivo (Intermarché) era quello che, coi due di testa, aveva fatto meglio di tutti la salita, in ogni caso in cima il lucano si è ritrovato inglobato in un gruppetto con Fortunato, Alejandro Valverde (Movistar), Rubén Fernández (Cofidis), Davide Formolo (UAE), Rigoberto Urán (EF Education-EasyPost) e Rudy Molard (Groupama); subito dopo lo scollinamento è rientrato su questi pure Michael Storer (Groupama), che si è messo a disposizione del compagno.
La coppia al comando vantava già una ventina di secondi di margine quando, dopo un breve rilancio di Fortunato ai -7.5, Urán è scattato su una contropendenza in mezzo alla discesa, ai -7, raggiunto presto da Pozzovivo e poi pure da Valverde. Rigoberto ci ha dato dentro in maniera ossessiva e il suo gran lavoro ha prodotto il ricongiungimento con Enric&Tadej, i quali a propria volta collaboravano ma tenendosi evidentemente qualcosa da parte per l’ultima scalata. Appena raggiunti i battistrada, ai -4.3 Urán si è lanciato in contropiede ma Mas è andato subito a chiudere.
All’Arco del Meloncello ai -2 Pogacar ha preso la testa del quintetto, ma nessuno si è impressionato; di sicuro non l’ha fatto Mas, che a propria volta è partito ai 1900 metri e subito ha fatto il vuoto. A quel punto non c’era modo di bluffare, quel che rimaneva nelle gambe dei contendenti faceva la differenza, e l’ha fatta nettamente in favore di Enric, che già alle Orfanelle era praticamente irraggiungibile. Pogacar è rimasto con Pozzovivo ma con un passo evidentemente inferiore a quello dello spagnolo che si è involato fino al successo numero 1 in stagione, sesto da professionista (gli mancava una vittoria da un anno e mezzo, dalla Valenciana 2021).
Al traguardo Mas ha preceduto di 11″ Pogacar che ha staccato in volata Pozzovivo, terzo a 14″; a seguire si sono piazzati Valverde a 26″, Urán a 31″, Fortunato a 37″, Fernández a 46″, Molard a 53″, Formolo a 1’12” e Storer – decimo – a 1’13”. Il ricco autunno italiano del ciclismo maschile proseguirà lunedì 3 ottobre con la Coppa Bernocchi, antipasto della Tre Valli e di quel che seguirà nel corso della prossima settimana.