Dietro a WVA e MVDP lo splendido colpo d'occhio di pubblico a Hoogerheide © Tornanti
Ciclocross

I Paesi Bassi volano altissimo, Italia rivedibile

Il bilancio dei Mondiali di ciclocross di Hoogerheide: i neerlandesi dominano il medagliere, Belgio soddisfatto solo a metà, la grande novità è il Canada. L'Italia sfiora il podio ma raccoglie solo piazzamenti

06.02.2023 21:00

Si sono chiusi dopo tre giorni trionfali sia a livello sportivo che a livello di pubblico gli attesissimi Mondiali di ciclocross di Hoogerheide, nei Paesi Bassi. Il riscontro per quanto riguarda gli spettatori è stato ottimo: venerdì a vedere la team-relay non c'erano molte persone, nonostante l'ingresso fosse gratuito, ma sabato e domenica c'è stato il pienone a ripagare sia economicamente che emotivamente gli organizzatori; oltre 15 mila paganti per la prova femminile (e per quella maschile degli under) due giorni fa, circa 50 mila ieri, contando bambini e chi ha pagato al botteghino, per la sfida fra Van Aert e Van der Poel. Una festa vera e propria per i tifosi che si è prolungata per tutto il fine settimana e che ha addirittura superato le rivalità sportive. Quando il ciclocross torna a casa, cioè in Belgio e nei Paesi Bassi, l'atmosfera generale è splendida e il colpo d'occhio che si ottiene è mozzafiato. È un peccato che non tutte le stagioni la rassegna iridata si disputi nel Benelux, ma c'è da augurarsi che anche nei prossimi anni, quando si andrà in paesi che comunque hanno una buona tradizione crossistica come Repubblica Ceca (Tabor 2024) e Francia (Liévin 2025), la risposta del pubblico sarà così entusiastica.

Se Hoogerheide ha sicuramente riscosso un bel successo in quanto a pubblico e atleti al via, non si può dire lo stesso del percorso disegnato da Adrie van der Poel. Ideato e messo in piedi soprattutto pensando alle migliaia di spettatori attese, ha peccato di tratti tecnici dove la guida della bici potesse essere un elemento decisivo e di un po' di salita (e dunque discesa) che sicuramente non avrebbe guastato la festa. Proprio dal punto di vista dello spessore tecnico il circuito ha lasciato a desiderare, soprattutto se paragonato a certi splendidi tracciati come Overijse, Zonhoven, Koksijde, Gavere, per citare alcuni tra i più belli e difficili della stagione. Il meteo ha fatto il resto. La mancanza di pioggia infatti ha reso ogni tratto del percorso uguale agli altri, fatta eccezioni per la salita e la parte finale, e così, soprattutto domenica, ne sono uscite corse dalla media altissima, decisamente troppo veloci per una disciplina fondamentalmente lenta come il ciclocross. E poco importa se Van der Poel, Van Aert, Van Empel, tutti gli altri protagonisti e il pubblico han contribuito a rendere questo Campionato del Mondo in uno dei più sentiti dell'ultimo decennio. I fuoriclasse sono tali proprio perché capaci di accendere qualsiasi competizione e se supportati dalla folla possono trasformare anche un percorso mediocre come questo in uno spettacolo apprezzabile. Il problema dei circuiti sempre più scorrevoli del ciclocross è forse uno dei maggiori grattacapi per il circus e gli inverni sempre più clementi non contribuiscono a migliorare la situazione. Con Hoogerheide ci diamo appuntamento all'anno prossimo nella speranza che facciano capolino il fango e si ritorni ad una versione più tradizionale del GP Adrie van der Poel.

In questo contesto chi è riuscito a meglio comportarsi tra le varie nazionali? Come spesso è accaduto negli ultimi anni i padroni assoluti della disciplina sono stati i tulipani dei Paesi Bassi, che, al netto della Team-Relay portata a casa con largo margine, hanno vinto ben tre ori (Van der Poel, Van Empel, Van Anrooij), tre argenti (Pieterse, Del Grosso, Remijn) e un bronzo (Brand) e senza la foratura di Molengraaf gli allori sarebbero stati quattro, probabilmente. Confermato il solito dominio tra le donne élite, nella altre categorie femminili non si sono visti i monopoli orange a cui siamo stati abituati negli ultimi tempi, questo a testimonianza di come le altre nazionali stiano crescendo bene. L'allargamento dei paesi competitivi per il primato sarebbe sicuramente un'ottima cosa per la crescita del movimento tutto. In ogni caso i Paesi Bassi hanno le spalle ben coperte dato che, oltre alle campionesse ormai affermate come Brand, Alvarado, Worst e compagnia, le tre 2002 Pieterse, Van Anrooij e van Empel promettono di dominare la scena per un decennio buono e Molengraaf sembra pronta a raggiungerle tra qualche stagione nel gotha della disciplina. In campo maschile il primato dei Paesi Bassi è meno accentuato, anzi, fatta eccezione per Van der Poel è il Belgio la nazione faro, però le giovani leve neerlandesi si sono ben comportate a questo Mondiale e i primi anno junior Remijn e Solen saranno nel 2024 i favoriti di categoria. Considerando che Mathieu continuerà ad essere il re del cross ancora per molto, dietro di lui stanno comunque crescendo parecchi ragazzi in grado di perlustrare le zone attorno al podio e alla top ten e ad assicurare ai Paesi Bassi una certa continuità.

Alla vigilia della rassegna si poteva pensare che mettendo insieme un po' di tasselli e con l'ausilio della sorte il Belgio potesse sfidare nel medagliere i vicini di casa, ma ancora una volta il bottino dei fiamminghi è stato modesto, nonostante la spedizione non si possa certo definire negativa. Raccolti in totale un oro (Nys), un argento (Van Aert) e tre bronzi (Iserbyt, Meeussen, Corsus). Ancora una volta, come troppe volte è accaduto dall'inizio del declino di Sanne Cant, sono mancate le ragazze. Ci si aspettava molto dalle due junior Van Sinaey e Moors ma né l'una né l'altra sono riuscite ad avanzare di quel passettino che avrebbe permesso loro di salire sul podio. Il buco generazionale forse ha trovato una fine ma è ancora molto presto per parlare di rinascita del movimento belga femminile; quantomeno c'è qualche segnale. Gli uomini continuano a tenere in piedi la baracca e forse, anche considerando la sconfitta di WVA, l'hanno spuntata nella sfida con i colleghi dei Paesi Bassi soprattutto grazie ad uno straordinario Thibau Nys, il quale raramente sbaglia negli appuntamenti di prestigio. Tra gli juniores i vari capitani non hanno brillato più i tanto, ma ogni anno il paese guida della disciplina continua a sfornare futuri campioni del ciclocross ad un ritmo imbarazzante per le altre nazionali. Lo squadrone under 23 e l'ottima selezione degli juniores ne sono la più chiara dimostrazione: l'avvenire è assicurato.

Al terzo posto del medagliere si piazza con somma sorpresa di tutti il Canada, trainato dalle gemelle Holmgren, oro (Isabella) e argento (Ava). Con Molengraaf della partita sarebbe stata ovviamente tutt'altra storia ma i conti bisogna farli alla luce degli accadimenti e le due canadesi hanno dimostrato di sapersi adattare perfettamente alle varie situazioni di corsa, oltreché a possedere una gamba fuori dal normale. Il movimento nordamericano sta comunque vivendo un periodo abbastanza florido, in cui sia tra gli uomini che tra le donne (soprattutto) ogni tanto saltano fuori delle top ten anche a livello élite. I giovani sono tanti e sono ambiziosi; più aumenterà la base più è probabile che nei prossimi anni si verifichino con frequenza exploit come quelli delle Holmgren.

La Francia segue a ruota l'ex-colonia grazie all'oro di Bisiaux e al bronzo di Gery, entrambi juniores. Sul movimento transalpino non c'è moltissimo da dire se non che gode di una salute invidiabile, tanto che ultimamente ogni anno junior e U23 francesi in lizza per un posto sul podio aumentano di numero. Il problema è poi arrivare sino ai professionisti senza farsi attrarre dalle sirene delle strada, ma questo è un discorso che d'altronde vale per qualsiasi paese al di fuori di Belgio e Paesi Bassi. Nonostante la piccola delusione di Burquier i cugini d'oltralpe si sono ben piazzati al femminile in tutte le categorie e anche a livello élite maschile, categoria nella quale è al momento più difficile emergere per i non Benelux, Venturini ha agguantato una top ten abbastanza soddisfacente. Bisiaux è sicuramente un prospetto molto interessante anche per le stagioni a venire, Gery avrà a Tabor una grossissima occasione di indossare la maglia iridata. Altre giovani promesse saliranno sicuramente alla ribalta anche nel 2023-2024.

Due parole le meritano anche gli ultimi due paesi andati a medaglia, vale a dire Gran Bretagna, argento con Backstedt (da primo anno!), e Repubblica Ceca, bronzo con Kristyna Zemanová. I britannici, assente il loro leader Tom Pidcock, sono comunque numerosi in ogni categoria ma solamente in pochi di alto livello. Tra di loro Cameron Mason, che se non cambierà priorità nei prossimi anni rappresenterà un importante spauracchio per i crossisti puri come Iserbyt, Van der Haar, Sweeck e Vanthourenhout. Zoe Backstedt è ovviamente la stella su cui la Gran Bretagna punterà tanto, se non tutto, sia su strada che nel cross. Il suo miglioramento in questa stagione è stato evidente, soprattutto in tracciati scorrevoli come quello di Hoogerheide in cui fino a novembre avrebbe sofferto tremendamente. I cechi invece si apprestano ad ospitare i prossimi campionati ma purtroppo per loro, tolta la stessa Zemanová, non si vedono all'orizzonte altri campioncini pronti a sbocciare; gli e le juniores sono tanti e anche abbastanza talentuosi, ma nessuno appare in grado di sfondare sulla scena mondiale, nemmeno quel Vaclav Jezek che a inizio anno era tra i migliori della sua categoria.

Infine l'Italia. Gli azzurri concludono a secco il Mondiale di Hoogerheide, mentre lo scorso anno a Fayetteville ottennero un bronzo con Silvia Persico e l'oro nella team-relay. La differenza è che quest'anno tutte le grandi nazionali hanno schierato i big nella staffetta e quindi nel complesso il quinto posto italiano non sfigura, è un risultato nella norma. Per il resto si può essere abbastanza soddisfatti ma non del tutto contenti, soprattutto pensando alle medaglie sfiorate dalla stessa Persico, che negli anni a venire si giocherà ancora l'iride e il podio, e soprattutto da Federica Venturelli con le juniores, quarta per appena pochi centimetri dopo una volata al cardiopalma con la francese Gery. La stessa Venturelli e Corvi sono le speranze azzurre per il futuro, mentre al maschile ci sono meno possibilità di risultare competitivi. A tal proposito, sotto le aspettative la prova di Davide Toneatti, il quale, però, anche grazie alla doppia attività (corre anche su strada ottenendo buoni piazzamenti) potrà compiere ulteriori passi avanti. Il nostro capitano Filippo Fontana non è entrato nei venti, ma è da verificare nuovamente in certi contesti, magari su percorsi meno veloci e un po' più tecnici; sarebbe inoltre interessante se si testasse di più nelle gare di CDM e in quelle belghe del periodo natalizio per comprendere meglio il suo livello rispetto ai big della disciplina. 

 

Tour of the Alps 2023 - Analisi del percorso
Presentati i percorsi dei Campionati Europei su strada 2023