La lunga fila dei bocciati eccellenti
Dai gemelli Yates a Kwiatkowski, da Sagan alla Colombia intera: tante insufficienze nelle nostre pagelle del Mondiale di Innsbruck
Alejandro Valverde - 10
Era salito per la prima volta sul podio di un Campionato del Mondo quindici anni fa, secondo a Hamilton 2003: a Madrid 2005 un altro secondo posto, poi quattro volte terzo a Salisburgo, Valkenburg, Firenze e Ponferrada quindi la prima parola che viene in mente oggi è "finalmente"; questa maglia iridata è il coronamento di una carriera straordinaria e bisogna dire che è meritata dopo esserci andato vicino così tante volte. Oggi tutta la Spagna è stata perfetta e al pieno servizio del murciano che è potuto restare coperto fino al muro finale: a quel punto, dopo aver tenuto al ritmo di Bardet e Woods, si è fatto carico del suo ruolo di favorito, ha tirato come e forse più degli altri due e poi è stato perfetto nella gestione dell'ultimo chilometro quando i rivali avrebbero potuto metterlo in mezzo. Con a ruota Woods, Bardet e Dumoulin, Valverde ha scelto di non abbassare troppo il ritmo per rendere più complicati gli scatti da dietro e poi quando ha lanciato la volata vera e propria nessuno è riuscito ad affiancarlo ma, per non correre il minimo rischio, ha anche dato il colpo di reni sulla linea del traguardo. Ma la medaglia d'oro era già sua!
Romain Bardet - 9
Un grande Mondiale quello di Romain Bardet ed un'altra dimostrazione di come farebbe bene a preparare con un po' più di convinzione anche la stagione delle classiche senza intestardirsi solo sul Tour de France. Certo, il finale di oggi lascia qualche rimpianto in casa Francia: sull'ultima salita Bardet si è messo a disposizione di Alaphilippe che però è saltato proprio sul ritmo del suo connazionale. Cosa sarebbe successo se invece i ruoli si fossero invertiti o se Bardet fosse stato libero di gestirsi a piacere? Anche dopo che Alaphilippe si è staccato, per alcuni frangenti è sembrato che Bardet non volesse spingere a tutta per dare al compagno la possibilità di rientrare e di giocarsela in volata. Bardet sentirà un po' amarezza per un Mondiale che era vicino e che forse non capiterà più per anni, ma una volta arrivati allo sprint contro Valverde il massimo era proprio l'argento.
Michael Woods - 9
Dopo il secondo posto alla Liegi-Bastogne-Liegi, un'altra grande prova del corridore canadese che, ricordiamolo, corre per una squadra World Tour solo dal 2016 dopo essersi avvicinato tardi al ciclismo. Sull'ultima difficoltà di giornata non ha avuto paura di giocarsela alla pari con Alejandro Valverde e Romain Bardet: anzi, a più riprese è stato proprio lui ad accelerare per cercare di staccare gli altri, riuscendoci con il nostro Moscon. A ottobre compirà 32 anni ma potrebbe ancora crescere nelle prossime stagione e con queste doti di resistenza ai lunghi chilometraggi e di esplosività in salita, avrà la possibilità di togliersi grosse soddisfazioni nelle gare di un giorno.
Tom Dumoulin - 8.5
Un'altra gara fantastica da parte di Dumoulin che per l'ennesima volta in questa stagione si ritrova senza niente di concreto in mano: secondo al Giro, secondo al Tour, secondo al Mondiale a crono, quarto e fuori dal podio oggi. Dumoulin si è ritrovato un po' indietro all'inizio dello strappo di Höll quando l'accelerazione della Francia ha fatto la prima grande selezione: salendo del proprio passo è riuscito a recuperare qualcosa tra i primi, poi tra falsopiano, discesa e pianura si è lanciato in un'inseguimento che gli ha permesso di arrivare sulla testa della corsa a 1600 metri dall'arrivo. A quel punto non era rimasto spazio per recuperare e provare qualcosa: all'ultimo chilometro ha solamente accennato uno scatto ma si è rimesso subito in scia e poi in volata non ne aveva più.
Gianni Moscon - 8
Il trentino è dimostrato una volta di più il talento più cristallino che abbiamo in Italia: è il secondo Mondiale che disputa in carriera e per la seconda volta corre in maniera arrembante dimostrando classe e personalità. L'unico errore che gli si può imputare oggi, è quell'allungo in cima all'ultima salita di Igls per rientrare su un attacco di corridori importanti, ma non dei grandi favoriti: lì forse ha speso quelle energie che gli sono mancate nelle ultime centinaia di metri del muro di Höll quando, per mancanza di lucidità, ha perso il controllo, è finito in una piccola buca ed è stato costretto a ripartire quasi da fermo perdendo il treno per le medaglie. Magari si sarebbe staccato lo stesso, ma il pizzico di energie in più sarebbe bastato per tenere la scia di Dumoulin sul falsopiano successivo e magari rientrare nel primo gruppo assieme a lui.
Roman Kreuziger - 7.5
Tanti erano i corridori che alla vigilia della corsa venivano presi come possibili protagonisti di questo Campionato del Mondo: uno dei meno considerati, come spesso erroneamente avviene, era proprio il ceco Roman Kreuziger che invece in questa seconda parte di stagione ha ritrovato la condizione proprio al momento giusto ed in salita è andato molto forte. Questo sesto posto è il suo miglior risultato ad un Mondiale da professionista, da juniores aveva ottenuto un oro ed un argento a Verona nel 2004.
Michael Valgren - 8
Se fosse andato allo scontro diretto con i migliori sul durissimo muro finale, Valgren non avrebbe avuto alcuna chance di fare risultato e così ha scelto di giocarsi le proprie carte in anticipo, l'unico a farlo veramente con decisione. Il danese, oggi in condizione assolutamente smagliante, ha sfruttato un rallentamento in cima all'ultima ascesa di Igls per attaccare e prendere un buon margine di vantaggio: Valgren ha avuto fino a 32" di vantaggio, poi il fatto che dietro ci fosse anche un De Marchi con le forze per tirare gli ha fatto prendere l'ultimo strappo con un gap minore e da dietro lo hanno saltato "facilmente". Ha corso puntando ad un risultato importante, potrà ritenersi si merita comunque soddisfatto di questo settimo posto.
Julian Alaphilippe - 4.5
Era uno dei maggiori favoriti per la gara di oggi, il numero uno per molti addetti ai lavori: un ottavo posto non può essere quindi soddisfacente. La Francia ha puntato tutto su Alaphilippe e lo si è visto da come ha affrontato la parte iniziale del muro di Höll con Pinot e Bardet davanti a lui a scandire un ritmo infernale: ma quando ci si aspettava il suo scatto, il corridore della Quick-Step Floors è andato in grossa difficoltà e non è più riuscito a recuperare. La scusa della mancanza di fondo o brillantezza per non aver fatto la Vuelta non regge pensando al fatto che ben tre dei primi cinque non avevano corso in Spagna.
Kasper Asgreen e Vegard Stake Laengen - 9
Andare in fuga ad Mondiale garantisce sempre una bella dose di visibilità, riuscire a resistere fino all'ultimo giro e arrendersi solo a 23 chilometri dall'arrivo è un davvero un gran bel numero, a prescindere dal fatto che il vantaggio massimo sia stato di 19'10". Il giovane danese Asgreen si è fatto 228 chilometri di fuga, qualcuno in meno per Laengen che era rientrato sulla testa in un secondo momento, anche se sempre nelle fasi iniziali. Meritano una menzione anche Conor Dunne, Ryan Mullen, Laurent Didier, Daniil Fominykh, Karel Hnik, Tobias Ludvigsson, Ilia Koshevoy, Jacques Janse van Rensburg e Rob Britton, anch'essi presenti nella lunga fuga che ha caratterizzato (e condizionato) questo Mondiale.
Adam e Simon Yates - 4
La Gran Bretagna ha lavorato molto in gara e nessuno si sarebbe aspettato che il migliore al traguardo sarebbe stato Peter Kennaugh: i due gemelli Yates erano tra i principali favoriti di oggi, ma non sono mai riusciti ad incidere. Simon si è staccato al penultimo giro a 45 chilometri dall'arrivo: un rilassamento post-vittoria alla Vuelta è l'unica giustificazione. Adam invece è sempre rimasto in coda al gruppo, ha resistito un giro in più del fratello ma è affondato quando si è finalmente fatto sul serio e ha tagliato il traguardo con quattro minuti di ritardo. Il prossimo anno in casa saranno entrambi chiamati a fare una gara di tutto un altro livello.
Rigoberto Urán - 4.5
Un Mondiale nerissimo per la Colombia che su un percorso molto adatto agli scalatori sudamericani è stata totalmente assente in corsa: e non solo oggi, ma anche nelle prove delle altre categorie. Come corridore in evidenza scegliamo Rigoberto Urán perché è colui che in passato nelle gare di un giorno aveva fatto vedere le cose migliori, anche con la maglia della nazionale: oggi lo abbiamo visto solo nell'ordine d'arrivo trovandolo a tre minuti dai primi, dietro anche a Nairo Quintana a cui non è bastato un 15° posto a salvare la baracca. Peggio di Urán ha fatto Miguel Ángel López, staccato nel 5° giro e poi ritirato.
Gianluca Brambilla, Dario Cataldo e Damiano Caruso - 8
Come condotta di gara l'Italia ha ben poco di recriminarsi in questo Campionato del Mondo: purtroppo una nazione da sola non può stravolgere l'andamento tattico di una corsa così dura, ma i nostri hanno tutti corso bene e Brambilla, Caruso e Cataldo sono stati presenti in praticamente tutti i tentativi di contrattacco che sono usciti dal plotone dietro alla fuga. All'inizio dell'ultimo tutti e otto gli italiani erano nel gruppo dei migliori e tutti hanno finito la corsa, anche chi si è esposto più degli altri.
Alessandro de Marchi - 8.5
Un altro grandissimo Mondiale da parte del Rosso di Buja che su un certo tipo di percorso sembra sempre più un elemento imprescindibile alla causa azzurra: attacca, fa lo stopper, tira il gruppo, ricuce i frazionamenti, De Marchi è l'uomo ovunque dell'Italia ed è ancora in testa al gruppo dei migliori dei chilometri che precedono il muro conclusivo di Höll. Non è una sorpresa perché non è la prima volta che mette in mostra ciò di cui è capace, ma non per questo si merita meno applausi.
Franco Pellizotti - 7.5
Il veterano della spedizione azzurra si è dimostrato all'altezza del compito assegnatogli da Davide Cassani. Sempre molto attendo nel muoversi dentro al gruppo, è poi entrato in azione nell'ultimo giro per tenere alto il ritmo in salita: difficilmente avrebbe potuto fare più così e comunque non sarebbe servito a cambiare le sorti di questo Mondiale.
Vincenzo Nibali - s.v.
È difficilissimo giudicare Vincenzo Nibali al termine di questo Campionato del Mondo: se dovessimo basarci solo sul percorso di avvicinamento dall'infortunio al Tour de France e l'operazione alla schiena, allora anche solo il fatto di essere a Innsbruck con un numero attaccato alla schiena è una grandissima impresa. Ma Nibali in gara c'era e nell'ultimo giro sulla salita di Igls non è riuscito a seguire i migliori: certo, non è stata una gara in cui dal punto di vista tattico ci si poteva inventare molto e farlo esporre con un attacco anticipato voleva dire confermare a tutti che la carta azzurra era Moscon, ma da Nibali ci si aspetta sempre qualcosa, la corsa in difesa non è da lui.
Domenico Pozzovivo - 5
Le dichiarazioni roboanti alla vigilia della corsa avevano sorpreso ed illuso in tanti, ma alla fine Pozzovivo è stato un po' il solito Pozzovivo che abbiamo imparato a conoscere nel corso degli anni: è sempre rimasto lì vicino ai migliori, ma al momento decisivo degli ultimi 25 chilometri non si è più visto. Come sempre gli è mancato quel qualcosina in più, in termini di gambe e di coraggio, per svoltare: alla fine ha chiuso ventunesimo in un gruppo a 1'21" da Valverde.
Michal Kwiatkowski - 4
La bella prestazione al Campionato del Mondo a cronometro aveva fatto credere a molti che oggi potesse essere della partita per un risultato importante. Dopo aver fatto il Tour de France, il Tour de Pologne e la Vuelta a España sempre a tutta è arrivato all'appuntamento iridato con le energie al lumicino e appena il ritmo si è alzato la sua corsa è finita: peccato perché un Kwiatkowski al 100% su questo percorso e con questo scenario lì davanti a lottare ci stava alla grande.
Primoz Roglic - 5.5
Una caduta all'inizio della discesa di Igls nel corso del terzultimo giro gli ha fatto perdere tempo e molte energie: grazie al lavoro di un paio di compagni di squadra è riuscito a rientrare sul gruppo dei migliori, ma ci ha impiegato circa 15 chilometri e questo è stato fatale. Nell'ultimo giro ci ha provato in discesa, poi la luce si è spenta e ha chiuso con quattro minuti di ritardo: solo colpa della caduta o gli mancava comunque qualcosa rispetto ai migliori?
Greg van Avermaet - 6
Non era il percorso per lui né per la nazionale del Belgio in generale, anche se ci si poteva aspettare di più da Teuns (rimbalzato sul muro) e soprattutto da un deludentissimo Benoot, ma il campione olimpico non si è rassegnato ad una gara anonima: come due anni fa a Rio de Janeiro ha provato a giocare d'anticipo attaccando a poco meno di 60 chilometri dall'arrivo, ma stavolta l'andamento tattico non si prestava ad alcuna sorpresa da lontano.
Peter Sagan - 5.5
Questo Campionato del Mondo era senza dubbio troppo impegnativo per le sue caratteristiche anche se gli va dato atto che almeno si è presentato al via per provarci: non era il miglior Sagan, che dopo la caduta al Tour non si è più visto, ma si è arreso decisamente molto più presto di quanto ci si aspettasse. Tuttavia anche quest'anno è salito sul podio, e lo ha fatto per omaggiare Alejandro Valverde e consegnarli la medaglia d'oro stravolgendo forse il protocollo dell'UCI: il personaggio del ciclismo è sempre lui.