Pista

L'Italia vara un decalogo d'oro

24.07.2017 12:30

Agli Europei su pista under 23 e juniores è un dominio azzurro. La Paternoster firma una splendida cinquina


Il mese di luglio rappresenta per appassionati e addetti ai lavori uno dei momenti più intensi dell’intera stagione ciclistica, dal momento che varie sono le gare di cartello in programma in questo mese sia in ambito maschile che femminile. Mentre le attenzioni dell’ultima settimana erano focalizzate soprattutto sulla conclusione del Tour de France, in Portogallo è andato in scena il tradizionale appuntamento con i Campionati europei Under 23 e juniores su pista, in un velodromo ormai collaudato come quello di Anadia, che già in quattro precedenti occasioni aveva ospitato la massima rassegna continentale giovanile.

Un appuntamento utile per fare un punto della situazione sul livello di crescita dei vari movimenti e che nelle ultime stagioni ha spesso regalato molte soddisfazioni all’Italia, in grado di terminare la rassegna con un buon bottino di medaglie. Difficile però pronosticare una campagna migliore di quella realizzata in questa edizione, in cui l’entourage azzurra ha lasciato il suolo portoghese con un raccolto da record: quattordici medaglie conquistate di cui ben dieci d’oro, che hanno proiettato per la prima volta il nostro Paese in testa al medagliere. Con simili risultanze appare fin troppo semplice lasciare spazio a grandi entusiasmi, tuttavia i numeri di questa edizione vanno letti con la dovuta attenzione: si ha la conferma di un movimento femminile letteralmente trascinante, se è vero che delle quattordici medaglie conquistate ben dodici arrivano dal gruppo di ragazze che va a comporre uno dei tanti “Dream Team” guidati da Edoardo Salvoldi nella sua ultradecennale esperienza da tecnico, a testimonianza di un lavoro proficuo e costante favorito da ottimi ricambi generazionali.

Inoltre il partire praticamente da zero in alcune discipline, con titoli assegnati per la prima volta come quelli dell’Eliminazione o, nel caso delle ragazze, della Madison ormai ultra celebrata in ambito maschile, fa si che il confronto con le altre nazioni possa partire da basi egualmente distribuite. Notoriamente più difficile è invece il lavoro per il settore maschile, ancora troppo legato alla presenza del talento in grado di elevarsi sopra la media ma comunque non occorre dimenticare come una valida programmazione sia riuscita già a portare ad eccellenti risultati nella massima categoria in una disciplina come l’Inseguimento a squadre in cui le maglie azzurre sono tornate ad essere protagoniste dopo aver latitato per troppo tempo. Il poter disporre di ragazzi validi e in grado di operare un ottimo turn over quindi resta uno degli obiettivi principali, in attesa di poter arrivare anche al giorno in cui dare meritato rilancio ad un settore, come quello della Velocità, abbandonato a sé stesso da anni. In questo il settore femminile, pur continuando prevedibilmente a pagare un certo gap dalle nazioni di riferimento, ha comunque dato segni di risveglio, con risultanze concrete che continuano a premiare il lavoro svolto. Detto questo è ora il momento di dare spazio a tutti coloro che sono stati protagonisti di una settimana a dir poco esaltante

Letizia Paternoster: le cinque meraviglie di un talento straordinario
Quando da ragazzina ti danno come soprannome quello di “MiniVos”, si può facilmente intuire come la ragazzina in questione faccia della bici uno strumento di divertimento a 360 gradi. Proprio così è cresciuta sprintando, scattando e sgusciando su qualsiasi terreno, sia esso strada, pista ed anche ciclocross Letizia Paternoster, ragazza trentina di Revò che proprio in queste giornate europee ha raggiunto la maggiore età. Senza snocciolare l’intero curriculum giovanile, è sufficiente ricordare al lettore come la prima stagione tra le juniores avesse portato in dote, limitatamente alla pista, già tre titoli europei e due titoli mondiali all’atleta che veste la casacca della Vecchia Fontana.

Confermarsi a certi livelli è sempre molto difficile ma i primi mesi su strada avevano già ampiamente confermato come Letizia fosse decisamente l’atleta di riferimento del nostro movimento juniores: ottime prestazioni nelle gare Open, in cui pure era andata vicina al successo al cospetto di ragazze già nella massima categoria, nello scorso mese di giugno aveva realizzato una splendida doppietta tricolore in Piemonte, dominando la prova a cronometro e ripetendosi poi in quella in linea. Un 2017 partito già col piede giusto quindi, cosicché l’attesa per le possibili conferme su pista era tanta. A rassegna conclusa possiamo sicuramente affermare che non solo le suddette conferme ci sono state ma si è rimasti assolutamente estasiati dalla capacità di finalizzazione dell’atleta trentina, che ha dimostrato una maturità tattica e una freschezza atletica decisamente superiore alla media. Il tutto si è tradotto in un dato che più eloquente non si può: cinque gare disputate nel velodromo di Anadia, altrettante vittorie contrassegnate dalla maglia stellata di campionessa europea.

Un’impresa difficilmente eguagliabile, che ha preso avvio nella giornata di mercoledì 19 luglio con il successo col quartetto dell’Inseguimento a squadre (di cui parleremo più avanti), di cui Letizia era una delle pedine cardine, seguito poche ore dopo dalla conquista del primo titolo europeo dell’Eliminazione, in cui al termine di una gara gestita ottimamente, è riuscita a piegare l’atleta di casa Maria Martins e la britannica Pfeiffer Georgi. Mercoledì 20 è stata la volta dell’impresa più significativa: prendendo parte alla gara d’Inseguimento individuale, la Paternoster ha letteralmente sbaragliato il campo nelle qualifiche, col responso del cronometro che ha fatto segnare un 2’20”927 ad oltre 51 km/h di media che le è valso naturalmente il miglior tempo con il nuovo record del mondo juniores nella specialità. Prevedibilmente quindi il pronostico nella finale per l’oro era tutto dalla sua parte, con la russa Maria Novolodskaya, staccata di oltre 3”, a cui non è rimasto che accontentarsi della medaglia d’argento.

La duttilità di Letizia la rende inevitabilmente atleta particolarmente adatta all’Omnium e così la trentina si è schierata al via del torneo con fondate ambizioni di successo: il trionfo nello Scratch inaugurale ha subito messo in chiaro le cose, il successivo terzo posto nella Tempo Race e il nuovo successo nell’Eliminazione hanno creato un importante gap (10 lunghezze sulla seconda) in vista della Corsa a punti conclusiva, in cui la Paternoster ha pedalato con grande facilità, controllando perfettamente la gara: preziosi punti conquistati subito, quindi un tentativo di caccia di atlete lontane in classifica a cui poter dar spazio e quindi tre successi consecutivi nei successivi sprint per poter mettere il definitivo sigillo sulla gara, con il responso finale che l’ha premiata con 137 punti complessivi, contro i 115 dell’ucraina Kulynych e della russa Novolodskaya che l’hanno accompagnata sul podio. Dulcis in fundo, la scelta di non difendere il titolo conquistato nella Corsa a punti lo scorso anno (specialità in cui è anche campionessa del mondo in carica) è stata facilmente spiegata con il tentativo d’assalto al primo storico titolo juniores del Madison, in coppia con la validissima Chiara Consonni, pedina sempre preziosa in ambito nazionale: l’intesa tra le ragazze è stata ottima, cosicché la gara si è rivelata un prevedibile dominio delle azzurre, che hanno finito col prevalere in 5 sprint su 8, aggiudicandosi l’oro con 32 punti contro i 25 della Russia e i 21 della Gran Bretagna.

Indubbiamente simili prestazioni che l’hanno eletta a reginetta della manifestazione pongono la Paternoster di fronte a grandi aspettative per il futuro, in cui potrebbe ottenere risultanze molto importanti anche su strada oltre che su pista ed è quanto mai importante procedere sempre con i piedi per terra onde dilapidare un talento che non può che essere definito cristallino. Le sfide importanti per “MiniVos” però sono appena iniziate e c’è da giurare che ci sarà ancora da divertirsi prossimamente.

I quartetti femminili: conferme di un lavoro partito da lontano
Tra le conferme maggiormente attese per i colori azzurri in questi Europei vi erano sicuramente quelle dei quartetti dell’Inseguimento a squadre femminile, specialità in cui l’Italia ha saputo rapidamente scalare posizioni più posizioni, arrivando ai vertici in ambito continentale e ai primi posti anche in ambito mondiale. Il costante lavoro iniziato nelle scorse stagioni da Salvoldi e dal suo entourage ha portato ad enormi progressi soprattutto in ambito Élite, in cui le ragazze nell’ultimo anno sono passate da prestazioni molto buone alle Olimpiadi al titolo europeo dello scorso autunno fino alla medaglia sfiorata agli ultimi campionati del mondo, in cui il quartetto delle azzurre seppe stabilire il nuovo record italiano col tempo di 4’19”838.

L’ottima disponibilità di “materia prima” su cui lavorare consente quindi di proseguire nel progetto già avviato in una specialità in cui l’Italia, seppur non ancora in grado di avvicinare le fortissime formazioni anglosassoni, ha potuto seguirne l’evoluzione andando di pari passo con le altre nazioni. Ciò che ne consegue è che ormai gli automatismi comincino ad essere sempre più congeniali, tanto che per la prima volta entrambi i quartetti hanno conquistato la medaglia d’oro: per le ragazze juniores, in cui erano presenti le già citate Paternoster e Consonni, già campionesse lo scorso anno, a cui si sono aggiunte la duttile Martina Fidanza e la promettente Vittoria Guazzini, il torneo è iniziato con il miglior tempo in qualifica, seguito dalla vittoria senza patemi sulla Gran Bretagna nel primo turno e dalla rivincita in finale con l’Olanda, in cui le azzurre si sono nuovamente imposte col tempo di 4’30”725, lontano dal record del mondo realizzato lo scorso anno ma giunto al termine di una prestazione compatta e lineare.

Maggior attesa, se vogliamo, vi era per il quartetto delle Under 23, forte di due pedine (Elisa Balsamo e Francesca Pattaro) già presenti nella formazione che aveva conquistato il titolo continentale Élite contro la Polonia nell’ottobre 2016, a cui si sono aggiunte un’atleta dall’ottimo curriculum giovanile come Martina Alzini e da Marta Cavalli, ragazza particolarmente dotata per questo tipo di prove ma reduce da un serio incidente occorsole proprio in pista lo scorso anno che ne aveva messo addirittura in pericolo il prosieguo di carriera. Anche in questo caso il copione è stato simile a quello delle colleghe più giovani: miglior tempo in qualifica al primo giorno, agevole vittoria sulla Germania nel primo turno, quindi accesso in finale in cui ad attendere le nostre c’era nuovamente il quartetto della Polonia. Questa volta però il confronto si è risolto in una vera e propria dimostrazione di forza delle azzurre, che hanno preso ritmo e si sono avvicinate sempre più alle avversarie dopo il secondo chilometro, arrivando addirittura ad agguantarle e a mettere fine anzitempo alla prova dopo il terzo chilometro.

Una doppietta d’oro più che prestigiosa quindi, che ha dato la conferma di come alcune ragazze possano già essere parte in pianta stabile del gruppo Élite (in cui il turn over tra le ragazze sarà fondamentale, soprattutto nella gestione delle energie allorché sarà importante fare in modo che il quartetto non arrivi spompato alle sfide finali), sia come l’accumulo delle esperienze abbia portato alla crescita individuale anche delle singole: l’esempio viene soprattutto dalla padovana Francesca Pattaro, capace di ottenere una bella medaglia di bronzo (la prima in assoluto per l’Italia in questa rassegna) nell’Inseguimento individuale, in cui nella finalina era opposta ad un’atleta come la tedesca Gudrun Stock che si era presentata al via forte di un tempo migliore in qualifica.

Barbieri e Balsamo ancora vedette nell’Endurance
Tra le grandi protagoniste della kermesse europea portoghese nelle file italiane non potevano poi mancare le due atlete più talentuose nel gruppo delle Under 23, vale a dire Rachele Barbieri ed Elisa Balsamo. La ventenne modenese si presentava all’appuntamento forte di un inverno da protagonista nelle prove di Coppa del Mondo e soprattutto del titolo mondiale dello Scratch conquistato in primavera nella massima categoria. Dopo l’esordio nell’Eliminazione, in cui non è riuscita ad agguantare il podio (successo per la britannica Emily Nelson), la ragazza di Serramazzoni si è schierata al via della gara preferita, ovvero lo Scratch in cui, tra l’altro, era detentrice del titolo, oltre alla pressione dell’affrontare la gara da campionessa del mondo in carica. Ci hanno provato in diverse (tra le più attive la tedesca Ebert) ad impedire la conclusione allo sprint ma Rachele si è disimpegnata alla grande, tenendo i nervi saldi e curando in particolar modo la ruota della danese Amalie Dideriksen, campionessa del mondo in carica su strada e probabilmente l’avversaria più temibile.

Sfruttando alla perfezione la scia della polacca Kaczkowska (che ha ribadito a questi europei le ottime doti d’inseguitrice, ottenendo l’oro nell’Individuale), la Barbieri si è prodotta in una progressione efficace che le ha permesso di conservare il titolo europeo, precedendo la britannica Eleanor Dickinson e proprio la Dideriksen, impreziosendo così un 2017 finora tutto da ricordare. Diverso invece l’avvicinamento ai campionati europei dalla Balsamo: la piemontese, reduce da un 2016 strepitoso in cui era riuscita anche a laurearsi campionessa del mondo su strada, dopo una buona primavera è giunta all’estate rallentando i ritmi per poter sostenere gli esami di maturità a scuola, sottraendo così inevitabilmente del tempo alla preparazione in bicicletta. Il talento della cuneese è però fuori di discussione e così, col passare delle giornate, Elisa si è sentita sempre più a suo agio: dapprima il prezioso contributo al titolo europeo del quartetto, quindi una corsa a punti Under 23 disputata da protagonista, in cui solo la grande verve della tedesca Tatjana Paller, vincitrice del titolo forte di due giri conquistati, e la tenace opposizione della solita Dideriksen e della britannica Manon Lloyd, entrambe a podio, le hanno impedito di conquistare una medaglia che pure non è stata affatto distante (38 punti per lei contro i 42 della britannica che ha conquistato il bronzo).

L’ideale rivincita si è consumata nell’Omnium, di cui la Balsamo sa essere ottima interprete, dove il suo percorso ha ricalcato in parte quello della Paternoster tra le juniores: vittoria nello Scratch e nell’Eliminazione e quinto posto nella Tempo Race prima di affrontare la Corsa a punti finale. La caccia vincente della britannica Dickinson, con tanto di giro guadagnato, aveva fatto tremare per un poco Elisa, bravissima poi nel guadagnare a sua volta il giro in compagnia della Dideriksen, divenuta l’avversaria di riferimento. La vittoria decisiva nel sesto sprint ha poi spalancato le porte del successo alla piemontese, che ha controllato agevolmente nel finale, andando a trionfare con 140 punti contro i 136 della Dickinson e i 134 dell’ostica Dideriksen, consentendole di conquistare il titolo europeo anche nella categoria Under 23.

Proprio la Balsamo e la Barbieri hanno poi costituito la coppia azzurra nella Madison delle Under 23, in cui l’inizio era stato molto incoraggiante per le nostre, capaci d’issarsi in testa dopo i primi 4 sprint. L’azione combinata di Russia e Gran Bretagna però ha fatto in modo che entrambe le nazioni riuscissero a conquistare il giro di vantaggio, superando così le azzurre, che da quel momento in poi si sono trovate nella condizione di dover difendere il podio, riuscendo positivamente nell’intento anche grazie al successo nel settimo sprint. Il finale palpitante della prova ha visto prevalere le britanniche Dickinson e Lloyd, che proprio all’ultimo sprint sono riuscite a superare le russe Klimova e Petukhova per 46 punti a 44 mentre le nostre hanno conquistato il bronzo a quota 27. In ogni modo le due azzurre hanno mostrato un buon affiatamento, cosicché la coppia potrebbe sicuramente affinare ancora meglio la propria intesa in futuro per puntare a traguardi ben più ambiziosi.

Martina Fidanza: un ottimo esempio di polivalenza
L’ultima vetrina da riservare alle nostre ragazze medagliate vede sicuramente protagonista Martina Fidanza, dal momento che la bergamasca sta dimostrando in questo 2017 di essere cresciuta ulteriormente su tutti i terreni, tanto da costituire un esempio di duttilità non facilmente riscontrabile in una categoria delicata come quella delle Juniores. Velocissima su strada ma in grado di tenere bene anche su salite brevi, cosa che le ha permesso di ben figurare anche in corse non propriamente adatte alle velociste pure, la figlia e sorella d’arte si è presentata all’appuntamento europeo dopo un 2016 in cui aveva ben figurato nelle discipline veloci, in cui era arrivato anche un ottimo argento mondiale nella Velocità a squadre.

Il successivo e decisivo passo, favorito dalle ottime qualità di Martina, è stato fornito dall’alternanza delle prove veloci con quelle delle discipline di Endurance, in cui l’esplosività della bergamasca poteva ben completarsi con doti da affinare ulteriormente come quelle sul passo. Ne è conseguito che l’adattamento ai meccanismi del quartetto dell’Inseguimento a squadre è stato eccellente, senza che questo pregiudicasse le possibilità in altre gare. Non è stata quindi una sorpresa l’affermazione della Fidanza in una gara come quella dello Scratch, ottenuta al termine di una bellissima e combattuta volata con la ceca Sevcikova e con la britannica Holl, che le ha regalato il primo oro individuale. Proprio in virtù di queste risultanze, è stato indubbiamente ragguardevole il torneo del Keirin da lei disputato nell’ultima giornata e non iniziato nel migliore dei modi (il terzo posto nella propria batteria l’aveva costretta ai ripescaggi, brillantemente superati). L’essere riuscita ad agguantare la finale principale ha posto la Fidanza nella possibilità, di certo non semplice, di giocarsi una medaglia ed è proprio qui che la bergamasca ha confermato le proprie importanti qualità: la bergamasca che gareggia con l’Eurotarget a livello di club ha infatti disputato un’ottima volata dopo aver tenuto molto bene la posizione, classificandosi terza alle spalle della grande favorita Mathilde Gros e della russa Polina Vashenko ma, proprio in virtù di un’irregolarità di quest’ultima, il bronzo si è immediatamente tramutato in argento.

Un risultato notevole, che ha confermato come qualcosa nel settore della Velocità si sia mosso, considerando che sono state ben quattro le ragazze italiane impegnate nelle varie gare tra le Under 23: se nel torneo della Velocità era difficile aspettarsi risultati migliori di una semplice qualificazione agli ottavi, discrete risultanze sono arrivate da Miriam Vece, classificatasi al sesto posto nella finale dei 500 metri e al quinto, in coppia con la rientrante Elena Bissolati, nella Velocità a squadre, mentre la friulana Maila Andreotti è riuscita a raggiungere la finalina del Keirin, chiudendo il torneo in nona posizione. Risultati da leggere in maniera confortante, consapevoli che la strada da percorrere è ancora molto lunga ma, se non altro, una minima base di lavoro adesso è presente.

Tra i ragazzi gli acuti arrivano solamente da Michele Gazzoli
Abbiamo fatto accenno nella premessa come il settore maschile sia quello che abbia continuato ad incontrare le maggiori difficoltà nel confronto internazionale, sia per un livello di contesa sempre molto elevato, sia per annose questioni che continuano a trascinarsi (settore Velocità che fatica a decollare, il richiamo della strada che non sempre rende facili i lavori e il legarsi troppo al talento di turno, non sempre assecondato dal restante contesto). Tuttavia non tutte le risposte giunte da Anadia sono state negative, con il proscenio che ha portato indubbiamente alla ribalta Michele Gazzoli, protagonista di un mese di luglio altamente positivo.

L’atleta bresciano, tra i più vittoriosi nelle categorie giovanili nelle precedenti annate, era reduce da una bella affermazione internazionale su strada, ottenuta una decina di giorni fa al GP General Patton in Lussemburgo, e si è presentato così in ottima forma ai campionati europei. Dopo uno Scratch corso da protagonista, in cui la volata conclusiva gli ha portato in dote una bella medaglia di bronzo, con la gara decisa dall’allungo nel finale del ceco Daniel Babor, il capolavoro di Gazzoli è giunto nell’Eliminazione, in cui è riuscito a gestire ottimamente il finale, avendo ragione con un allungo perentorio dell’irlandese Murphy, dopo che lo spagnolo Iribar si era già rassegnato al bronzo. Inoltre il bresciano è stato buon protagonista anche nella giornata conclusiva, quando ha preso parte alla Madison in coppia con Jacopo Cavicchioli, con i due azzurri che hanno concluso in quarta posizione a cinque lunghezze dal podio.

In linea generale soprattutto dai ragazzi Under 23 ci si sarebbe aspettati qualcosa in più di qualche semplice piazzamento in top ten, considerando che al via si è schierato anche il veronese Riccardo Minali, da questa stagione professionista con l’Astana. Tutto sommato il giovane figlio d’arte (tra gli juniores ha gareggiato anche il fratello minore Michael, sceso in pista nel Chilometro) è stato protagonista di una gara di Scratch non disprezzabile, in cui con maggior fortuna avrebbe potuto coronare positivamente il proprio tentativo di caccia, prendendo il giro che gli avrebbe poi consentito di giocarsi nello sprint finale una medaglia.

Russia e Gran Bretagna le maggiori protagoniste alle spalle dell’Italia
Detto che l’Italia ha conquistato il primo posto nel medagliere, sono state la Russia e la Gran Bretagna le due nazioni a recitare il ruolo di maggiori protagoniste, racimolando entrambe un bottino di medaglie superiore a quello dei nostri atleti (20 per i russi, 24 per i britannici) ma inferiore nel computo degli ori. La Russia si è fatta valere, come spesso accade, soprattutto tra gli juniores uomini, in cui ha conquistato il titolo nell’Inseguimento Individuale con Ivan Smirnov, in quello a squadre (oltre allo stesso Smirnov presenti in quartetto Lev Gonov, Dimitry Mukhomediarov e Gleb Syritsa), nella Velocità a squadre (col terzetto composto da Daniil Komkov, Dmitry Nesterov e Pavel Rostov), nel Chilometro e nel Keirin (entrambi conquistati da Pavel Perchuk), a cui vanno sommati i successi di Aleksandr Vasyukhno nel Chilometro U23, di Polina Vashenko e Yana Tishenko nella Velocità a squadre Donne Juniores.

Nella Gran Bretagna, oltre ai già citati successi in ambito femminile, ha brillato la stella di Mark Stewart, che si è aggiudicato ben 3 titoli europei nell’Inseguimento individuale e nella Corsa a punti Under 23, coi britannici che hanno prevalso anche nella Velocità a squadre (col terzetto formato da Jack Carlin, Ryan Owens e Joseph Truman) e nell’Inseguimento a squadre (quartetto composto da Matthew Bostock, Ethan Hayter, Joe Holt e Matthew Walls) mentre lo junior Fred Wright ha fatto suo l’Omnium.

Ben più vario è stato il panorama della Velocità, in cui è tornata decisamente protagonista la Francia: tra le juniores ha spadroneggiato Mathilde Gros, che ha confermato i titoli continentali nella Velocità e nei 500 metri, aggiungendo il titolo europeo nel Keirin (curiosamente, pur essendo ancora junior, la Gros ha preso parte al torneo della Velocità a squadre tra le Under 23, conquistando l’argento in coppia con Melissandre Pain); bottino pieno nella Velocità individuale invece tra gli uomini con i successi di Sebastien Vigier tra gli Under 23 e di Rayane Helal tra gli juniores, a conferma di una tradizione velocistica sempre viva.

Bene nelle prove veloci anche l’Olanda, trionfatrice nel Keirin Under 23 sia tra gli uomini con Harrie Lavreysen che in quello delle donne con Hetty Van der Wouw, trionfatrice anche nella Velocità a squadre in coppia con Kyra Lamberink; meno appariscente invece la Germania, che ha portato a casa solamente la vittoria di Pauline Grabosch nei 500 metri Donne Under 23, oltre alla già citata vittoria della Paller nella Corsa a punti.

Ottima protagonista della rassegna portoghese è stata anche l’Ucraina, che ha portato a casa ben tre titoli europei con Olena Starikova, vincitrice della Velocità Donne Under 23 e in entrambe le prove di Corsa a punti juniores con Oleg Kanaka tra i ragazzi e con Olga Kulynych tra le ragazze. Il Belgio è riuscito a lasciare il segno nelle prove maschili della Madison (Lindsay De Vylder e Robbe Ghys tra gli Under 23, Fabio Van Den Bossche e Nicolas Wernimont tra gli juniores). Un titolo europeo a testa invece è stato conquistato da Danimarca (con uno splendido Niklas Larsen nella Corsa a punti degli Under 23), Polonia (con Justyna Kaczkowska, come ricordato, nell’Inseguimento individuale Donne Under 23), Repubblica Ceca (anche qui il già citato Daniel Babor nello Scratch Uomini juniores), Portogallo (con Rui Oliveira nell’Eliminazione degli Under 23) e Bielorussia (Yauheni Karaliok, vincitore dello Scratch degli Uomini Under 23). Nessun titolo invece per Svizzera e Spagna, costrette ad accontentarsi di una manciata di podi mentre di rilievo sono state le tre medaglie conquistate dall’Irlanda (due d’argento con Murphy e Young nell’Eliminazione e nell’Inseguimento individuale tra gli Juniores e una di bronzo con Downey nella Corsa a Punti Under 23).

Archiviati gli Europei su pista, la prossima rassegna continentale vedrà protagonista l’Italia con i Campionati Europei di MTB Cross Country in programma nel prossimo week end a Darfo Boario in Lombardia mentre dal 2 al 6 agosto prossimi spazio agli Europei su strada che avranno luogo a Herning in Danimarca, in un tracciato che dovrebbe favorire, di gran lunga, i velocisti. Per quanto riguarda la pista l’Italia grandissima protagonista ad Anadia ospiterà i campionati del mondo nel prossimo mese di agosto, quando la rassegna iridata tornerà a disputarsi nel velodromo di Montichiari (dal 23 al 27 agosto).
Notizia di esempio
Tour of Qinghai Lake: Oleksandr Polivoda di nuovo a segno, beffato Jacopo Mosca