
Greta Marturano si è sbloccata: "Ho ritrovato entusiasmo e serenità"
Intervista all'italiana del UAE Team ADQ, reduce dalla sua prima vittoria in carriera alla Vuelta a Extremadura. "Ho lavorato tanto. Longo Borghini tra le prime a farmi i complimenti"
Alla Vuelta a Extremadura di una settimana fa, vinta da Ellen van Dijk, è arrivato un terzo posto in classifica finale e soprattutto la prima vittoria in carriera per Greta Marturano, che ha battuto la norvegese Sigrid Ytterhus Haugset in una volata a due nella seconda semitappa di apertura, con arrivo a Cáceres. Abbiamo intervistato la scalatrice del UAE Team ADQ, che ha cambiato squadra in questa stagione alla ricerca di continuità ed è riuscita subito a sbloccarsi.

La prima vittoria di Greta Marturano alla Vuelta a Extremadura
“Ho iniziato la stagione presto, in Australia, e ho fatto un mese lì tra gare e allenamenti con la squadra, con una condizione non altissima come era giusto che fosse a gennaio per i miei obiettivi. Poi ho fatto un altro mese a casa, dove ho lavorato tanto con il mio coach Paolo Slongo, e sapevo che la condizione era cambiata e arrivavo alla Vuelta a Extremadura con un livello più alto rispetto al mese precedente. Non ero la leader della squadra per la classifica generale, ma potevo avere le opportunità per vincere e giocarmi le mie carte. Quando ho visto che al mattino sono andata bene a crono rispetto alle mie caratteristiche e stavo bene ho deciso di provare nella tappa pomerdiana. Ai -10 il vantaggio era ancora alto e ho capito che ce la potevamo fare, ho cercato di tirare il più possibile anche se la mia compagna di fuga non ce la faceva più, mi sono detta ‘me la rischio e in volata vediamo come va’, ed è andata bene”
Se l'ultima tappa non fosse stata accorciata per maltempo te la saresti potuta giocare per la classifica? Come è stata presa la decisione?
“Si, l'ultima tappa era di montagna e sicuramente avrei potuto e avrei voluto giocarmela, perché il divario non era tanto e ce l'avremmo potuta fare. Si arrivava a 1400 metri sull'ultima salita e davano neve e -2 gradi in discesa, quindi penso sia stata una decisione saggia essendo marzo. A un certo punto volevano annullare la tappa, perché c'era pioggia, freddo e soprattutto vento forte, poi hanno pensato di accorciarla e fino a un'ora dalla partenza non avevano ancora deciso cosa fare. Ha piovuto tutto il giorno, poi quando siamo entrate nel circuito finale c'era vento gelido e mi ha condizionato, mi si sono ghiacciate le mani negli ultimi 5 chilometri. Il mio obiettivo era tenere dietro la quarta in classifica generale che era solo a tre secondi e sono riuscita a tenere duro.”
Noti qualche differenza tra corse di seconda fascia nei vari Paesi a livello di organizzazione e seguito?
“Tra le gare UCI no, ad esempio qui alla Vuelta Extremadura c'era più gente di quanto pensassi pur non essendo il weekend, c'erano tanti spettatori e tantissimi bambini. Per quanto riguarda la sicurezza anche, dipende un po' dalla giuria che trovi, alcuni passano un po' oltre e altri ci tengono e stanno molto attenti come successo qui. Non sono gare World Tour ma cercano di avvicinarsi il più possibile per invogliare le squadre ad andare a correre lì.”
In Extremadura hai corso con diverse giovani della squadra Development. In cosa ti hanno colpito particolarmente?
“Non conoscevo nessuna di loro, per alcune era anche la prima gara, ma direi che si sono comportate veramente bene. Ovviamente non hanno tantissima esperienza, ma mi ascoltavano nei pochi consigli che davo. Nell'ultima tappa ho deciso all'ultimo di correre nel finale per Francesca Pellegrini, che è riuscita a fare quinta. Secondo me è giusto dare possibilità a loro se si comportano bene in gara, c'è un ricevere e un dare. Sono una bella squadra e con un po' di esperienza potranno ottenere dei bei risultati.”
“Longo Borghini è una donna squadra”
Sei un po' in una posizione intermedia tra le giovani con cui spesso correte e le compagne più esperte. Cosa cerchi di dare alle giovani e di ricevere dalle veterane?
“Mi piace correre con le Devo e aiutarle a fare esperienza per quando poi saranno loro a dover fare la corsa, mentre con la squadra World Tour cerco di trarre più insegnamenti e consigli possibili da chi è più esperta di me. Mi piace essere nel mezzo, dare e ricevere.”
Cosa cerchi di osservare e di assorbire da Elisa Longo Borghini? In cosa per te è la numero uno?
“Tutto! Ci siamo viste solo al primo training camp, ma già il fatto di avere lo stesso coach mi aiuta e mi fa sentire più vicina a lei. Mi colpisce il fatto che pur essendo Elisa Longo Borghini è molto umana, è una che dà consigli. Dopo la vittoria è stata una tra le prime a scrivermi e a farmi i complimenti, mi ha detto che era felice e orgogliosa di me, sono cose che fanno tanto piacere. È una donna squadra, anche se è leader cerca di coinvolgere tutte e ci mette tutte sullo stesso piano.”
Come è stato iniziare così presto la stagione in una nuova squadra?
“Strano perché non avevo mai iniziato a gennaio, ma la preparazione è stata molto semplice. Paolo non ha voluto farmi partire troppo forte, facevo intensità e non tantissima quantità, visto che dovevo andare in Australia a lavorare. Essendo l'unica nuova tra le sei all'inizio ero un po' spaventata, ma in gara so di aver dato il 110% per le ragazze, ed erano tutte molto contente dopo che ho vinto giovedì perché sanno quanto ho lavorato in quel mese. Ho dato tanto per loro ed erano contente che sono riuscita a ricervere anche io qualcosa.”
L'esperienza in Fenix
Nel passaggio da Fenix a UAE è cambiato qualcosa, anche tornando con Paolo Slongo?
“Completamente, in Fenix hanno un impostazione più da Nord, un po' più fredda, e sono molto schematici e precisi. Lo sono anche io, ma purtroppo non mi trovavo al 100% e non ero serenissima. Qui con uno staff per la maggior parte italiano, compagne e un coach italiano mi sento un po' più a casa, e forse è quello che mi è mancato in questi ultimi due anni.”

Pensi di non esserti adattata completamente?
“Non so cosa non ha funzionato, ma sicuramente non ero serena l'anno scorso, ho avuto un po' di problemi e ho capito che era arrivato il momento di cambiare per cercare capire un po' di cose. In questa squadra ho ritrovato l'entusiasmo di andare in bici, sono felice quando vado alle gare e quando esco ad allenarmi, penso che la serenità mentale sia la cosa più importante. Non dico che non mi trovavo bene, ma qui mi trovo meglio, dipende un po' dal carattere. Essendo una ragazza abbastanza timida per me non è tanto facile all'inizio relazionarmi e interagire, qui invece mi sono trovata subito bene.”
La tua giornata migliore in Fenix è stata al Tour of Scandinavia 2023, quando sei arrivata quarta in salita dietro Van Vleuten, Ludwig e Kim Cadzow. Che ricordo hai di quella tappa?
“Arrivavo da un ritiro in altura a Livigno e sapevo di avere una buona condizione, ma non sapevo esattamente quanto. In salita ho cercato di seguire, ma non mi ero accorta che fossimo rimaste così poche. Quando in radio mi hanno detto che potevo giocarmi la vittoria ha fatto tanto l'inesperienza, ho avuto tanta foga e ho sprecato tante energie e all'arrivo non ne avevo più per la volata. Da lì ho capito che lavorando tanto non era impossibile stare davanti con le migliori. Poi mi è mancata la continuità l'anno scorso, al Giro mi sono anche ritirata perché non stavo bene, non mi era mai successo e da lì ho avuto dei problemi.”
I prossimi obiettivi
Che corse hai in programma da qui in avanti?
“Il calendario non è ancora ben definito, probabilmente in questi giorni avrò un programma più dettegliato e degli obiettivi precisi su cui lavorare.”
C'è una corsa dove ti piacerebbe particolarmente fare bene?
“Il sogno è vincere una tappa al Giro, da italiana il Giro è il Giro. Sicuramente mi piacerebbe fare uno dei tre Grandi Giri al fianco a Elisa per cercare di aiutarla a ottenere la vittoria.”
Pensando a due classiche dove hai fatto bene in passato, meglio l'arrivo sul Mur de Huy o sul San Luca?
“Mur de Huy tutta la vita!"
Oltre la gara
Come è la tua giornata tipo di allenamento?
“Mi alzo abbastanza presto, esco in bici tra le 9 e le 10 in base a quanto ho da fare dopo aver fatto un po' di mobility. Dopo allenamento mangio, faccio stretching, mi rilasso, una volta a settimana vado dal fisioterapista a fare un check up, mangio e vado a dormire. Sono abbastanza ripetitiva e monotona nella mia giornata probabilmente, cerco di concentrarmi tanto su quello che sto facendo. Quando sono a casa e mi rilasso mi piace uscire a fare passeggiate, andare un po' in giro e ascoltare musica.”
Quando sei a casa (a Mariano Comense) ti senti sicura in strada in allenamento?
“Quando sto via tanto, come quando sono stata in Australia, torno e non sono più abituata. Qua c'è un po' troppo traffico e succedono un po' troppe cose stupide, come quando alle rotonde non mettono le frecce, passi pensando che questo dritti e invece curvano, e ogni volta rischi mezzi vita. A volte ti passano proprio vicino, e dico ‘hai spazio, mi vedrai, perché devi passare così vicino?". Se devo confrontare l’Italia con l'estero ovviamente mi sento più sicura all'estero, ma c'è da dire che sono abituata uscendo sempre sulle strade e con lo stesso traffico. Ma capisco uno straniero che viene qua e pensa che siano tutti pazzi, e ha ragione."
Cosa si può fare secondo te per migliorare in questo senso?
“Nelle mie zone ci sono tanti cartelli di ‘rispetta il ciclista’ con il metro e mezzo, ma non li rispettano. O si impongono regole un po' più rigide o con solo i cartelli non cambierà niente.”
La situazione del ciclismo femminile
Di cosa pensi abbia bisogno il ciclismo femminile in questa fase di crescita?
“Sicuramente sta crescendo tanto ed è una cosa positiva, solo qualche anno fa in molti non sapevano che c'eravamo anche noi. Sta aiutando tanto che molte gare vengono trasmesse, gli appassionati da casa riescono a vedere il mondo del ciclismo femminile, che è completamente diverso da quello maschile, e questo aiuta a fare appassionare più persone.”
Che miglioramenti hai notato al Giro dalla prima volta che lo hai corso (2018) a oggi?
“Sicuramente la visibilità, ed è essendo una gara World Tour sicurezza, montepremi e organizzazione sono aumentate sempre più di livello, e sono convinta che crescerà sempre di più. Anche avere così tante atlete di così alto livello aiuta.”
Come vedi questa stagione? In UAE aveva cambiato tanto e avete ambizione, e anche in altre squadre è così. Pensi che siano cambiati gli equilibri?
“Finalmente si, fino all'anno scorso c'era SD Worx che dominava, mentre quest'anno ci sono stati tanti cambiamenti e diverse squadre possono dire loro. Noi abbiamo voglia di vincere e confermarci come miglior squadra nel ranking mondiale, stiamo lavorando tanto e bene insieme, e quando sei sicura dei mezzi che hai non possiamo avere paura delle altre squadre, solo gareggiare e dimostrare che ci siamo anche noi.”
Ti aspettavi Van der Breggen subito a questo livello?
“Si, so che non ha mai smesso di allenarsi, e quando un'atleta ha classe e talento continua ad averli anche quando smette di correre.”
A fine stagione sarai soddisfatta se?
“Se riuscirò a ottenere i migliori risultati, a raggiungere gli obiettivi che mi prefisserà la squadra e a divertirmi e a godermi questa stagione al 100%."