Lo Squalo non sente più l'odore del Sunweb
Nibali respinto a Piancavallo, è la fine di un'epoca? I bianconeri Kelderman e Hindley spazzano il Giro, la tappa la vince Geoghegan Hart, Almeida salva la rosa. Giù pure Pozzovivo
Quel momento in cui Vincenzo Nibali avrebbe dovuto, prima o poi sul calar della sera di una carriera meravigliosa, alzare bandiera bianca, ce lo siamo a lungo prefigurato, in questi ultimi anni, ma lo Squalo ha sempre spostato in avanti il paletto della svolta. Con tenacia, con rabbia, con incapacità di arrendersi all'avanzare degli anni. Non sappiamo se, a posteriori, inquadreremo questo 18 ottobre d'autunno inoltrato come "il momento". Di sicuro, quando a 8 km e qualcosa dalla vetta di Piancavallo il nostro campione del decennio 2010 ha sbuffato, rinculato, mollato, perso contatto dallo scatenato nuovo (o usato sicuro) che avanza, abbiamo pensato "ecco, ci siamo".
Con rassegnazione ma anche serenità, ché tanto più di quanto Nibali ci ha regalato in questi due lunghi lustri, vien difficile da chiedere ancora. Questo è il peggiore dei possibili scenari che ci prefiguriamo. Poi ce n'è un altro, in cui Vincenzo fa un'impresa incredibile dallo Stelvio ai Laghi di Cancano e si prende il "suo" terzo Giro, giovedì (sabato sarà già più difficile ribaltare alcunché, se davvero un modesto doppio Sestrière andrà a sostituire Agnello e Izoard, come è sempre più probabile). Ma oggi, alle cinque della sera, nell'attesa del tè che ci scaldi un po' il cuore, non riusciamo a prenderlo davvero in considerazione, tale copione.
Non sarà il Giro di Vincenzo, ci odiamo per scrivere ciò, ma questa è la realtà. La realtà di una Sunweb che è l'unica squadra squadra in corsa, e che la fa, detta corsa, e distrugge il campo, porta alla rotta la gran parte degli avversari. Tutti meno due, di fatto: uno è Tao Geoghegan Hart, che resta avvinghiato a Wilco Kelderman (il gran favorito, a questo punto della contesa) e al suo straordinario luogotenente Jai Hindley (che risale fino al terzo posto della generale!), e va a vincere la tappa numero 15 del Giro d'Italia 2020, e a piazzare con convinzione il proprio nome sul libretto dei protagonisti da qui a Milano, con un occhio al podio e qualche legittima ambizione di provarci, a vincerla, la corsa rosa: la sua Ineos in fondo resta molto forte, vediamo come potrà supportarlo nei prossimi giorni.
Il secondo a non finire disperso nel vortice attivato dalla Sunweb è un ragazzino che fa le linguacce e la maglia rosa non la molla: João Almeida. Ultimo a resistere prima di essere staccato, ma con la ferrea volontà di non andare alla deriva, di difendere quel simbolo del primato che da due settimane si è cucito addosso. E ce la fa, alla fine, perdendo qualche anno di vita ma conquistando (riconquistando) il diritto a portarsela ancora un paio di giorni, quella maglia rosa. Per poco, e con la prospettiva poi di perderla davvero, ma del doman non v'è certezza, e per l'oggi intanto la pellaccia è salva.
La Sunweb spiega presto la piega che prenderà la tappa
Da Rivolto a Piancavallo, 185 km, la tappa numero 15 del Giro d'Italia 2020 è stata accolta dal volo delle Frecce Tricolori (si partiva per l'appunto dalla loro base), quindi pochi minuti ed è partito il volo della fuga dle giorno, con 12 uomini avvantaggiati già dopo 7 km, poi tra quelli han perso presto contatto Edoardo Zardini (Vini Zabù-KTM) e Nathan Haas (Cofidis, Solutions Crédits), gli altri ha proseguito inseguiti da Sergio Samitier (Movistar) e Giovanni Carboni (Bardiani-CSF), sicché lo spagnolo - with a little help of my car - è riuscito a rientrare (al km 63), l'italiano no, e il drappello davanti ha assunto la sua conformazione definitiva a 11: Andrea Vendrame (AG2R La Mondiale), Luca Chirico (Androni-Sidermec), Manuele Boaro (Astana), Mark Padun (Bahrain-McLaren), Daniel Navarro (Israel Start-Up Nation), Thomas De Gendt e Matthew Holmes (Lotto Soudal), Sergio Samitier e Davide Villella (Movistar), Rohan Dennis (Ineos Grenadiers) e Giovanni Visconti (Vini Zabù-KTM).
La fuga ha guadagnato fino a un massimo di 7' al km 60 ed è servita principalmente a Visconti per mettere in tasca punti Gpm utili per scavalcare Ruben Guerreiro nella classifica degli scalatori e riprendersi quella maglia azzurra che per il palermitano rappresenta l'obiettivo di partenza di questo Giro. Primo al Gpm di Sella Chianzutan (km 65), primo alla Forcella di Monte Rest (km 105), GioVisco ha messo già così abbondante margine tra sé e il portoghese della EF. Nel frattempo altre cose erano successe: Gianluca Brambilla, mai più ripresosi dalle botte della caduta di Vieste, ha deciso che bastava così e si è ritirato, lasciando ulteriormente sguarnita la Trek-Segafredo di capitan Nibali; (prima del via Sebastián Molano, graziato ieri dal tempo massimo, aveva stabilito di non poter più ripartire, anche per il colombiano della UAE Emirates troppe ammaccature con cui scendere a patti).
Domenico Pozzovivo (NTT), che in questo momento è un po' the century man, confermava lo stato di grazia superando con brillantezza intoppi che in altri momenti gli sarebbero stati fatali: il compagno Matteo Sobrero mi cade davanti? Lo evito con riflessi da gatto e resto in piedi; una foratura prova a mettermi fuori gioco? Cambio la ruota al volo e riprendo il gruppo in un attimo.
A proposito di forature, Villella doveva svenarsi per riprendere la fuga dopo averla persa proprio per un problema meccanico, e a proposito di cadute, in gruppo andavano giù male in un tratto di discesa ai -65 Nicolas Edet (Cofidis), Jhonatan Narváez (Ineos) e Jeferson Cepeda (Androni); la peggio per l'ecuadoriano primo a Cesenatico, obbligato a ritirarsi.
Intanto il gruppo era tirato in maniera ossessiva da Nico Denz (Sunweb), il quale faceva capire che per i fuggitivi di giornata non ci sarebbe stata gloria: ritardo progressivamente eroso in nome del progetto di regalare a Wilco Kelderman una giornata da supereroe. Sulla Forcella di Pala Barzana la fuga sarebbe esplosa, coi soli Dennis e De Gendt rimasti al comando a difendere tre minutini a poco meno di 50 km dal traguardo. E strada scalando, l'australiano della Ineos avrebbe addirittura staccato mister TDG, andando a scollinare (-42) con 35" sul belga, 50" su Visconti-Samitier-Vendrame-Villella, 3'30" sul gruppo in cui Chad Haga aveva ereditato da Denz il cappello da capotreno.
La fine dei sogni di Vincenzo Nibali
In discesa il quartetto ha raggiunto De Gendt, poi ai -22 l'Astana è andata a dar man forte ai Sunweb in testa al gruppo, tradendo volontà bellicose anche da parte di Jakob Fuglsang; a quel punto della storia, a Dennis restavano 2'20", con gli intercalati a 50" da lui. Nulla di salvabile sul Piancavallo. Il gruppo gestito dalla joint-venture Astana-Sunweb ha ripreso tutti i fuggitivi, per penultimi Samitier e Visconti (ai -11), che erano rimasti i soli dietro a Rohan; al passaggio psicologico dei -10, sul crescente forcing dei Sunweb in tanti hanno visto le streghe: Pello Bilbao, ma anche Domenico Pozzovivo, ma anche Jakob Fuglsang, ma anche Patrick Konrad, Brandon McNulty, insomma un disastro generalizzato sul punto più duro.
Ai 9.5, nel momento in cui hanno ripreso (e subito staccato) Dennis, c'erano dietro ai tre Sunweb (Chris Hamilton, Jai Hindley e Wilco Kelderman) solo Vincenzo Nibali, un João Almeida al limite scortato da Fausto Masnada, e Tao Geoghegan Hart. Rafal Majka, aiutato fin lì da Matteo Fabbro, riusciva in qualche modo a riagganciarsi. Ai 9 km, luce spenta: Vincenzo Nibali ha perso le ruote dei migliori, così all'improvviso, mentre era lì che pareva quello messo meglio tra gli avversari degli scatenati bianconeri. Rimasto comunque non lontanissimo dai primi, lo Squalo si è accucciato con Konrad e con la sopraggiungente coppia Bahrain Domen Novak-Pello Bilbao.
Ai 7.3 Hamilton si è spostato, Hindley ha affondatoil colpo e alla sua ruota son rimasti solo TGH e Kelderman. Almeida si è svenato per provare a tenere botta, e nel momento in cui pareva aver fatto il fuorigiri che l'avrebbe finito ha dimostrato a tutti di non essere, definitivamente, uno che passa di lì per caso: trovata la propria velocità di crociera, è rimasto sempre un passo dietro ai tre, tenendoli nel mirino, tutto solo, lingua in fuori, strenuamente attaccato a quella maglia rosa che proprio non voleva saperne di mollare.
Nelle retrovie, il gruppetto Nibali perdeva sempre più terreno, mentre ancor più indietro Fuglsang mollava McNulty e con James Knox provava a chiudere i dieci secondi di gap rispetto a Vincenzo-Pello-Patrick. Pozzovivo era ancora più indietro, scortato da Ben O'Connor, con loro Hermann Pernsteiner e Antonio Pedrero. Una dispersione impressionante.
Kelderman spaventa, Almeida resiste, Geoghegan Hart vince
Ai 5 km il gap di Almeida ha iniziato a crescere, al calar delle pendenze. Davanti facevano più velocità, al portoghese della Deceuninck il precedente fuorigiri presentava il conto. Ai 3 km il margine era di mezzo minuto; Fuglsang+Knox andavano su Nibali e soci e tutti insieme vedevano poco avanti Majka e Masnada, che da poco si erano accoppiati. Assestamenti di classifica, vigorosi, in corso d'opera. Ai 1500 Majka con orgoglio staccava Masnada.
Nel terzetto di testa restava solo da vedere chi avrebbe vinto la tappa: Hindley ha tirato fino alla fine, spingendo sempre più indietro il coraggioso João. La volata non ha avuto proprio storia, Tao Geoghegan Hart ha messo in strada lo spunto migliore, relegando Kelderman al secondo posto (a 2") e Hindley al terzo (a 4"), quinta vittoria Ineos in questo Giro, e nuova dedica al compianto Nicolas Portal, amatissimo direttore sportivo del team, scomparso improvvisamente - appena 40enne - all'inizio di marzo.
Sfuggita la tappa ai Sunweb, ma il colpo assestato in classifica è stato memorabile, più o meno determinante. Più o meno, perché Almeida, clamoroso, ha difeso la rosa, arrivando al quarto posto a 37" da TGH, e poi Rafal Majka quinto a 1'22", Patrick Konrad sesto a 1'29", e a 1'36" Knox-Bilbao-Fuglsang-Nibali con Masnada subito dietro, e a 1'54" Pozzovivo-Pedrero-Pernsteiner, e a 2'43" McNulty.
Tutto ciò per una generale che cambia molto, ma sempre all'ombra del leader João Almeida che resta primo con soli 15" su Kelderman, 2'56" su Hindley, 2'57" su Geoghegan Hart, 3'10" su Bilbao, 3'18" su Majka, 3'29" su Nibali (settimo), 3'50" su Pozzovivo, 4'09" su Konrad, 4'12" su Masnada. Domani si riposa, dopodomani si riparte con la tappa 16, da Udine a San Daniele del Friuli, 229 km con triplo passaggio sul Monte di Ragogna. Sarà terza settimana, molte cose saranno diverse. O forse no?