Van der Poel è la prima stella che s'accende sul Giro
Mathieu batte Biniam Girmay a Visegrád e veste la maglia rosa dopo la gialla del Tour 2021. Ewan caduto sul più bello, Bilbao, Kelderman e Carapaz i più brillanti tra gli uomini di classifica. E la prima fuga? Marcata Gianni Savio, ovviamente
Un mesetto fa forse nemmeno ci avremmo creduto, poi però se lo vedi coi tuoi occhi che nella prima tappa del Giro il vincitore del Fiandre batte il vincitore della Gand allora ti convinci - una volta di più - di essere davvero nel miglior ciclismo che mai avresti potuto immaginare, e non serve nemmeno più di tanto spiegare perché. Possiamo passare direttamente a incensare la prima maglia rosa del 2022, Mathieu Van der Poel, wow che notizia, uno dei fenomeni bacia la nostra corsa del cuore con un'azione che lascia il segno due volte, gli regala il successo di tappa, gli regala il primo posto in classifica che si aggiunge alla maglia gialla già vestita al Tour 2021. Si è dovuto impegnare, WonderPoel, per piegare lo sgambettante Biniam Girmay, e anche quella che storia sarebbe stata, Bini che ti diventa il primo africano sul tetto del Giro; l'eritreo si deve accontentare del secondo posto di giornata e della maglia bianca di miglior giovane, per ora, in quella che è per lui già una stagione memorabile.
E poi la classifica, qualcosa si è mosso, pochissimo ovviamente, ma qualcosa sì. Che non ci dice in realtà niente o quasi di quel che vedremo e commenteremo fra tre settimane a Verona, ci dice però che Pello Bilbao è per il momento on fire, che la Bora è viva con le sue molteplici punte (oggi abbiamo visto Wilco Kelderman e Lennard Kämna), soprattutto che Richard Carapaz è già totalmente centrato sull'obiettivo di conquistare il suo secondo Giro, circondato dalla solita fortissima INEOS. Un passo indietro l'Italia, a Diego Ulissi è mancato qualcosa per giocarsela, Andrea Vendrame è rimasto poco più indietro, entrambi in top ten ma lontani dal successo. Poco male, quelli che li hanno preceduti rappresentano ampiamente il senso di una startlist di grande qualità, piena di personaggi rilevanti e hanno tutto per far innamorare il pubblico al di là delle appartenenze nazionali. Avanti così.
La Budapest-Visegrád di 195 km ha dato il via al Giro d'Italia, per una volta si è partiti con una tappa in linea che aveva qualcosa da dire per la classifica, e si è partiti pure con l'esponenziale della più classica delle fughe: ci aspettavamo senz'altro un uomo di Gianni Savio nel primo attacco della corsa rosa, ne abbiamo avuti addirittura due, e solo loro. Mattia Bais e Filippo Tagliani sono partiti al secondo colpo di pedale, non avevano coperto nemmeno 100 metri di gara ed eccoli all'arrembaggio; nessuno ha voluto impicciarsi nel Baracchi messo su dalla Drone Hopper-Androni Giocattoli, sicché la coppia nerovestita si è involata fino a +11' di vantaggio (toccati dopo 30 km di tappa).
Il gruppo ha fatto il suo, le squadre dei protagonisti più attesi hanno messo un uomo per ciascuna e senza svenarsi più di tanto il gap dai primi è stato progressivamente abbattuto finché Bais e Tagliani sono stati rimessi nel mirino a 40 km dalla fine e tenuti lì a lungo con un minuto (ma anche mezzo) da andare a cancellare comodamente a ridosso del finale. Detto fatto, ai -13 la fuga è stata annullata. Ai -7 sono caduti Jan Tratnik (Bahrain-Victorious), Harm Vanhoucke (Lotto Soudal) e pure uno degli atleti di casa, Erik Fetter (Eolo-Kometa). La Lotto non si è curata più di tanto del fatto di aver perso quello che poteva (o potrebbe) essere l'uomo di classifica, e si è spesa per fare un trenino che tenesse su Caleb Ewan in vista dei 5 km finali in salita.
Ai 3600 metri è scattato Lawrence Naesen (AG2R Citroën), a questo punto il treno Alpecin-Fenix si è dissolto intorno al favorito di giornata Mathieu Van der Poel e in compenso la INEOS Grenadiers; ai 2500 una caduta a fondo gruppo ha coinvolto tra gli altri Davide Ballerini (Quick-Step Alpha Vinyl), dopodiché è uscito forte Lennard Kämna (Bora-Hansgrohe), che pure era uno dei più intriganti tra i possibili favoriti. Il tedesco ha preso e staccato in un attimo Naesen, e in questa fase è stata la Intermarché-Wanty a lavorare tosto per ricucire. Ai 900 metri Kämna è stato raggiunto e la UAE Emirates ha tirato forte con Davide Formolo, ma Diego Ulissi non era al suo posto lì dietro.
E allora ci ha riprovato la Bora con Wilco Kelderman ai 400 metri, ma la sua pur dignitosa sparata non era di quelle destinate a fare solchi, anche perché - per dire - lì in zona c'era ancora Caleb Ewan pronto a colpire; il velocista australiano ha preso la buona ruota di Magnus Cort Nielsen (EF Education-EasyPost), ma ai 200 metri è stato Biniam Girmay (Intermarché) a uscire prepotentemente a sinistra, superando Pello Bilbao (Bahrain) che presidiava ottimamente le posizioni di vertice, e tirandosi alla ruota Mathieu Van der Poel (Alpecin).
I due si sono ritrovati affiancati ai 150 metri mentre Ewan emergeva alle loro spalle, ma più piano. E con un'evidente acidosi lattica che gli ha fatto perdere il senso delle proporzioni, al punto che Caleb è andato a urtare da dietro la ruota di Girmay, volando via ai 100 metri. Non vinceva ma era lì.
Invece se la son giocata gli altri due: Van der Poel ha da subito messo in chiaro che mai nella vita si sarebbe fatto uccellare dall'eritreo, ha esploso tutta la potenza che aveva nelle gambe e ha tagliato per primo il traguardo davanti a Bini e al prorompente Bilbao. Al quarto posto Cort ha preceduto Kelderman, Richard Carapaz (INEOS) (occhio!), Bauke Mollema (Trek-Segafredo) e Ulissi. Poi un buco di 4" e Andrea Vendrame (AG2R) e Mattias Skjelmose (Trek) a chiudere la top ten.
I buchi non finivano ovviamente coi primi 4"; in questo secondo gruppetto c'erano il grosso degli uomini di classifica o presunti tali, ma c'è chi ha pagato di più: 12" Guillaume Martin (Cofidis) e Wout Poels (Bahrain), 19" Pavel Sivakov (INEOS), Han Hirt (Intermarché), Lucas Hamilton (BikeExchange-Jayco), Juan Pedro López (Trek) e Thymen Arensman (DSM), 38" Lorenzo Fortunato (Eolo) e Filippo Zana (Bardiani-CSF).
La classifica con Van der Poel in rosa è di per sé molto bella. A 4" dall'olandese c'è Girmay a renderla ancora più bella, poi a seguire 6" il ritardo di Bilbao, 10" per Cort, Kelderman, Carapaz, Mollema e Ulissi, 14" per Vendrame, Skjelmose eccetera.
Anche domani si gioca non solo per la gloria di giornata: a Budapest la prima delle due crono del Giro, 9 km (e 200 metri) con arrivo su uno strappetto che marcherà differenze. Non voleranno ovviamente minuti, ma le tappe ungheresi non lasceranno in eredità alla corsa rosa solo un gioco di abbuoni e piazzamenti.