Palla ovale in bicicletta. Da Edimburgo a Roma per combattere la SLA
Nel nome del rugbista Doddie Weir, morto di Sindrome Laterale Amiotrofica, una ciclotraversata per beneficenza che giungerà al traguardo in occasione di Italia-Scozia del 6 Nazioni
Mentre leggerete queste righe, mentre la pioggia cade sull’Italia potrebbe capitarvi di incontrare sulla vostra strada una ventina e più di ciclisti vestiti di giallo e di blu, magari imbacuccati negli impermeabili, tutti con il manubrio puntato verso sud, verso Roma. Siate pazienti se vanno piano e siete in auto, siate pazienti se per superarli vi serve qualche decina di metri in più del solito.
Quel drappello di ciclisti è legato al mondo del rugby e viene dalla Scozia, dal Galles, dall’Inghilterra, dall’Irlanda del Nord, dal Sudafrica. È un manipolo partito il 27 febbraio da Edimburgo, dal piazzale davanti allo stadio di Murrayfield, il tempio del rugby scozzese, e si sta sciroppando 2700 chilometri per arrivare a Roma giusto in tempo per assistere alla partita di rugby del Guinness 6 Nazioni 2024 che sabato 9 marzo vedrà scendere in campo la Scozia e l’Italia.
Una ciclotraversata per beneficenza nel nome del rugbista Doddie Weir
La piccola carovana sta pedalando per tutti quei chilometri per raccogliere fondi per la “My Name’5 Doddie Foundation” e destinarli alla ricerca sulla SLA e la malattia dei motoneuroni. Doddie Weir è stato un grande giocatore di rugby, 61 ‘caps’ (presenze) nella nazionale scozzese, con cui nel 1999 conquistò l’allora Torneo delle Cinque Nazioni. Conclusa l’attività agonistica Weir fu stato manager e commentatore televisivo. Nel 2017 la diagnosi di SLA, la sclerosi laterale amiotrofica, e nel 2022 la morte.
Quando hanno deciso di testimoniare la loro volontà di combattere la SLA quei rugbisty grandi e grossi hanno ritenuto che la bicicletta fosse il mezzo più sano, silenzioso, economico e pacifico con cui viaggiare e testimoniare, incontrare e raccontare. Del resto, il rugby ed il ciclismo hanno caratteristiche e valori condivisi importanti come lo spirito di sacrificio, il senso di appartenenza alla squadra, il rispetto per l’avversario ed il fair play, l’impegno e la disciplina.
Prima di partire i ciclisti in giallo-blu hanno dato un simbolico calcio d’inizio ad un pallone ovale all’interno del prestigioso impianto sportivo di Murrayfield, segnale di partenza che in questo caso ha sostituito la bandiera a scacchi solitamente sventolata dai direttori di gara al chilometro zero di ogni gara ciclistica.
Strada facendo, spinti dal motto “tutte le strade portano a Roma”, sono passati dalle altre cattedrali del rugby, ovvero gli stadi di Dublino, di Cardiff, di Twickenham a Londra e Parigi. Alla fine di ogni tappa tante associazioni sportive hanno messo a disposizione una doccia, un pasto caldo ed una stanza dove dormire. E mentre loro pedalano quel mostro della SLA continua a mietere vittime ed a consumare piano piano la vita di troppe persone.
La SLA, un mostro che miete ancora troppe vittime
La Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA), conosciuta anche come “Morbo di Lou Gehrig”, “malattia di Charcot” o “malattia del motoneurone”, è una malattia neurodegenerativa progressiva che colpisce i motoneuroni, cioè le cellule nervose cerebrali e del midollo spinale che permettono i movimenti della muscolatura volontaria.
In genere nella malattia si osserva una progressiva perdita delle capacità di movimento, che può arrivare alla completa immobilità. Anche la masticazione, la deglutizione e la capacità di parlare possono essere compromesse. Gradualmente si manifesta la paralisi respiratoria, cui si può ovviare solo ricorrendo alla ventilazione meccanica. La ricerca fa passi da gigante soprattutto in ambito genetico dove forse si cela la soluzione del problema ma non basta, occorre investire di più e meglio.
Se siete in sella ad una bicicletta ed incontrate per strada quel gruppo di ciclisti unitevi a loro per qualche chilometro, confermando così che la bicicletta è un grande catalizzatore sociale ed ottimo strumento di testimonianza in quanto metafora sia delle cose belle che delle difficoltà della vita. Ma questo già lo sapete, siete ciclisti.