Lo Squalo 2: la vendetta
Dall'infortunio alla splendida performance odierna al Lombardia in meno di tre mesi, la costante crescita del messinese
19 luglio 2018, Alpe d’Huez. Si sta svolgendo una delle tappe più impegnative ed interessanti del Tour de France. Dopo le prime giornate di studio e l'unico arrivo davvero impegnativo a La Rosière, si scala il gigante alpino prima di spostarsi sui Pirenei. Nelle prime rampe il solito ritmo del trenino Sky prepara l'attacco di Froome (nonostante in maglia gialla ci sia sorprendentemente Thomas, vincitore il giorno precedente). L'attacco arriva puntuale, all'inseguimento del coraggioso Bardet, precedentemente uscito allo scoperto. Vincenzo Nibali, che nella tappa del giorno prima aveva subito sulla salita secca finale, dimostra un’interessantissima gamba, seguendo senza indugio l'anglo-keniano. A questo punto l’andamento della stagione del messinese (già vittorioso alla Sanremo ed in procinto di dedicarsi al Mondiale) riceve una brusca sterzata: il pubblico troppo vicino. Le moto della polizia, forse troppo goffe, a creare ulteriori difficoltà. L'improvvida cinghia di una macchina fotografica di un disattento spettatore…ed ecco lo Squalo a terra, mentre i vari Bardet, Froome, Thomas e Dumoulin vanno via. Nibali però si rialza prontamente e riduce il ritardo sul traguardo a soli 13 secondi. La giuria decisamente non aiuta, decidendo di non annullare il distacco e, inoltre, non riservando un elicottero per il pronto trasferimento in ospedale; ma intanto accanto ad alcuni dolori alla schiena trapela un discreto ottimismo per aver limitato i danni. Dopo i primi controlli arriva però la doccia gelata.
La sofferenza e la determinazione
La caduta ha infatti provocato lo schiacciamento di una vertebra. Il ritiro è immediato, ed il pensiero va subito al Mondiale: si spera che si possa recuperare in tempo per il 30 settembre. I tempi di recupero non sono brevi ma neanche lunghissimi, l'obiettivo diventa la Vuelta per preparare la gamba. Un infortunio che metterebbe a letto per giorni, e renderebbe non del tutto operativi per 3-4 mesi, sulle spalle del siciliano grava soltanto su due settimane di completo riposo. Sembra poco, ma a questo punto della stagione pesa come un macigno sulla condizione atletica. Ma Nibali riesce ad ottenere una condizione passabile per la Vuelta a poco più di un mese dall'intervento, e si appresta a vivere così alla giornata il Grand Tour spagnolo, senza grandi ambizioni.
Dalla Vuelta al Mondiale, un percorso di crescita costante
Con lo sguardo rivolto ad Innsbruck Nibali fatica, soffre per i dolori residui, macina chilometri. Prova l'avventura in svariate frazioni, in altre lavora per i propri capitani (gli Izagirre in salita, García Cortina per le volate). Nella dodicesima tappa entra anche nella fuga bidone, difendendo poi il contrattacco di Padun e giungendo diciassettesimo. Si ritrova nell'azione decisiva anche nella tappa dei Balcón de Bizkaia, mostrando una gamba in crescita ma saltando poi sulla salita conclusiva, chiudendo però per la prima (e unica) volta in top 10. Nella ventesima tappa poi prova a creare ancora un tentativo importante di fuga, ma dimostra di dover ancora cercare la giusta forma.
Rassicura comunque il ct Cassani, lo sguardo non si è spostato dall'obiettivo iridato, e la crescita è certificata al Memorial Pantani, dove Nibali anima la corsa fino a pochi km dal traguardo. Si arriva al giorno del Mondiale con una discreta fiducia, tanto da veder gli azzurri lavorare nella seconda metà di gara. Si scoprirà poi che il capitano italiano è in realtà Gianni Moscon, poi ottimo quinto, mentre il siciliano salta negli ultimi 25 km, sull'ultima ascesa ad Igls.
Finale di stagione a sorpresa (?)
Il finale di stagione ha come focus Il Lombardia, a meno di due settimane dalla gara iridata di Innsbruck. In ottica dell'appuntamento clou, il capitano della Bahrein si schiera al via del Giro dell'Emilia, dove dimostra una buona crescita, giungendo ottavo. Il secondo impegno è alla Tre Valli Varesine, dove non incide più di tanto, chiudendo però nel gruppo mondo Valverde. Si arriva così a stamane, al via da Bergamo della Classica delle foglie morte, senza eccessive ambizioni. Il resto è storia recente: l'attacco di Roglic sul Muro di Sormano ha stuzzicato la fantasia dello Squalo che decide di imitarlo da lontano con un Pinot in formissima. Nel tratto seguente in discesa si è ricompattare poi un quartetto con Roglic e Bernal, staccatisi poi all'inizio del Civiglio.
Questa salita rimane indigesta all'italiano proprio nelle ultime battute, complice un Pinot oggi davvero imprendibile. Ma a Nibali, anche in leggero stato di disidratazione, sono rimaste le energie e la cattiveria per resistere al rientro del gruppo (stoppato intanto da due eccellenti suoi compagni Ion Izagirre e Domenico Pozzovivo) che, trascinato da Daniel Martin, si era riportato su di lui al culmine dell'inedita salita di Monte Olimpino.
Un normale corridore avrebbe ceduto, alzando bandiera bianca. Ma un normale corridore avrebbe forse terminato la propria stagione dopo la caduta in Francia, quindi di cosa stiamo parlando? Nibali, vedendo stremati i corridori del gruppo rientrante, ha immediatamente riallungato, scavando un solco importante e garantendosi un insperato e meraviglioso podio, a degna chiusura di una stagione ad alti livelli, nonostante la sfortuna. Il freddo palmares dal Tour in poi non registrerà alcuna vittoria, ma è questa tenacia a renderlo uno dei corridori (quasi unanimemente) più amati del terzo millennio.
p.s.: domani Nibali è iscritto alla storica Chrono des Nations, ennesima sfida di un corridore d'altri tempi.