Marta la Fenice risorge dopo 10 anni
La seconda carriera della Bastianelli trova il culmine col successo europeo di Glasgow. 4° Cecchini, suicidio tattico delle olandesi
Il 29 settembre 2007 una ragazzina italiana poco più che ventenne portava il tricolore sul gradino più alto del podio del Campionato del Mondo di Stoccarda, facendo presagire agli appassionati del ciclismo femminile anni di fantastiche sfide con la sua coetanea olandese Marianne Vos: purtroppo quel pomeriggio tedesco è rimasto il punto più alto della carriera di Marta Bastianelli e le sfide nelle grandi classiche con le più forti di quegli anni sono rimaste solo un sogno anche a causa di una positività che l'ha fermata nel 2008, per uno scherzo del destino emersa durante gli Europei (allora solo under 23) ad Arona, quando indossava la maglia iridata. La 31enne laziale ha dovuto aspettare quasi undici anni per la definitiva redenzione che è arrivata oggi al Campionato Europeo di Glasgow.
Da un paio di stagioni, superato anche lo stop per la maternità, Marta Bastianelli è riuscita a tornare a competere ai massimi livelli soprattutto come velocista: nel 2016 a Doha aveva solo sfiorato un altro podio al Mondiale, quest'anno poi ha convinto fin dalle prime gare mettendo a segno prima di oggi un totale di sette vittorie, di cui cinque in Belgio (spicca la Gent-Wevelgem), ma è l'ottava a fare veramente la differenza. La maglia azzurra l'aveva fatta conoscere al mondo e forse le aveva portato responsabilità troppo grandi per la sua giovane età, doveva quindi essere di nuovo la nazionale ha regalarne una gioia che attendeva da troppo tempo che serviva a chiudere un capitolo della sua carriera e ad aprirne finalmente uno nuovo.
Circuito non duro, ma comunque insidioso
Il percorso della gara su strada femminile dei Campionati Europei di Glasgow è lo stesso su cui si giocheranno il titolo anche gli uomini la prossima settimana ed è quasi identico a quello che venne proposto ai Giochi del Commonwealth 2014: sono 14.4 chilometri nel complesso non particolarmente difficili, ma abbastanza tortuosi e con diversi strappi brevi e ripidi che rendevano il pronostico più incerto di quanto si potesse pensare. Come spesso accade in queste grandi manifestazioni per nazionali, tra le donne i punti di rifermento in gruppo erano Italia e Olanda, ma fin dalle prime battute sono state le padrone di casa della Gran Bretagna tra le più attive in testa al gruppo.
Dopo un primo giro sostanzialmente di studio, nel corso della seconda tornata sono abbiamo assistito ai primi movimenti degni di nota: proprio un forcing britannico ha lanciato all'attacco la giovanissima Sophie Wright assieme alla tedesca Lisa Klein, alla francese Eugénie Duval, alle olandesi Lucinda Brand e Sabrina Stultiens e alle italiane Elisa Longo Borghini e Soraya Paladin, quest'ultima rientrata in un secondo momento ma dimostrando una bella condizione. Il vantaggio di queste sette atlete, un gruppetto sulla carta molto pericoloso, non ha mai superato i 10" e da dietro si sono rifatte sotto nel giro di pochissimi chilometri: all'inizio del terzo giro, infatti, il plotone è tornato compatto, ma a quel punto sono ripartiti subito gli scatti.
Che brava la giovane britannica Wright
A 95 chilometri dall'arrivo è stata ancora la 19enne Sophie Wright a forzare in testa ed a portare via una nuova fuga: a ruota della britannica c'erano ancora Lisa Klein per la Germania e Lucinda Brand per l'Olanda, ma sono riuscite ad inserirsi anche la francese Juliette Labous e la nostra Nadia Quagliotto. Stavolta l'azione è riuscita abbastanza velocemente a prendere quasi un minuto e mezzo di vantaggio sul gruppo tirato soprattutto da Norvegia e Slovenia, poi davanti sono iniziati i giochi tattici e l'accordo tra le battistrada è andato a farsi bene: la prima a iniziare a saltare qualche cambio è stata proprio l'azzurra Quagliotto e di conseguenza anche le altre hanno iniziato a farsi i dispetti.
Il risultato è che a quasi 80 chilometri dall'arrivo la britannica Sophie Wright ha preso un piccolo margine di vantaggio sulle altre quattro quasi per caso, poi vedendo che nessuna andava a chiudere quel buco ha deciso di insistere nella propria azione: a fine del quarto giro la Wright aveva 33" di vantaggio sulla tedesca Klein, 49" sulle altre ex componenti della fuga e ben 2'12" sul plotone. Questa ragazza inglese classe 1999, con due operazioni al cuore per sistemare un problema di aritmia, viene da mondo della mountain bike, ma nelle categorie giovanili ha fatto qualcosa di buono anche su strada: terza all'Europeo juniores di Plumelec (2016) e dodicesima al Mondiale di Bergen (2017), dimostrando quindi buone qualità. Alla fine, dopo aver avuto anche qualcosa più di due minuti e mezzo di vantaggio, la Wright è stata ripresa dal gruppo a 36 chilometri dalla conclusione tra gli applausi di tutti.
L'Olanda attacca a ripetizione, l'Italia c'è
Mentre la Wright insisteva nella propria fuga, Quagliotto e Brand si sono praticamente fermate e sono state quindi le prime ed essere ripresi dal gruppo principale: a quel punto lo scenario tattico che si è ripetuto di continuo è stato quello di un'Olanda determinata a fare corsa d'attacco e l'Italia sempre molto pronta ad entrare in scia. Nell'ordine ci hanno provato Lucinda Brand, Floortje Mackaij, Anna van der Breggen, Marianne Vos e Chantal Blaak, ma ogni volta c'era un'azzurra alla loro ruota che di fatto faceva morire sul nascere l'azione; ai meno 42 chilometri l'Italia era presente con Soraya Paladin anche in un drappello di sei atlete che comprendeva anche Lucinda Brand, Sabrina Stultiens e la pericolosa tedesca Lisa Brennauer, reduce da un fantastico oro su pista nell'Inseguimento. Anche per loro, però, nulla da fare.
La prima ad andare a riprendere Sophie Wright è stata, manco a dirlo, un'atleta in maglia arancione: Sabrina Stultiens aveva ancora provato ad attaccare, ma si è dovuta arrendere ai meno 32 chilometri. A quel punto è partito in contropiede un bel terzetto con l'iridata Chantal Blaak, la britannica Alice Barnes e la nostra Elena Cecchini che hanno preso 25" di vantaggio: dopo innumerevoli tentativi andati a vuoto, sembrava finalmente una fuga che poteva stare bene alle nazioni più forti in gara, davanti tutte davano cambi mentre dietro era l'Italia a rompere i cambi mentre Francia e Germania cercavano di organizzare un'inseguimento con le poche forze residue. Nel giro di dieci chilometri, invece, anche loro sono state riprese e ciò che restava del gruppo principale è tornato compatto.
Nell'ultimo giro blackout tattico dell'Olanda
Annullato il tentativo a tre, l'Olanda ha subito iniziato a scattare ancora: un'infaticabile Lucinda Brand ha provato ad allungare, ma ai meno 21 chilometri c'è stata l'accelerazione decisa di Anna van der Breggen su cui è riuscita a portarsi un'attenta ed in forma Elisa Longo Borghini che aveva appena chiuso sull'altra olandese. Due atlete di tale livello avevano senza dubbio la possibilità di provare ad arrivare fino al traguardo, anche per l'azzurra l'epilogo sarebbe stato pressoché scontato, ma lo scenario tattico è cambiato in continuazione nell'ultimo giro e mezzo: prima la britannica Danielle Rowe, ottima passista, è riuscita a rientrare sulla coppia al comando, poi Van der Breggen ha smesso di tirare perché da dietro stava provando a rientrare anche l'altra olandese Floortje Mackaij con la francese Aude Biannic; al suono della campana dell'ultimo giro il plotone era a 40" con l'Italia nelle prime posizioni.
L'ultima tornata è stata un assurdo show degli orrori della nazionale olandese che, almeno a livello tattico, non è si proprio capito dove volesse andare a parare. Ai meno 12 chilometri, infatti, in testa avevamo Biannic, Rowe, Longo Borghini, Mackaij e Van der Breggen con le ultime due che non solo erano in superiorità numerica, ma probabilmente avevano anche le maggiori chance in caso di volata ristretta: game over quindi per il gruppo? No, perché è stata proprio l'Olanda con Van Dijk, Brand e Vos a tirare per chiudere per ridurre da 38" a 20" il vantaggio delle cinque al comando. Intanto ai meno 9 era scattata ancora Anna van der Breggen con Elisa Longo Borghini ancora pronta a prenderne la scia andando a creare una situazione in cui l'oro olandese e l'argento italiano sarebbero stati praticamente certi: e invece ancora una volta è stata l'atleta orange la prima a smettere di collaborare ed a quel punto le azzurre hanno iniziato a vedere sempre più vicino un arrivo in volata in cui l'esito era molto più favorevole.
In volata Marta Bastianelli si toglie tutte di ruota
Un grande sforzo del treno azzurro ha permesso al gruppo di recuperare tantissimo alle battistrada con Elisa Longo Borghini ormai in versione stopper e pronta a mettersi a disposizione non appena il gruppo fosse tornato sotto: e così infatti è stato, con l'atleta piemontese che ha fatto un'ultima progressione proprio sotto al triangolo rosso per andare a riprendere la francese Aude Biannic che nel frattempo aveva provato, molto timidamente, a sorprendere tutti. Sul rettilineo finale, caratterizzato da una leggera pendenza a salire, si sono messe davanti Floortje Mackaij e ancora Anna van der Breggen come per lanciare la volata alla giovanissima Lorena Wiebes: quest'ultima non aveva grandi gambe, ma neanche è stata agevolata dalle due compagne che poco spazio le hanno lasciato per passare.
A ruota delle olandesi c'era Marta Bastianelli che, supportata da Elena Cecchini, si è fatta trovare al posto giusto al momento giusto: a 200 metri dall'arrivo solo l'azzurra ha avuto la forza per una vera volata e si è praticamente tolta il gruppo di ruota andando a vincere con un margine nettissimo su tutte le altre. Seconda è arrivata Marianne Vos che ha lanciato lo sprint da una posizione troppo arretrata rendendo ancora più clamoroso l'incredibile fallimento della sua nazionale che ha piazzato Van der Breggen ottava, Wiebes nona e Mackaij undicesima; medaglia di bronzo per Lisa Brennauer che si merita tanti applausi visto che ieri sera era al vedromo impegnata nella vittoriosa finale dell'Inseguimento.
Italia, il gruppo ha fatto la differenza
L'arrivo in quarta posizione di Elena Cecchini, a braccia alzate per festeggiare il successo della compagna di squadra, è il simbolo di un'altra bella prova di squadra delle nostre: se Marta Bastianelli è stata la finalizzatrice, non si possono non fare i complimenti anche a Giorgia Bronzini che si è incollata a Marianne Vos ogni volta che provava a scattare, a Elisa Longo Borghini che è sempre stata nel vivo delle azioni più pericolose, e ancora Nadia Quagliotto e Soraya Paladin incubo delle attaccanti olandesi, ma fondamentale per ricucire il gruppo nel finale è stato anche il lavoro di Marta Cavalli e Maria Giulia Confalonieri, anche loro reduci dai podi su pista nei giorni passati.
Certo, per questo visto nell'ultimo giro è davvero difficile dire dove inizino i meriti delle nostre e dove finiscano i demeriti delle olandesi: ma forse a fare la differenza decisiva è stato il fatto che la nazionale di Edoardo Salvoldi ha dimostrato di essere un gruppo coeso e non un assieme di fortissime individualità senza un obiettivo comune. Probabilmente l'Olanda avrebbe potuto vincere in decine di modi diversi e con più di un'atleta, ma il risultato che conta è quello sulla linea d'arrivo: ci hanno fatto un regalo? Forse sì, ma noi abbiamo ringraziato e ce lo siamo andati a prendere ben volentieri.