Paternoster stecca l'ultima nota, ma la settimana azzurra resta una dolce melodia
Si chiudono i Giochi Olimpici. Letizia solo tredicesima nell'Omnium di Jennifer Valente, ma il bilancio italiano è più che buono. Ultimi titoli veloci a Ellesse Andrews e Harrie Lavreysen
Si chiudono i Giochi Olimpici di Parigi 2024, si chiude il cartellone del ciclismo su pista con alcune tra le ultime finali dell'intera rassegna a cinque cerchi, e in tutta onestà non si chiude benissimo per i colori azzurri ma tutto sommato quel che doveva essere fatto era stato più o meno realizzato nei giorni scorsi, e se oggi è mancata la ciliegina, beh, pazienza.
Avrebbe dovuto essere Letizia Paternoster a chiudere con un sorriso la settimana della pista, ma semplicemente una giornata storta della trentina ha privato lei e noi della gioia di un bel risultato nell'Omnium, che sulla carta era potenzialmente alla sua portata. L'appassionato si è comunque goduto le grandi prestazioni di Jennifer Valente, Harrie Lavreysen e Ellesse Andrews, il tifoso italiano si può consolare col ricordo di una spedizione che torna a casa con le mani piene.
Un bronzo e un quarto posto nell'Inseguimento a squadre dicono di una presenza persistente dell'Italia nei quartieri alti della specialità. Ci sarà del ricambio, magari il quartetto maschile andrà un po' nella parte bassa della sinusoide mentre quello femminile ha ancora i margini per migliorarsi nel prossimo quadriennio olimpico.
Le Madison sono semplicemente uno dei ricordi più belli che ci porteremo dietro da questa Olimpiade francese. Nella vittoria di Chiara Consonni e Vittoria Guazzini non avremmo mai osato sperare e anche per questo è stata di una bellezza stordente, ci ha colpiti come un uppercut ma se la ricompensa era questa due denti ce li avremmo rimessi volentieri, se pure il cazzotto fosse stato reale.
In una medaglia di Elia Viviani e Simone Consonni invece sommessamente credevamo, ed è arrivata, e - le beffe del caso - è arrivata pure in maniera da far masticare un po' amaro i ragazzi per quell'argento che fino a cinque minuti prima era un oro anche piuttosto saldo… ma non c'era spazio per i rimpianti, ieri sera, e infatti le lacrime hanno presto lasciato spazio a grandi sorrisi.
Gli Omnium li abbiamo abbastanza toppati, con un Elia Viviani fratello lento di quello che avremmo visto poi nella Madison, e con Letizia Paternoster di cui abbiamo detto in apertura. Ma le potenzialità, specie in campo femminile, non mancano, e sicuramente tra quattro anni si potrà far meglio.
Tra quattro anni non si potrà, ma si dovrà assolutamente presentare alle gare anche una nutrita rappresentanza di velocisti: è la parte mancante della spedizione azzurra, è la lacuna ancora da colmare ma sappiamo bene che il trenino è già partito e Ivan Quaranta sta lavorando su dell'ottimo materiale umano, in grado in prospettiva di dire la propria a Los Angeles 2028. L'augurio che facciamo a Miriam Vece, rappresentante della categoria sprint insieme alla giovanissima Sara Fiorin, è di rappresentare per il settore veloce quello che Viviani è stato per l'endurance: un (ri)apripista, un precursore di una stagione ricca di successi e soddisfazioni. Le premesse, onestamente, non mancano.
Due parole ancora su Marco Villa, commissario tecnico il cui palmarès si sta rimpinguando in maniera esagerata rassegna internazionale dopo rassegna internazionale. Valga per lui come momento topico quello in cui con coraggio e acume ha scelto di far disputare la Madison a Chiara Consonni anziché a Elisa Balsamo, che in premessa era la titolare del ruolo. Una scelta risultata vincente e che indica due cose: le spalle larghe di chi l'ha fatta, e la straordinaria "profondità della rosa" per cui tutti e tutte possono ritrovarsi a dare un apporto determinante, quando chiamati in causa. Quelli che erano a Parigi; e, guardando avanti, anche quelli che stavolta erano a casa.
Parigi 2024, l'Omnium parte nel segno di Jennifer Valente
La gara destinata a chiudere il programma olimpico era l'Omnium femminile. Nello Scratch d'apertura (30 giri) sono successe praticamente due cose: un attacco della francese Valentine Fortin dai -20 ai -15 (lì la transalpina s'è finita tanto che poi nel finale ha perso le ruote del gruppo), e una caduta della britannica Neah Evans, stretta tra la belga Lotte Kopecky e la tedesca Franziska Brausse all'ultima curva.
Mentre Evans cadeva, la volata era già ben più che lanciata. Letizia Paternoster non ha trovato lo spunto per giocarsi il successo, rimanendo piuttosto intruppata a centro gruppo nel momento in cui ci sarebbe stato invece da sgasare. A vincere un nome poco noto… quello di Jennifer Valente, appena campionessa olimpica e bicampionessa mondiale uscente dell'Omnium…
Alle spalle della statunitense, la canadese Maggie Coles-Lyster, l'australiana Georgia Baker, la neerlandese Maike van der Duin, la neozelandese Ally Wollaston e la danese Amalie Dideriksen. Letizia si è piazzata decima, 22 punti per lei (la leader Valente ne ha raccolti 40).
Nella Tempo Race vanno a picco le speranze di Letizia Paternoster
Se l'appassionato italiano sperava di vedere una riscossa di Paternoster nella Tempo Race, seconda prova dell'Omnium, era destinato a una piccola delusione: l'azzurra non è riuscita a stare nel cuore della corsa, ma questo può facilmente accadere in una gara scrausa come la TR. Quel che è peggio, però, è che la trentina non ha preso nemmeno un trenino buono per piazzarsi nella volata conclusiva, fatto che in genere permette piazzamenti dignitosi alle spalle delle atlete che hanno raccolto punti strada (o pista) facendo.
La prova l'ha vinta l'irlandese Lara Gillespie, partita a 26 giri dalla fine (sui 30 totali), transitata in testa per quattro tornate e poi brava a prendere il giro, per un totale di 24 punti. Mentre Gillespie completava la propria azione, partiva un contropiede con la solita Valente accompagnata da Baker e dalla polacca Daria Pikulik. Questo terzetto è rimasto al comando fino alla fine, dividendosi le volatine (9 per la statunitense, 8 per l'europea e 4 per l'oceanica), e con questi punti sono andate poi a occupare le posizioni dalla seconda alla quarta; quinta s'è piazzata Brausse, che aveva vinto la quinta volatina (tra il regno Gillespie e il contropiede Valente), 1 punto per lei; e poi i piazzamenti successivi sono stati dati dai piazzamenti nella volata finale, con Kopecky sesta davanti a Dideriksen e alla portoghese Maria Martins. Paternoster appena quindicesima.
Quanto sopra ha prodotto una classifica di metà Omnium molto brutta per l'italiana, anche qui quindicesima con 34 punti. Prima Valente a 78, poi Baker a 70, Coles-Lyster a 60, Dideriksen a 58, Wollaston a 56, Gillespie a 52, Pikulik a 50. Come li recuperi 44 punti alla leader (quella leader, poi!), o almeno 26 rispetto alla zona podio?
L'Eliminazione solidifica la leadership di Jennifer Valente
Un buon viatico (per recuperare i 44 punti di cui sopra, s'intende) sarebbe stato centrare un'Eliminazione perfetta o quasi: la prova - fra le quattro - più amica della trentina. Di sicuro abbiamo visto una Paternoster più sul pezzo, ma ugualmente è parsa lontana dalla miglior versione di sé: sesta, piazzamento non malvagio, ma non sufficiente a invertire una rotta non così positiva.
Tantopiù che ai primi tre posti della prova hanno concluso esattamente le prime tre della generale, con Valente già proiettata a questo punto verso l'oro, Baker buona contender e Coles-Lyster già felice di rinsaldare la sua zona podio. La classifica dopo tre prove era Valente 118, Baker 108, Coles-Lyster 96. Al quarto posto Dideriksen a quota 84, quindi a 76 Gillespie e la norvegese Anita Stenberg. Non benissimo Kopecky (il quarto dell'Eliminazione è stato il suo miglior piazzamento fin qui), nona a 72; Letizia, undicesima a 64. Podio a 32 punti di distanza, e di mezzo troppe avversarie da superare.
Nella Corsa a punti Daria Pikulik e Ally Wollaston scalano il podio
Jennifer Valente non aveva bisogno di chiarire eccessivamente quale fosse la questione, ad ogni buon conto ha pensato di piazzare subito uno sprint vincente nella Corsa a punti decisiva. Dopodiché ha lasciato fare per metà gara, restando sempre a esercitare un blando controllo, pronta a intervenire se fosse stato il caso.
Il caso è stato per l'appunto intorno a metà degli 80 giri complessivi: in una serie di successivi attacchi sono andate a prendere il giro praticamente la metà delle contendenti, la più alta in classifica delle quali era Daria Pikulik, issatasi fino alla quarta posizione. Ebbene, a quel punto Valente si è messa in marcia insieme a Dideriksen e nel giro di sei tornate, a 32 dalla fine, ha preso il giro pure lei.
Quando alla fine mancavano quattro sprint la situazione vedeva Valente al comando con 144 punti seguita a grande distanza da Baker a 108, Dideriksen a 104, Pikulik e Stenberg a 102, Gillespie e Coles-Lyster a 99, Kopecky a 93. Ma se l'oro era ormai fuori dalla portata di chiunque, non così era per il podio, per il quale la lotta era ancora apertissima. E allora Ally Wollaston è partita per una nuova caccia, dai -24 ai -16 con annesso sesto sprint vinto e proiezione a quota 119, zona argento.
Per tutta risposta ai -18 si è messo in moto il meccanismo di una nuova caccia, condotta da Kopecky con Van der Duin e soprattutto Pikulik. La polacca ha vinto il settimo sprint dopo aver conquistato il giro ai -10, e ciò l'ha lanciata al secondo posto, a 129 punti e quindici lunghezze da Valente. Kopecky saliva al quarto posto a 116, a tre punti da Wollaston e con la possibilità di far bene allo sprint conclusivo (con punteggi doppi) e scalare il podio. Ma per Lotte non era evidentemente giornata.
E infatti la belga è rimasta a guardare mentre erano altre a cercare i punti della sicurezza: Wollaston, seconda (dietro a Evans, 6 punti per lei) per blindare il bronzo; Pikulik a limare altri due punticini per essere sicura di portare a casa il sospirato argento. Lotte, un po' malinconicamente, ai margini, tanto dell'ultima volata (chiusa all'ottavo posto) quanto della zona medaglie, solo lambita (legno!).
Peggio ha finito Letizia Paternoster, che dopo aver preso un giro nell'attacco massiccio di metà gara, nel finale l'ha perso, per un gioco a somma 0 che si somma agli 0 punti conquistati negli sprint, per una Corsa a punti che difficilmente avrebbe potuto essere più anonima. Per un intero Omnium, in realtà, vissuto in quasi completo anonimato dalla trentina, una prestazione ben sintetizzata dal tredicesimo posto finale con 64 punti.
La vincitrice, Jennifer Valente, di punti ne ha fatti 80 di più: 144 per lei alla fine, 131 per Pikulik, 125 per Wollaston; fuori dalla zona felicità Kopecky a 116, Baker a 108 (nella prova conclusiva l'australiana è stata letteralmente trasparente), Van der Duin a 106, Dideriksen a 105, Stenberg a 102, Coles-Lyster a 101, Gillespie a 99.
Verranno altre Olimpiadi e altre possibilità per Letizia Paternoster: da oggi ha una cosa da farci dimenticare, e non c'è da dubitare che saprà trovare il modo di farlo.
Ellesse Andrews e Harrie Lavreysen i dominatori delle gare veloci
Ellesse Andrews ha stravinto il torneo della Velocità individuale. In semifinale si è sbarazzata della britannica Emma Finucane e in finale non ha lasciato scampo alla tedesca Lea Sophie Friedrich, battuta con cisamrante autorità. Per la neozelandese secondo oro dopo quello conquistato nel Keirin, doppietta a cui va aggiunto l'argento nella Velocità a squadre. Il bronzo è stato conquistato da Finucane che ha sconfitto per 2-0 la neerlandese Hettie van de Wouw, un po' svuotata da una semifinale in cui aveva portato Friedrich alla bella (fattore che magari avrà inciso anche sulla poca competitività della tedesca nella finalissima).
Il Keirin maschile ha premiato un grandissimo Harrie Lavreysen, che ha proceduto lungo il torneo senza intoppo alcuno e in finale ha aspettato l'ultimo giro per lanciare la propria volata. L'australiano Matthew Richardson ha risposto ma non ha avuto la forza sufficiente per superare l'olandese lanciato verso il quinto titolo olimpico, terzo in questa edizione dei Giochi.
Alle spalle dei due contendenti che tanto appassionatamente hanno duellato nelle gare veloci di Parigi 2024, il vuoto: nel senso che in uno scontro sull'ultima curva sono andati giù all'unisono il giapponese Shinji Nakano, il malese Muhammad Sahrom e il britannico Jack Carlin. A innescare l'incidente uno scarto indebito di Sahrom, che è stato poi declassato nonostante (scivolando sull'inerzia del ruzzolone) avesse tagliato il traguardo per quarto. Terzo si era invece piazzato l'unico non caduto, l'altro australiano Matthew Glaetzer, che era ultimo con margine dopo aver provato a impostare una volata lunga, e si è ritrovato la via spianata verso un podio in cui non sperava certo più.