Demi Vollering per la prima volta in maglia gialla ©Tour de France Femmes
Donne Élite

La SD Worx si prende tutto e apre un nuovo capitolo del Tour Femmes

Reusser vince la cronometro finale e completa il trionfo delle neerlandesi: maglia gialla a Vollering, secondo posto e maglia verde per Kopecky, quattro tappe vinte e la classifica a squadre. E ora?

30.07.2023 16:56

Il Tour de France Femmes 2023 si chiude con una cronometro meno decisiva di quanto forse era stato immaginato al momento del disegno del percorso. È bastato l'arrivo sul mitologico Col du Tourmalet per sancire definitivamente il passaggio di consegne tra Annemiek van Vleuten e Demi Vollering, che ha conquistato la sua prima maglia gialla, dando subito inizio a un nuovo capitolo nella breve storia di questa corsa.

La due giorni conclusiva è stata decisiva esattamente come era stato previsto, ma il timore che ci fosse troppa attesa delle montagne è stato in parte mitigato dallo svolgimento inaspettato di alcune tappe. In fin dei conti, l'attacco di Lotte Kopecky nella prima tappa non le è valso solo qualche giorno in maglia gialla, ma a posteriori è stato determinante per il suo podio finale. La campionessa belga è stata indubbiamente l'atleta che maggiormente ha caratterizzato questa settimana, difendendo la maglia gialla andando all'attacco nella impegnativa tappa di Rodez, buttandosi in tutte le volate e soprattutto resistendo molto oltre le aspettative in salita sul Tourmalet.

Proprio la tappa di Rodez, oltre ad offrire un po' di azione tra le donne di classifica, ha visto la prima vittoria dalla fuga nella storia del Tour Femmes, con la grande azione solitaria di Yara Kastelijn, a cui hanno fatto seguito il late attack di Ricarda Bauernfeind ad Albi e il colpo da finisseur di Emma Norsgaard a Blagnac. Momenti di gloria per atlete di non primissimo piano, ma che si sono guadagnate con merito il loro spazio in copertina, dimostrando che il livello medio si sta alzando sempre di più ed esaltando i grandi benefici della multidisciplinarietà sulle atlete (Kastelijn è stata campionessa europea di ciclocross), e l'ottimo lavoro svolto dai primi development team che stanno nascendo in questi anni, seguendo l'esempio della Canyon SRAM Generation, che ha lanciato la stessa Bauernfeind.

Il successo delle fuggitive si può attribuire a due ragioni principali: la consapevolezza della forza della SD Worx, che avrebbe seriamente rischiato l'en plein con uno svolgimento di gara più lineare, e soprattutto il disegno della maggior parte delle tappe, troppo difficili da controllare per le squadre delle velociste, ma non sufficientemente dure per fare differenze significative in classifica. Probabilmente l'edizione 2024, di cui per ora si conosce solo la grande partenza da Rotterdam, andrà un po' rivista nel suo disegno generale e nella distribuzione delle tappe chiave, ma la sensazione è che su qualsiasi tipo di terreno sarà sempre più difficile opporsi alla SD Worx.

La corazzata neerlandese torna a casa dalla spedizione francese con la maglia gialla, la maglia verde, la classifica a squadre, quattro vittorie di tappa e il secondo posto in classifica. Avendo in Vollering la migliore scalatrice e ardennista, in Reusser la migliore passista, in Wiebes la migliore velocista, e Lotte Kopecky, che sarebbe riduttivo inquadrare in una sola categoria dopo le prestazioni di questo Tour, qualsiasi scelta tattica discutibile o penalizzazione causata dall'ammiraglia perde ogni tipo di valore. Un collettivo di questo livello avrà sempre il coltello dalla parte del manico, come è già stato quest'anno nelle classiche e come sarà sempre di più nelle corse a tappe, anche se la crescita di Gaia Realini potrebbe mettere di fronte a Vollering una nuova grande rivale nelle tappe di alta montagna nei prossimi anni. 

Appena un anno fa, dopo la prima edizione, si pensava che Van Vleuten sarebbe stata imbattibile in salita fino al momento del suo ritiro, ma è bastato poco per cambiare completamente prospettiva. Già la seconda edizione del Tour de France Femmes segna uno spartiacque decisivo, un avvicendamento al vertice tra due dominatrici, una prossima al tramonto e l'altra vicina al suo zenit. Non sarà stata una settimana complessivamente indimenticabile, ma quegli ultimi cinque chilometri di Tourmalet avranno per sempre un valore simbolico fortissimo nell'ascesa di Demi Vollering, la nuova regina del Tour de France Femmes.

Tour de France Femmes 2023, la cronaca dell'ultima tappa

Nella cronometro conclusiva di Pau, 22.6 chilometri con due strappi abbastanza impegnativi posti all'intermedio (1.4 km al 7.4%) e sul traguardo (ultimi 600 metri al 4.6%), il primo tempo di riferimento è quello di Vittoria Guazzini. L'italiana della FDJ-Suez rimane a lungo in testa con il suo 30'36", restando davanti anche a chi la aveva battuta al primo intertempo, come Anna Henderson (Team Jumbo Visma) e Audrey Cordon-Ragot (Human Powered Health), e chiude all'ottavo posto. La sua compagna Grace Brown, che alla fine sarà quarta davanti a Riejanne Markus (Team Jumbo Visma), è la prima a scendere sotto i trenta minuti, ma poco dietro l'australiana arriva l'uragano Marlen Reusser. La campionessa d'europa ferma il cronometro a 29'15", con una media di 46.340, inavvicinabile per tutte le altre, donne di classifica comprese. La svizzera si aggiudica quindi la prima cronometro individuale nella storia del Tour de France Femmes, dopo che l'anno scorso aveva vinto la tappa degli sterrati. La SD Worx chiude dunque con il 50% di tappe vinte, a cui si aggiunge la maglia verde di Lotte Kopecky e ovviamente la vittoria finale di Demi Vollering.

Nessun problema infatti per la maglia gialla, che aveva un ampio vantaggio da difendere dopo la prestazione di ieri sul Tourmalet. Vollering ha chiuso al secondo a posto a 10" da Reusser, e con 38" di margine su Lotte Kopecky, che completa la tripletta. La belga chiude incredibilmente al secondo posto in classifica, passando davanti a Kasia Niewiadoma proprio grazie ai centesimi nella cronometro, chiudendo una settimana memorabile in cui ha esplorato e superato tutti i propri limiti.

Può comunque essere molto soddisfatta la leader della Canyon SRAM, che per il secondo anno consecutivo sale sul podio finale e questa volta aggiunge anche la maglia a pois, strappata ieri a Yara Kastelijn, che si consola con il premio di supercombattiva. Crolla invece definitivamente Annemiek van Vleuten, molto sottotono anche in questa cronometro, chiusa al quattordicesimo posto a 1'41" da Reusser. AVV per la prima volta dopo tre anni (Vuelta 2020) scende dal podio in una grande corsa a tappe, non riuscendo a completare la tripletta nel suo ultimo grande appuntamento di una carriera che rimane leggendaria.

Guadagnano una posizione anche Juliette Labous (dsm-firmenich), che sale in top five a discapito di Ashleigh Moolman (AG Insurance-Soudal Quick-Step), e Cecilie Uttrup Ludwig (FDJ Suez), che supera Ane Santesteban (Jayco AlUla) e ripete il settimo posto dello scorso anno. Completano la top ten Ricarda Bauernfeind (Canyon SRAM) e Amanda Spratt (Lidl-Trek), mentre Cedrine Kerabaol (Ceratizit-WNT) sale al dodicesimo posto e consolida la maglia bianca. La migliore delle italiane rimane Erica Magnaldi (UAE Team ADQ), tredicesima. 

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