Al Pello non c'è mai fine
Giro d'Italia, a L'Aquila una tappa corsa ad andatura folle. Arriva la fuga con vittoria per Bilbao, terzo Formolo. Conti difende la maglia rosa
Nei "testi sacri" del ciclismo, L'Aquila rimane indissolubilmente legata a quanto accaduto al Giro d'Italia 2010. Ma la giornata odierna ha rischiato di aggiungere una nuova, ricca pagina. Un po' come a Sappada nel 2017 quando, in una località già arcinota per altri fatti (e misfatti) di cui ancor oggi si dibatte, dal nulla nacque un'azione che per diversi km rischiò di far saltare la corsa e la maglia rosa; in piccolo si è verificato anche oggi, come detto, un tentativo di "riscrivere" la storia, quando un gruppo di nobili attaccanti ha messo in serio pericolo l'attuale stato dell'arte. Ma il ciclismo è bello anche, se non soprattutto, per questo, perché di pronosticabile c'è veramente poco, se non nulla.
Partenza lanciata, la fuga non parte. E si ritira Gaviria
La settima frazione del Giro d'Italia 2019, la Vasto-L'Aquila di 185 km, dà il via alla risalita dello Stivale dal lato adriatico della penisola. La tappa tutta abruzzese è caratterizzata dall'ascesa delle Svolte di Popoli ad una cinquantina di km dalla fine. Ma in precedenza, soprattutto nel tratto teatino, non mancano di certo strappi e controstrappi, in una frazione non certo di trasferimento.
La partenza dalle 12.36 è subito lanciata, complice anche il leggero vento a favore che spira nella litoranea. Gli attacchi si susseguono senza soluzione di continuità, ma il gruppo chiude continuamente: la quantità dei tentativi è così numerosa che non vale neppure la pena citarli, dato che altrimenti l'articolo si esaurirebbe solo per riportarli tutti quanti.
Da segnalare il passaggio al traguardo volante di Ortona (km 39.2), con tanto di rischio all'ultima curva per Pascal Ackermann, che per un pelo evita di finire giù con Krists Neilands; il tedesco della Bora Hansgrohe va comunque ad incrementare il proprio margine nella classifica a punti transitando in prima piazza. La prima ora a spron battuto viene confermata dalla distanza percorsa, dato che ben 49.8 km vengono percorsi dalla carovana. E una vittima questa sarabanda la fa: si ritira uno dei protagonisti della prima settimana, vale a dire Fernando Gaviria (UAE Team Emirates), sofferente al ginocchio sinistro.
Il drappello di testa ricco di talento, UAE e Bahrain cercano di chiudere
Un momento potenzialmente chiave per l'intero Giro avviene nella discesa verso Tollo, attorno al km 57. Riescono ad evadere in 19 con diversi nomi pericolosi: presenti José Joaquín Rojas (Movistar Team), Tony Gallopin (AG2R La Mondiale), Pello Bilbao e Ion Izagirre (Astana Pro Team), Valerio Agnoli (Bahrain Merida), Cesare Benedetti e Michael Schwarzmann (Bora Hansgrohe), Mikkel Frølich Honoré (Deceuninck-Quick Step), Hugh Carthy e Sacha Modolo (EF Education First), Valentin Madouas (Groupama-FDJ), Rubén Plaza e Kristian Sbaragli (Israel Cycling Academy), Jasper De Buyst e Tosh Van der Sande (Lotto Soudal), Mikel Nieve (Mitchelton-Scott), Paul Martens (Team Jumbo-Visma), Jai Hindley (Team Sunweb), Michael Gogl (Trek-Segafredo).
Non riescono a ricongiungersi ma si buttano all'inseguimento Enrico Barbin (Bardiani CSF), Marco Canola (Nippo-Vini Fantini-Faizanè) e Chris Hamilton (Team Sunweb). Dopo un momento in cui si ricostituiscono, iniziano a tirare i gregari "da pianura" della UAE, vale a dire Bohli, Consonni e Marcato. Ma non sono gli unici, perché quasi immediatamente la Bahrain Merida prende di petto la situazione sacrificando Grega Bole, Andrea Garosio e Antonio Nibali.
Pozzovivo gregario perfetto, gli attaccanti tornano a tiro
Tuttavia, il tempo perso per rendersi conto della pericolosità dei battistrada fa sì che al km 65 il gap sia attorno al minuto. Il lavoro dei gregari di Nibali risulta fondamentale e 10 km più tardi il ritardo è sceso a 45"; a lavorare, dallo strappetto di Miglianico in poi, è anche Domenico Pozzovivo, mentre il trio a bagnomaria si rialza, conscio di non avere la possibilità di rientrare sulla avanguardia della corsa che, dal canto suo, continua a collaborare.
Il dentello di Ripa Teatina vede il forcing del minuto lucano che fa abbassare ulteriormente il distacco; davanti, comunque, non stanno certo a guardare, come testimoniano lo sfilarsi di Modolo e la media di di 49.7 km/h mantenuta anche nella terza mezzora di gara. Al passaggio nel paese di Rocky Marciano, dove è posto il secondo sprint intermedio (km 78.1), Rojas passa per primo su Madouas mentre per il gruppo, a seguito di una nuova accelerata di Pozzovivo, il disavanzo è di soli 18".
Fine corsa per De Plus, Formolo porta via un nuovo gruppetto
E i Bahrain vogliono testare la concorrenza anche nella breve ma insidiosa discesa seguente, andando ad annullare il pericoloso attacco al km 83. Per un momento la discesa spezza il gruppo in più tronconi, tanto che ad aver mancato l'aggancio con i primi è anche Primoz Roglic; lui e i suoi Jumbo-Visma si fanno sorprendere ma rientrano compatti, con l'eccezione di Laurens De Plus. Il supporto più prezioso per le salite è infatti da poco salito in ammiraglia: il belga, candidato ad essere il gregario dell'intero Giro, viene letteralmente fuso dalla rapidissima partenza trovandosi dietro alle ammiraglie, dovendo suo malgrado abbandonare la corsa.
Situazione normalizzatasi? Tutt'altro e sulla rampa di Chieti è Davide Formolo che gioca d'anticipo: il veronese della Bora Hansgrohe, al km 85, forza l'andatura e riesce a portare via un drappello. Con lui si muovono Tony Gallopin (AG2R La Mondiale), Mattia Cattaneo (Androni Giocattoli-Sidermec), Andrey Zeits (Astana Pro Team), Jay McCarthy (Bora Hansgrohe), Lucas Hamilton (Mitchelton-Scott), Antonio Pedrero e José Joaquín Rojas (Movistar Team), Sebastián Henao (Team Ineos). In un secondo momento si accodano anche Pello Bilbao (Astana Pro Team), Rubén Plaza (Israel Cycling Academy) e Thomas De Gendt (Lotto Soudal), andando a formare una qualitativamente interessante dozzina.
Polanc e Ulissi, lavoro encomiabile. Davanti guadagnano ma non troppo
Dietro la Bahrain, complice sia la minor pericolosità di questo gruppetto che le energie spese dai vari gregari, si sposta lasciando la sola UAE con Jan Polanc e Diego Ulissi a lavorare. E i due iniziano un lunghissimo pomeriggio a prendere il vento in faccia, venendo aiutati nei 40 km pianeggianti che da Chieti Scalo portano la corsa sino a Popoli da Bohli, Consonni e Marcato, gestitisi nei tratti più duri e utili nel spendere le ultime risorse nei tratti a loro più congeniali: e così, nonostante la collaborazione dei battistrada sia totale, il distacco del plotone non esplode, salendo dai 50" ai meno 90 km a 1'10" ai meno 55 km, con un picco massimo a 1'40".
La salita di Svolte di Popoli (8.9 km al 5.6%) è regolare, aggettivo che si può utilizzare anche per l'andatura tenuta della fuga sulle rampe dell'ascesa. Ma nonostante tutto prima De Gendt e poi Plaza perdono irrimediabilmente contatto, lasciando agli altri dieci la speranza di giocarsi la gara; allo scollinamento (km 138.8) non c'è lotta, con Pedrero e Zeits, vale a dire i due più impegnati a lavorare, a transitare in quest'ordine.
Costante è anche l'incedere del plotone dove è principalmente Ulissi, a cui si affianca un Polanc con la spia della riserva costantemente accesa, a fare il passo; il toscano cerca anche alleanze, chiedendo ai Jumbo-Visma se avessero voglia di collaborare, ma riceve solo dinieghi. Il ritmo dettato dai due UAE Team Emirates non è, giustamente, eccessivo, con la selezione da dietro che fa distanziare solo velocisti e chi non vive momenti positivi, come il febbricitante Damiano Caruso. Al gpm il ritardo è di 1'45", tutto sommato più che accettabile date le circostanze.
Bardiani e Trek salvifiche, il sogno rosa di Rojas svanisce
Nel lungo falsopiano dell'Altopiano di Navelli, che misura oltre 20 km, il vento soffia a favore, dando ulteriore speranze ai dieci collaborativi battistrada. Che, in una sfida contro i soliti due Polanc e Ulissi, vedono aumentare il vantaggio, arrivando a 25 km dalla conclusione con 2'10", momento in cui Rojas indossa virtualmente la maglia rosa.
Ma è proprio in questi frangenti che lo scenario muta completamente: in testa al plotone arrivano le maglie della Bardiani-CSF e soprattutto, in forze, quelle della Trek-Segafredo. E la velocità aumenta sensibilmente, per la gioia di un Conti che può tirare un sospiro di sollievo: la maglia rosa è salva. Le tirate hanno l'effetto sperato: ai meno 20 km il gap è sceso a 1'50", ai meno 15 km a 1'25" e ai meno 10 km a 1'10", quando anche il Team Katusha-Alpecin decide di lavorare. Nel mentre una foratura per Ben O'Connor (Team Dimension Data), che riesce a rientrare come accaduto poco più tardi a Tao Geoghegan Hart (Team Ineos).
In cinque davanti, Rojas rientra e parte con grande sagacia
Nel gruppo di testa, si staccano ad uno ad uno i tre gregari che a lungo si sono spesi: prima è Zeits, poi McCarthy e quindi anche Pedrero, nel suo caso quando la salita di Via della Polveriera. Il più tranquillo di tutti, ossia Hamilton, prova il forcing due volte in rapida successione a 8 km dalla fine; prima Rojas e poi Henao non ce la fanno e devono sfilarsi. Restano dunque in cinque, ossia Bilbao, Cattaneo, Formolo, Gallopin e Hamilton.
Il veronese, che all'apparenza ha la gamba migliore, prova ai meno 6.7 km; Cattaneo gli si incolla, Bilbao e Hamilton rientrano nell'imminente discesa mentre Gallopin ci mette un po' di più, ma ai meno 5.5 km è tornato a contatto. Il momentaneo controllo tra di loro fa sì che l'esperto Rojas, gestitosi alla perfezione nel tratto in salita, riesca a rientrare ai meno 4.3 km. E non solo, perché il murciano coglie il momento propizio partendo a sorpresa ai meno 3.7 km prima di un veloce tratto di discesa.
Bilbao parte, se ne va e conquista la tappa
Il fidato gregario di Valverde viene però ripreso a 1.7 km termine, giusto poche pedalate prima che inizi lo strappo finale al 7.6%. Tutti si guardano e così, a 1500 metri dalla fine, Bilbao parte in contropiede, non trovando la reazione alle sue spalle con i cinque che si marcano. Lo spagnolo entra all'ultimo km con 5" su Mattia Cattaneo, partito con il lungo rapporto; ma il bergamasco non ce la fa e si sposta attendendo gli uomini alle sue spalle, dove è il solo Formolo a tirare, con Gallopin e Hamilton a "speculare" e Rojas a staccarsi irrimediabilmente.
Il basco continua a spingere, passando al cartello dei 500 metri dall'arrivo con 7" sul quartetto tirato dal solo Formolo. L'incedere del battistrada si fa complesso solo negli ultimi metri del rettilineo, ma è troppo tardi: va così a vincere, per la prima volta in carriera nei grandi giri, Pello Bilbao, che regala alla sua Astana Pro Team il ventiquattresimo centro stagionale, in una tappa disputata a ritmi folli (45.04 km/h la media finale). Quota 111, invece, per le affermazioni spagnole al Giro d'Italia
Formolo terzo, il gruppo a 1'07". Ritiro per Modolo
Seconda posizione a 5" per Tony Gallopin e Davide Formolo, che non è riuscito a finalizzare una tappa di cui è stato il grande protagonista. A 9" giungono Lucas Hamilton e Mattia Cattaneo, mentre sesto a 30" è un José Joqauín Rojas alla 51ª top nei grandi giri senza vittorie. Altri due superstiti della fuga riescono ad arrivare davanti, ossia Sebastián Henao settimo a 48" e Antonio Pedrero a 1'01".
Per quel che riguarda il gruppo dei migliori, l'unico tentativo di scatto è stato di Hugh Carthy, ma il britannico della EF Education First è stato immediatamente riassorbito. Giungono così tutti quanti a 1'07", con Valentin Madouas (Groupama-FDJ) e Andrea Vendrame (Androni Giocattoli-Sidermec) a completare la top 10. Da segnalare il ritiro nel corso della tappa di Sacha Modolo mentre Jakub Mareczko, pur faticando e a lungo solitario, riesce ad arrivare entro il tempo massimo a 28'54" dal vincitore.
Conti rimane leader, domani la tappa più lunga a Pesaro
In classifica, nonostante tutto, Valerio Conti (UAE Team Emirates) riesce a conservare la maglia rosa. José Joaquín Rojas sale in seconda posizione a 1'32", scavalcando Giovanni Carboni (Bardiani CSF) e Nans Peters (AG2R La Mondiale), rispettivamente terzo a 1'41" e quarto a 2'09". Tra gli uomini di classifica Pello Bilbao sopravanza di 1" Primoz Roglic, ora appaiato anche da Davide Formolo.
Domani spazio alla frazione più lunga del Giro d'Italia, la Tortoreto Lido-Pesaro di ben 239 km, totalmente piatta nella prima metà ma mossa nella seconda con cinque fra muri e strappetti marchigiani di difficoltà non impossibile; l'ultimo, il Monte San Bartolo, termina a 6.5 km dal traguardo. Tappa che strizza l'occhio ai velocisti ma la forte probabilità di pioggia può cambiare le carte in tavola.