Ad Osorio va tutto Bennett
Nuova rivoluzione al Giro d'Italia Under 23: a Pergine Valsugana vince lo statunitense, il colombiano attacca e si riprende la maglia rosa
Nell’osservare il profilo altimetrico della Dimaro Folgarida-Pergine Valsugana, si aveva la netta sensazione di trovarsi di fronte all’ideale tappa per i fuggitivi della prima ora, con la ghiotta opportunità, per quanti finora siano rimasti delusi dal proprio rendimento, di provare a conquistare al meno un successo parziale. Tutt'al più ci si sarebbe potuti attendere una nuova conclusione allo sprint che avrebbe visto in scena le ruote veloci più resistenti.
Ci sarebbe potuto essere tutto questo, se non fosse che al Giro d'Italia Under 23 di scontato non c’è mai nulla e così, ancor prima di giungere all’avvincente trittico di tappe conclusive, la classifica generale ha subito l’ennesimo ribaltone (terzo cambio di maglia nelle ultime tre frazioni) che potrebbe avere conseguenze per nulla secondarie nelle prossime e decisive giornate. Il 2018 sembra essere decisamente l’anno dei Bennett e così, dopo aver ammirato le splendide volate dell’irlandese Sam e le belle prestazioni in salita del neozelandese George al Giro d’Italia dei grandi, quest’oggi è arrivato il turno del coriaceo Sean, atleta statunitense classe 1996 che ad una possibile carriera da calciatore ha preferito quella di ciclista e finalmente si è regalato una meritata vittoria dopo tante belle prestazioni.
Finalmente arriva il momento di Sean Bennett
Si, perché l’atleta dell’Hagens Berman Axeon finora si era distinto come corridore in grado di ben figurare un po’ ovunque, con una buona tenuta sia nelle salite di media lunghezza che negli strappi brevi (7° sia al Fiandre che alla Gand Under 23 in questa stagione) e con un ottimo spunto veloce, in grado di sfiorare addirittura il successo al Tour of California (2° nella terza tappa nello scorso mese di maggio) ma di non riuscire ancora a trovare la giornata giusta per lasciare il segno. Giornata che è arrivata quest’oggi, avviando il blitz decisivo assieme a Robert Stannard (eccolo uno dei maggiori delusi di questo Giro Under, fino ad oggi) e poi facendo valere al meglio le proprie doti velocistiche, al termine di una tappa condotta a velocità pazzesca (la media finale ha recitato 47.4 km/h).
In tutto questo continua a sorridere anche la nazionale colombiana, che ha dimostrato di poter fare e disfare la corsa a proprio piacimento fino a questo momento e che quest’oggi ha riportato prepotentemente alla ribalta Alejandro Osorio, apparso tutt’altro che brillante nel duro finale di ieri a Dimaro. Il giovane antioqueño però è stato assai abile ad entrare nell’azione decisiva nella temeraria e inattesa azione odierna ed alla fine è stato ripagato dalla riconquista della maglia rosa, con vantaggio cospicuamente aumentato nei confronti di tutti gli avversari più accreditati. Ed ora che il momento clou è alle porte? Non resta che aspettare con trepidazione le prossime ore per godersi lo spettacolo.
Avvio subito velocissimo, frazionamenti in gruppo
Poco dopo le ore 12.20 ha preso il via da Dimaro, sotto la pioggia, la sesta frazione, che dopo 120 chilometri abbastanza vallonati avrebbe condotto il plotone a Pergine Valsugana. La consueta frenesia dell’avvio ha portato, dopo una decina di chilometri, il bielorusso Ilya Volkau della Palazzago e l’austriaco Patrick Gamper della Polartec che però non sono riusciti a dare a lungo continuità la propria azione, venendo ripresi attorno al ventesimo chilometro. Nel mentre mettevano piede a terra e abbandonavano il Giro proprio un atleta della Palazzago, ovvero il febbricitante Filippo Conca, e il venezuelano Deins Hernández del Malmantile.
La forte andatura, portata dalla rapida discesa verso Trento, ha fatto si che il gruppo si frazionasse almeno in un paio di tronconi, con la testa della corsa capace di guadagnare fino ad un minuto e mezzo sulla seconda parte e dando vita così ad una frazione decisamente più scintillante del previsto. All’Intergiro di Trento, posto al chilometro 58, è stato l’umbro Michele Corradini della Mastromarco a transitare per primo, davanti a Baldi (Porto Sant’Elpidio) e Apers (Lotto).
Stannard e Bennett ispirano l’attacco decisivo, va dentro anche Osorio
Proprio dopo la disputa del traguardo intermedio e approfittando della situazione ancora caotica in gruppo, si è verificato il momento decisivo della tappa: ad attaccare è stato l’australiano Robert Stannard della Mitchelton-BikeExchange, in cerca di riscatto dopo le poco brillanti tappe precedenti, che ha allungato in compagnia di Sean Bennett dell’Hagens Berman Axeon (entrambi furono protagonisti di un attacco anche nella prima frazione in linea verso Forlì) e dell’irlandese Matthew Teggart del Team Wiggins, con quest’ultimo che dopo alcuni chilometri ha alzato bandiera bianca, facendo però spazio al giovanissimo britannico e compagno di squadra Mark Donovan.
Se l’azione di Stannard e Bennett, lontani entrambi oltre 3 minuti e mezzo dalla maglia rosa, costituiva un pericolo relativo, la presenza del classe 1999 britannico (vincitore del Giro di Basilicata juniores lo scorso anno), undicesimo al mattino a soli 56” dal connazionale Williams, costituiva un possibile pericolo per i vari pretendenti alla Rosa. È stato a quel punto che la nazionale colombiana, forte di ben 4 atleti in top ten, ha deciso di agire, sganciando all’attacco proprio la sua carta migliore, ovvero Alejandro Osorio: lungo l’ascesa verso il GPM di terza categoria di Madrano, il sudamericano che durante l’anno veste la casacca della GW-Shimano, è partito deciso dal gruppo inseguitore e si è riportato sul trio di testa, passando anche per primo in vetta. Via via sono giunti alla spicciolata i vari gruppetti sparsi, con il grosso cronometrato a circa un minuto.
Il quartetto trova l’accordo, Osorio già in “zona rosa”
A quel punto l’onere dell’inseguimento, nella delicata situazione tattica venutasi a creare, è stato tutto per la SEG Racing del leader Williams, chiamata a contenere un distacco che cominciava a farsi consistente, trovando a tratti la collaborazione della nazionale russa e quella kazaka. La conformazione della frazione però, unita alle ottime doti da passista dei fuggitivi (in particolare Stannard) hanno fatto si che non solo il vantaggio non diminuisse ma addirittura aumentasse esponenzialmente le proprie proporzioni. Si è passati da un gap che rasentava i 2 minuti ai -30 dall’arrivo ai 2’25” nel raggio di 10 chilometri (quindi ai -20) e con Alejandro Osorio tornato quindi saldamente in possesso della rosa virtuale, con i propri compagni pronti a controllare e giocare di rimessa nel gruppo.
Neppure l’ultimo GPM fissato ad Alberé di Tenna a poco più di 15 chilometri dalla conclusione (primo Stannard) ha sostanzialmente modificato la situazione e così il vantaggio dei quattro si è mantenuto costantemente compreso tra i 2’ e i 2’30” su un gruppo in cui solamente il campione svizzero Gino Mäder ha provato a dare concretamente una mano alla SEG. In questo modo si è assistito a due brevi fiammate, operate prima dal russo Vlasov e poi dal varesino Covi in prossimità dello scollinamento, che però non hanno sortito grandi effetti (mentre nella successiva discesa il portoghese Almeida, che aveva allungato, è stato protagonista di un dritto, fortunatamente senza conseguenze).
Bennett vince, Osorio si riprende la rosa. Gruppo a oltre 2’
La collaborazione del quartetto di testa è proseguita anche nei chilometri conclusivi, in cui è diventato chiaro come la vittoria di tappa fosse ormai affar loro, complice anche la mancanza di accordo nel gruppo inseguitore. Giunti all’ultimo chilometro, Bennett, dotato sulla carta dello spunto veloce migliore, ha deciso di approcciare in testa l’ultima curva e di lanciarsi in una volata abbastanza lunga. Nessuno è riuscito però a sopravanzare l’atleta statunitense, che è così riuscito finalmente a rompere il ghiaccio, regalando anche la seconda vittoria parziale all’Hagens Berman dopo quella ottenuta da Philipsen a Mornico al Serio. Seconda posizione per un generosissimo Stannard davanti a Donovan, probabilmente la nota più lieta di questa giornata (cronometrato con 1” di ritardo). A 4 secondi ha chiuso in tranquillità invece Osorio, per il quale la missione “reconquista” è stata portata a termine con successo.
Sono dovuti trascorrere ben 2’25” per vedere il gruppo transitare sulla linea d’arrivo, con Michele Corradini ancora in bella evidenza con lo sprint che gli è valso la quinta posizione, precedendo il sempre regolare Lonardi della Zalf e il francese Burgaudeau della Vendée U. Alessandro Covi (Colpack), Mark Downey (Team Wiggins) e Matteo Sobrero (Dimension Data for Qhubeka) hanno completato la top 10 odierna.
Osorio di nuovo in rosa con buon margine. Domani Pian delle Fugazze
In virtù degli sconvolgimenti odierni, Alejandro Osorio è tornato in possesso della maglia rosa di leader (oltre che della maglia bianca di miglior giovane) e ora guida con 39” sul britannico Mark Donovan, atleta da tenere a questo punto in decisa considerazione. Stephen Williams invece è sceso in terza posizione con un distacco di 2’14”, seguito dal kazako Natarov a 2’37” e dal colombiano Cristian Muñoz a 2’56”. Resta in tredicesima posizione Alessandro Covi, miglior italiano in graduatoria, ma il suo distacco è ora salito a 3’19”. In top 20 troviamo anche Luca Covili della Mastromarco (diciassettesimo a 4’17”) e Matteo Bellia della IAM (ventesimo a 6’39”).
Nelle altre classifiche restano al comando delle rispettive graduatorie sia Cristian Muñoz tra gli scalatori che il belga Alex Colman in quella dell’Intergiro mentre grazie al piazzamento odierno Giovanni Lonardi si è impossessato nuovamente della maglia rossa della classifica a punti. La maglia nera riservata all’ultimo in classifica è rimasta sulle spalle del veronese Gianmarco Begnoni della Viris.
Domani ancora grandi emozioni con la settima tappa (la prima del trittico conclusivo di questo Giro) che da Schio porterà il gruppo verso Pian delle Fugazze dopo 136.9 chilometri, in cui le ascese a Passo Xon e al Passo Zovo precederanno il gran finale in ascesa (che ricalca esattamente quello della tradizionale Schio-Ossario del Pasubio), con gli ultimi 11 chilometri caratterizzati da una pendenza media superiore al 7%. Dopo una frazione come quella odierna c’è da giurare che se ne vedranno ancora delle belle.