Ciclismo: un anno tutto britannico, nel 2019 Roglic e Bernal vogliono ribaltare le gerarchie

10.10.2018 18:30

Il Mondiale disputato a Innsbruck a settembre ha fatto calare quasi del tutto il sipario sulla stagione 2018, a cui resta solo da disputare il Giro di Lombardia come ultimo grande appuntamento dell’anno. Dopo migliaia di chilometri pedalati dai principali protagonisti, possiamo stilare un bilancio veritiero dell’annata che sta andando a concludersi, cercando di prevedere quello che accadrà soprattutto nell’appuntamento più atteso di tutti: il Tour de France.

La stagione è vissuta come sempre attorno ai tre grandi giri a tappe: Giro d’Italia, Tour de France e Vuelta di Spagna. I riflettori erano puntati tutti o quasi su Chris Froome, intenzionato più che mai a fare la doppietta tra la corsa italiana e la Grande Boucle. Il 2018 era l’anno in cui l’anglo-keniano doveva dimenticare tutto quanto passato a causa del caso doping, da cui era stato scagionato dalla WADA (l’agenzia mondiale antidoping) “grazie” all’asma di cui soffre. L’intento dell’uomo di punta Sky sembrava potesse però naufragare fin da subito, perché sulle strade del Giro per poco Tom Domoulin e Simon Yates non hanno fatto saltare il banco. Solo a tre giorni dalla fine, infatti, Froome è riuscito a scalzarsi di torno i due “infiltrati”, grazie a una tappa alpina magistrale, in cui con una fuga di 80 km, riuscì a sfilare di dosso a Yates la maglia rosa. L’inglese arriverà al traguardo con ben 40 minuti di ritardo, dovendo abdicare non solo al primo posto, ma anche al podio. A Roma saranno appena 46 i secondi che separeranno Froome da Domoulin, uno degli scarti minori della storia del Giro. Pochissimi dopo 3572 km pedalati, ma abbastanza per mettere in bacheca il primo Giro della carriera.



Gli scricchiolii denotati durante la corsa a tappe italiane, però hanno fatto sentire i propri strascichi anche nel Tour de France. I favori del pronostico erano comunque tutti per Froome, forte anche di uno squadrone che assomigliava a una vera e propria schiacciasassi. Mai, però, l’anglo-keniano si sarebbe atteso che a rovinargli la festa sarebbe stato proprio uno dei suoi potenziali luogotenenti. A “tradire” il re del Tour, infatti, sarebbe stato un compagno di casa Sky, quel Geraint Thomas, che, sugli Champs Élysées di Parigi, avrebbe visto tutti dall’alto in basso, compresi Domoulin e Froome, rispettivamente secondo e terzo, senza che però avessero mai avuto la forza di impensierire il 32enne di Cardiff. Quello di Thomas è l’ennesimo successo di un ciclista capace di far ben tutto e di andar forte in tutte le tappe, siano esse pianeggiati, in cronometro o in salita. Un’evoluzione del ciclismo che sempre più costringe a barcamenarsi i veri scalatori, costretti a competere solo per obiettivi intermedi, e che allo stesso tempo è un ritorno al passato quando a dominare il ciclismo erano proprio atleti con questi crismi: Merckx, Indurain e, in tono minore, anche Ullrich.



Alla Vuelta di Spagna è invece arrivato il riscatto di Yates, che dopo aver sfiorato il colpo grosso al Giro si è rifatto in terra iberica dove ha messo in fila gente del calibro di Ernesto Valverde, Nairo Quintana e Steven Kruijswijk. La corsa a tappe spagnola ha fatto da preludio al Mondiale di Innsbruck, una delle gare di solito più difficili da pronosticare. E infatti a vincere il titolo iridato è stato, un po’ a sorpresa, Valverde che alla veneranda età di 38 anni si è tolto lo sfizio del primo trionfo mondiale. Lo spagnolo in terra austriaca ha battuto allo sprint il francese Romain Bardet, il canadese Michael Woods e l’onnipresente olandese Domoulin. La stagione non è stata eccezionale per i colori italiani, che si sono dovuti accontentare della vittoria di Nibali alla Milano-Sanremo e di Elia Viviani all’EuroEyes Cyclassics. Fa sperare, però, la buona crescita di Gianni Moscon, 5° al Mondiale, e non a caso subito adocchiato e messo sotto dal Team Sky nel 2016.

Pensare a un Tour de France completamente stravolto rispetto a quanto emerso nel 2018 è operazione piuttosto pindarica. Anche Betway, infatti, basa le proprie quote per il successo nella Grande Boucle ricalcando la stagione dei tre grandi giri. Tra i favoriti c’è il terzetto composto da Froome, Domoulin e Thomas, quotati tutti e tre a 3.75, che precedono di poco lo sloveno Primoz Roglic, dato in grande ascesa dopo il Tour del 2018 chiuso al 4° posto, e quotato a 7.00, mentre stuzzicano l’enfant prodige Egan Bernal a 19.00 e l’italiano Vincenzo Nibali a 23.00 (quote al 6 ottobre).

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