Vingegaard annichilisce Pogacar e il suo mondo
Jonas stravince la cronometro individuale del Tour de France distribuendo distacchi pesantissimi a tutti quanti, iniziando dallo stesso Tadej e da Van Aert, secondo (a 1'38"!) e terzo (a 2'51"!)
Tante ipotesi su quali tappe potessero essere a favore dell'uno o dell'altro; tanti ragionamenti su una tattica di gara favorevole in un caso al danese e nell'altro allo sloveno. Alla fine però potrebbe averci pensato la cara e vecchia cronometro individuale, tanto bistrattata da Prudhomme negli ultimi anni, a decidere il Tour de France 2023. Perché se quello odierno non è il verdetto finale, rappresenta quantomeno un'ipoteca gigantesca che getta l'ombra di Jonas Vingegaard sulla Grande Boucle.
Un'ombra di un gigante della bicicletta, nonostante la stazza non sia propriamente quella di un pretoriano, che oggi si è (quasi) impadronito del suo secondo Tour con una prestazione fenomenale con cui ha messo fine all'equilibrio che permaneva tra sé e Pogacar, infliggendogli una batosta amara. Forse più di quella del Granon, quando l'allora maglia gialla (il simbolo del primato da allora non è più tornato sulle spalle di Tadej tra l'altro) andò in crisi dopo l'agguato della Jumbo-Visma. Ma se allora si poteva addurre la sconfitta alla superiorità della compagine giallonera, oggi il trionfo è al 100% merito di Jonas, che ha individualmente messo in cassaforte la maglia gialla.
Il suo primato comunque non è completamente al sicuro, ovviamente, è andrà difeso con grande zelo nella frazione durissima di domani e in quella potenzialmente pazza di sabato. Certo, il margine palesato oggi non dovrebbe lasciare spazio a grandi ribaltamenti, ma con di fronte un fuoriclasse come Pogacar e tappe dov'è possibile accendere le micce da lontano non è ancora detta l'ultima parola, forse.
La cronaca della sedicesima tappa del Tour de France 2023
Nell'ambito di un Tour de France 2023 equilibratissimo la cronometro odierna può risultare decisiva nello scardinare gli equilibri creati finora e fornire i presupposti per delle tappe combattutissime tra domani e sabato, quando le ultime montagne definiranno incontrovertibilmente la classifica generale della Grande Boucle. Da Passy a Combloux sono 22.4 i chilometri di questa prova contro il tempo che transita sulle strade che hanno fatto la storia del ciclismo nell'arcinoto Mondiale di Sallanches del 1980. Subito dopo la partenza c'è già da affrontare la prima difficoltà altimetrica, la Côte de la Cascade de Cœur (1.3 km al 8.5%), successivamente un lungo tratto tra discesa e pianura prima della salita che porta all'arrivo divisa in due tronconi: il primo, il più duro, è la Côte de Domancy (2.5 km al 9.4% medio, seconda categoria), il secondo, di circa tre chilometri e mezzo, presenta pendenze meno severe ma che possono far lievitare i distacchi scavati nell'ascesa più ripida.
Il primo a partire è il danese Michael Mørkøv (Soudal Quick-Step), il quale è anche il primo ad arrivare e si issa al comando della classifica parziale, ovviamente, con il tempo di 39'36". Il tempo del pesce pilota più forte al mondo è battuto poco dopo da Yevgeniy Fedorov (Astana Qazaqstan, 39'14") prima e Axel Zingle (Cofidis, 39'05") poi. La leadership del francese dura qualche minuto in più, almeno finché Gianni Moscon (Astana) non sbriciola il suo tempo stampando un interessante 37'39". Il trentino viene battuto da Dries Devenyns (Soudal) che realizza un 37'37" finale ad una delle ultime cronometro della sua carriera, dato che il belga ha annunciato il ritiro a fine stagione. Nikias Arndt (Bahrain-Victorious) batte entrambi con il suo 37'19", qualche minuto prima che scendano in strada i primi specialisti della disciplina e che sulla corsa inizi a cadere qualche goccia d'acqua.
A scalzare il tedesco dall'hot seat ci pensa Mads Pedersen (Lidl-Trek) grazie ad un'ottimo 36'07". Il danese, oltre a confermare la sua gran condizione, dimostra ancora una volta di impegnarsi al massimo in praticamente tutte le tappe, come solamente pochi altri atleti in gruppo sanno e vogliono fare. Rémi Cavagna (Soudal) balza in testa in 35'42", alzando ulteriormente l'asticella al termine di una cronometro affrontata a tutta. Altri buoni tempi li fanno segnare Fred Wright (Bahrain, 36'35") e Kasper Asgreen (Soudal, 36'17"), ma sempre restando dietro al campione nazionale francese della disciplina.
Dopo una pausa per quanto riguarda i tempi di spessore, Rui Costa (Intermarché-Circus-Wanty) con 36'37" e Pierre Latour (TotalEnergies) con 36'33" riportano la competizione ad un certo livello. Non basta questo però per far paura a un Cavagna che in questa Grande Boucle sembra in netta crescita di condizione (chissà che non punti tutto sulla cronometro del Mondiale di Glasgow). C'è bisogno di un asso della specialità come Stefan Küng (Groupama-FDJ) per far tremare il francese della Soudal: l'ex campione europeo e vice-campione del mondo al primo intermedio ha 6" di vantaggio sul leader virtuale e pare lanciato verso un'altra prova di altissimo livello. Al secondo intertempo lo svizzero è dietro al francese di appena 2"; tutto in bilico con ancora la Côte de Domancy da affrontare. Küng decide di cambiare bici alle pendici della salita, in modo da essere il più veloce e agile possibile nel segmento più duro della cronometro. La scelta non dà grandi frutti dato che lo svizzero al terzo intermedio, in cima alla salita, paga 28" dal collega transalpino, lasciando lungo la Côte de Domancy le proprie speranze di vittoria nella frazione odierna. Alla fine Küng chiude la crono in 36'34", lontano dal primo posto di Cavagna.
La tappa di Giulio Ciccone (Lidl) è del tutto incentrata sul segmento che vale come GPM per guadagnare più punti possibili e mettere un altro po' di fieno in cascina in vista della tappa di domani e quella di sabato dove Jonas Vingegaard (Jumbo) e Tadej Pogacar (UAE) potrebbero recuperargliene tanti e issarsi al primo posto anche della classifica degli scalatori. Il tempo dell'abruzzese sulla salita è ottimo: 6'44", non facile da eguagliare nemmeno per i due alieni della Boucle, che infatti, piccolo spoiler, non ci riusciranno. Per Giulio obiettivo centrato di difendere e anzi incrementare la prima posizione della maglia a pois.
Nel frattempo partono anche molti big pericolosi per il podio di tappa: Mattias Skjelmose Jensen (Trek) chiude in un crescendo notevolissime e stampa un interessante 35'57" finale, mentre Wout van Aert (Jumbo-Visma) dopo due primi intertempi non velocissimi, aumenta il passo negli ultimi sei chilometri e va a prendersi la testa della corsa virtualmente con un buon 35'27". Tuttavia difficilmente basterà questo per sconfiggere i due protagonisti attesissimi della frazione e dell'ultima settimana del Tour.
I grandi della classifica partono tutti con il piede giusto: Simon Yates (Team Jayco-Alula) passa al primo intermedio con 2" da Küng, Pello Bilbao (Bahrain) con 3" di ritardo dallo svizzero e Adam Yates (UAE) a 5". Tutto ciò prima dell'uragano targato Pogacar-Vingegaard. Lo sloveno sgretola il tempo dello svizzero con un clamoroso 10'10", il danese fa ancora meglio in 9'54". La partenza di Jonas è molto più incisiva di quella del suo rivale, può sembrare forse esagerata, ma quel che accade nel prosieguo dà tutta la ragione al danesino della Jumbo-Visma.
Al secondo intermedio, infatti, alla base della Côte de Domancy Vingegaard raddoppia il proprio vantaggio su Pogacar, passando con 31" sullo sloveno e 51" su Cavagna, precedentemente in testa. Tadej iniziata l'ascesa cambia bicicletta ma senza riuscire davvero a fare lo stesso con il proprio ritmo in salita, che rimane alto, sì, nei confronti di tutti, ma non di Vinge, il quale avanza come un carrarmato senza che possa essere messa in piedi una difesa efficace. Jonas in cima alla salita ha un margine irreale di 1'05", ben 1'50" nei confronti di un Van Aert che nonostante tutto va davanti a ogni altro atleta meno i due alieni.
Pogacar chiude la prova in 34'14", rifilando 1'13" a Van Aert, per dare le dimensioni della pur buona prestazione dello sloveno, che fra l'altro sul traguardo va anche a riprendere Carlos Rodríguez (INEOS Grenadiers), partito 120 secondi prima di lui. Certo, in assoluto, visto il disegno della prova, ci si poteva aspettare un po' di più da Tadej, ma comunque non sarebbe bastato per sconfiggere un mostruoso Jonas Vingegaard. Il danese infatti piazza un 32'36" inimmaginabile alla partenza, tale da indirizzare in modo concreto i giochi per la vittoria finale.
Nella lotta per il terzo posto invece Pello Bilbao (2'55" dal vincitore) e i due Yates si difendono molto bene (Simon chiude quinto a 2'58", Adam settimo a 3'12"), Rodríguez così così (+3'36"), Jai Hindley (BORA-hansgrohe) male (+4'37") e, forse, deve dire addio alle speranze di salire sul podio dei Campi Elisi tra cinque giorni. Ora A. Yates ha 5" di vantaggio da difendere su Rodríguez nella tappa di domani e in quella di sabato.
Domani forse la tappa più dura dell'intera Grande Boucle 2023: da Saint-Gervais a Courchevel per un totale di 165.2 chilometri ricchi di dislivello. Si inizia a salire già dopo quindici chilometri con il Col des Saisies (13.4 km al 5.1%), si prosegue al chilometro 46 con la Cormet de Roselend (19.9 km al 6%) e, poi, dopo una lunga discesa e un tratto in pianura con la Côte de Longefoy (6.6 km al 7.5%). Infine l'attesissimo Col de la Loze (28.1 km al 6%, scollinamento a 2304 metri slm) - il Souvenir Henri Desgrange di questo Tour de France - che termina a sette chilometri dall'arrivo di Courchevel.