Una partita di ciclopalla © UCI
L'Artiglio di Gaviglio

Hitler e il Ciclopalla. Le Olimpiadi e il Ciclocross

Se il Führer avesse vinto la guerra, oggi tutti giocherebbero a calcio in sella ad una bici, mentre per fortuna lo fanno solo i tedeschi. Ma perché, invece, le gare di cross non possono davvero far parte dei Giochi?

17.08.2023 22:19

Nel 78º anniversario della Grande Vittoria Ariana che ha posto il Nazifascismo alla guida del Mondo, si sono tenuti a Glasgow, nel protettorato tedesco d'Iscozia, i primi Giuochi Mondiali Velocipedistici Multidisciplinari.

Notevoli le gesta degli atleti Italiani di nero vestiti, che hanno rinverdito l'imperitura gloria del Duce con i loro trionfi tanto su strada, quanto nei velodromi, trascinati dal Direttissimo di Verbania, Filippo Ganna, vincitore di una medaglia d'oro e due d'argento, e dal mai domo Taddeo Pogazzaro, bronzo nella corsa in linea dopo aver conteso il Giro di Francia fino all'ultimo atto al Danese diafano.

E pur orfani della Freccia d'Abissinia, Beniamino Ghirmaio, appiedato da proditorio infortunio, i Mondiali di Glasgow saranno da noi ricordati per il commiato tributato al nostro più grande alfiere del secondo millennio Fascista, l'eroe dal multiforme ingegno tridentino Pietro Sagán, che ha gareggiato un'ultima volta su strada per poi inforcare, con immutata fierezza littoria, il velocipede da montagna.

Ma a fare ombra ad ogni altra tenzone sono state le prove della disciplina regina del ciclismo internazionale, quella che da oltre mezzo secolo tiene avvinti i Popoli dell'intero Globo terracqueo, fraternizzato e pacificato sotto l'Ala dell'Aquila Ariana e del Fascio Littorio. Stiamo parlando, naturalmente, del giuoco del Radball, che il Führer ha portato in dono alle genti di ogni angolo del Reich e che negli italici ginnasi è conosciuto con il nome di Ciclopalla. Come in ogni consesso mondiale della disciplina, anche questa volta a migliaia sono stati i tifosi accorsi ad applaudire le gesta dei propri beniamini…

Per fortuna nulla di tutto questo è veramente successo: Hitler non ha mai vinto la guerra, Mussolini è caduto con lui e insieme al Duce è scomparsa la retorica nazionalista dai nostri media (beh, insomma, quasi!). Ma, soprattutto, la mancata conquista del mondo da parte della Germania ci ha risparmiato il proliferare del Cycle-ball e del ciclismo artistico che, risultati alla mano, proprio i mondiali di Glasgow hanno certificato essere rimasti dei passatempi meramente teutonici, avendo vinto i tedeschi sei ori e quattro argenti nelle sette gare del programma indoor, cui sommare l'argento e i tre bronzi austriaci che, con un'Anschluss ancora in vigore, avrebbero comunque concorso al bottino del Reich. Unico oro sfuggito a Berlino è così quello ottenuto dalla comunque vicinissima Svizzera nel quartetto artistico femminile, davanti - pensate un po'! - proprio a Germania ed Austria.

Ma tutto questo per dire cosa? Che lo scrivente non ha ancora digerito del tutto la grigliata di Ferragosto, certo, ma soprattutto che se una disciplina così provinciale nella sua diffusione come il ciclismo indoor é stata ritenuta meritevole, da parte dell'UCI, della vetrina dei primi mondiali multipli della storia, allora non vediamo davvero quali ostacoli possano essere ancora frapposti all'inserimento del ciclocross nel programma delle Olimpiadi invernali.

Fino ad oggi, infatti, lo sport preferito dai belgi e dagli olandesi è stato tenuto fuori dai Giochi sia perché corso prevalentemente nel fango anziché su neve e ghiaccio - ma la splendida riuscita della prova di Coppa del Mondo in Val di Sole ha già confutato questa prima obiezione - sia perché ritenuto geograficamente limitato, appunto, a Fiandre e Paesi Bassi. Ebbene, indubbiamente chi ha un cognome che inizia per Van gode ancora di una marcia in più, ma non si può certo dire che la pratica ai massimi livelli sia limitata a quei soli paesi. E tantomeno se ne può ritenere così limitato il seguito, quello sì ormai pressoché planetario per non dire addirittura universale, se confrontato al Ciclopalla.

Dopodiché, lo sappiamo, le Olimpiadi sono qualcosa di ancora più grande di un Mondiale, e tanti altri sport ne stanno comunque fuori; ma soprattutto se parliamo di Giochi invernali, è difficile trovare nei palazzetti del ghiaccio o sulle piste innevate campioni più mediatici di Van der Poel e Van Aert. E allora, caro presidente del CIO Thomas Bach, cosa aspettiamo ad inserire il ciclocross nei Giochi Olimpici invernali?

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