Philipsen già spera di non fermarsi qui
Nella 15a tappa della Vuelta vince in volata il talento belga della UAE, al primo centro in carriera in un GT. Cattaneo sogna in fuga fino ai meno 3 km
Nei primi originari degli organizzatori, dopo le tappe in Galizia questa Vuelta a España 2020 sarebbe dovuta sconfinare in Portogallo per un arrivo in tappa ed per una partenza il giorno successivo: la pandemia ha ovviamente spinto a rivedere il progetto ed ecco quindi che è stata disegnata questa quindicesima tappa da Mos a Puebla de Sanabria per un totale di 230.8 chilometri con cinque gran premi della montagna di terza categoria ed un su e giù continuo che alla lunga poteva farsi sentire nelle gambe. Sulla carta non era una tappa in grado di creare stravolgimenti in classifica generale, ma il chilometraggio importante, i numerosi strappi e soprattutto il maltempo (vento, freddo e rischio pioggia) obbligavano tutti a tenere gli occhi bene aperti per non rischiare di cadere in qualche imboscata.
Grande battaglia per la fuga, dopo più di 50 km se ne vanno in 13
Anche oggi la tappa si prestava a molti svolgimenti diversi, compreso quello un gruppo di corridori fuori classifica che arrivava a giocarsi la tappa al termine di una fuga da lontano: proprio per questo, ancora una volta la prima ora di gara è stata molto battagliata e numerosi tentativi sono andati a vuoto prima di veder nascere l'azione giusta. E dire che un attacco di Alex Edmondson (Mitchelton-Scott), Micahel Valgren (NTT), Pim Ligthart (Total Direct Energie), Stan Dewulf (Lotto Soudal) e Victor Lafay (Cofidis) era riuscito a prendere fino a 1'20" di vantaggio sul plotone dopo una ventina di chilometri, ma a quel punto è arrivata la reazione della Caja Rural che ha ricompattato il plotone al chilometro 39. Un altro tentativo di un drappello molto numeroso sembrava poter andare via al chilometro 45, ma anche questo è stato prontamente annullato.
La corsa è così arrivata alla prima salita di giornata, l'Alto de San Amaro (6 km al 6.2%), e proprio in prossimità del gran premio della montagna (km 55) si è formato il gruppo di 13 corridori che poi è riuscito a prendere il largo. I protagonista di giornata sono stati Mattia Cattaneo (Deceuninck-Quick Step), Rui Costa (UAE Team Emirates), Rob Power, Mark Donovan (Sunweb), Alex Aranburu, Luis León Sánchez (Astana), Nick Schultz, Robert Stannard (Mitchelton-Scott), Jose Joaquín Rojas (Movistar), Jonathan Lastra (Caja Rural-Seguros RGA), Guillaume Martin (Cofidis), Julien Simon (Total Direct Energie) e l'inossidabile Tim Wellens (Lotto Soudal), già vincitore di due tappe in questa Vuelta tra cui quella di ieri. Questi 13 battistrada hanno preso fino a 5'45" di vantaggio con il Team Jumbo-Visma a tenere la situazione sotto controllo visto che comunque Martin e Cattaneo erano a poco più di un quarto d'ora di ritardo da Primoz Roglic.
Cattaneo cerca l'impresa negli ultimi 30 chilometri
Per i fuggitivi sembra quindi mettersi bene, ma al chilometro 120 nel gruppo maglia rossa lo scenario è cambiato ed ha iniziato a tirare con decisione la Bora-Hansgrohe che nei chilometri successivi ha poi trovato la collaborazione della Trek-Segafredo e della NTT Pro Cycling: il vantaggio della fuga è quindi sceso velocemente sotto ai quattro minuti, ma il lavoro congiunto di queste tre squadre ha fatto sì che il gruppo continuasse a rosicchiare terreno chilometro dopo chilometro, secondo dopo secondo, tanto da scendere sotto ai due minuti quando mancavano ancora 60 chilometri al traguardo. Capita l'antifona, il belga Tim Wellens ha scelto di rialzarsi e aspettare il gruppo: se a metà percorso la lancetta pendeva a favore dei fuggitivi, con il passare del tempo le probabilità di arrivare fino in fondo stavano crollando e tutto faceva pensare ad una battaglia tra gli uomini di un plotone che, comunque, aveva già perso per strada diverse unità.
Una scelta completamente opposta a quella di Wellens l'ha fatta invece il bergamasco Mattia Cattaneo. A 30 chilometri dall'arrivo sulla corsa è arrivata la pioggia che si è aggiunta al vento che ha sempre spirato in direzione prevalentemente contraria a quella dei corridori, ed il gruppo era ormai a soli 40" di distanza dai 12 fuggitivi: proprio quanto tutto sembrava finito, Cattaneo ha deciso di attaccare tutto solo e ha iniziato una cavalcata decisamente esaltante: nel giro di appena 5 chilometri Mattia è riuscito a guadagnare un minuto pieno sui primi inseguitori che a loro volta tenevano circa 40" di margine sul gruppo maglia rossa, e sulle prime rampe dell'Alto de Padornelo, ultimo gpm di giornata, il trend è ancora stato favorevole all'italiano. Proprio su quest'ascesa, però, è salito in cattedra lo svizzero Gino Mäder che è uscito dal gruppo maglia rossa, in un attimo s'è riportato sugli ex fuggitivi e senza neanche un attimo di respiro se li è tolti di ruota lanciandosi all'inseguimento del nostro Cattaneo.
Catteneo si arrende nel finale, lo sprint premia Philipsen
Superato l'Alto de Padornelo, veloce ma bagnata, c'è stata un'altra accelerazione del gruppo principale, che prima ha ripreso i reduci della fuga e poi anche Mäder: a quel punto Bora-Hansgrohe e Caja Rural, le squadre che per prime si sono messe a lavorare, hanno messo nel mirino Mattia Cattaneo che a 10 chilometri dall'arrivo aveva solo 55" di vantaggio dopo che sulla salita era arrivato ad avere quasi due minuti. Con l'evoluzione della situazione di corsa, per Cattaneo s'è fatta sempre più complicata perché anche altre squadra hanno iniziato a collaborare nel gruppo fiutando la possibilità di lottare per la vittoria di tappa; il vento contrario non è stato amico del corridore bergamasco che ha provato stoicamente a tenere duro ma che ad un certo punto è stato costretto ad alzare bandiera bianca. A 3.5 chilometri dall'arrivo la prima parte del gruppo è tornata compatta.
A giocarsi la volata è stato quindi un gruppo di una sessantina di corridori, ma in cui erano presenti alcune ruote molto veloci. Ancora una volta i corridori hanno dovuto fare i conti con un finale tutto in leggera pendenza che ha esaltato le caratteristiche di Jasper Philipsen: il 22enne della UAE Team Emirates ha aspettato i 150 metri per lanciare lo sprint, non si è fatto scomporre da un contatto con Pascal Ackermann ed è andato a prendersi una bellissima vittoria, la terza di questo 2020 e la prima in carriera in un Grande Giro. In questa Vuelta il giovane Philipsen aveva messo in mostra una buona gamba con il secondo posto nella volata di Ejea de los Caballeros, il quarto ad Aguilar de Campoo ed il nono a Suances, ma oggi ha girato per il meglio.
Per evitare problemi causati dalla pioggia, da un finale abbastanza tortuoso e dalla presenza di alcune macchie d'olio sulla carreggiata, la giuria ha deciso di neutralizzare i tempi della tappa a 3 chilometri dall'arrivo e quindi i big nel finale non si sono presi rischi per restare davanti. In classifica generale quindi non è cambiato nulla con Primoz Roglic sempre in maglia rossa seguito da Richard Carapaz e Hugh Carthy, ma c'è da scommetterci che una tappa come questa di 230 chilometri, 4000 metri di dislivello e più di sei ore in sella si farà sentire nelle gambe dei corridori, soprattutto in vista del tappone di sabato de La Covatilla.