Celestino: «Con Kerschbaumer puntiamo a vincere»
Intervista al commissario tecnico della nazionale di MTB: «A Mondiali e Olimpiadi non solo per partecipare. Il movimento cresce, Van der Poel un fenomeno»
Da tempo, su queste pagine, cerchiamo di porre all'attenzione l'utilità della multidisciplinarietà, soprattutto alla luce di ciò che gli eventi recenti ci hanno mostrato: Mathieu van der Poel non fa quasi più notizia, al netto della spettacolarità delle sue affermazioni ed anche il successo di Jakob Fuglsang alla Liegi-Bastogne-Liegi, ottenuto da un atleta esperto ma che prima della strada si era formato molto bene con la Mountain Bike, ha finito col ribadire che la pratica del fuoristrada può dare effettivamente qualcosa in più.
Nonostante in Italia non sia presente, allo stato attuale, un atleta capace di passare con grande versatilità dagli sterrati all'asfalto (uno degli ultimi esempi di successo è stato fornito da Diego Rosa, nelle passate stagioni), l’importanza che riveste una disciplina come la Mountain Bike non può certamente essere trascurata, soprattutto in considerazione del fatto che, grazie a Marco Aurelio Fontana, siamo riusciti a non sfigurare al cospetto dei mostri sacri della disciplina sia ai mondiali che, soprattutto, alle Olimpiadi, con il ricordo dello spettacolare bronzo di Londra 2012 ancora vivo.
Esaurita ormai l’esperienza dell’estroso biker milanese, il nostro Paese sta ora ripartendo da una certezza, ovvero quel Gerhard Kerschbaumer in grado di fare sfracelli a livello giovanile e che, grazie alle sue eccellenti prestazioni del 2018, si sta convincendo sempre più di poter rivaleggiare ad armi pari con fuoriclasse del calibro di Nino Schurter. A pochi giorni dall'avvio della Coppa del Mondo, che avrà il suo battesimo in Germania ad Albstadt il prossimo 19 maggio, l’altoatesino ha dato segnali molto confortanti, aggiudicandosi nella giornata di ieri il successo nella quarta prova degli Internazionali d’Italia di Mountain Bike, disputatasi a Pineto, in Abruzzo. Ottimi segnali sono poi giunti anche in ambito femminile, grazie ad una bellissima affermazione della talentuosa Martina Berta, atleta da seguire ancora con molta attenzione.
Di queste prestazioni si è rallegrato non poco Mirko Celestino, nome noto agli appassionati per i suoi trascorsi da stradista (nel 1999 vinse il Giro di Lombardia e la classica di Amburgo) e capace di svolgere alcune annate con successo anche nella Mountain Bike, principalmente nel Marathon. Dal 2017 è toccato proprio a lui raccogliere l’eredità lasciatagli da Hubert Pallhuber, diventando Commissario Tecnico delle nazionali italiane di Mountain Bike. Proprio a Pineto, al termine di una piacevole giornata di gare, lo abbiamo incontrato per fare con lui il punto sullo stato del nostro movimento e non solo.
Dopo la disputa della tappa di Pineto, ne resta solo una per concludere l’edizione 2019 degli Internazionali d’Italia. Giunti a questo punto, possiamo già tracciare un bilancio su questo circuito. Bilancio che si presume sia già abbastanza positivo.
«Certamente, anche a Pineto abbiamo assistito ad una bellissima gara con condizioni meteorologiche completamente diverse rispetto a quelle della settimana scorsa a San Marino. Fortunatamente qui abbiamo trovato il sole e tutti i ragazzi si sono veramente divertiti su questo percorso. Abbiamo visto che nelle categorie Open la presenza dei più forti ha riscosso molti consensi. Tra gli uomini la gara è risultata combattuta fino alla fine, con Kerschbaumer che ha avuto la meglio su Tempier in volata per pochi centimetri. Sono indubbiamente soddisfatto».
Sicuramente quest’affermazione di Gerhard Kerschbaumer, giunta a poco meno di due settimane dall’inizio della Coppa del Mondo, è molto confortante.
«Sì, senz'altro. Sappiamo che lui riesce a giungere ai grandi appuntamenti preparandosi gradualmente e con un approccio molto tranquillo, dal momento che il periodo che racchiude gli appuntamenti di Coppa del Mondo si rivela molto intenso, con le varie tappe che si susseguono una dietro l’altra. Quest’anno poi punteremo a fare bottino pieno al mondiale canadese di Monte-Sainte-Anne, per cui grazie a queste sue prestazioni il morale, allo stato attuale, è sicuramente alto».
In questa tappa abruzzese, inoltre, abbiamo veramente assistito ad una grande prestazione da parte di Martina Berta tra le donne Open. Sappiamo che lei è stata campionessa del mondo nella categoria juniores, tuttavia se l’aspettava già così competitiva nella massima categoria?
«Martina è una ragazza giovane che ha sempre fatto vedere grandi cose. Quest’anno nelle file della Torpado è partita molto decisa, dando dimostrazione del proprio talento che le ha permesso di vincere un mondiale. In poche parole, ci sta ricordando di essere stata una campionessa del mondo. Occorreva avere un po’ di pazienza con lei ed ora è tornata ad occupare le posizioni più elevate nelle classifiche. Sicuramente è una ragazza che merita queste soddisfazioni».
In proposito: tra le ragazze e i ragazzi più giovani chi le ha lasciato impressioni particolarmente buone in questi ultimi due week end di gare?
«Oltre alla già citata Martina Berta, sicuramente Marika Tovo, ragazza ancora più giovane (è nata nel 1999, ndr) che in questa occasione a Pineto è giunta al secondo posto assoluto. Tra le atlete più esperte invece sicuramente Eva Lechner, grintosa come sempre. Tra i ragazzi invece ha molto ben figurato Andreas Emanuele Vittone, che dopo aver vinto a San Marino è riuscito a ripetersi anche a Pineto, vincendo con un buon margine di vantaggio. In generale comunque sono arrivate buone indicazioni un po’ da tutti i ragazzi più giovani».
Sappiamo che recentemente è stato a visionare il circuito olimpico di Tokyo. Quali sono le prime impressioni che ne ha ricavato?
«Le impressioni sono state sostanzialmente buone. Abbiamo visionato il posto, anche se sfortunatamente non abbiamo trovato ancora nulla di tracciato, poiché è ancora un po’ tutto in costruzione. Troveremo il percorso definitivo in occasione del Test Event che si svolgerà nei prossimi mesi (il 6 ottobre per la precisione, ndr). Abbiamo comunque visionato la location dove poi alloggeremo e dove porteremo gli atleti ad allenarsi in quanto, non essendo la Mountain Bike ancora molto sviluppata come disciplina in Giappone, non è facile trovare dei percorsi adatti per l’avvicinamento all'appuntamento. Oltre a questo, cercheremo di adattarci un po’ anche con l’alimentazione ed eventualmente provvedere con un nostro cuoco, in quanto si hanno delle abitudini decisamente diverse dalle nostre, visto che andiamo un po’ avanti a pasta e carne (ride). Comunque sia nulla di preoccupante, sono convinto che sarà una gran bella trasferta».
Tenendo conto della sua precedente esperienza da stradista, qual è il suo giudizio su Mathieu van der Poel, di cui si parla tantissimo sia nel ciclocross che nella strada e che ora punta forte a realizzare grossi risultati nella Mountain Bike, come abbiamo già visto anche lo scorso anno?
«Beh Van der Poel è uno di quei fenomeni che riescono a venir fuori una volta ogni tanto, adesso è sicuramente il suo momento. Sta facendo vedere grandissime cose nel ciclocross, su strada, nella Mountain Bike, tutto ciò che fa gli riesce bene insomma, tanto che è difficile riuscire a fare dei raffronti. Noi ci concentriamo sui nostri ragazzi dediti all'attività in Mountain Bike, per il momento sono un po’ tutti concentrati esclusivamente su questa, anche se abbiamo chi riesce ad alternarla bene con il ciclocross, come i fratelli Braidot. Bisogna però ammettere che, al momento, un ragazzo della stoffa di Van der Poel che riesce ad essere così competitivo anche su strada non ce l’abbiamo. Sicuramente però noi abbiamo ritrovato un Gerry (allude a Kerschbaumer, ndr) con cui, come ho detto prima, ci presenteremo sia al mondiale di quest’anno che alle prossime Olimpiadi con il chiaro intento di vincere. Senz'altro non andremo a questi appuntamenti solo per partecipare».
Detto questo, ritiene che Van der Poel sia già pronto per vincere anche nella Mountain Bike o pensa che gli manchi ancora qualcosa?
«Qualcosa è già riuscito a dimostrarla ma sono convinto che quest’anno farà molto male a molti. Ha fatto vedere grandi cose, in misura ancora maggiore rispetto agli altri anni. Quest’anno darà preoccupazioni a molti».
In proposito: in queste ultime stagioni molti ex stradisti si sono riciclati con successo nella Mountain Bike. Inoltre, come ha dimostrato Finetto, può essere anche un’occasione per poter poi tornare a trovare un ingaggio su strada. Possiamo quindi dire che questo binomio ormai ha sempre più successo al giorno d’oggi.
«Sicuramente, la multidisciplina è importante! Io stesso sono cresciuto su una bicicletta da strada perché al mio tempo non vi erano alternative, anzi il conciliare altre attività con la strada non era visto così di buon occhio. Invece ora possiamo vedere all’opera questi ragazzi: abbiamo visto Sagan passato dalla Mountain Bike alla strada, Van der Poel che fa un po’ di tutto, stradisti che giungono alla Mountain Bike come ho fatto io negli scorsi anni, riuscendo anche a togliermi delle grandi soddisfazioni, conquistando un argento e un bronzo ai mondiali nella specialità del Marathon. C’è sempre del tempo quindi per poter cambiare, l’importante è essere convinti di ciò che si vuol fare durante gli anni migliori della propria carriera».
Venendo alla conclusione, anche a livello giovanile il movimento è in salute, con tanti circuiti e tanti ragazzi che praticano quest’attività.
«Sì sì, sto seguendo personalmente con la mia presenza il settore giovanile, specialmente le categorie Esordienti e Allievi. La scorsa settimana ero a Tabiano Bagni, in provincia di Parma, in occasione della Coppa Italia giovanile e lì sono partiti ben 600 ragazzi, dai G6 agli Allievi. Un numero così elevato di ragazzi non è così semplice da riscontrare, per cui il movimento è in crescita e questo non può che farmi veramente piacere».