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Nibali, ora hai l'obbligo di riprovarci

01.04.2018 22:28

Il siciliano debutta al meglio alla Ronde van Vlaanderen. In casa Italia buona la prima anche per Ganna, latitano invece i risultati


C'eravamo lasciati 12 mesi fa con una Ronde di spessore da parte del pedale azzurro e con tante speranze in divenire per quello che sarebbe potuto essere e che invece poi non è stato in questa edizione del Giro delle Fiandre, che a conti fatti lascia gli italiani con un pugno di mosche in mano e con risultati lontani dalla top ten.

Nel 2017 l'Italia inserì Modolo al 6° posto, Pozzato all'8°, Colbrelli al 10°, Trentin al 13°, Moscon al 15°, Felline al 19° e Bettiol al 24°; risultati da stropicciarsi gli occhi, se confrontati al recente passato e da far guardare con estrema fiducia alle corse del nord del futuro, soprattutto considerata l'età di alcuni dei protagonisti. Nell'edizione di quest'anno, invece, sul tortuoso e a lungo segnato dal maltempo tracciato che da Anversa ha portato la carovana ad Oudenaarde, la regressione almeno per quanto riguarda i piazzamenti è stata evidente: il migliore al traguardo risulta Gianni Moscon 21°, ma esistono tuttavia alcuni spunti, prestazione di Vincenzo Nibali all'esordio nella Ronde su tutti, che permettono in qualche modo di vedere il bicchiere del ciclismo italiano, mezzo pieno.

Ganna parte fortissimo: la fuga non vuole andare, lui la porta fuori con prepotenza
Si parte dalla città dei diamanti sotto una pioggia battente, vero leitmotiv di questo inizio di stagione per quanto riguarda i primi importanti appuntamenti primaverili nelle classiche e semi-classiche. Gli italiani al via sono 15, ben 8 in meno rispetto allo scorso anno, quando fra le wild card ci fu anche la Wilier Triestina capitanata da Filippo Pozzato e quest'anno invece snobbata dagli organizzatori, nonostante l'importante passato anche recente del corridore vicentino su queste strade. Tra i più attivi nel cercare di portare via la fuga si segnala Filippo Ganna; il non ancora 22enne talento della UAE Team Emirates, campione mondiale in carica dell'inseguimento su pista, dopo essere stato protagonista di una lunga fuga anche alla Gand-Wevelgem, cerca di rendersi a suo modo protagonista lungo le strade della Ronde alla ricerca di quell'esperienza che possa tornargli utile quando in futuro vorrà provare a lasciare il segno anche negli ordini d'arrivo delle classiche.

Lo scorso anno fu abile il suo compagno di squadra Oliviero Troia (in quest'edizione invece è utile spalla del capitano Kristoff, lo si vede nella prima parte del gruppo scollinando Koppenberg e Oude Kwaremont, porterà al termine la prova: anche per lui importante esperienza per il futuro) a trovare la fuga di giornata, quest'anno è il corridore di Verbania che si inserisce tra i coraggiosi che, dopo un batti e ribatti infinito, quando è quasi ora del pranzo pasquale, troveranno il via libera definitivo. Le fatiche fatte e i chilometri al vento non gli permetteranno di portare al termine la gara, come anche Simone Consonni, altro giovane della nidiata Colpack, molto atteso su queste strade, ma che non entra mai nel vivo della gara e non la concluderà come lo scorso anno quando era al suo esordio.

Nibali, un messaggio al ciclismo della specializzazione
A dare lustro alla starting list degli azzurri, ma non solo, c'è il nome di Vincenzo Nibali: il siciliano riesce sempre a muovere interesse in tutti gli appassionati delle due ruote anche al di fuori del confine e la sua partecipazione diventa uno degli argomenti più interessanti sin dalla vigilia della corsa. Il ventaglio di giudizi nel pregara racchiude valutazioni che vanno dal "partecipa solo per testare le pietre in vista del Tour" al '"può fare l'impresa per entrare nella storia". Di sicuro c'è che quando Nibali è al via, grazie alla fantasia e alla capacità di accendere la corsa da un momento all'altro in modo inaspettato, risulta difficile precludergli ogni traguardo - vedere l'ultima Milano-Sanremo - figuriamoci in una corsa dal copione così complicato come il Giro delle Fiandre.

Unico vincitore di un grande giro alla partenza e al suo esordio nella monumento fiamminga, dopo averlo visto approcciare il primo muro in coda al gruppo, ecco che il capitano del Bahrain Merida, dal passaggio su Kapelmuur a 94 km dall'arrivo fino al momento in cui a 27 km dall'arrivo un suo allungo promuoverà il tentativo decisivo di Niki Terpstra, dimostrerà tutta la sua classe e l'intelligenza in corsa. Di volta in volta si gestisce alla grande, sceglie la ruota giusta, a volte ben coperto dietro Démare, a volte a ruota di Sagan, a volte a centro gruppo con un contorno di qualità come Haussler e Colbrelli oppure facendosi trovare sempre pronto nelle prime posizioni nelle fasi calde della gara. Purtroppo però ai piedi del Kruisberg e subito dopo l'allungo di cui sopra, sembra spegnersi la luce; avesse avuto le gambe per seguire Terpstra chissà, ma forse sarebbe stato davvero troppo dopo le orgasmiche vicende sanremesi. Il 24° posto finale resta un risultato da leccarsi i baffi, un manifesto al ciclismo e un punto da dove ripartire e che potrà far balenare in testa al siciliano l'idea di riprovarci tra 12 mesi. Anzi Vincenzo, avrai l'obbligo di riprovarci.

Tanti italiani davanti, polveri bagnate nel finale
Quando durante la fase decisiva si forma un drappello di circa 30 unità, l'Italia è ben rappresentata grazie alla presenza di Moscon, Colbrelli, Nibali, Gatto, Oss e Trentin e in precedenza si era visto un ottimo Jacopo Guarnieri e un brillante Davide Cimolai aiutare Démare, mentre strideva un po' l'assenza di Sacha Modolo, in luce lo scorso anno e parso in buona forma sette giorni prima sulle strade della Gand-Wevelgem. Gli ingredienti per sognare in grande ripensando allo scorso anno e vedendo i rapporti numerici in gruppo, ci sono tutti, ma pian piano, ogni volta che la strada si inaspriva sotto le ruote dei corridori e i migliori provavano a turno forcing più o meno risolutivi, quella speranza veniva meno.

Oscar Gatto e Daniel Oss sono i primi a sacrificarsi per capitani più in palla, d'altronde il trevigiano in maglia celeste ha forse già visto passare il treno migliore in queste corse e oggi in Astana si corre per i due capitani danesi in netta crescita su questi terreni. Oss invece svolge il compito per il quale è stato ingaggiato dalla Bora: stare vicino a Sagan. Le sue tirate permettono di mantenere il terzetto Langeveld, Van Baarle, Pedersen a tiro di 30-35", ma all'atto pratico i suoi servigi non sono serviti al capitano per conquistare il suo secondo Fiandre, né a lui, giunto alfine 26°. Gianni Moscon, con Van Baarle davanti, funge da stopper e interviene in modo pulito e con costanza, come un difensore consumato, ma l'impressione è che il fuoriclasse noneso non stia vivendo un inizio di stagione grandioso o forse come le aspettative stagionali su di lui facevano presagire. Rimandato alla Parigi Roubaix, ma a soli 24 anni il tempo è dalla sua.

Trentin e Colbrelli, aspettative un po' deluse (ma con attenuanti)
Le principali delusioni però arrivano da Matteo Trentin e Sonny Colbrelli. L'alfiere della Mitchelton-Scott sembra non aver giovato del cambio di casacca e del mutato ruolo: sempre davanti sui primi muri (a parte quando deve cambiare la bicicletta), con il passare dei chilometri la sua faccia diventa sempre più una maschera di fatica che non nasconde le difficoltà delle sue gambe. Il 45° posto finale è una botta alle sue ambizioni. Anche lui come il corregionale Moscon cercherà il riscatto domenica prossima alla Roubaix, per non far diventare fallimentare la sua spedizione al Nord.

Generoso come al solito e giunto con uno stato di forma non eccellente, Colbrelli, dopo essersi prodigato a supporto di Nibali, giunge assieme a lui al traguardo. Ma le energie ridotte al lumicino gli impediscono di battagliare nello sprint per il 16° posto, concludendo così in coda e 23°. Chiudiamo con Alberto Bettiol, il quale non sembra anche lui aver giovato del cambio di casacca e dopo un inizio di stagione non troppo luminoso, oggi è anche sfortunato, caduto nei primissimi chilometri di gara, si ritirerà malconcio e deluso. Fra sette giorni è già tempo di Parigi-Roubaix per chiudere la campagna del nord: l'auspicio è di invertire la rotta a rispetto a quanto accaduto oggi.
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