I corridori della BEAT in ritiro a Girona © BEAT Cycling/Stephan De Goede
Mondo Continental

BEAT Cycling, tra il ritorno alla vittoria e il sogno del Tour de France

Dopo cinque anni senza vittorie, la formazione neerlandese ha centrato la doppietta al GP Slovenian Istria. L'obiettivo finale della dirigenza, però, è la partecipazione alla Grande Boucle

26.03.2025 23:50

Ottavo appuntamento dell’anno con Mondo Continental. In questa puntata: Tour of Taiwan, GP Apollon Temple, GP Slovenian Istria, Troféu Internacional da Arrábida e la BEAT, che ha messo fine a un digiuno di vittorie lungo più di cinque anni.

Le corse della settimana

Tour de Taiwan

Brady Gilmore festeggia la vittoria del Tour de Taiwan
Brady Gilmore festeggia la vittoria del Tour de Taiwan © Tour de Taiwan

La scorsa settimana è andato in scena il Tour of Taiwan, corsa a tappe di cinque giorni che rappresenta l’unica prova del calendario UCI a disputarsi sull’isola asiatica. Quest’anno al via erano presenti ventidue squadre: sei ProTeams, tredici Continental e le selezioni nazionali di Hong Kong e Thailandia, oltre a quella di casa.

La prima tappa era lunga solo 83 km ed era completamente priva di difficoltà altimetriche. Il prevedibile sprint di gruppo ha premiato l’australiano Blake Quick (Roojai Insurance), che ha ritrovato il sorriso dopo un biennio privo di soddisfazioni con la maglia della Jayco AlUla. Il venticinquenne ha avuto la meglio su Paul Hennequin (Euskaltel-Euskadi) e Itamar Einhorn, vincitore lo scorso anno sullo stesso arrivo.

La seconda frazione prevedeva un finale molto accidentato, con diversi strappetti e un finale che tendeva a salire. La pendenza che conduceva al traguardo ha spezzato il gruppo di testa e solo tre uomini sono stati accreditati dello stesso tempo: la vittoria è andata all’australiano Brady Gilmore, rivelazione dell’ultimo Tour du Rwanda. Il ventitreenne ha saltato negli ultimi metri lo spagnolo Jordi López (Euskaltel-Euskadi), vincitore sul medesimo traguardo nel 2023. Il tedesco Moritz Kretschy, compagno di squadra del vincitore, ha chiuso terzo e ha conquistato la maglia di leader.

La terza tappa presentava una salita di 11 km a metà percorso e un finale non troppo impegnativo. Seppur lontane dal traguardo, le difficoltà altimetriche hanno fatto grande selezione e davanti sono rimasti solo diciannove uomini, che si sono giocati la vittoria allo sprint. Al traguardo è stata doppietta italiana, con il successo di Giacomo Ballabio (Hrinkow Advarics) davanti a Lorenzo Quartucci (Solution Tech-Vini Fantini). In terza posizione si è piazzato l’australiano Dylan Hopkins (Roojai Insurance). Moritz Kretschy, quarto, ha conservato la maglia di leader.

La quarta frazione prevedeva le principali asperità nella prima parte, con la seconda metà che era più facile. Il gruppo è arrivato compatto sul traguardo e dallo sprint è uscito vincitore Itamar Einhorn, trionfatore sullo stesso arrivo anche l’anno scorso. Filippo Fortin (Solution Tech-Vini Fantini) e Paul Hennequin lo hanno accompagnato sul podio di giornata. Grazie all’abbuono conquistato a un traguardo volante, Brady Gilmore è passato in testa alla classifica generale.

L’ultima tappa era lunga poco più di 120 km e l’unico strappetto era posizionato all’inizio. Come nella giornata precedente tutto si è deciso con una volata di gruppo e, dopo due piazzamenti sul podio, Paul Hennequin è riuscito a trovare la via della vittoria con una volata lunga. Il francese ha preceduto il belga Davide Bomboi (Unibet Tietema Rockets) e Itamar Einhorn.

Brady Gilmore ha conquistato il successo finale davanti al compagno di squadra Moritz Kretschy (che ha chiuso con lo stesso tempo) e a Jordi López, staccato di 6”. Come lo scorso anno, Yuma Koishi (JCL Team Ukyo) si è preso la maglia di miglior asiatico, nonostante non sia andato oltre il ventunesimo posto finale (nel 2024 fu secondo). Paul Hennequin ha vinto la classifica a punti, Lander Loockx (Unibet Tietema Rockets)  è stato il re degli scalatori e l’Euskaltel-Euskadi si è aggiudicata la graduatoria a squadre.

GP Apollon Temple

Il podio finale del GP Apollon Temple
Il podio finale del GP Apollon Temple © Pedalia Cycling Races

A un mese e mezzo dal GP Aspendos, il ciclismo UCI ha fatto ritorno in Turchia per il GP Apollon Temple, corsa di un giorno che per il terzo anno consecutivo ha fatto parte del calendario internazionale. Al via erano presenti sette Continental, sei formazioni dilettantistiche e le selezioni nazionali di Algeria e Kazakistan. Partenza e arrivo erano situati nell’antica città di Side, nei pressi di Manavgat, nella parte meridionale della Turchia. La corsa prende il nome dalla principale attrazione turistica della zona, il Tempio di Apollo, costruito dai Romani nel II secolo e dedicato al dio delle scienze.

Il percorso era quasi totalmente privo di asperità e si presentava particolarmente adatto alle ruote veloci. La gara ha seguito il copione più prevedibile, anche se diversi corridori hanno perso contatto dal gruppo: fra loro, più noti erano l’idolo di casa Burak Abay (Konya Büyükşehir), rappresentante della Turchia agli ultimi Giochi Olimpici, e il giapponese Shotaro Iribe (Shimano), che nel 2020 ha corso nel WorldTour. Entrambi, comunque, non erano fra i favoriti, non essendo velocisti. Lo sprint finale ha premiato, in maniera abbastanza netta, il polacco Bartosz Rudyk, che ha regalato alla Monogo Lubelskie Perła Polski la prima storica vittoria internazionale.

Alle spalle del ventiseienne, si sono piazzati il giovane corridore di casa Ramazan Yilmaz (Konya Büyükşehir) e l’esperto algerino Youcef Reguigui (Madar). Ai piedi del podio si sono piazzati altri due corridori turchi: Ahmet Örken (Spor Toto) e Batuhan Özgur (Konya Büyükşehir).

GP Slovenian Istria

Il podio finale del GP Slovenian Istria
Il podio finale del GP Slovenian Istria © GP Slovenian Istria

Dopo le gare croate della scorsa settimana, si è disputata un’altra prova in Istria, ma nella parte slovena: il GP Slovenian Istria, corsa di un giorno con partenza e arrivo ad Izola, giunta alla dodicesima edizione. Al via si sono schierate ben ventinove squadre: ventisei Continental, due formazioni dilettantistiche e una selezione regionale bavarese.

La corsa prevedeva un percorso abbastanza ondulato, con quattro giri di un circuito di poco più di 30 km a inizio gara e quattro di un altro di 7 km nel finale. L’azione decisiva è nata a 43 km dal traguardo, grazie a un attacco di Paul Wright (Factor). Il campione neozelandese è riuscito a portare via un drappello di quindici uomini e il gruppo principale è rimasto tagliato fuori dalla lotta per la vittoria. Ai -15 è partito in solitaria Michiel Coppens (BEAT) e nessuno è riuscito a ricucire. Il belga è andato, così, a conquistare la sua prima vittoria UCI in carriera, regalando un successo importantissimo alla sua squadra, che non vinceva una corsa internazionale dal 2019.

A 43” dal vincitore, Frits Biesterbos si è imposto nella volata per il secondo posto, andando a completare una giornata straordinaria per la BEAT. Tomasz Budziński (Voster ATS) si è preso il terzo posto, relegando ai piedi del podio il primo degli italiani, Andrea Cantoni (Mg.K Vis Costruzioni e Ambiente), e il fratello gemello Marcin (ATT Investments), vincitore della corsa nel 2024.

Troféu Internacional da Arrábida

Luca Giaimi vince il Troféu Internacional da Arrábida
Luca Giaimi vince il Troféu Internacional da Arrábida © Federação Portuguesa de Ciclismo

Nel weekend, in Portogallo, è andato in scena il Troféu Internacional da Arrábida, corsa di un giorno giunta all’ottava edizione, che fino allo scorso anno si chiamava Classica da Arrábida. Al via erano presenti diciassette squadre: dodici Continental (le nove portoghesi, la spagnola Illes Balears Arabay, la statunitense Project Echelon e la UAE Team Emirates Gen Z) e cinque formazioni dilettantistiche.

Il percorso, dopo un primo GPM al km 25, proponeva un lunghissimo tratto privo di asperità, prima di indurirsi nuovamente nel finale. La difficoltà principale era rappresentata dallo strappo di Arrábida (1,5 km al 9%), con la cima situata ai -14. La gara è stata molto combattuta e, dopo una serie di scatti, a poco più di 30 km dal traguardo c’è stato l’attacco decisivo di undici corridori. Le salite che caratterizzavano il finale hanno ridotto il drappello di testa a cinque unità e nessun altro è riuscito a rientrare davanti. 

Per la prima volta nella sua breve storia, la corsa ha parlato italiano: lo sprint tra i battistrada ha, infatti, premiato Luca Giaimi (UAE Team Emirates Gen Z). Il ventenne è riuscito a superare la concorrenza di tre ex professionisti: Nicolás Tivani (Aviludo-Louletano) e Harrison Wood (Anicolor/Tien 21) lo hanno accompagnato sul podio, mettendosi dietro Keegan Swirbul (Efapel). A completare il gruppo di testa c’era Kieran Haug (Project Echelon), che ha tagliato il traguardo con 3” di ritardo.

Le Continental tra i big

Niklas Larsen (sullo sfondo in maglia blu) chiude al terzo posto lo Cholet Agglo Tour
Niklas Larsen (sullo sfondo in maglia blu) chiude al terzo posto lo Cholet Agglo Tour © Cholet Agglo Tour/Etienne Lizambard

Le quattro Continental storiche francesi hanno partecipato al GP de Denain e la St.Michel-Preference Home è stata l’unica a inserire un uomo nel gruppo di testa: nello sprint finale l’irlandese Dillon Corkery si è piazzato al sesto posto. Le stesse squadre, con l’aggiunta della danese BHS-PL Beton Bornholm e della tedesca BIKE AID, hanno preso parte al Cholet Agglo Tour: la CIC-U-Nantes ha ottenuto un buon settimo posto con Maël Guégan, mentre la St.Michel-Preference Home ha centrato un’altra top ten con Romain Cardis, nono. La BHS-PL Beton Bornholm è riuscita, però, a far meglio delle compagini transalpine, conquistando il podio con l’ex Uno-X Mobility Niklas Larsen, che ha chiuso in terza posizione.

La belga Tarteletto-Isorex e la neerlandese VolkerWessels sono state le uniche formazioni di terza divisione al via della Bredene Koksijde Classic. Tim Marsman è stato l’unico rappresentante del mondo Continental a entrare nella fuga buona: il corridore della VolkerWessels è stato, però, riassorbito dal gruppo nello sprint finale e si è fermato al quindicesimo posto.

In settimana l’UCI ha ufficializzato il roster della Canel’s-Java, storica Continental messicana. Il team ha confermato elementi importanti come l’irlandese Cormac McGeough, il colombiano ex Caja Rural Heiner Parra, il costaricense Sebastian Brenes e i messicani Ignacio Prado ed Efrén Santos, e si è rinforzato con un altro sudamericano, Angel Alexander Gil (Orgullo Paisa). Al momento, invece, non fanno parte del roster il cileno Pablo Andres Alarcón e il messicano Eduardo Corte (che erano in squadra dal 2017); assente anche l’ex Androni Kevin Rivera, reduce da un 2024 non esaltante.

Il ritratto della settimana: BEAT Cycling Club

I corridori della BEAT in allenamento
I corridori della BEAT in allenamento © BEAT Cycling

Dopo oltre cinque anni e mezzo in cui era rimasta a secco, la BEAT è tornata a vincere una corsa internazionale. L’ultimo successo della formazione neerlandese nel calendario UCI, infatti, risaliva al 20 agosto del 2019, quando Piotr Havik conquistò il GP Stad Zottegem. Da allora erano arrivati solo un paio di secondi posti, mentre la vittoria di Yoeri Havik nella prima tappa del Tour de la Mirabelle 2023 non viene considerata perché l’allora campione del mondo della corsa a punti indossava, in quell’occasione, la maglia della nazionale. In occasione del GP Slovenian Istria, gli uomini diretti dall’ex professionista Martijn Maaskant non si sono limitati a spezzare il digiuno, ma hanno messo a segno una clamorosa doppietta con Michiel Coppens e Frits Biesterbos.

Nei primi anni da Continental, la BEAT puntava forte anche sulla pista e poteva contare su specialisti delle discipline veloci come Theo Bos e Roy van den Berg, ma l’interesse per la disciplina è calato dopo la trasformazione della Coppa del Mondo in Coppa delle Nazioni, che di fatto diminuiva non poco la visibilità del club (dato che i corridori vestivano sempre la maglia della nazionale). Il team ha continuato ad avere in organico pistard delle prove endurance, ma con le partenze, nell’ultima sessione di mercato, di Matthijs Büchli e Yoeri Havik il legame coi velodromi è ancora meno stretto.

La formazione neerlandese ha un ambizioso progetto a lungo termine: essere il primo club al via del Tour de France e riuscire a creare un team sostenibile che possa mantenersi senza grandi sponsor per almeno cinquant’anni. Non sarà un’impresa facile, ma qualche passo è stato fatto: la BEAT è diventata il club ciclistico più grande dei Paesi Bassi, con circa 1.500 iscritti. Anche la Continental sembra aver fatto dei progressi: oltre alla doppietta al GP Slovenian Istria, è arrivato il primo podio in una corsa professionistica negli ultimi cinque anni (l’ultimo a riuscirci fu Piotr Havik, terzo al Memorial Rik Van Steenbergen 2019), grazie al terzo posto di Coppens al GP Monseré,

Quest’anno la squadra può contare su quattordici uomini e l’analisi non può che partire da Michiel Coppens, che al GP Slovenian Istria ha conquistato la prima vittoria internazionale in carriera, due settimane dopo l’ottimo terzo posto al GP Monseré. Il ventiduenne ha fatto il suo esordio nel mondo Continental lo scorso anno, dopo essere stato grande protagonista nel calendario dilettantistico belga nel 2023. Pur non ottenendo risultati particolarmente roboanti nelle corse UCI, ha convinto la Cofidis a offrirgli uno stage negli ultimi mesi della scorsa stagione. Visti gli ultimi risultati, si può dire che la formazione francese ci aveva visto lungo. 

Il corridore più noto del roster è Martijn Tusveld, che ha raggiunto la BEAT soltanto nel mese di febbraio. Il trentunenne era rimasto a spasso dopo otto stagioni tra i professionisti. Pur non avendo ottenuto molti risultati importanti a livello personale, il neerlandese si è distinto nella sua esperienza ai massimi livelli come gregario affidabile sia in pianura che in montagna. In carriera vanta una vittoria internazionale (una tappa dell’Istrian Spring Trophy 2016) e, con il ritorno in una Continental, la sua aspirazione per il 2025 potrebbe essere quella di ritrovare il successo.

Con i suoi trentatré anni, Tijmen Eising è l’uomo più anziano della rosa della BEAT. Da giovane era una grande promessa del ciclocross: nella stagione 2008-2009, infatti, dominò la categoria junior, laureandosi sia campione europeo che mondiale e vincendo le classifiche finali di Coppa del Mondo e Superprestige. Non è, però, riuscito a confermarsi nelle categorie superiori e si è concentrato sulla strada: pur non arrivando mai al professionismo, è diventato una presenza fissa nel panorama Continental e dilettantistico dei Paesi Bassi. Ha vinto per tre volte a livello UCI, sempre nel 2011. Lo scorso anno, però, si è laureato campione nazionale di ciclismo gravel.

Anche Daan van Sintmaartensdijk ha vinto tre corse internazionali in carriera, ma i suoi successi sono decisamente più recenti, essendo arrivati tra il 2022 e il 2023. Come Eising, è arrivato alla BEAT lo scorso anno dalla VolkerWessels e alla prima stagione in squadra è andato sul podio della Ronde van de Achterhoek. È il fratello di Roel, che attualmente corre tra i professionisti con la maglia della Intermarché-Wanty.

Fino al 2023, Mārtiņš Pluto ha vestito la maglia della ABLOC, dimostrandosi un velocista in grado di garantire un buon numero di piazzamenti. Nella stagione precedente, il lettone riuscì anche a vincere la Midden-Brabant Poort Omloop (attualmente unico successo UCI in carriera). Approdato alla BEAT lo scorso anno, ha ottenuto solo tre top ten in gare internazionali, senza mai andare sul podio. L’obiettivo del suo 2025 è quello di ritrovare il suo livello migliore.

Insieme a Pluto, sono arrivati dalla ABLOC anche altri due uomini: Stijn Appel e Lars Loohuis. Il primo, ventotto anni, dopo un 2023 che gli aveva regalato la prima vittoria UCI in carriera, una tappa del Tour of Poyang Lake, ha vissuto una stagione molto opaca, in cui non è andato oltre due trentatreesimi posti. Il secondo, ventiquattro anni, ha una sola top ten internazionale in carriera, ma si è spesso concentrato sul gravel, disciplina in cui è stato campione nazionale due stagioni fa.

Il secondo posto dietro Michiel Coppens al GP Slovenian Istria rappresenta il primo piazzamento di alto livello di Frits Biesterbos. Il ventitreenne, stagista del team nel finale della scorsa stagione, è uno specialista della mountain bike e pratica la doppia attività solo dal 2023, anno in cui è stato vicecampione nazionale nel cross-country XCO. Nel 2024 ha preso parte a diverse prove di Coppa del Mondo under 23.

Bram Dissel, arrivato nel settembre 2021, è il corridore che da più tempo difende i colori di un team che negli ultimi anni ha rivoluzionato il proprio organico. Il ventiseienne ha fatto le cose migliori in carriera all’Olympia’s Tour 2023, gara in cui ha ottenuto due quinti posti di tappa e l’undicesimo in classifica generale. Lo scorso anno è stato decimo in una frazione della Flèche du Sud.

Oltre a Coppens e Biesterbos, anche Jochem Kerckhaert faceva parte del gruppo di testa al GP Slovenian Istria. Il ventiquattrenne, che corre per la BEAT dal 2022, ha chiuso la gara slovena in settima posizione, uno dei migliori risultati della sua carriera. Ha fatto meglio alla Midden-Brabant Poort Omloop dello scorso anno, in cui è stato sesto.

Hidde van Veenendaal non ha ancora vinto corse UCI, ma negli ultimi due anni ci è andato vicino a più riprese: nel 2023 è stato secondo in una tappa della Course Cycliste de Solidanosc e terzo in una frazione della Ronde de l’Oise, mentre lo scorso anno ha chiuso in terza posizione l’Omloop der Kempen e in quarta la classifica finale del Tour de Kurpie. Quest’anno ha sfiorato la top ten alla Dorpenomloop Rucphen.

Chiudono il roster Jeroen van Krimpen, Robbe Mellaerts e Marijn Maas. Il primo, ventisei anni, è reduce da una stagione priva di soddisfazioni, dopo un 2023 in cui aveva fatto grandi cose tra i dilettanti ed era anche andato sul podio alla Midden-Brabant Poort Omloop. Il secondo, ventitré anni, è all’esordio nel mondo Continental, dopo un 2024 che lo ha visto ottenere un podio UCI, in occasione di una tappa del Tour of Routhe Salvation, in Turchia. Il terzo, anch’egli ventitreenne, è stato stagista del team lo scorso anno e il suo miglior risultato internazionale è stato un sesto posto in una frazione della Carpathian Couriers Race 2022.

A inizio stagione faceva parte della squadra anche Jarno Bellens, ma, due settimane fa, il belga ha scelto di tornare tra i dilettanti in patria, alla Stageco, a causa di motivi personali.

Dopo il GP Slovenian Istria, la BEAT ha in programma le altre due gare slovene previste in settimana, il GP Brda-Collio e l’I Feel Slovenia VN Adria Mobil. Nel frattempo è prevista anche la partecipazione a una corsa in casa, l’Olympia’s Tour.

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