Vingegaard, un Barracuda tra i due mari
Alla Tirreno-Adriatico arrivano le salite e come da copione Jonas domina in solitaria a Valle Castellana conquistando anche la maglia azzurra. Juan Ayuso e Jai Hindley i più vicini
Nel presentare la tappa di oggi in chiusura dell'articolo di ieri avanzavamo la timida ipotesi di un arrivo di gruppetto, considerando la non trascendentalità della salita di San Giacomo, snodo principale della quinta frazione della Tirreno-Adriatico, e il fatto che dalla vetta al traguardo mancassero comunque 24 km. Peste ci colga per aver dubitato che il Barracuda venuto da Hillerslev potesse anche solo lontanamente pensare di rinunciare a quel che più gli piace, ovvero prendere a sberloni gli avversari.
E invece Jonas Vingegaard come al solito non ha fatto sconti, per cui eccoci qui a raccontare la sua quinta vittoria stagionale (in nove giorni di corsa, ha una percentuale di realizzazione più vicina a LeBron James che al ciclista tipo), maturata dopo il più che classico - ormai praticamente archetipico - lavoro della sua Visma-Lease a Bike che gli ha preparato il terreno. Onestamente vien difficile pensare che il danese non avrebbe comunque spianato la corsa anche senza il supporto dei suoi.
Gli avversari han fatto quel che han potuto, che in questi casi significa esclusivamente limitare i danni. Qualcuno ci è riuscito meglio (Juan Ayuso e Jai Hindley che ora seguono JV in classifica), qualcuno peggio: il sempre enigmatico Enric Mas, per dirne uno, ma che dire di Dani Martínez che venti giorni fa riempiva gli occhi sulle salitelle dell'Algarve e oggi non ha tenuto nemmeno le ruote del gruppetto Mas, o di Tao Geoghegan Hart e Richard Carapaz, ancor più indietro di condizione (e di classifica)?
L'impressione di una Tirreno già da tramandare agli archivi non sarebbe così netta se domani non fosse previsto un arrivo in salita al termine di quella che potremmo definire la tappa regina della corsa. Le premesse e i presupposti per un'altra pazza giornata di ultraviolenza a cui lo spietato Jonas sottoporrà gli avversari ci sono tutte e tutti. Unico dubbio: quanto distacco rifilerà al secondo?
Tirreno-Adriatico 2024, la cronaca della quinta tappa
La quinta tappa della Tirreno-Adriatico 2024, la Torricella Sicura-Valle Castellana di 144 km, era la prima di un dittico destinato a disegnare la classifica della corsa. Nell'attesa della scalata al San Giacomo nel finale, si è composta la fuga del giorno, innescata ai -136 da Alessandro De Marchi (Jayco AlUla), Andrea Vendrame (Decathlon AG2R La Mondiale), Filippo Ganna (INEOS Grenadiers), Simon Clarke (Free Palestine), Ivan García Cortina (Movistar) e Damien Howson (Q36.5); sui sei si son portati altri quattro uomini ai -118, ovvero Niccolò Bonifazio (Corratec-Vini Fantini), Clément Davy (Groupama-FDJ), Kasper Asgreen (Soudal-Quick Step) e Magnus Cort Nielsen (Uno-X Mobility).
Chi in fuga non ci sarebbe mai potuto andare era Chris Froome (Free Palestine), tra i non partiti di giornata dopo aver scoperto di essersi rotto lo scafoide in una caduta dell'altro giorno. Il vantaggio massimo per gli attaccanti, 2'30" ai -115, non è stato granché in quanto la Visma-Lease a Bike ha tirato con convinzione sin dall'inizio, in particolare con Dylan van Baarle, e il ritmo giallonero è stato sufficiente a selezionare il gruppo già sulle salitelle di inizio tappa: su quella di Castellalto ai -95 è saltata definitivamente la maglia azzurra Jonathan Milan (Lidl-Trek).
Detto Gpm ai -90 è stato vinto da Howson, poi Ganna ha conquistato il traguardo volante di Campli ai -56 e rapidamente si è arrivati ai piedi del San Giacomo ai -36; il gruppo era a mezzo minuto dai primi e Howson si è direttamente rialzato a inizio salita. Gli altri fuggitivi non son durati troppo di più, sgranandosi e venendo ripresi via via: Vendrame ha provato un allungo ai -33, con lui hanno poi resistito un altro po' De Marchi e Cort, e infine il plotone li ha ripresi ai -30.
Vingegaard, un altro attacco vincente
Dietro alle trenate Visma di Attila Valter prima e Ben Tulett dopo il gruppo era già più che ridotto, poi ai -29 e a 5 dalla vetta è partito lui, il più atteso, Jonas Vingegaard, e il discorso vittoria è stato direttamente archiviato. Ben O'Connor (Decathlon) ha pensato per un attimo di provare ad andar dietro al danese, poi sggiamente ha desistito restando nella posizione di primo inseguitore insieme a Jai Hindley (BORA-Hansgrohe). Più indietro Cian Uijtdebroeks (Visma) restava di vedetta in un drappello con Thymen Arensman (INEOS), Juan Ayuso (UAE Emirates) e Iván Sosa (Movistar); ancor più staccati personaggi come Enric Mas (Movistar) o Tom Pidcock (INEOS).
Mentre O'Connor veniva staccato da Hindley, ai -26 - superata la parte più dura della salita - Isaac Del Toro (UAE) è riuscito a rientrare sul gruppetto ed è andato direttamente a tirare, permettendo il raggiungimento di Jai (ripreso a un passo dallo scollinamento ai -24), non certo di Vingegaard che ovviamente volava: 55" il vantaggio sui sette di Jonas al Gpm dei -23.5; a 2' o poco meno è transitato il drappello Mas.
In discesa il grupetto ha perso pezzi, in particolare Sosa è stato staccato irrimediabilmente e poi ha atteso Mas, mentre O'Connor, dopo aver perso contatto, è riuscito a riaccodarsi ai -13; a dettare il ritmo era sempre Del Toro, e il ritardo dal solitario battistrada è stato mantenuto sotto il minuto. Dopodiché negli ultimi dieci chilometri la strada riprendeva a salire in maniera dolce e praticamente falsopiana, e qui Vingegaard ha ripreso a levitare, andando a chiudere solo soletto con 1'12" sui primi inseguitori.
La volatina per la piazza d'onore, combattuta, se l'è aggiudicata Ayuso su Hindley, quindi - cronometrati a 1'14" - gli altri quattro regolati da O'Connor; il secondo gruppetto è arrivato a 2'52", aperto da Pidcock e con all'interno gli italiani della situazione: Lorenzo Fortunato (Astana Qazaqstan), undicesimo, Antonio Tiberi (Bahrain-Victorious), diciottesimo, Davide Piganzoli (Polti Kometa), ventesimo.
La generale si riconfigura come segue: Vingegaard ha guadagnato quattro posizioni ed è la nuova maglia azzurra con 54" su Ayuso, 1'20" su Hindley e 1'29" su Arensman. Tiberi è il primo degli italiani, nono a 2'57"; nei 20 c'è anche (ancora) Alberto Bettiol (EF Education-EasyPost), 17esimo a 3'25". Domani la sesta tappa della Tirreno-Adriatico 2024 sarà la Sassoferrato-Cagli, 180 km con arrivo in salita al Monte Petrano, 10 km di ascesa all'8%. Occhio anche alla scalata a Moria, muro di 2.5 km ai -26, ma è facilmente presumibile che la corsa sia destinata a essere fatta proprio sulla salita finale. Da chi, già lo sappiamo.