Storia di una salmonella e del ciclista che le insegnò a vincere la Vuelta
A Dunbar l'ultimo arrivo in salita sul Picón Blanco, Roglič ipoteca la sua quarta maglia rossa, ma un'intossicazione alimentare sta decimando la Red Bull-Bora-hansgrohe
Tanto rumore per Dunbar. C'era tanto terreno per attaccare in questa ventesima tappa della Vuelta a España 2024, ma i fuochi d'artificio sono venuti da dove erano meno attesi, o meglio, da chi fino ad ora aveva condotto una Vuelta generosa, mentre nessuno dei vari Mas, O'Connor e Carapaz ha avuto le gambe e la fantasia per provare a ribaltare la corsa o provare a migliorare la sua posizione in classifica.
Chi invece ha trovato un'altra giornata di gloria è Eddie Dunbar: l'irlandese ha bissato il successo di tappa che aveva già ottenuto nell'undicesima frazione, ma questa volta non dalla fuga, ma con un'azione a sorpresa portata sulle rampe del Picon Blanco, dopo aver resistito lodevolmente nel gruppo dei migliori.
Anche la UAE ha corso la sua solita tappa arrembante, che ha permesso a Vine di aggiudicarsi virtualmente la maglia di miglior scalatore a cui tanto andò vicino due anni fa: nella fuga di giornata lui e Soler hanno fatto il bello e il cattivo tempo.
INEOS e Soudal ancora volenterose ma incompiute: i britannici sognavano un'azione da lontano di Rodríguez, ma quando è subentrata la squadra belga lo spagnolo è andato alla deriva ed è finito in decima posizione della generale. Anche Landa non è riuscito a fare altro che superare il connazionale, ottavo sia all'arrivo come piazzamento in generale.
L'unica ombra che appare sulla Vuelta, che sembra ormai per la quarta volta nelle mani di Primož Roglič, è un batterio che ha decimato la Red Bull-BORA-hansgrohe: ben tre compagni dello sloveno hanno dovuto abbandonare oggi la corsa a una tappa dalla fine per un'intossicazione alimentare che ha costretto al ricovero anche un membro dello staff, che avrebbe contratto la salmonellosi. La maglia rossa oggi è sembrata perfettamente in controllo, e basterebbe difendere due minuti di vantaggio per i 24 chilometri della cronometro conclusiva di domani pomeriggio per indossarla sul podio di Madrid: Roglič dovrebbe cedere a O'Connor 5" al chilometro. Sarebbe davvero la ciliegina sulla torta di una Vuelta decimata da colpi di caldo, cadute sul bagnato e ungulati che piombano sul gruppo.
Vuelta a España 2024, la cronaca della ventesima tappa
L'ultima frazione della Vuelta era molto impegnativa, non tanto per l'asprezza delle salite quanto per il susseguirsi di diversi gran premi della montagna non pochissimo spazio per rifiatare, per un dislivello totale superiore ai 4mila e 500 metri e sette gran premi della montagna.
Dopo la partenza da Villarcayo, la prima salita era l'Alto de Bocos (3 km al 6.5% medio con punte al 9%), poi il Cuestahedo (circa 3 km al 3.5%, max 8%) e poi 11 km di falsopiano fino al GPM di Las Estacas de Trueba (9.2 km al 3.1%). Dopo la discesa si affrontavano in sequenza il Puerto de la Braguìa (5.8 km al 5.9%, primi 2 km al 7%) l'Alto del Caracol (10.8 km al 5.4%, 11% max), il Portillo de Lunada (14 km al 6.1%, max 10%), il Portillo de la Sia (7.2 km al 6.1%, max 7.2%). La penultima ascesa era al Puerto de Los Tornos (11.3 km al 6%, max 10%): da qui si percorrevano 18 km in simil piano che portavano ai piedi della salita finale al Picon Blanco (8.5 km al 9% di media con punte fino al 18%), sulla vetta del quale è posto l'arrivo, 172 km dopo la partenza.
Tutti a caccia dell'ultima fuga
Dopo il via della corsa, è partita la caccia alla fuga di giornata: il primo ad avvantaggiarsi è stato Kasper Asgreen (Soudal Quick-Step), poi seguito da Enzo Leijnse (DSM-Firmenich-PostNL). Mentre anche Urko Berrade (Kern Pharma) cercava di riportarsi su di loro il gruppo ha subito chiuso, dopodiché è stato un lungo susseguirsi di attacchi sulle facili rampe che portavano al Gpm di Las Estacas de Truebla (3a categoria). In questa reazione forte del gruppo segnaliamo un forcing di Daniel Felipe Martínez (REd Bull-Bora-hansgrohe) che con a ruota i compagni Florian Lipowitz e Primož Roglič, leader della generale ha addirittura creato un buco sul resto del gruppo principale dopo pochissimi chilometri dal via.
A dare il la all'azione decisiva dopo meno di dieci chilometri sono stati Jay Vine (UAE Emirates), Marco Frigo (Free Palestine), Harold Tejada (Astana Qazaqstan), poi seguiti da Marc Soler (UAE Emirates), Clément Berthet (Decathlon AG2R La Modiale), Sylvain Moniquet (Lotto Dstny), Carlos Canal (Movistar), Jack Haig (Bahrain-Victorious), Enzo Leijnse (DSM-firmenich PostNL), Pablo Castrillo (Kern Pharma) e Thomas Champion (Cofidis). Max Poole (DSM-firmenich PostNL) ha cercato di rientrare, atteso da Leijnse, ma l'unico risultato è che nessuno dei due è riuscito a rientrare sul gruppo di testa: entrambi sono stati ripresi, mentre i dieci rimasti in testa hanno pian piano preso il largo. Anche Casper Pedersen (Soudal Quick Step) ha fatto un tentativo per riportarsi sulla testa della corsa, fallendo.
Il Gpm di Las Estacas de Truebla è stato poi vinto da Vine, che ha cominciato a dividersi con Soler tutti i successivi traguardi della montagna: i due erano a pari merito nella relativa classifica.
Sulla discesa Bittner ha cercato di rimediare all'assenza di uomini DSM con un allungo, subito seguito da Asgreen, ma anche per loro due non c'è stato spazio
La salmonella decima la Red Bull
Molti uomini della Red Bull-Bora-hansgrohe nel frattempo accusavano difficoltà a restare nel gruppo inseguitore: la TV spagnola ha dato la notizia che un membro dello staff della squadra era ricoverato per una salmonellosi, e che almeno tre membri della squadra si erano appena ritirati per sintomi riconducibili alla stessa intossicazione alimentare: Martínez, Patrick Gamper e Nico Denz, mentre era in evidente difficoltà anche Alexader Vlasov.
Il gruppo di testa ai -115 aveva toccato i 6' di vantaggio: Jay Vine passava per primo sia sul Gpm di Puerto de La Braguia (3a categoria) che sull'Alto del Caracol (2a cat.): su quest'ultimo Soler aveva provato un allungo, seguito da Berthet, ma Vine era poi rientrato nel finale. Dietro il gruppo di testa, oltre ad Asgreen (ancora rimasto fuori con 4' di ritardo) e Bittner (quasi un minuto più indietro), ai contrattaccanti solitari si era aggiunto Xabier Isasa (Euskaltel-Euskadi): anche per lui un tentativo velleitario di riportarsi sulla fuga, presto spento
Nel gruppo principale però a condurre in testa era passata la INEOS Grenadiers per favorire un possibile attacco di Carlos Rodríguez.
Soler anima la fuga
Sul Gpm successivo, il Portillo de Lunada (1° cat.), ai -90 dall'arrivo, si era mosso di nuovo Marc Soler, proprio come prima chiuso da Berthet e poi da Vine. Il catalano è poi ripartito ed è scollinato per primo, mentre nel gruppo inseguitore la Soudal si era messa al lavoro portando il gap sotto i 4'.
Ad inseguire Soler c'era ancora Berthet con Vine a ruota, e più indietro Moniquet, Frigo e Castrillo (Kern Pharma).
Castrillo e Frigo si sono poi riportati su Berthet con Vine, mentre Soler è scollinato per primo sul Portillo de Lunada (-79 km). Il catalano una decina di chilometri dopo si è rialzato. Dietro Tejada, Moniquet, Canal e Champion venivano ripresi dal gruppo, ormai a 3'30". All'inizio della Portilla de la Sia (-67 km), Soler, da poco ripreso, ha attaccato di nuovo inseguito senza successo da Castrillo. Presi 30" di vantaggio, è scollinato per primo sul Gpm. Ai -50 è stato poi raggiunto prima da Berthet e poi da Vine, Castrillo e Frigo. In questo momento Soler era in testa alla classifica dei Gpm, ma sulla penultima ascesa, il Puerto de Los Tornos, ha lanciato Jay Vine perché raccogliesse ulteriori punti per passare lui stesso in cima alla classifica: l'australiano è rimasto in testa con il solito Berthet, mentre il gruppo si avvicinava sempre di più
Ai -35 km dall'arrivo infatti la Soudal ha dato compimento alla propria azione con il forcing di Mattia Cattaneo: il suo ritmo è stato fatale a Sepp Kuss (Visma-Lease a Bike), Carlos Rodríguez e Mattias Skjelmose (Lidl-Trek). Vine e Berthet sono stati qui ripresi, mentre Skjelmose è poi riuscito a rientrare sui primi.
L'UAE inarrestabile, tocca a Sivakov
Ai -28, Pavel Sivakov (UAE Emirates) ha lanciato il proprio attacco, scollinando per primo il Puerto de Los Tornos (1a cat.): Vine, transitando in quarta posizione, è riuscito a prendere quei due punti necessari a vincere la classifica della maglia a poi scavalcando Soler.
Il suo vantaggio è aumentato fino a un minuto e mezzo, ai piedi dell'ascesa finale al Picón Blanco, dove la Soudal ha di nuovo spinto nel gruppo dei migliori con il solito Mattia Cattaneo. Tra gli uomini di classifica, Skjelmose è stato il primo a perdere le ruote: Roglič non si è fatto pregare ed ha aumentato il ritmo per permettere a Florian Lipowitz di scavalcare il danese nella classifica della maglia bianca.
Quando lo sloveno e Lipowitz hanno rallentato ai -5 ne ha approfittato Eddie Dunbar (Jayco AlUla) per attaccare. Dietro Roglič ha ripreso il suo forcing (era rientrato Skjelmose). Lo hannos seguito Enric Mas (Movistar), David Gaudu (Groupama-FDJ) e Richard Carapaz (EF Education-EasyPost) e Mikel Landa (Soudal Quick-Step) hanno risposto, ma hanno ceduto ben O'Connor (Decathlon Ag2R La Mondiale), Florian Lipowtz e Adam Yates (UAE Emirates).
Ai -3.5 dall'arrivo Dunbar ha raggiunto e poi staccato Sivakov, mentre dietro O'Connor è rientrato grazie all'aiuto del compagno Felix Gall. Nel gruppo maglia rossa, che aveva una decina di secondi da Dunbar, è partito Gaudu con Urko Berrade (Kern Pharma)
Gaudu ha poi staccato Berrade, ha superato anche lui Sivakov e ha provato a rientrare sull'irlandese, ma è poi saltato ed è stato ripreso da Roglič, Mas e Carapaz, mentre Landa e O'Connor hanno ceduto, dopo che il basco aveva provato un ultima azione.
Dunbar fa il bis, Roglič a un passo dalla quarta Vuelta
Dunbar non ha mai ceduto e ha ottenuto la sua seconda vittoria di tappa in questa Vuelta a España. Dietro di lui è arrivato con 7" di ritardo, davanti alla maglia rossa Primož Roglič. Quarto e quinto si sono piazzati Carapaz e Berrade. O'Connor, aiutato da Gall, ha perso solo pochi secondi.
Ora la classifica generale vede Roglič con 2'02" sull'australiano e 2'11" su Mas e 3' su Carapaz. Skjelmose, ancora sesto in classifica dietro a David Gaudu, conserva la maglia bianca con 1'08" su Lipowitz.