Tadej Pogacar vince la Liegi-Bastogne-Liegi 2024 © A.S.O./Gaëtan Flamme
Professionisti

Le ali dell'alieno lievi e liete nella Liegi

Tadej Pogacar conquista per la seconda volta in carriera la Doyenne con un volo solitario spiccato dalla Redoute. Podio per Romain Bardet e un volitivo Mathieu van der Poel

21.04.2024 19:44

Tadej Pogacar ha raggiunto una dimensione tale che se il Giro nel quale esordirà tra due settimane non lo vince facendosi 21 giorni in maglia rosa e conquistando 6-7 tappe, qualcuno lo definirà fallimentare… scherzando, certo. Ma non troppo.

Sapevamo perfettamente quale sarebbe stata la mattonella da cui l'Airone di Komenda avrebbe dispiegato le proprie ali e spiccato il volo. Un momento, un momento: non lo dicevano di quell'altro, l'Airone? Essì, ma come fai a rinunciare a certi riferimenti, a certe suggestioni, al cospetto di questo magnifico esemplare?

La mattonella, dicevamo: la Redoute, a 35 km dalla fine. Quasi poco, al confronto con altre imprese più o meno recenti, ma più che sufficiente, come azione solitaria, per una corsa come la Liegi-Bastogne-Liegi, che di spunti di riflessione tattica non ne offre tanti quanto le due Monumento che la precedono in calendario. E comunque fanno due, di Doyenne. Che si sommano ai tre Lombardia e all'unico (per ora) Fiandre. E fanno 70 vittorie da professionista. E fanno percorso quasi netto nel 2024: Strade Bianche, vinta. Milano-Sanremo, terzo. Catalogna, vinto con quattro tappe incamerate. Liegi, vinta.

E tutto questo, prima che la sua stagione entri effettivamente nel vivo: perché ad attendere Tadej c'è l'impegnuccio di due GT uno dietro l'altro, il Giro in cui la sua gamba sinistra parte favorita; poi il Tour, per il quale - in assenza di Vingegaard e pur con la fatica rosa sul groppone - potrebbe bastare la destra. C'è già chi azzarda di tripletta, se mai a Pogacar venisse in mente la follia di voler puntare pure la Vuelta, giacché è lì.

Il mondo concettuale di Tadej è quello dell'improbabile che diventa realtà. Pochi anni fa, se qualcuno avesse fatto in un articolo l'ipotesi che un corridore vincesse i tre GT in una sola stagione, avreste pensato “ma questo è scemo”. Se in questo istante vi state invece immaginando quale modo potrebbe trovare Pogi per centrare effettivamente questo score senza precedenti, significa che non stiamo parlando di fantascienza.

Poi non succederà, in fondo ci sono anche altri obiettivi, volendo: il Mondiale, qualche altra classica qua e là; chissà se pure le Olimpiadi. Vorremmo vederlo correre sempre, Tadej, questa è la verità. E anche se una sua vittoria a volte può sembrare quasi scontata, è sempre bello, alla fine, vederlo alzare le braccia al cielo, esultare e subito voltare mentalmente pagina, proiettati alla prossima impresa.

La sfida con Mathieu rimane solo sulla carta

Tadej Pogacar e Mathieu van der Poel dopo la Liegi 2024 © A.S.O.
Tadej Pogacar e Mathieu van der Poel dopo la Liegi 2024 © A.S.O.

La sfida con Mathieu si può sintetizzare in un concetto semplice semplice: sei Monumento pari e palla al centro. La sfida che in realtà non c'è stata, abbiamo l'obbligo di dirlo onestamente: quando Tadej è partito, Mathieu stava avendo visioni mistiche sul tratto duro della Redoute. Va detto che il neerlandese ha avuto il merito di non abbandonarsi alla deriva di se stesso, ma ha centellinato e distribuito gli sforzi in modo da averne ancora per rientrare nel gruppetto nel finale e vincere la volatina per il piazzamento. Che in questo caso significa terzo posto.

Terzo alla Liegi dopo aver vinto Fiandre e Roubaix, non male come filotto. Undicesimo podio monumentale contro gli otto di Pogi, in più mettiamoci anche un Mondiale (su strada) a zero, insomma la bilancia delle classiche pende leggermente a favore di WonderPoel che però oggi giocava in trasferta, sul campo del rivale, e lo sapeva benissimo.

Ecco perché l'estrema cautela di alcuni passaggi, e l'understatement generale, quello stesso approccio che l'ha portato a vivere quasi distrattamente gran parte della corsa, rimanendo pure intrappolato dietro a una caduta, fattore che ne ha certo complicato il percorso. Ma alla fine, quanta volitiva tenacia nell'inseguire il podio. Non era un risultato scontato. Che preluda a future affermazioni nella Doyenne, non ci azzardiamo a dirlo: occorrono particolari allineamenti astrali perché Van der Poel possa conquistare questo alloro non certo impossibile per lui, ma di sicuro improbabile finché continueranno a essere in circolazione i Tadej e i Remco. Però bello che ci provi!

Bardet e Van der Poel sul podio, Tiberi migliore italiano

Quanto agli altri, il rischio - tangibile - di finire a far da carta da parati al cospetto di certi colossi che si prendono il proscenio, è scongiurabile attingendo a piene mani al coraggio. Come ha fatto Ben Healy, che però non è riuscito a fare la differenza. O come ha fatto Romain Bardet, che ha trovato lo spunto giusto al momento giusto ed è andato a centrare - a 33 anni - il miglior risultato in carriera in una Monumento, migliorando il terzo posto ottenuto nel 2018 nella stessa Liegi. E ha festeggiato quasi come se avesse vinto, che poi è quello che deve aver pensato quando ha capito che i suoi inseguitori non avrebbero più colmato il margine.

Tadej ha distanziato Bardet che a propria volta si è tenuto dietro un gruppo di 26 (quello regolato da MVDP). I fenomeni vincono (tantopiù se sul proprio terreno d'elezione), alle loro spalle un abisso e poi l'infinito novero degli outsider, dal quale emergono questo o quello (oggi Romain) a seconda delle forze di giornata.

Nel citato gruppettone di 26 c'era un solo italiano, dei 17 che hanno preso il via stamattina: Antonio TIberi, 22esimo. Inutile e financo ozioso fare i soliti riferimenti ai tempi in cui il nostro movimento ne piazzava cinque ai primi cinque posti, in questa gara. La situazione questa è. Si attendono tempi migliori.

Liegi-Bastogne-Liegi 2024, la cronaca della corsa

Una giornata molto fredda ha accolto oggi il gruppo impegnato nei 254.5 km della Liegi-Bastogne-Liegi numero 110. Dopo appena 3 km si è messo in movimento il nucleo originario di quella che sarebbe poi diventata presto la fuga del giorno: primi a partire, Gil Gelders (Soudal Quick-Step), Rémy Rochas (Groupama-FDJ), Lilian Calmejane (Intermarché-Wanty) e Paul Ourselin (TotalEnergies); nel giro di cinque chilometri sono rientrati prima Christian Scaroni (Astana Qazaqstan) e Iván Romeo (Movistar), poi anche Enzo Leijnse (DSM-Firmenich PostNL), Fabien Doubey (TotalEnergies) e Loïc Vliegen (Bingoal WB), mentre Danny Van der Tuuk (Kern Pharma) ha mancato l'aggancio.

Lunghi chilometri di poco da segnalare, vantaggio che ha raggiunto i 4'40" ai -140, UAE Emirates a controllare il tutto, insomma nessuna sorpresa, nessun sussulto nell'attesa delle côte. In tutto ciò, Mathieu van der Poel (Alpecin-Deceuninck) si faceva vedere spesso nelle retrovie, posizione potenzialmente foriera di problemi: e infatti…

Una maxicaduta spezza la corsa a 100 km dalla fine

Liegi-Bastogne-Liegi, la UAE Emirates controlla il gruppo © A.S.O.
Liegi-Bastogne-Liegi, la UAE Emirates controlla il gruppo © A.S.O.

Già ai -100 son caduti proprio davanti all'iridato Chris Hamilton (DSM), WIlliam Junior Lecerf (Soudal) e Toon Clynhens (Flanders-Baloise); e due chilometri dopo big disaster, su una strada stretta sono andati giù in venti all'altezza della trentesima posizione; nessun problema serio per nessuno, senonché gran parte del plotone è rimasta intruppata dietro, e tra gli altri ovviamente Mathieu ma anche Simon Yates (Jayco AlUla), Romain Grégoire  e Valentin Madouas (Groupama), Pello Bilbao e Santiago Buitrago (Bahrain-Victorious), Aleksandr Vlasov (BORA-Hansgrohe), Mauri Vansevenant (Soudal); pure Thomas Pidcock (INEOS Grenadiers), che per giunta doveva vedersela con persistenti problemi meccanici.

Contestualmente, la Free Palestine, rimasta davanti intorno a Dylan Teuns, ha improvvisamente aumentato il ritmo, rendendo le cose difficili ai corridori attardati, i quali si son ritrovati in un attimo a oltre un minuto di distacco; l'accelerazione ha portato all'annullamento della fuga, ripresa ai -95.

Pidcock ha aspettato la Côte de Stockeu ai -80 per forzare, emergendo con Buitrago e Vansevenant dal secondo gruppo; poi il colombiano è saltato, in compenso ai -76 è arrivato Grégoire, e il suo compagno Rochas che era nel gruppo di testa si è rialzato per aspettare e dare una mano al giovane capitano. Van der Poel, ad ogni buon conto, non mollava.

Quando la Free Palestine si è spostata, la UAE si è ritrovata nuovamente a guidare, ma ha rallentato visibilmente, sicché ai -70 più o meno tutti son rientrati (con qualche robusto, immancabile dietromacchina) e la Doyenne ha ripreso un suo corso più canonico: ovvero, poco da segnalare e qualche altra caduta. Quella di Carlos Canal (Movistar) ai -70 per esempio: lo spagnolo si è catapultato su un paletto in uno dei mille restringimenti artificiali della carreggiata vallone. Tale paletto era pure protetto con un rivestimento gommoso, ma ugualmente la botta per Canal è stata molto forte (questo per ribadire che i percorsi vanno messi in sicurezza, certamente, ma che questo non basta).

Tadej spicca il volo sulla Redoute

Tadej Pogacar dopo il successo a Liegi © UAE Emirates-Fizza
Tadej Pogacar dopo il successo a Liegi © UAE Emirates-Fizza

A 35 km dal traguardo c'era la Redoute, e con essa l'atteso attacco di Tadej Pogacar (UAE), piazzato a un chilometro dallo scollinamento. Richard Carapaz (EF Education-EasyPost) si è messo alla ruota dello sloveno, come se non conoscesse il personaggio che cercava di maneggiare. E infatti tempo 500 metri, l'ecuadoriano è saltato, ed è così cominciata la sfida per il secondo posto. Perché il primo, lo sapevano e lo sapevamo tutti, era già andato: 15" di vantaggio in cima, poi per un po' una media di dieci secondi presi ogni due chilometri (così a spanne), corsa finita.

Ai -30 Ben Healy (EF) si è avvantaggiato sul gruppetto che comprendeva i principali rivali di giornata, ma non Van der Poel che era ancora più indietro; ai -26 sull'irlandese sono piombati i francesi: Romain Grégoire, Romain Bardet (DSM) e Benoît Cosnefroy (Decathlon AG2R LA Mondiale). Alle spalle del quartetto in lotta per il podio, il gruppo si ricompattava più o meno. Lèggasi: MVDP rientrava sui vari Vansevenant, BIlbao, Carapaz, Vlasov, Mattias Skjelmose (Lidl-Trek), Egan Bernal (INEOS), Tiesj Benoot (Visma-Lease a Bike), João Almeida e Marc Hirschi (UAE), Maxim van Gils (Lotto Dstny), Aurélien Paret-Peintre (Decathlon), Alexey Lutsenko (Astana).

L'ultimo vero ostacolo di giornata, La Roche-aux-Faucons ai -14, e qui Healy ha forzato con decisione e il solo Bardet è stato in grado di tenerlo. Da dietro si è mosso pure Bernal, sempre più ri-centrato sul ruolo di protagonista del ciclismo, quindi Cosnefroy con fatica ha riportato sotto anche Grégoire, ma a quel punto Bardet s'è detto “ora o mai più”, ha rilanciato in cima e ha allungato in maniera definitiva verso la piazza d'onore.

Il rientro di Van der Poel e la volata per il podio

Il resto del gruppetto era piuttosto senza arte né parte a questo punto, e non solo non è riuscito a rintuzzare l'attacco di Bardet, ma ha pure dovuto subire il rilevante rientro, ai -6, di Van der Poel in compagnia di Pidcock, Bauke Mollema (Lidl) e Guillaume Martin (Cofidis), mentre Mattias Skjelmose, che pure fino a pochi giorni fa era papabile per il podio, risultava disperso più indietro.

L'ultimo tentativo di anticipare l'ha messo a segno Cosnefroy ai -4, ma non ha sortito effetti di rilievo. E così, mentre Tadej Pogacar andava a vincere la sua seconda Liegi-Bastogne-Liegi, in un tripudio di tifosi e bandiere (molte anche della Palestina), pronto a dedicare il successo alla suocera mancata due anni fa proprio alla vigilia della Doyenne, e mentre Romain Bardet si godeva comunque un bellissimo secondo posto a 1'39" dal vincitore, gli altri si preparavano a sprintare per il terzo gradino del podio, a 2'02".

Lo spunto di Van der Poel è stato vincente, ci si è proprio impegnato perché ci teneva davvero e ha portato a casa il terzo posto, davanti a Van Gils (che per poco non buttava - involontariamente - sulle transenne Vansevenant, poi sesto) e Paret-Peintre. Un solo italiano presente nel gruppetto, composto alla fine da 25 corridori: Antonio Tiberi, 22esimo; curiosamente, i due EF della compagnia, Carapaz e Healy, sono andati a occupare gli ultimi due posti del drappello.

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