Gaviria Sarzeau sui pedali e vinse
Tour de France, nuova vittoria del colombiano, battuti Sagan e Greipel, sesto Pasqualon. Altre cadute, Zakarin perde un minuto
Questo articolo potrebbe essere un'ode all'apripista, e sarebbe pure ben meritato, dopo che abbiamo visto come Maxi Richeze si è disimpegnato, una volta di più, nel ruolo. La seconda vittoria di Fernando Gaviria al Tour de France 2018, ottenuta nell'arco di quattro tappe, porta ben stampigliata in testa la firma proprio del pesce pilota argentino. Il quale ha messo in strada tutta la propria sapienza, nel cercare, trovare, aprire e finalizzare un varco, sull'infinito rettilineo che conduceva all'arrivo di Sarzeau, cittadina di poche anime ma onorata d'esser la patria di un certo David Lappartient, presidente dell'UCI, nonché sindaco in carica di detta cittadina...
Quanto a Gaviria, su tre volate si è imposto due volte, ma nell'altra occasione è caduto nel finale, e non è detto che senza quell'intoppo il percorso netto non fosse nelle sue corde. Anche perché il campo dei suoi avversari, tra corridori non ancora al meglio (Alexander Kristoff, Dylan Groenewegen), altri che mal si trovano in squadra (Marcel Kittel), altri che si sono incamminati sul malinconico viale del tramonto (Mark Cavendish, André Greipel), e altri direttamente assenti (Caleb Ewan), può spadroneggiare come più gli piace, facendo giusto caso a tenere a bada come possibile Peter Sagan, fin qui il più pimpante dei contender.
La lotta per la maglia verde tra i due, già accesa sin dal primo giorno, sarà uno dei motivi d'interesse della Grande Boucle 2018; e ci saranno giornate in cui avere motivi d'interesse supplementari (rispetto ai soliti) sarà vitale, visto l'andazzo di certe tappe. Parliamo a ragion veduta di fresco, dato che la frazione odierna, da La Baule appunto a Sarzeau, attraverso 195 chilometri pianeggianti, è stata effettivamente un bel banco di prova per i recettori del sonno degli appassionati.
Una fuga a quattro partita già al km 0
Fuga partita al fischio d'inizio, o Chilometro Zero se preferite, con due belgi e due francesi: Guillaume Van Keirsbulck (Wanty-Groupe Gobert) e Dimitri Claeys (Cofidis, Solutions Crédits) da un lato, Anthony Perez (Cofidis pure lui) e Jérôme Cousin (Direct Énergie) dall'altro. Il tran tran è stato quello classico di tappe del genere: un team dietro a controllare (la BMC della maglia gialla Greg Van Avermaet), i fuggitivi davanti a raggranellare vantaggio. 7'40", quello massimo, toccato al km 43, prima che la BMC iniziasse a essere qua e là coadiuvata da qualche team di velocisti. Uno in particolare: la Quick-Step Floors di Fernando Gaviria, la quale a un certo punto si è ritrovata a gestire totalmente l'incombenza dell'inseguimento.
Talmente bene si è comportato l'ensemble guidato in ammiraglia da Davide Bramati, che già a 50 km dal traguardo il distacco dai battistrada era sceso a 1'15"; a questo punto, però, un pizzico di imponderabilità si è manifestato in forma di una caduta che ha coinvolto parecchi corridori in gruppo, e ha rallentato il plotone medesimo, permettendo al quartetto di testa di riprendere un minimo margine.
Tra i tanti coinvolti nel capitombolo, possiamo enumerare alcuni uomini di classifica: Daniel Martin (UAE Emirates), Mikel Landa (Movistar), Jakob Fuglsang (Astana), Bauke Mollema (Trek-Segafredo), non necessariamente caduti ma costretti a mettere piede a terra nell'occasione.
L'intoppo ha permesso ai battistrada di riportarsi a +3', secondo più secondo meno, e di mettere gran pressione sugli inseguitori, i quali hanno cominciato a chiedersi se i conti fossero destinati a tornare, a fine giornata. Una foratura per Tony Gallopin (AG2R La Mondiale) ai -40, con annessa sportellata fortuita assestata al corridore dal suo meccanico in precipitosa uscita dall'ammiraglia, e il plotone si è comunque rimesso a fare il proprio dovere, col contributo ora anche di altri team di velocisti, dalla Dimension Data di Cavendish alla Groupama-FDJ di Démare.
Greipel gioca d'anticipo, Gaviria vince su Sagan
Tira che ti ritiro, i fuggitivi sono stati infine rimessi nel mirino, e anche se rimaneva loro un minutino a 8 km dal traguardo, l'inerzia era ormai tutta dalla parte del gruppo. Anche la caducità, a dire il vero: ai -5 infatti un'altra cadutona ha decimato il plotone, e stavolta tra i coinvolti abbiamo contato Rigoberto Urán, aiutato dai suoi EF Education First-Drapac a rientrare nel giro di 2 km; e Ilnur Zakarin, che invece non ha trovato gran supporto in casa Katusha-Alpecin (dalle parti della BigK si doveva pensare allo sprint di Kittel), e alla fine si è presentato al traguardo di Sarzeau con 59" di ritardo dai primi, aiutato dal solo Robert Kiserlovski.
Peggio ancora è andata invece a Tiesj Benoot (Lotto Soudal), che ha riportato ammaccature più serie (lussazione alla spalla, colpi e abrasioni varie), ha chiuso la tappa con 10'12" sul groppone, e non è certo di ripartire domani; direttamente ritirato invece Axel Domont, gregario di Romain Bardet in una AG2R che continua a essere il team più martoriato del momento.
Ma non era tempo di pensare alle ferite, c'erano ancora i quattro avventurosi da raggiungere: ripresi ai 1200 metri tre di loro, raggiunto alla lanterne rouge dell'ultimo chilometro anche Van Keirsbulck che tentava un estremo colpo solitario; e c'era poi una volata da lanciare.
Il trenino Dimension Data era ben messo sul lato sinistro della strada, tutta in rettilineo, ma è mancata a Cavendish la brillantezza per tentare la finalizzazione; è uscito invece di prepotenza sullo stesso lato Maxi Richeze con Fernando Gaviria a ruota, e subito s'è capito che quel vagone sarebbe andato lontano. Non a caso alla ruota del colombiano trovavamo Peter Sagan, e poi dietro John Degenkolb e Alexander Kristoff, mentre Dylan Groenewegen faceva in modo di inserirsi (ostacolando un po' lo stesso Cavendish), e André Greipel architettava il tocco d'anticipo. Fino ai 300 metri, Marcel Kittel era invece disperso nelle retrovie.
Greipel è uscito forte ai 250 metri, prendendosi il centro della strada; Gaviria è sbucato dalla ruota di Richeze ai 200 (poco meno), andando ad affiancare il tedesco della Lotto Soudal e inscenando con lui un bel testa a testa. Dietro, Sagan saltellava dalla ruota di Fernando a quella del Gorilla, per poi uscire alla destra di quest'ultimo in vista del colpo di reni; tutti gli altri a quel punto erano già fuori dai giochi, compreso un Kittel in fortissima rimonta.
Gaviria ha controllato benissimo se stesso e gli avversari, e ha vinto con più margine di quanto non si potesse pensare a 50 metri dalla fine; Sagan ha recuperato al colpo di reni quei 30-50 centimetri utili per sopravanzare Greipel, solo terzo alla fine alle spalle dello slovacco; al quarto posto è salito Groenewegen, davanti a Kittel, e poi al sesto troviamo un italiano, ovvero Andrea Pasqualon, protagonista principale della riedizione di "La classe operaia va in paradiso"; il vicentino della Wanty ha fatto filotto coi compagni Dion Smith (nono) e Timothy Dupont (decimo), a fissare un notevole "best team" di giornata per la Professional belga.
In mezzo ai corridori della Wanty si sono piazzati Kristoff (settimo) e Degenkolb (ottavo), mentre Arnaud Démare è rimasto proprio fuori dalla top ten, solo 11esimo. La lotta per la maglia verde è accesissima, con Sagan primo a quota 143 punti e Gaviria secondo a 139.
Il discorso maglia gialla è invece ancora acerbo, ma ciò non vuol dire che non se ne debba dare conto: Greg Van Avermaet resta al comando della classifica con lo stesso tempo del compagno in BMC Tejay Van Garderen, seguono Geraint Thomas (Sky) a 3", Philippe Gilbert (Quick-Step) a 5", Julian Alaphilippe e Bob Jungels (tutti Quick-Step) a 7", Tom Dumoulin (Sunweb) coi compagni Søren Kragh Andersen (pure maglia bianca) e Michael Matthews a 11"; e Rigo Urán, decimo, a 35".
Una classifica che logicamente risente molto della cronosquadre di Cholet, al momento; ma che domani potrebbe subire un piccolo rimescolamento al termine della quinta tappa, da Lorient a Quimper, 204.5 km pieni di piccoli saliscendi e stradine soprattutto nella seconda metà del tracciato. Occorreranno occhi aperti, ma di sicuro non basteranno a "salvare" tutti.