Pista

Diario Berlinese #2 - Alza quella birra e brindiamo, Marco!

27.02.2020 13:54

Il lavoro del ct Villa sta producendo risultati inconcepibili fino a poco tempo fa, ultimo esempio il "record virtuale" segnato ieri dal quartetto. E poi parliamo di realtà e quarantene, piazze berlinesi e ristoranti indiani, medaglie possibili e videointerviste da fare


Se mi avessero detto che l'Italia avrebbe fatto il record del mondo nell'Inseguimento a squadre mi sarei fatto una risata, spallucce, altro sorriso sardonico, versaccio buzzurro, certo certo come no e tutto l'armamentario della sufficienza. Se me l'avessero detto qualche tempo fa, ma devo essere onesto, se me l'avessero detto pure qualche ora fa. E invece l'Italia quel record l'ha fatto, di fatto. L'unico problema è che l'ha fatto con 31 centesimi di ritardo.

Sì, 31 centesimi di ritardo, perché nell'esatto istante in cui Filippo Ganna, Francesco Lamon, Simone Consonni e Jonathan Milan siglavano questa prestazione mostruosa che risponde al nome di 3'46"513, si accorgevano che la Danimarca era già arrivata appunto 31 centesimi prima, e con un tempo ancora più basso. Il danno dell'eliminazione in semi, la beffa del record del mondo che resta solo virtuale, e che nella realtà si aggiudica per il momento il titolo di seconda prestazione di tutti i tempi. Ma anche la consapevolezza che siamo entrati in un'altra dimensione ancora, un'altra rispetto a quella già rispettabilissima in cui eravamo fino a ieri sera.

Trasliamo, volete? Inizio del decennio, Mondiali di Apeldoorn 2011, Australia che vince le qualifiche con un tempo di 4', Italia 15esima in 4'12", ovviamente eliminata, ovviamente noi a disperarci per questa pista azzurra che proprio non va. In quel quartetto del 2011 c'erano Omar Bertazzo (ora è il fratello Liam a pistare), Giairo Ermeti e due che conosciamo bene, Michele Scartezzini ed Elia Viviani, cioè due che ancora sono nel giro del quartetto. Il record del mondo all'epoca era 3'53", l'aveva stabilito la Gran Bretagna di Bradley Wiggins e Geraint Thomas a Pechino 2008. In quei Giochi l'Italia, che era ancora peggiore del 4'12" di 3 anni dopo, manco c'era; ovviamente noi a disperarci per questa pista azzurra che proprio non va (questa mi pare di averla già scritta da qualche parte).

Vi faccio notare un'altra cosa: se risaliamo proprio alle Olimpiadi cinesi, la finale fu dei britannici che vi batterono la Danimarca. Nella finalina la Nuova Zelanda ebbe la meglio sull'Australia. Danimarca, Nuova Zelanda, Australia, vi dicono qualcosa queste nazionali? Sì, sono le stesse che oggi si giocheranno le medaglie di Berlino 2020. Il quarto quartetto non è però quello britannico: è quello italiano. 12 anni fa guardavamo la GBR strapazzare i record, quel 3'53" ci sembrava (era!) su un altro pianeta rispetto ai nostri mesti 4'15", ci si chiedeva per quale sorta di miracolo avremmo potuto raggiungere simili livelli, nel mentre che ci si disperava per quella pista azzurra che proprio non andava (sì, decisamente l'ho già scritta questa).

A quel miracolo che all'epoca invocavamo oggi possiamo dare un nome: si chiama lavoro. Anche un po' fortuna nel trovare talenti adatti, ma la fortuna senza lavoro è come vincere 10.000 euro al gratta&vinci, certo godi, fai festa, magari un viaggio e ti paghi quattro rate del mutuo, ma la cosa non ti cambia la vita. Per cambiarti la vita ci va più l'impegno che la fortuna. E stavolta usciamo in semi, ci giochiamo il bronzo, possiamo pure perderlo e in fondo non ci sarebbe da far drammi. Ma la prossima volta vogliamo proprio vedere come andrà la storia. E la prossima volta si chiama Tokyo 2020: "avversari state attenti, ci rivediamo a Tokyoventiventi" potrebbe essere uno slogan che questo pomeriggio regaleremo a Marco Villa e ai suoi boys. Cioè a quelli dei 25-30" limati in un decennio.

 

Quarantene e cantilene
La Germania è un paese di irresponsabili. All'arrivo l'altro giorno nessuno mi ha chiesto niente, e dire che provenivo dal paese con più contagi in Europa! Anche quelli che vengono dalla Cina, se vogliono si mettono in quarantena, se no no.

Nessuno qui ha chiesto quarantene di stato, e sì che l'infettività del virus potrebbe causare centinaia di migliaia di contagiati gravi e non credo che la Germania abbia centinaia di migliaia di posti letto in terapia intensiva, così come non li ha l'Italia (mi rifaccio a un articolo circolato nei giorni scorsi che si piccava di spiegarci il motivo per cui dovremmo starcene tutti a casa...).

Non credo neanche che la Germania abbia sui confini muri abbastanza alti da assicurare che il virus non entrerà... E allora? Irresponsabili loro, come ho scritto sopra, o esauriti noi?

Mi do una risposta: in un paese abitato da una popolazione educata alla paura, e con un capo di partito che si sapeva avrebbe speculato beceramente su qualsiasi possibile aspetto di questa vicenda, il governo si è sentito obbligato a operare misure draconiane, per provare a togliere fiato alle cornamuse propagandistiche di quella serpe. Conscio - il governo - che a tali cornamuse in tanti sarebbero andati dietro. Così stanno le cose.

E lo dico con forza non perché sia esperto di alcunché, ma perché bastano due giorni passati nel mondo reale e non nella bolla impanicata del paesedeibalocchi per vedere le cose col giusto e utile distacco, e per mettere ogni fatto nella prospettiva corretta. E allora se voi mi dite tampone io vi rispondo tempone. E se mi dite corona vi ribatto pignone. E riconosco di aver sbagliato ieri, nel titolare sulla tosse; riappropriamoci della realtà, ragazzi. E intanto consoliamoci coi Mondiali su pista.

 

Consonni, la medaglia è possibile nello Scratch!
Consoliamoci con le gare di oggi, con l'inseguimento alle medaglie (ok, questa era più scontata dell'ululato di un hater), di fatto comunque questo è e sarà, riusciranno Letizia Paternoster, Martina Alzini, Elisa Balsamo e Silvia Valsecchi, opposte alle tedesche alle 18.30, ad agguantare un tempo utile per andare a giocarsi il bronzo alle 20.55 (l'oro è già andato)? Si spera di sì, ci si rammarica per i malanni di Guazzini e Cavalli che sarebbero state utili pedine nello scacchiere.

E riusciranno Consonni-Ganna-Lamon-Milan a sbarazzarsi dell'Australia nella finalina in programma alle 19.25 e a centrare il sospirato - e ancor più meritato - podio?

E riuscirà Simone Consonni (dato lui e non Michele Scartezzini in lista di partenza) a battagliare all'altezza dei Volikakis, dei Mora, dei Welsford, dei Beyer in uno Scratch in cui il podio sarà alla portata dell'azzurro (se non avrà dato tutto nel precedente Inseguimento)? Lo scopriremo alle 20, mi raccomando, tutti davanti agli schermi che preferite, a spingere Simone.

Il programma di oggi si completa di Keirin maschile, gara che non vedrà azzurri coinvolti, e in cui mi gioco un podio Buchli-Kenny-Quintero (in finale ci mettiamo anche Wakimoto, Awang e uno tra Dmitriev e Dawkins). Temo di star esagerando con questi pronostici, ma potrete sempre spernacchiarmi a piacimento. Ieri non ho sbagliato di tanto quello della Velocità a squadre donne, solo una vocale tra CIN (che ha effettivamente raggiunto la top4) e CAN (che ne è rimasto fuori di poco)...

Nella Velocità individuale non si andrà a medaglia, le finali sono domani; per noi c'è Miriam Vece che deve riscattare una Team Sprint tremenda e che potrà mettere nel mirino gli ottavi. Nomi da seguire Wai Sze Lee, Voinova, Morton, Gros, Mitchell, Godby e le due tedesche (Hinze e Friedrich) che si giocano il boost di entusiasmo conquistato ieri nella vittoriosa prova a squadre. Sono tanti nomi, ma abbiamo tempo per sgrossarli domani.

 

La birra di Villa, la piazza di Piano, lo scontrino dell'indiano
Ieri è arrivato Fabio e subito ci ha raggiunti al Velodromo, presto travolto dall'onda di entusiasmo del ciclopista. Buono l'hotdog di uno dei tanti baretti/chioschetti del foyer, radioattiva una schiacciatina, discreta la birra e utile l'euro di cauzione sul bicchiere in plastica (se lo riporti indietro, ti ridanno l'euro). Anche Marco Villa e due alfieri del suo staff si sono concessi una bella birrozza in un momento di pausa tra le qualifiche dell'Inseguimento e la cerimonia d'apertura (inutile e verbosa): ieri non li abbiamo disturbati nel relax, ma la prossima volta lo farò perché lo scoglio principale, quello del quartetto, è stato superato alla grande, e ora il ct sarà sereno il giusto.

Prima delle gare io e Tiziano eravamo stati in giro a goderci il freddo della piovosa mattina berlinese, a camminare più di quanto le scarpe nuove (e quindi non ancora comode) permettessero ai miei poveri piedi martoriati, a sbalordire (io personalmente) al cospetto della magnificenza postcontemporanea di Potsdamer Platz, invidiando questi qui che son riusciti a stravolgere una parte importante di città costruendo così bene e utilmente: la zona è quella che sta ospitando la Berlinale (la mostra del cinema), speravo di vedere almeno da Scarlett Johansson in su ma il red carpet a quell'ora era miseramente vuoto. Penso a Renzo Piano, che di Potsdamer Platz è l'autore, e penso a un'altra sua opera, l'Auditorium di Roma, e a come quella sia incastonata in un contesto di scintillante bruttezza (con una sopraelevata che ci passa di fianco, se ricordo bene, e con stradoni di periferia a ricamare il sistema viario di contorno), mentre questa piazza è così mirabilmente dipinta nel tessuto cittadino. Ma sarà solo colpa della trojka se noto certe disarmanti differenze tra noi e loro?

Ieri sera poi, dopo le gare, dovevamo ancora cenare ed era tardi. Abbiamo vagato saltando da un pizza-al-taglio a un minimarket, da un kebabbaro a un baretto malfamato, fino a trovare la nostra destinazion del desinare presso un ristorante indiano. Pollo in tutte le salse (nel vero senso della parola salse), riso bianco da affogare nelle suddette salse, pane-tipo-carasau ma al formaggio, birra comunque tedesca (Warsteiner, ieri). Alla fine il tipo, che per metterci maggiormente a nostro agio aveva acceso un superfluo programma radio di musica indiana, ci ha chiesto se proprio proprio ci servisse lo scontrino. Ma no va bene dài, fai come vuoi. Tutto il mondo è palese...

 

Nota su Miriam e non su Kristina
No, Kristina non l'ho vista, non c'era. Era lei che mi avrebbe provocato mancamenti (cfr. diario di ieri). In compenso c'è la sua sodale di sempre, Miriam Welte, si occupa di qualcosa di televisivo - se ho ben capito - dopo essersi ritirata un mese fa. Fa strano vederla da questo lato della balaustra, da qui a domenica ci scambierò due videochiacchiere con la giusta deferenza che si deve a una pluricampionessa di tal calibro, ma col sorriso piacione che già le ho lanciato un paio di volte - ricambiato, devo dire, ma forse solo per educazione.
Notizia di esempio
Quartetto azzurro da urlo ma non basta: seconda prestazione all time, ma farà la finalina
Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!