Filippo Ganna ed Edoardo Affini sul podio di Zurigo 2024 con Remco Evenepoel
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A Zurigo c'è tanta Italia ma c'è pure troppo Remco

Evenepoel conquista il secondo Mondiale di fila nella cronometro, battuto Filippo Ganna dopo una sfida stellare, bronzo a un ancora bravissimo Edoardo Affini

22.09.2024 18:15

Remco: mettiamoci in testa che questo qui è qualcosa più che un fattore nelle competizioni per le nazionali. Negli ultimi due anni non aveva mancato di centrare almeno un titolo a stagione, il Mondiale in linea 2022, quello a cronometro nel 2023; in questo 2024 la Belva di Aalst ha spazzolato finora tutto lo spazzolabile, con una memorabile Olimpiade in cui si è ripetuto, oro in linea, oro a crono, e con la rassegna iridata che per lui è cominciata oggi, in quel di Zurigo, con una nuova maglia arcobaleno, che conferma quella dell'anno scorso: un corridore in stato di grazia, che in stagione ha sostanziato le proprie ambizioni da GT (terzo al Tour de France dietro agli Ingiocabili) dopo aver saltato per intero la stagione delle classiche in seguito alla tristemente celebre caduta del Paesi Baschi.

L'estate ci ha restituito un Evenepoel con le ali alle ruote, e l'autunno appena cominciato ci ripropone lo stesso cliché. Lo stesso di due mesi fa e lo stesso di dodici mesi fa, come benissimo sa Filippo Ganna, che tanto oggi quanto nel 2023 si ritrova sul secondo gradino del podio, battuto da uno che lo frega ogni volta: l'anno scorso per 12", stavolta per 7, insomma siamo lì ma sempre un passo indietro. Se Pippo è stato il deus ex machina all'alba del decennio, con i Mondiali vinti nel 2020 e nel 2021, ora siamo nell'era Remco, più che mai.

Uno che va a medaglia da quando aveva 19 anni (argento nel 2019), che per un biennio si è accontentato del bronzo (2021-2022) e che ora domina la scena. Anche per Filippo quella di oggi è stata la quinta medaglia ai Mondiali a crono (ai citati ori e argenti va aggiunto il bronzo del 2019), sempre battuto dalla Belva tranne che nel 2021.

Per un altro corridore invece oggi c'è stata la prima festa in un Mondiale: Edoardo Affini sapeva di non poter probabilmente competere con i due che l'hanno preceduto a Zurigo, ma da buon fresco Campione Europeo ha sfornato un'altra prestazione di altissimo livello, lasciandosi alle spalle tutti quelli che non erano Remco&Pippo e centrando un terzo gradino del podio sudato e meritato. Facilitato magari da una caduta di Jay Vine (ma di questo non c'è controprova), ma in ogni caso super-centrato sull'obiettivo e più che degno completatore di cotanto podio. E il poster della premiazione potrà ugualmente esibirlo ai nipoti, narrando di quella volta che fece medaglia insieme a Evenepoel e Ganna…

Mondiali a cronometro 2024, la cronaca della gara

Remco Evenepoel esulta all'arrivo della crono iridata di Zurigo © UCI
Remco Evenepoel esulta all'arrivo della crono iridata di Zurigo © UCI

46.1 km a Zurigo per il Campionato del Mondo a cronometro élite 2024, percorso in gran parte pianeggiante ma con un paio di salitelle in sequenza poco oltre metà gara, tre rilevamenti intermedi piazzati dopo 12.5, 26.5 (in cima alla rampa di Uetikon am See) e 36.5 km. La startlist un trionfo di geografia globale, e allora ci sta che il primo a partire, nonché primo leader della corsa (col tempo di 59'28") sia stato un ugandese, il 26enne Charles Kagimu.

La prima parte di gara è stata un susseguirsi di atleti piuttosto esotici, tra questi il ghanese Christopher Symonds Mbe, di gran lunga il peggiore della gara col tempo di 1h16'26". Quanto a Kagimu, ha resistito a cinque avversari, poi il sesto - il mongolo Tegshbayar Batsaikhan, l'ha scavalcato col tempo di 59'21". A seguire, sulla hot seat si sono accomodati per un attimo l'ungherese Janos Pelikan (59'01") e poi per un lungo tratto il canadese Pier-Andre Cote, il cui 56'00" gli ha permesso di tenersi dietro tra gli altri anche il connazionale Derek Gee (56'18" per lui).

Passato il lungo interregno coteano, l'Europa si è ripresa la scena con il norvegese Søren Wærenskjold, nuovo leader con 55'42", superato prima dal portoghese Nelson Oliveira (55'37") e poi dal danese Kasper Asgreen (54'32"). Nel frattempo si segnalava per rilevante senso di delusione la prestazione di Stefan Bissegger, rimasto nelle retrovie con 57'06": era uno dei due padroni di casa, ma non è che l'altro - come vedremo - sarebbe stato poi così felice della propria prestazione, qualche quarto d'ora dopo.

Edoardo Affini si regala un'altra giornata da protagonista

A questo punto va celebrato al punto giusto il Mondiale di Edoardo Affini: il Campione Europeo in carica ha fornito anche oggi una prova sostanziosa, consistente, concreta ed efficace. Passato in testa a tutti gli intertempi, il mantovano ha fissato un tempo conclusivo di 53'56", che gli ha garantito una mezz'oretta in cima al mondo, mentre gente come il belga Victor Campenaerts, il norvegese Tobias Foss, il danese Mikkel Bjerg e il francese Bruno Armirail si accomodavano invariabilmente alle sue spalle.

Jay Vine sembrava avere la possibilità di scavalcare Affini, dato che aveva segnato tempi migliori su tutti e tre i rilevamenti intermedi (sebbene sul terzo il lombardo avesse praticamente lo stesso tempo dell'avversario), ma una caduta nell'ultimo tratto ha fatto perdere all'australiano la possibilità di issarsi al primo posto provvisorio (e quindi di giocarsi il podio): incredibile la traiettoria di Vine, che cade una volta sì e una no (è un'iperbole, sia chiaro, ma non va lontanissima dalla realtà), e che oggi ha concluso tutto insanguinato, con evidente ferita vicino tra occhio e naso, al punto che ci si chiede se il corridore non potesse venire fermato per la tutela della sua salute. 54'26" il tempo finale di Vine, temporaneamente secondo.

L'altro svizzero della partita era Stefan Küng, che nella prima parte è stato discreto, passando in 14' netti (contro i 14'01" di Vine e i 14'09" di Affini) al primo intertempo, ma poi patendo tanto nel tratto in salita e chiudendo infine in 54'50", a 54" dal mantovano al comando. Deludente tanto quanto Bissegger, per una Svizzera respinta malamente dalla prima gara in cui puntava al podio.

Il britannico Joshua Tarling è partito come una scheggia, primo con margine al primo intertempo (+9" su Küng) ma poi anche lui si è immalinconito in salita, limitandosi a tampinare Affini fino alla fine, ma chiudendo alle spalle dell'azzurro col tempo di 54'19" (23" il ritardo dall'italiano).

Poco evidenti le prove dello statunitense Brandon McNulty e dello sloveno Primoz Roglic, destinati alla fine a lambire la top ten, al punto che, già dopo il terzo intertempo di un non brillante Roglic, Affini poteva sentire in bocca il dolce sapore di una nuova medaglia dopo quella pregiatissima conquistata undici giorni fa ad Hasselt.

Sfida stellare tra Ganna ed Evenepoel, Remco ha qualcosa in più

Dovevano a quel punto completare la prova solo Filippo Ganna e Remco Evenepoel: tutti gli altri erano dietro a Edoardo, ma questi due no, questi due avevano cominciato a mazzuolarsi sin dal primo metro di gara, e quindi anche dal primo intertempo: Ganna fissa un 13'45" (6" in meno di Tarling)? Evenepoel risponde con un 13'39" (altri 6" limati).

Pippo passa in cima alla Uetikon am See in 32'18", 19" in meno di Vine che in quel momento guidava la graduatoria parziale? E Remco ti stampa con nonchalance un 32'09". Sempre a tiro, ma sempre un po' meglio del verbanese. Assunto confermato anche al terzo intertempo, 43'31" per Filippo, 43'12" per la Belva di Aalst (a questo punto tutti gli altri erano già lontanissimi).

I 19" di vantaggio a 10 km dalla fine permettevano a Evenepoel un certo margine di sicurezza, certo va detto che nell'ultimo tratto Ganna è stato abbastanza mostruoso, andando a recuperare al belga 12", e per quanto si possa fare la tara al finale di Remco (una certa cautela con l'approssimarsi del traguardo, pure l'esultanza all'arrivo, insomma qualche secondino ce l'ha lasciato), resta il bel pedalare dell'azzurro, che ha dimostrato di poter essere ancora in grado di contendere a cotanto avversario dei risultati importanti.

Alla fine 53'08" il tempo di Ganna, 53'01" quello di Evenepoel, 7" di differenza (in realtà 6"43, se contiamo fino ai centesimi). Affini terzo a 55", Tarling quarto a 1'18", Vine quinto a 1'25". Il ritardo del 59esimo e ultimo, il già citato e celebrato Chris Symonds, ha ammontato in conclusione a 23'25". Il suo connazionale Henry Djangmah, ultimo pure lui, accusò nel 2023 un ritardo di 30'03" dal vincitore, che era sempre Remco, e sempre davanti a Ganna.

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Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!