La malinconica eutanasia del vecchio lupo
È stato Remco Evenepoel, con le sue caratteristiche e tutto quello che ha innescato in questi anni, a portare Patrick Lefevere alla storica decisione di sciogliere il Wolfpack?
C'era una volta il Wolfpack, un branco famelico che per quasi 30 anni impose la sua legge sulle corse ciclistiche d'un giorno, nel bene, nel male e, in un'occasione, anche nel peggio, determinando a tavolino l'ordine d'arrivo della corsa più iconica del calendario internazionale. Negli anni questo branco cambiò più volte nome. Dopo essere nato a forma di cubo, tenne sempre il profetico secondo nome di passo veloce. A guidarlo, c'era un ex corridore, tanto mediocre sui pedali quanto geniale dietro la scrivania.
Un giorno costui s'innamorò d'un giovane angelo, un ragazzo profeticamente nato all'alba del nuovo millennio. Non sapeva, però, il vecchio pigmalione, che l'indole del nuovo messia andava nella direzione opposta della legge del branco. Al ragazzo serviva un gregge asservito che gli consentisse di essere competitivo nelle grandi corse a tappe, da sempre disdegnate dal Wolfpack. Inoltre, per le gare d'un giorno, quando ispirato, il giovane si bastava da solo. Così tristemente, il grande dirigente capì che era giunto il momento di sciogliere il branco, lasciando libero il suo virgulto di trovare fortuna altrove.
Questa favoletta, che magari un giorno racconteremo a qualche nipotino, sintetizza la mesta conclusione della gloriosa carriera di Patrick Lefevere, l'uomo di cui è difficile contare i successi nelle classiche monumento. Johan Museeuw, Paolo Bettini e Tom Boonen sono stati gli interpreti più fecondi del suo modo d'interpretare le corse, una evoluzione felice d'uno stile introdotto negli anni settanta dalla Raleigh di Peter Post: tanti fuoriclasse, pronti tanto a vincere in proprio quanto a mettersi al servizio del compagno di squadra più in palla in giornata. I tre sopracitati hanno condito con l'iride una pletora di grandi classiche conquistate. Lo stesso ha fatto anche Remco Evenepoel.
Remco, però, è diverso. Anzi, per essere precisi, è di più. A lui sta stretto il ruolo di leader supremo alternato. Lui è un sovrano assoluto: un autentico Re Sole del pedale. L'avventurosa vittoria alla Vuelta 2022, con il millennial in difficoltà sui rientranti Primoz Roglic ed Enric Mas, aveva illuso Lefevere che si potesse trovare un compromesso tra le esigenze di Evenepoel e la sopravvivenza del Wolfpack.
Il Giro d'Italia di quest'anno, ancor prima del malaugurato ritiro per COVID, in retrospettiva anche un po' sospetto, aveva confermato l'inadeguatezza della Soudal-Quick Step a gestire una grande corsa a tappe. In tal senso, si era assistito, nella tappa di Melfi, al paradossale pseudo soccorso INEOS per salvare una maglia rosa di cui Remco voleva liberarsi. O forse, perché a questo punto ogni sospetto è lecito, il team britannico stava indicando al giovane fiammingo la destinazione migliore per il suo futuro.
I media titolano a nove colonne d'una fusione galattica tra due colossi. La storiella, tuttavia, è ben più misera. Fallita la fusione con la INEOS, che non era interessata al poco che il manager fiammingo aveva da offrire sapendo di poter gestire in autonomia l'arrivo di Remco, il buon Patrick ha trovato in una Jumbo, desiderosa a sua volta d'uscire rapidamente di scena, una sponda ricettiva del suo unico asset, la sponsorizzazione Soudal. Coronando il progetto mai riuscito al compianto Pietro Mennea, Lefevere chiuderà baracca e burattini per tornare, non a Barletta, bensì a Moorslede.
Concludendo, senza citare quella grappa dal nome ambiguo tanto cara a Mike Bongiorno, la Soudal-Quick Step confluirà nella Jumbo-Visma, che dall'anno prossimo dovrebbe chiamarsi Amazon Soudal. Gli ex corridori di Lefevere, però, saranno liberi di non aderire alla transumanza. In tale ottica, Remco andrà in INEOS e Julian Alaphilippe dovrebbe accasarsi alla TotalEnergies, prendendo il posto di Peter Sagan.
L'unico, secondo me, che il team giallonero si terrà ben stretto tra gli esodati sarà il nuovo acquisto Mikel Landa che prenderà il posto di Sepp Kuss, con lo statunitense promosso a secondo capitano in sostituzione di Primoz Roglic, destinato alla Bora Hansgrohe. L'effetto domino continuerà in modo dirompente con gli altri orfani di Lefevere che si piazzeranno a destra e manca, e lascerà a piedi, o comunque con ingaggi ribassati, una ventina di corridori in ambito World Tour. Via ai titoli di coda sulla musica di Una storia disonesta di Stefano Rosso.