Ciccone alla presa de La Bastille
L'abruzzese della Trek-Segafredo vince dalla fuga l'ottava e ultima tappa del Critérium du Dauphiné precedendo il solito Vingegaard e Yates. Giulio conquista anche la maglia a pois, a Jonas la generale
Dopo esser stato costretto a riformulare i propri piani causa Covid, Giulio Ciccone aveva cercato un obiettivo in sostituzione di quel Giro d'Italia che tanto bramava e a cui tanto bene si stava avvicinando nelle settimane e mesi precedenti alla Corsa Rosa. Ripresa un po' di condizione fisica, l'abruzzese ha subito trovato nuovi focus per l'estate 2023, un periodo ricco di emozioni per lui, compreso il matrimonio con la fidanzata Annabruna Di Iorio: la maglia a pois e una vittoria di tappa al Tour de France e il campionato nazionale di Comano Terme. In questo Giro del Delfinato per l'abruzzese era importante ritrovare il giusto colpo di pedale e buone sensazioni, oltre magari a qualche buon risultato dove possibile.
Già dalla tappa di venerdì però si era capito che Ciccone non voleva solamente correre, ma era alla ricerca anche di un successo parziale, sfiorato nella sesta frazione per merito di Zimmermann. Oggi invece è stato Giulio a entrare in fuga e a fare le prove generali del copione che spera di recitare al Tour de France: fuga di qualità, vittoria parziale e lotta per la maglia a pois. Alla Grande Boucle la concorrenza sarà sicuramente più forte e agguerrita di oggi, ma il Ciccone del 2023, estremamente costante ad alti livelli e capace di ripetere più e più volte numeri che talvolta estraeva dal cilindro anche negli anni scorsi, sembra essere all'altezza delle grosse sfide che lo attendono in Francia a luglio.
Chi oggi invece ha solamente gestito la situazione è stato il dominatore Jonas Vingegaard, padrone assoluto del Dauphiné e più che pronto a difendere la maglia gialla vinta la scorsa stagione. La superiorità espressa in salita contro avversari non esattamente irresistibili ma comunque più che affidabili in gare di questo tipo fa pensare che Jonas sia pronto al Tour e che si presenterà ai nastri di partenza di Bilbao con i favori del pronostico. Come si sapeva già da mesi è probabile che la Boucle si riduca, se così si può dire di un duello che l'anno scorso fu appassionante e di altissimo livello, ad una sfida tra lui e Tadej Pogacar e le rispettive squadre. Se Vinge e la Jumbo sono risultati solidissimi (Van Baarle si sta ritrovando anche in salita), la UAE non è stata da meno con Yates, Majka e Bjerg su tutti che si sono messi in mostra e paiono pronti a supportare il fenomeno sloveno, l'unico punto interrogativo di questi quattro fattori in vista del Tour de France. Tadej correrà solamente i Campionati Nazionali a giugno, ma è davvero difficile immaginarselo non all'altezza del confronto al via nei Paesi Baschi.
Critérium du Dauphiné 2023, la cronaca dell'ottava tappa
L'ottava e ultima tappa del Critérium du Dauphiné 2023 si proponeva non tanto di decidere la classifica, già chiusa dalla cronometro, bensì le posizioni a ridosso della prima, ancora in bilico nonostante le montagna non siano fin qui mancate. La frazione, lunga 152.8 chilometri da Le Pont-de-Claix a La Bastille, conteneva ben sei gran premi della montagna: Côte de Pinet (6.3 km al 6.1%, seconda categoria) dopo una decina di chilometri, quindi il Col des Mouilles (3.9 km al 7%, seconda categoria) e, tutto negli ultimi cinquanta chilometri, il Col du Granier, salita di 9.6 km all'8.6% con lunghi tratti in doppia cifra (ultimi 4 km al 10.1%) classificata come hors catégorie, seguita dal Col du Cucheron (7.7 km al 6.2%, seconda categoria), dal Col de Porte (7.4 km al 6.8%, prima categoria) a precedere la discesa verso Grenoble e dell'ultima impennata di La Bastille Grenoble Alpes Métropole (1.8 km al 14.2%, prima categoria). Una tappa potenzialmente perfetta anche per ribaltoni: la forza della squadra del capoclassifica però rendeva difficile immaginare azioni da lontano.
Lungo tira e molla nei primissimi chilometri con diversi corridori che hanno cercato di centrare la fuga di giornata, nella speranza che Jonas Vingegaard (Jumbo-Visma) dopo il dominio degli ultimi giorni lasciasse qualcosa anche agli altri, “accontentandosi” di due tappe e della maglia gialla. Il tentativo buono l'hanno centrato dopo diversi chilometri in nove: Julian Alaphilippe (Soudal Quick-Step), il più vicino in classifica al leader (3'48" il ritardo del due volte campione del mondo), Tiesj Benoot (Jumbo), David De La Cruz (Astana Qazaqstan Team), Nelson Oliveira (Movistar Team), Franck Bonnamour (AG2R Citroën Team), Victor Campenaerts (Lotto Dstny), Clément Champoussin (Arkéa-Samsic), Matteo Trentin (UAE Team Emirates) e Giulio Ciccone (Trek-Segafredo). La Jumbo (e con lei la BORA-hansgrohe) a questo drappello non ha concesso spazio, rimanendo sempre vicina alla testa, talvolta coadiuvata dalla INEOS Grenadiers, squadra presente con molti uomini nei piani alti della generale che avrebbe fatto bene a inserire qualcuno nel tentativo dei nove invece di rincorrerli.
La prima grossa selezione è arrivata, ed era attesa, sul Col du Granier. In testa sono rimasti in quattro: Alaphilippe, Ciccone, Champoussin e Benoot, mentre alle loro spalle, dal gruppo, si lanciava alla loro rincorsa Jonathan Castroviejo (INEOS). Tutti gli altri fuggitivi sono stati invece ripresi da un plotone sempre più scarno guidato da Dylan van Baarle (Jumbo). Sul forcing del vincitore della Roubaix 2022 si staccavano, fra gli altri, anche le principali delusioni di questo Delfinato, ovvero David Gaudu (Groupama-FDJ), Mikel Landa (Bahrain-Victorious) e Richard Carapaz (EF Education-EasyPost). La situazione allo scollinamento dei -47.7 era la seguente: in testa il quartetto con Benoot e Ciccone in compagnia dei due francesi Champoussin e Alaphilippe; a 1'00" Castroviejo, tutto solo all'inseguimento della testa; a 1'25" il gruppo maglia gialla, ancora in corsa per la vittoria di tappa.
Sul Col de Cucheron, esattamente in cima alla salita, ai -30 dal traguardo, lo spagnolo della INEOS è rientrato sui fuggitivi, mentre il plotone continuava con un passo regolare perdendo una decina di secondi fra discesa dal Granier e successiva scalata al Cucheron, sempre seguendo il passo dettato da un Van Baarle pronto per il Tour de France. Iniziato il Col de Porte sono scattate anche le scaramucce davanti, con Alaphilippe e Ciccone che hanno attaccato i compagni d'avventura. Champoussin ha subito alzato bandiera bianca, Castroviejo e Benoot sono invece saliti regolarmente in coppia, cercando di tenere i due al comando a portata di sparo. Nel gruppo la UAE si portava in testa rilevando la Jumbo di Vingegaard, rimasto così col solo Attila Valter (Jumbo).
Ai -20 Ciccone ha salutato anche Alaphilippe, in apparente difficoltà nel tenere il passo dell'abruzzese. L'azione di Giulio è sembrata da subito molto incisiva e potenzialmente buona per arrivare in solitaria fino al traguardo. Tra questo scenario e l'effettiva vittoria ci si è messo il forcing della UAE con Felix Grossschartner che ha lasciato il posto a Rafal Majka. Il polacco ha messo alle corde gran parte del plotoncino, compresi Enric Mas (Movistar), Max Poole (Team DSM), Dani Martínez ed Egan Bernal (INEOS) e poco dopo Adam Yates (UAE) ha dato la botta più pesante. L'unico che ha risposto all'attacco del britannico è stato ovviamente Vingegaard, apparso totalmente a proprio agio nel seguire il passo dell'alfiere della compagine emiratina. Il danese non ha però dato cambi a Yates e da dietro sono quindi rientrati Ben O'Connor (AG2R), Jai Hindley (BORA), Guillame Martin (Cofidis), Carlos Rodríguez (INEOS), Antonio Pedrero (Movistar), Louis Meintjes (Intermarché-Circus-Wanty), Jack Haig (Bahrain-Victorious), Majka e Torsten Træen (Uno-X Pro Cycling Team), mentre venivano ripresi prima del GPM Benoot, Castroviejo e Alaphilippe. Pedrero ha allungato a circa 300 metri dalla cima scavando subito il buco sugli altri inseguitori. Allo scollinamento Ciccone è transitato con una trentina di secondi sullo spagnolo e con 35" sul gruppo maglia gialla.
L'abruzzese è riuscito a guadagnare leggermente lungo la discesa, presentandosi ai piedi dello strappo finale con circa 40" di vantaggio su Pedrero e 1'00" sul drappello dei big. Mentre Giulio gestiva l'ascesa con grande intelligenza e regolarità, in gruppo Benoot si spostava lasciando spazio al forcing di Majka, che ha mano a mano recuperato su Pedrero, riprendendolo poco prima dell'ultimo chilometro. Qui c'è stato lo scatto da seduto col rapporto corto di Vingegaard, a cui nemmeno Yates ha risposto immediatamente. Per Ciccone iniziava un testa a testa a distanza con il miglior scalatore al mondo. Alla fine però Giulio ha resistito con una grinta che da sempre lo contraddistingue ed è riuscito a godersi gli ultimi cento metri festeggiando il ritorno alla vittoria dopo la pausa a causa del Covid che lo aveva costretto anche a saltare il Giro d'Italia 2023. Vinge è giunto in seconda posizione a 23" dall'abruzzese, precedendo di 10" Yates. Gli altri big che avevano imboccato lo strappo assieme al danese sono giunti tra i 49" e il 1'03" di ritardo da Ciccone.
In classifica generale Jonas Vingegaard trionfa con un vantaggio enorme su Adam Yates, secondo a 2'23", e su O'Connor, terzo a 2'56". Tutti gli altri, a partire da Hindley, quarto, pagano più di tre minuti dal danese alla conclusione delle otto frazioni di questo Giro del Delfinato 2023. Il miglior giovane è Carlos Rodríguez , nono finale, che oggi a guadagnato tanto sul rivale Poole, un prospetto interessantissimo in ottica futura nei grandi giri. Miglior italiano proprio Giulio Ciccone, undicesimo a 5'43", che oltre alla vittoria odierna si porta a casa anche la maglia a pois.