Tadej: nobody does it better!
Finito il Giro d'Italia, non possiamo far altro che ringraziare Pogacar per lo spettacolo che ha profuso per tre settimane. E per tutti i sorrisi che ci regala
Il Giro d’Italia è iniziato, si è svolto ed è terminato esattamente come previsto. A dispetto degli inevitabili gufi che auspicavano qualche disgrazia extrasportiva, il campione di Komenda ha dato spettacolo, anche in modo eccessivo tenendo conto che da Prati di Tivo in poi avrebbe potuto tranquillamente tirare i remi in barca. Invece, a chi come il sottoscritto, pensando al Tour de France e all’imminente tentativo di doppietta, auspicava un Pogacar modellato sul Merckx 1970, quello della prima accoppiata, lui ha risposto replicando quanto fatto dal Cannibale nel 1973, anno in cui dopo aver vinto Vuelta e Giro, non disputò la Grande Boucle.
Dobbiamo solo ringraziare Pogacar per il Giro 2024
Aspettando che sul sottofondo dell’inno ufficiale del mese più caldo, nell’impareggiabile interpretazione di Riccardo Del Turco, si scopra se lo sloveno riuscirà a sovrapporre il giallo al rosa, non ci si può esimere dal ringraziare questo ragazzo, solare e cordiale, per i momenti di gioia ciclistica che ci ha regalato, nobilitando una corsa rosa che, senza di lui, avrebbe rasentato l’imbarazzante.
In tale ottica, invito tutti coloro che, da qualche giorno, riempiono i social con ridicole lamentele sulla noiosità del Giro appena concluso a riflettere su cosa sarebbe accaduto senza Tadej in gara. Non so perché ma qualcosa mi dice che non avremmo assistito a una lotta mozzafiato tra Martínez, Thomas, O’Connor e Tiberi in cui costoro si sarebbero dati battaglia senza quartiere.
La semplice verità è che Pogacar vince ma, soprattutto, diverte. Personalmente, in 60 anni che seguo il ciclismo, non ricordo nessuna dominazione gioiosa come la sua.
Tadej meno forte di Merckx ma molto più amabile
Questo suo modo d’interpretare il ciclismo genera l’amore che lo circonda. L’ancora imberbe figlio del Tricorno è sicuramente meno forte di Merckx che, a differenza di Tadej, non dosava i giorni di corsa durante la stagione. Chiarito ciò, voi, onestamente, ce lo vedete Eddy che prende la borraccia dal massaggiatore e la passa al volo a un ragazzino come ha fatto la maglia rosa sabato nella discesa del Monte Grappa?
In cinque stagioni d’attività, non ho mai visto Tadej senza il sorriso in volto, presente anche nelle giornate in cui ha preso legnate da Jonas Vingegaard. Al contrario, nei rari momenti storti, il brabantino assumeva espressioni da funerale.
Conviviamo, da più di due anni, con la terza guerra mondiale. Ascoltiamo bollettini televisivi e radiofonici che sempre più assomigliano alla pagina dei necrologi dei giornali. Forse sarebbe il caso di elogiare, e non denigrare, chi ci regala un sorriso facendo al meglio una cosa positiva. Lo slogan di James Bond, questa volta, usiamolo per il bene e non per le nefande incombenze degli agenti segreti.