La cavalcata che visse due volte
Un fantastico Kasper Asgreen vince la E3 Classic di Harelbeke, la Deceuninck si mette nel taschino i generosissimi Van der Poel (terzo) e Van Aert e fa doppietta con Sénéchal
Sembriamo troppo iperbolici se lo definiamo un capolavoro di proporzioni rinascimentali? Eppure non ci sono troppi altri aggettivi per definire quanto compiuto dalla Deceuninck-Quick Step e, segnatamente, da Kasper Asgreen, nella E3 Classic di Harelbeke. Una vittoria voluta, fortemente e pervicacemente, e ottenuta con una prestazione sensazionale del campione danese, spalleggiato alla perfezione da un team che non avrà le punte del valore di Van der Poel e Van Aert, ma che fa valere la forza del numero. Una corsa appassionante per 90 chilometri, come solo le classiche fiamminghe sanno essere, onorata da protagonisti in stato di grazia e conclusa da un colpo di scena in tutto degno della mitologia del ciclismo del Grande Nord.
Uno spettacolo enorme da cui la figura di Asgreen esce accresciuta a dismisura, e uscendo dal quale i figli d'oro del cross si leccano le metaforiche ferite: tutto il giorno a inseguire per finire sconfitti, Mathieu e Wout dovranno resettare mentalmente ogni cosa per superare di slancio la delusione odierna e presentarsi al meglio nelle prossime sfide.
La corsa, 204 km punteggiati da 17 muri alcuni dei quali leggendari, è partita con sette uomini in meno del previsto: quelli della Bora-Hansgrohe, rimasta in hotel a causa della positività al covid riscontrata in un suo corridore, Matthew Walls. Fuori tra gli altri Nils Politt, che poteva essere considerato tra i possibili protagonisti, nonché Daniel Oss. Ci è voluto un bel po' per veder partire la fuga del giorno, che si è attivata al km 31 con la coppia Bahrain-Victorious formata da Marco Haller e il 20enne Jonathan Milan (il secondo più giovane al via, battuto in precocità solo da Quinn Simmons), e con Alexys Brunel (Groupama-FDJ), Rasmus Tiller (Uno-X) e i due Movistar Johan Jacobs e Lluís Mas; nel giro di cinque chilometri, su questo drappello sono rientrati Jelle Wallays (Cofidis, Solutions Crédits), Lindsay De Vylder (Sport Vlaanderen-Baloise) e Julius Van den Berg (EF Education-Nippo), il quale a dire il vero aveva accennato un attacco in precedenza, già al sesto chilometro.
Non bastava ancora, perché poco dopo altri tre uomini si son fatti sotto: Taco Van der Hoorn (Intermarché-Wanty) e infine due celebrità del muto come André Greipel (Israel Start-Up Nation) e Niki Terpstra (Total Direct Énergie). Celebrità del muto perché al cospetto dell'età media dei nuovi protagonisti del ciclismo, questi vecchi arnesi degli anni '10 sembrano appartenere effettivamente a un'altra epoca (Greipel non vince dal gennaio 2019, Terpstra addirittura dal Fiandre 2018). Massimo rispetto per la loro combattività, in ogni caso!
Con la Deceuninck-Quick Step (Tim Declercq, più che altro) a tirare il gruppo, non c'era la possibilità che i 12 attaccanti prendessero più di 2'30"-3' di vantaggio: il significato della fuga, in queste corse, è particolarmente sfumato, più che altro si va all'attacco sperando di tenere qualcuno dei gruppetti che si frastaglieranno via via, portando a casa un risultato decente alla fine. Puntualmente qualcuno dei fuggitivi della prima ora ci riesce in qualche modo. Se dite "in qualche modo" a Mathew Hayman e Tom Boonen, si ricorderanno certo qualcosa...
Al km 85 (119 dalla fine) una caduta ha coinvolto Jhonatan Narváez (Ineos Grenadiers) e Fernando Gaviria (UAE-Emirates), entrambi ritirati di lì a poco. Un po' di forature (Sonny Colbrelli, Kasper Asgreen, John Degenkolb), qualche risata in gruppo per spezzare la tensione prima dei muri più significativi, anche perché qualcuno se lo sentiva che la battaglia sarebbe infuriata presto. Per esempio sul Knokteberg, quinto dei 17 ai -95, quando Victor Campenaerts (Qhubeka Assos) ha tentato un allungo. No, l'azione del belga ha solo fatto aumentare i battiti in gruppo.
Allora, altro esempio, forse sul Kortekeer, muro 7 ai -84, quando è stato Quinn Simmons (Trek-Segafredo) a scattare forte? Macché, l'hanno lasciato sfogare cinque minuti, ma i big si erano appuntati un altro indirizzo sull'agendina: quello del Taaienberg ai -80. E a segnarsi la posizione erano stati i Deceuninck-Quick Step, chissà se in onore dell'antico capitano, proprio quel Tom che aveva la sua mattonella su questo muro, quando partiva per vincere (o anche solo provarci) il Fiandre.
Insomma, fuor di poesia, la squadra di Lefevere ha fatto un macello sul Taaien, si è messa a tirare soprattutto con un ossesso chiamato Kasper Asgreen, che ha dettato i tempi dell'attacco di squadra, chiamando a coorte Florian Sénéchal, Yves Lampaert e Zdenek Stybar, ultimo vincitore della E3 nel 2019. Un'azione a sorpresa per prendere nel sacco i mostri del cross? Perché no? Notizia buona (per la Dec): la cosa ha funzionato abbastanza, perché si è isolato un drappello davvero buono. Notizia cattiva: Wout e Mathieu rispondevano presente. Se Van Aert non ha perso una pedalata, il suo amico Van der Poel ha dovuto fare una rimontella per entrare nel gruppetto, dato che al momento stava stazionando a metà gruppo a far bisboccia.
E poi, coi quattro Deceuninck e i due titanici, solo altri tre: un enorme Matteo Trentin (UAE), un brillante Michael Matthews (BikeExchange) e un sardonico Jasper Stuyven (Trek), che ha ancora i bioritmi altissimi dopo sabato scorso. Qualcuno qui già vedeva le streghe (Mads Pedersen, per dirne uno), qualcuno avrebbe provato a rientrare da solo, rimbalzando ingloriosamente (Søren Kragh Andersen, Stefan Küng...), i nove invece si accingevano a prendere la direttissima per Harelbeke.
Prima i contrattaccanti hanno raggiunto Milan e Van den Berg (staccatisi sul Taaienberg dalla fuga), poi anche gli altri attaccanti della prima ora, ma nel frattempo ne è successa una bella grossa: Wout Van Aert ha forato. L'ammiraglia Jumbo-Visma non era nei paraggi ovviamente, sicché il RollingStone di Herentals ci ha messo un po' a rimettere a posto il mezzo, perdendo così il treno buono. Questo fatto ha inciso profondamente nello sviluppo di corsa, perché quel gruppetto sarebbe andato a giocarsi la vittoria, mentre in questo caso la Jumbo si è messa a tirare in forze il gruppo dopo aver trovato strada facendo il suo capitano. Si è capito presto che Van der Poel e gli altri sarebbero stati ripresi, cosa puntualmente avvenuta tra il Boigneberg e l'Eikenberg all'altezza dei -65.
Un momento che va dettagliato, dato che a quel punto della storia Asgreen, agendo d'anticipo, si era già mosso da solo in contropiede ai -67. Invece Van der Poel, un po' svagato, ha tentato un rilancio proprio mentre gli rientravano da dietro Van Aert e tutti gli altri. Ovviamente Mathieu non ha trovato spazio, ma la situazione restava fluidissima: 20" per Kasper solo al comando, e dietro un gruppetto via l'altro a darsi il cambio nel tentativo di contrattaccare: in ognuno di questi si inseriva un Deceuninck per fungere da stopper. Che ci provassero Stefan Küng (Groupama), o ancora Campenaerts, o Greg Van Avermaet (AG2R Citroën), o i già fuggitivi Haller o Terpstra (che giacché eran lì, ci riprovavano...), non c'era modo di uscire da questa logica. Asgreen provava a gestirsi, conscio della difficoltà dell'impresa in cui si stava cimentando, ma pure consapevole di poter dare una mano ai suoi più avanti, nel caso. In questa fase botta di iella per Trentin, vittima di foratura ai -61.
Sullo Stationsberg, muro 12 ai -57, Van der Poel ha deciso di dare una sassata delle sue, e gli unici ad avere il fegato di rispondere a tono sono stati Van Aert (ma va'!) e Zdenek Stybar. Ma il terreno non permetteva di fare il vuoto, per cui dopo il muro si sono accodati un bel po' di altri uomini alla ruota di Küng. Tra questi non Tom Pidcock (Ineos), in netta sofferenza sulle continue strappate dei suoi colleghi di fango. Azione annullata, quindi, e si è riaperta una nuova fase di transizione fatta di cento scatti e cento gruppetti. Asgreen, che post Stationsberg era stato messo nel mirino, ne approfittava per allungare un attimo fino a +25".
25" non sul gruppo buono ma su un sestetto che è riuscito infine a emergere, composto dai già noti Sénéchal e Haller (garone per l'austriaco!) e da Oliver Naesen (AG2R), Gianni Vermeersch (Alpecin), Markus Hoelgaard (Uno-X) e il pluripiazzato Anthony Turgis (Total); ai -50 il plotone veleggiava a 40" abbondanti dal battistrada, e nei chilometri successivi, col gruppo in traccheggio, il gap è raddoppiato. Asgreen ha potuto così affrontare il Paterberg, muro 14 ai -42, in gestione. Il drappello Sénéchal gli restava a 20" abbondanti, ma a questo punto lo scenario dietro è cambiato, perché Van Aert, avendo capito che non era più tempo di attendere, e dopo aver fatto fare una trenata a un suo compagno, ha fatto una notevole sparata sul muro, trascinando con sé Van Avermaet, l'immancabile Stybar e, va da sé, Mathieu.
Già solo la botta sul muro ha permesso a Wout e agli altri di riportare a 40" il gap dal primo. Naturalmente Zdenek e Greg, avendo nel gruppo intercalato rispettivamente Sénéchal e Naesen, si guardavano bene dal collaborare all'inseguimento, ma poco male: i due folletti non si facevano pregare per accollarsi l'intera operazione. Il muro successivo era l'Oude Kwaremont, ullallà. Qui (ai -38) il quartetto è riuscito a riportarsi sul drappello intercalato, e in vetta ad Asgreen restavano i soliti 20". Inutile dire che dietro la corsa era chiusa per tutti gli altri, a eccezione di Lampaert e Dylan Van Baarle (Ineos), partiti sul muro, i quali provavano un disperato inseguimento.
Usciti dal Kwaremont, un po' tutti nel gruppetto hanno dato un contributo all'inseguimento, a eccezione di Stybar e Sénéchal, sempre coperti avendo Asgreen al comando. Sugli stradoni di Flandria erano comunque i soliti WVA&MVDP a dare di più; Van der Poel anzi aveva pure un Vermeersch da spremere, e Gianni ci si è messo, dopo aver respirato per qualche chilometro. 12" per Asgreen ai -35, poi il campione nazionale danese ha ripreso un po' quota, ma restavano ancora due muri prima della fine, e decisamente per lui erano due muri di troppo.
Il Karnemelkbeekstraat, ai -31, ha visto il ritardo del drappello scendere a meno di dieci secondi, ma ancora Kasper non mollava; e in ogni caso Van Aert (che qui ha dettato il ritmo) e Van der Poel non potevano dare tutto e subito nell'inseguimento, dato che si esponevano al contropiede dei Deceuninck. Per cui, dopo il muro 16, Asgreen ha ripreso ancora una volta colorito. Addirittura ai -27 Lampaert e Van Baarle sono riusciti a rientrare sul gruppetto: un altro Deceuninck a rinvigorire il disegno della tenaglia WolfPack che si stringeva intorno ai due ragazzoni, anche se Yves avrebbe poi forato ai -22, uscendo così di scena.
Kasper, maestro di karma, ha superato brillantemente anche i due chilometri del Varentstraat, tratto in pavé ai -24, e a questo punto Wout e Mathieu si sono fatti un attimo da parte nell'attesa del Tiegemberg, a cui si sono approcciati, ai -20, con un gap che era salito a oltre mezzo minuto. Van Aert ha dato la prima sgasata, poi è salito in cattedra Van der Poel e sulla sua sparata lo stesso Wout ha accusato il colpo, ingobbendosi e facendosi di lato, rassegnato a non tenere le ruote. Ci riuscivano invece i due AG2R, Greg e Oliver, e immancabilmente il paio di Deceuninck, Zdenek e Florian.
Il colpo inferto ad Asgreen è stato pesante: in cima al Tiegemberg restavano al danese 12", e la collaborazione tra Mathieu e gli AG2R ha datto i suoi frutti: secondino dopo secondino, la lepre veniva riavvicinata. Sul gruppetto è riuscito a rientrare anche Van Baarle, che era uscito dal muro a metà strada tra MVDP e WVA, con quest'ultimo destinato a dannarsi invano l'anima nel resto della corsa: non sarebbe più potuto rientrare, scarsamente aiutato dalle poche energie rimaste nei compagni occasionali di fatica.
A 12.3 km dal traguardo, l'inseguimento infinito è stato coronato dal successo: preso Asgreen, non restava che andare all'arrivo. Ma ai 5 km, sorpresa delle sorprese, è partito ancora una volta lui: Kasper! L'attacco da finisseur da parte di qualcuno era atteso, ma certo non da parte di colui che si era già sciroppato 55 km di azione solitaria. L'anarchia è esplosa, Naesen ha provato un mezzo allungo ai -4, ma andare a chiudere sul di-nuovo-battistrada non era affare semplice. Ai 3.5 ci ha provato Van Avermaet ma Sénéchal l'ha chiuso: la superiorità numerica è un impietoso fattore e oggi quest'assunto è emerso in tutta la sua forza.
Ai 2 km Van der Poel ha tentato l'estremo scatto, ma ormai ce n'era poca per il campione olandese. Intanto Asgreen ricostituiva tutto il suo vantaggio, nessuno l'avrebbe più rimesso nel mirino, e il ragazzo ha avuto il tempo di ricaricare le batterie in vista dell'urlo da lanciare sul traguardo per festeggiare una vittoria davvero memorabile. Questa se la ricorderà fino all'ultimo dei nipotini a cui raccontarla.
Van der Poel di rabbia ha provato a prendersi il secondo posto, ha lanciato la volata ma ha dovuto subire il ritorno di Sénéchal, certo più fresco, il quale ha esultato forte pure lui per il trionfo di squadra. Mathieu si rimastica il terzo posto e aspetta la prossima sfida, piazzati alle sue spalle nell'ordine Naesen, Stybar, Van Avermaet e Van Baarle, tutti a 32" dal vincitore. A 1'28" Hoelgaard ha anticipato il gruppetto Van Aert, in cui - a 1'30" - Vermeersch e Haller si son presi gli ultimi posti disponibili in top ten.
Ora un sabato per smaltire qualche tossina, quindi domenica nuovo imperdibile appuntamento sulle strade delle Fiandre con la Gand-Wevelgem: torneranno molti dei protagonisti che abbiamo amato oggi. Il divertimento continua!