Sarebbe stato uguale anche se si fosse scalato il Gran San Bernardo
Il Giro d'Italia 2023 è stato per due settimane piuttosto deludente, a tratti avvilente. Ora in queste ultime tappe qualcosa succederà: se non per forza, almeno per inerzia
Oggi riprende il Giro d'Italia con la seconda delle tre tappe a cinque stelle: quella che porterà i corridori sopra Trento sul Monte Bondone, teatro nel 1956 della giornata più drammatica nell'ultracentenaria storia della corsa rosa. Restano complessivamente sei frazioni fino all'epilogo sui Fori Imperiali. Tra queste, quattro dovrebbero definire una classifica che, al momento, ricorda un encefalogramma piatto. D'altronde, come avevo scritto una settimana fa, senza Remco Evenepoel la gara ha perso la sua bussola anche se non necessariamente il suo favorito. Fosse rimasto in corsa il millennial fiammingo, difficilmente avremmo assistito allo spettacolo imbarazzante degli ultimi giorni. Al resto ci hanno pensato il maltempo e le cadute. Su tutte, quella che ha costretto al ritiro Tao Geoghegan Hart, privando la INEOS Grenadiers di quella superiorità numerica che la rendeva praticamente imbattibile nella gestione della corsa.
Venerdì abbiamo vissuto una bruttissima giornata, ancor più che meteorologicamente dal punto di vista etico. L'essenza stessa del ciclismo, la sfida tra l'uomo e gli elementi, è stata messa in discussione in base a un protocollo molto teorico e poco pratico. Purtroppo, però, gli eventi di domenica, nella versione in scala ridotta del Giro di Lombardia, mi hanno convinto che, anche se due giorni prima la tappa fosse stata disputata interamente, sarebbe cambiato poco in quanto la vis pugnandi latita attualmente nel plotone. Sotto questo punto di vista la tappa di Bergamo, proprio perché corsa in condizioni climatiche perfette, è stata perfino più avvilente dell'escursione in terra svizzera.
Da domani, per inerzia se non per forza, qualcosa dovrà accadere. Non mi aspetto nulla da Primoz Roglic e João Almeida. Dipendesse da loro si potrebbe arrivare alla cronoscalata di sabato con questa classifica. Ergo dobbiamo sperare in un'azione da parte della INEOS, magari l'inserimento in una fuga di Thymen Arensman o Laurens De Plus che costringerebbe le squadre di Roglic e Almeida a inseguire. In alternativa, potrebbe muoversi Damiano Caruso, l'unico corridore che può strapparci un sorriso azzurro. Temo che quest'ultima, però, possa essere solo una speranza. Il ragusano da sempre fa della regolarità la sua bandiera. Per questo, difficilmente lo vedremo all'attacco prima delle Tre Cime di Lavaredo.
Ogni giorno che passa questo Giro 2023 mi ricorda sempre più Alberto Lupo che mezzo secolo fa, senza grandi risultati, tentava di convincere Mina del suo amore. Impietosamente, la Tigre di Cremona lo liquidava rispondendogli “parole, parole, parole”. Successivamente, lo stesso concetto lo ribadirono, 25 anni dopo, anche gli opitergini Jalisse che, forse per la loro appartenenza alla razza Piave, vollero includere nel concetto un elemento fluviale. Ciclisticamente parlando, però, alla fine resta eternamente valido quanto sosteneva il sommo Adriano De Zan: “le corse non le decidono i percorsi, bensì i corridori”.