Longo Borghini indomabile, Paesi Bassi imbattibili
Spettacolare gara di Elisa, che prova in tutti i modi a rovinare la festa delle arancioni all'Europeo di Plouay; l'azzurra è argento, la vittoria a Annemiek van Vleuten
Quanto sono forti, le neerlandesi. E quanto corrono male. A guidarle in ammiraglia è Loes Gunnewijk, ex atleta a cavallo del passato decennio. A memoria d'uomo è difficile ricordare delle tattiche di gara così improbabili come quelle da lei scelte in questo periodo storico. Di solito vincono lo stesso, talmente sono più forti della concorrenza. Oggi è andata bene per loro, ma di certo non si sono meritate il successo. E prima poi la ruota gira...
Una fastidiosa pioggia ha caratterizzato dall'inizio alla fine la prova in linea élite femminile dei Campionati europei su strada. Il tipico meteo bretone ha accompagnato le 95 atlete negli 8 giri del percorso tutt'altro che esigente di Plouay, per una distanza totale di 109.2 km; di certo il maltempo ha contribuito a rendere più vivace la situazione.
Dopo una fase iniziale animata più che altro da una caduta, la gara si anima dai meno 75 km con un tentativo di attacco di squadra dei Paesi Bassi che contribuisce a selezionare il gruppo, lasciandolo comunque corposo. Le oranje, grandissime favorite della vigilia, favoriscono la formazione ai meno 70 km di un pericoloso drappello di testa: Demi Vollering si avvantaggia con la connazionale Chantal Blaak, la britannica Hannah Barnes, la polacca Marta Lach, la francese Audrey Cordon-Ragot, la lussemburghese Christine Majerus, la tedesca Lisa Brennauer, la svizzera Elise Chabbey e due italiane, la friulana Elena Cecchini e la veneta Soraya Paladin. Dopo una quindicina di km di inseguimento a loro si somma anche la belga Lotte Kopecky, brava a riportarsi tutta sola.
Stante il disinteresse dietro, con la sola Danimarca che tira blandamente, il margine supera il minuto di vantaggio. Ma è una situazione provvisoria: sulla Côte du Pont Neuf a 57 km dall'arrivo scatta Annemiek van Vleuten, sulla cui ruota si incollano Kasia Niewiadoma, Elisa Longo Borghini, Lizzie Deignan, Cecilie Uttrup Ludwig, Emilia Fahlin, Marta Cavalli, Marlen Reusser e il resto dell'armata neerlandese.
All'inizio del quartultimo giro le undici di testa vantano solo una ventina di secondi sul gruppo inseguitore e 40" su quello principale, tirato dalla norvegese Katrine Aalerud. Il primo e il secondo drappello si riuniscono ai piedi della seguente Côte du Lézot, per un gruppo forte di ventitré elementi: la parte del leone, ovviamente, la fanno i Paesi Bassi, che porta 7 delle 8 atlete iscritte - l'unica assenza è quella della velocista Lorena Wiebes, costretta al ritiro. Si difende bene l'Italia con quattro portacolori, ma l'inferiorità numerica e di forze si fa sentire.
Il terzultimo giro inizia con le ventitré di testa con 50" su due inframezzate, la francese Aude Biannic e la spagnola Ane Santesteban, mentre il gruppo dove lavora l'Italia con Tatiana Guderzo è a 1'10". Oggi in versione gregaria, Annemiek van Vleuten imposta il ritmo sulla Côte du Lézot; a pagare irrimediabilmente contatto sono Soraya Paladin, Emilia Fahlin e Lotte Kopecky che escono fuori dai giochi.
Ma non sono le sole: nel falsopiano seguente, subito dopo il rifornimento, mentre pedalava in terza posizione Elise Chabbey compie un errore da matita blu. La svizzera tocca la ruota posteriore di chi la precede, ossia Niewiadoma, finendo a terra e portando con sé la connazionale Marlen Reusser, la tedesca Lisa Brennauer, la danese Cecilie Uttrup Ludwig e la britannica Lizzie Deignan, quest'ultima particolarmente sofferente e unica costretta la ritiro.
Poche pedalate ed ecco altri scatti; a 36 km dal traguardo Annemiek van Vleuten ne piazza uno deciso, al quale solo Elisa Longo Borghini e Kasia Niewiadoma. Dietro le neerlandesi non tirano, favorendo il rientro di tutte le cadute e anche del trio Paladin-Fahlin-Kopecky, ma il trio di testa, dove la campionessa del mondo non garantisce alcun cambio, non va oltre la ventina di secondi di margine.
L'unica che dietro prova a movimentare la situazione è la Uttrup Ludwig, ma non si avvantaggia: al penultimo passaggio sul traguardo, a 27.4 km dall'arrivo, il terzetto ha 23" sul plotone, dove le neerlandesi sono in versione stopper. La minuta scalatrice danese tenta a ripetizione e sul nuovo passaggio sulla Côte du Lézot riesce a portare via un quintetto; con lei restano solo Chabbey, Cordon-Ragot e le inquietante macchie oranje di Amy Pieters ed Ellen van Dijk, ma anche questo tentativo dura pochi metri, dato che Marta Cavalli chiude in maniera efficace.
Mentre la pioggia si ferma e inizia a splendere il sole, ancora una volta è il falsopiano successivo a rappresentare un importante momento di svolta: Chantal Blaak parte 23 km e, riuscendo a ricucire la ventina di secondi che la separava dal terzetto al comando, rientra già a 19 km dalla conclusione. Subito la campionessa del mondo di Bergen tenta un contrattacco, ma Longo Borghini e Niewiadoma chiudono; a questo punto, finalmente, inizia a lavorare Van Vleuten - meglio tardi che mai.
Se dietro Uttrup Ludwig ci prova di nuovo ma Van der Breggen la riporta di nuovo a più miti consigli, il quartetto di testa comincia l'ultimo giro con 50" sul gruppo dove l'ennesima neerlandese, Demi Vollering, parte al contrattacco con Elise Chabbey ma senza esito positivo. Nel tratto più duro della Côte du Lézot, Elisa Longo Borghini attacca in maniera decisa; faticando non poco, Van Vleuten riesce a chiudere assieme a Niewiadoma. Niente da fare, invece, per Chantal Blaak, che paga la sua minor abilità sugli strappi rispetto alle tre campionesse che l'accompagnavano.
Restano quindi in tre e, come prima, a tirare sono solo italiana e polacca; Annemiek van Vleuten si concentra nel piazzare, ai meno 9.4 km in un dentello, un attacco deciso. Niewiadoma si stacca, Elisa Longo Borghini fatica tantissimo, perdendo anche 50 metri ma con una tenacia sublime riesce a tornare a contatto con l'iridata ai meno 7.8 km. Le due optano nel tratto seguente per controllarsi, lasciando quella dozzina di secondi che erano riuscite ad accumulare su Niewiadoma e Blaak, che così rientrano ai meno 4.5 km.
La Côte du Pont Neuf è l'ultima asperità della giornata, 1500 metri al 4.1%, utili per determinare chi succederà ad Amy Pieters sull'albo d'oro; è proprio qui, ai meno 3.1 km, che Elisa Longo Borghini piazza un attacco deciso. Blaak si stacca di nuovo, Van Vleuten pare faticare, Niewiadoma sembra resistere bene. Ma in un battibaleno la situazione si ribalta; Van Vleuten cerca di sorprendere le due con uno scatto secco e, ancora una volta, è la sola Longo Borghini che le resiste, con Niewiadoma che cede uscendo dai giochi.
Longo Borghini contro Van Vleuten, la sfida è tra loro due; l'ossolana dà cambi alla neerlandese la quale, una volta entrate nell'arco dell'ultimo km, decide di non collaborare più restando a ruota. L'azzurra decide di tirare dritto e lavorare; Van Vleuten può così concentrarsi solo sulla volata, lanciata per altro da distanza importante. Ma la mvp di giornata non può nulla: Annemiek van Vleuten conquista la prima maglia europea della sua formidabile carriera e, a testimonianza della fatica vissuta, neppure riesce ad alzare le braccia al cielo. Quarto titolo in cinque anni per le neerlandesi, brave loro, ma schierare una rosa simile di certo aiuta.
Seconda piazza per l'atleta che più si è spesa e che, con ogni probabilità, era la più forte di giornata, quella Elisa Longo Borghini che prosegue nel suo percorso "gimondiano": se solo non ci fossero le tante Merckx arancioni a rivaleggiare con lei... La cronometro di venerdì a Cittadella aveva messo in luce una forma eccellente; martedì nella gara World Tour e oggi l'ha ulteriormente testimoniato.
Completa il podio a 5" una bravissima Katarzyna Niewiadoma, che regala alla Polonia una giusta medaglia di bronzo davanti a Chantal Blaak. Molto staccate le altre: ottima quinta piazza a 2'29" per la francese Audret Cordon-Ragot, riuscita a seminare il gruppo giunto a 3'27" e regolato dalla tedesca Lisa Brennauer sulla belga Lotte Kopecky, sulla neerlandese Marianne Vos, sull'italiana Elena Cecchini e sulla neerlandese Amy Pieters.