Le fughe non vanno ma non manca la Lotta
Giro Rosa, nello sprint di Roseto è il giorno della Lepistö, Bronzini terza. Van Der Breggen ancora in rosa
Non sembra proprio essere il Giro Rosa delle fuggitive quello che si appresta a vivere la sua parte conclusiva con le ultime quattro frazioni in terra campana da cui uscirà la vincitrice di questa edizione. La cronometro di Sant’Elpidio a Mare, con le sue pendenze a tratti impossibili, sembrava poter aver lasciato varie tossine nelle gambe delle atlete, con l’eventualità quindi che l’unica tappa abruzzese di questa edizione, con partenza e arrivo a Roseto degli Abruzzi, potesse essere rappresentare la giornata ideale per le big per tirare un po’ il fiato, lasciando spazio ad atlete già abbondantemente fuori classifica e vogliose di mettersi in mostra.
Ancora una volta però le speranze delle fuggitive sono rimaste frustrate dalla volontà delle velociste di non lasciarsi sfuggire la probabile ultima possibilità di assistere ad un arrivo a ranghi compatti e così neppure questa volta si è sfuggiti all’implacabile legge dello sprint. Anche questa volta però non può che balzare all’occhio un’osservazione: questo Giro Rosa, almeno per quel che riguarda le velociste, non ha una vera e propria dominatrice e così si è avuta la terza vincitrice diversa su tre arrivi in volata.
Ad esultare in questo caso è stata la campionessa finlandese Lotta Lepistö, che già tre giorni fa era andata vicinissima al successo a San Vendemiano, quando l’urlo le venne strozzato in gola dalla britannica Hannah Barnes. L’atleta della Cervélo-Bigla, 28 anni compiuti alla vigilia della partenza del Giro (il 28 giugno scorso per la precisione), non si è però persa d’animo, trovando finalmente lo spunto vincente in una stagione che finora le aveva già regalato belle soddisfazioni (su tutte le vittorie alla Dwaars door Vlaanderen e alla Gand-Wevelgem), a dimostrazione di un’atleta cresciuta moltissimo nelle ultime stagioni, al punto di riuscire a salire anche sul podio mondiale in quel di Doha, dove conquistò la medaglia di bronzo. Con un europeo che strizzerà decisamente l’occhio alle velociste e con un mondiale come quello di Bergen si può star certi che la finlandese, che non sarà neppure troppo lontana da casa in quei frangenti, possa confermarsi come un’interessante outsider, dato che neppure ai nostri microfoni ha fatto mistero di avere nella maglia iridata e quella stellata i principali obiettivi del finale di stagione.
Alcuni tentativi ma il gruppo non lascia spazio
116 i chilometri da percorrere in questa sesta tappa del Giro Rosa, distribuita attraverso un lungo giro di 27 chilometri e mezzo da percorrere quattro volte e con la salita di Piana degli Ulivi (valida come GPM in occasione del terzo passaggio) a rappresentare un possibile trampolino per una soluzione alternativa a quella dello sprint. Fase iniziale di relativa calma, con l’abruzzese Carmela Cipriani della Conceria Zabri che subito dopo il primo passaggio ha cercato di regalarsi una bella soddisfazione sulle strade amiche, con una sortita che dopo qualche chilometro è stata annullata dal gruppo.
Esaurito senza grossi sussulti il secondo giro, sono state l’americana Alexis Ryan (Canyon SRAM) prima e l’olandese Claudia Koster (Veloconcept) poi a cercare l’azione buona senza successo. Medesima sorte anche per la canadese della BePink Alison Jackson, a cui almeno è andata la soddisfazione di aggiudicarsi il traguardo volante posto in località Pagliare di Morro d’Oro.
Ci provano Paladin, Bertizzolo e Barnes, il gruppo chiude ancora
La terza ascesa a Piana degli Ulivi, in cui le pendenze non erano comunque affatto proibitive, ha invece dato vita ad un tentativo decisamente più interessante e destinato a chiamare alla reazione il gruppo per evitare di essere beffato: in salita se ne sono infatti andate la britannica Hannah Barnes della Canyon, ancora attivissima dopo le precedenti giornate, con la vittoria di San Vendemiano già ricordata, in compagnia delle venete Sofia Bertizzolo dell’Astana e Soraya Paladindell’Alé Cipollini.
Un terzetto ben variegato, con atlete capaci di esprimersi bene sul passo e in grado di costituire tutte ottime alternative nei rispettivi team di appartenenza alle velociste presenti, che ha permesso loro di vedere il proprio vantaggio crescere di chilometro in chilometro: dalla decina di secondi iniziali ai quasi 50” raggranellati ad una ventina di chilometri dalla conclusione, cosa che ha chiamato le squadre delle velociste alla reazione per ridurre rapidamente il gap. L’azione del terzetto è proseguita fino ai -13 dall’arrivo, quando si è tornati nuovamente ad una situazione di gruppo compatto.
La Sunweb lancia la Rivera ma allo sprint trionfa la Lepistö
A quel punto la soluzione della volata di gruppo si è fatta sempre più concreta, anche se l’ultimo passaggio in salita e la successiva discesa, unita ad un insidioso sottopasso che immetteva nell’ultimo chilometro potevano rappresentare le ultime speranze di evitare la volata. Così non è stato, con tutte le big presenti nelle posizioni d’avanguardia (tra cui una brillante Elisa Longo Borghini, votata alla causa di Giorgia Bronzini con alcune belle trenate in testa al plotone) e le squadre delle donne più veloci pronte a lanciare le proprie atlete di riferimento. Oltre alla Wiggle si sono viste in testa le maglie della Canyon Sram (che oggi puntava a lanciare Elena Cecchini) e quelle della Sunweb, pronta a favorire la volata di Coryn Rivera.
Sono state proprio le atlete del team olandese a prendere principalmente l’iniziativa nell’ultimo chilometro, con Lucinda Brand che ai 500 metri si è posta in testa al gruppo, lasciando che poi fosse la Rivera a rifinire il lavoro con una bella sparata ai 250 metri. La statunitense sembrava poter vivere finalmente la giornata buona, dopo il bel podio ottenuto a Occhiobello, ma alla sua ruota è uscita in maniera imperiosa la finlandese Lepistö, che a centro strada è andata autorevolmente ad imporsi, ottenendo la quinta vittoria stagionale. Seconda posizione e inevitabile amaro in bocca per la Rivera mentre Giorgia Bronzini ha provato a lottare spalla a spalla con entrambe, ottenendo però la terza posizione, che ha rappresentato comunque il suo primo podio di tappa in questa edizione.
Quarta posizione per la francese della FDJ Roxane Fournier, andata a precedere una brava Elena Cecchini e Maria Giulia Confalonieri, con la norvegese Emilie Moberg, un’attentissima Anna Van Der Breggen e Chloe Hosking (solamente nona l’australiana, trovatasi troppo indietro nelle battute conclusive). In decima posizione ha chiuso la top ten Annemiek Van Vleuten, classificata però con 3” di ritardo assieme a tutte le altre maggiori pretendenti alla classifica generale, in un gruppo che si è notevolmente frazionato proprio negli ultimissimi chilometri, abbastanza insidiosi. A pagare il prezzo maggiore è stata la tedesca Claudia Lichtenberg della Wiggle, ottava al mattino e scesa in decima posizione per via dei 26” di ritardo accusati.
Van Der Breggen saldamente al comando, domani possibili attacchi
Ancora una volta Anna Van Der Breggen ha conservato la maglia rosa di capoclassifica, portando però rispettivamente a 1’03” e 1’39” il proprio vantaggio nei confronti di Elisa Longo Borghini e Annemiek Van Vleuten, per via dei già citati 3” acquisiti nel frazionamento finale, con tutte le altre distanti ben oltre i 3 minuti. Con un simile scenario il Giro Rosa si appresta ad approdare in Campania con la prima delle quattro tappe previste: si partirà dal Molise, precisamente da Isernia, per giungere a Baronissi, in provincia di Salerno al termine di quasi 142 chilometri.
Dopo un inizio in salita, anche se con pendenze sicuramente non proibitive, la frazione continuerà con ben poca pianura e con il Passo Serra (pendenze attorno al 10% nei pressi dello scollinamento) che rappresenterà un invitante trampolino per sferrare un attacco che potrebbe rivelarsi vincente. Sarà la giornata giusta per una fuga? Sarà ancora affare per le pretendenti al successo finale? Di certo ci sarà solo che chi questo Giro Rosa vorrà aggiudicarselo dovrà vivere un’altra giornata sul chi va là, onde evitare brutte sorprese (Occhiobello docet) che potrebbero costare molto care.