Ciclisti di...versi - Lucien Petit-Breton
In questo periodo di forzata inattività inauguriamo una nuova rubrica che abbina poesia e ciclismo eroico, due ambiti che ben si sposano. La puntata iniziale riguarda uno dei nomi più noti del periodo antecedente alla Prima Guerra Mondiale, ovvero sia Lucien Petit-Breton.
PETIT BRETON
Velocità come destino.
C’è un mondo da prendersi,
al di là delle Americhe.
Un santo furore consacrato
alla geniale liturgia della bici.
Poche remore al richiamo del coraggio,
per divenire re francese persino sulle Alpi.
Lui, l'argentin di Bretagna,
che disparve in un mondo ormai perduto.
Lucien Georges Mazan, successivamente conosciuto come Petit Breton (Plessé 18 ottobre 1882 - Troyes 20 dicembre 1917) fu uno dei più grandi campioni del ciclismo precedente la Grande Guerra. Si trasferì molto piccolo in Argentina con la famiglia, in seguito ad un fallimento elettorale del padre, che decise di aprire laggiù un’orologeria. Educato presto al lavoro, tanto da svolgere il ruolo di fattorino per uno dei più importanti hotel di Buenos Aires, si appassionò presto alla bicicletta, al di là del suo utilizzo per scopi lavorativi.
Ad attrarlo furono soprattutto le popolari gare su pista, in cui ottenne i primi successi e, di conseguenza, i primi onori. Deciso a fare del ciclismo la propria fonte di sostentamento contro il parere paterno, coniò lo pseudonimo di “Petit Breton” per non far giungere in casa gli echi della propria notorietà. Divenuto ormai famoso, si recò in Europa dove tenne fede alla sua fama, stabilendo nel 1905 il nuovo Record dell’Ora a Parigi, percorrendo 41.110 km. Sentì però il bisogno di non affermarsi come semplice velocista, cercando sfide ben più ardite su strada, specialmente in virtù delle sue eccellenti prestazioni al Bol d’Or, una delle gare più massacranti dell’epoca. Soprannominato “l’argentino” per via della provenienza e inconfondibile nel look, le sue qualità non tardarono a venir fuori: vinse la Paris-Tours nel 1906 e la Milano-Sanremo nel 1907, quest’ultima in un contestatissimo finale in cui fu protagonista con Giovanni Gerbi e Gustave Garrigou. Era ormai pronto per la sfida con il Tour de France: dopo i successi a Bayonne e Nantes, ottenne il primo successo nella generale, divenendo una vera e propria leggenda nel 1908, quando si consacrò come primo atleta della storia a vincere la Grande Boucle per due anni di fila, dominando con una condotta spettacolare che lo vide tenacemente prevalere anche nelle tappe più ostiche, consegnandogli ben cinque successi parziali.
Vincitore anche della Paris-Bruxelles nello stesso anno, non ebbe particolare fortuna al Giro d’Italia, non riuscendo mai a concluderlo nelle due edizioni in cui si schierò al via. Resta però di lui la memorabile affermazione nella Mondovì-Torino del 1911, frazione in cui venne scalato per la prima volta il Sestriere in condizioni atmosferiche durissime. Avviatosi ormai alla conclusione della carriera, svolse il ruolo di autista durante la Prima Guerra Mondiale. Impegnato sulle Ardenne, fu vittima di un incidente stradale che lasciò conseguenze fatali, portandolo alla morte a Troyes il 20 dicembre 1917 all'età di 35 anni.