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Sulla sabbia di Koksijde Van der Poel impiega mezzo giro per assicurarsi il primo posto. Tra le donne prima vittoria in Coppa del Mondo per Denise Betsema. Quinta Arzuffi
Il tracciato di Koksijde rappresenta, come ogni anno dalla sua introduzione nel massimo circuito internazionale, l’inarrivabile espressione della crudeltà della disciplina: le quantità industriali di sabbia presenti vengono mosse ad ogni giro dal passaggio dei corridori, rendendo impossibile il sedimentarsi di traiettorie visibili, e soprattutto, percorribili. Vere e proprie sabbie mobili.
In base a questa premessa non potevano che vincere due atleti la cui storia sportiva e quotidiana è intimamente legata a tale superficie: Mathieu van der Poel e Denise Betsema. Il campione europeo, infatti, è stato cresciuto a immagine e somiglianza di Niels Albert, un maestro della sabbia tanto da dare il nome a una delle dune di Koksijde (la Niels Albert Duin, l’ultima prima del traguardo, teatro della sua impresa mondiale nel 2012). La 25enne Betsema, alla sua prima stagione ad alto livello, invece, vive su un’isola nel nord dei Paesi Bassi, Texel, dove le sabbie mobili smettono il vestito di proverbiale difficoltà letteraria o cinematografica e indossano quello, più tangibile, di trappola a cielo aperto. In definitiva, tutto torna.
Van der Poel non perde tempo, Van Aert invece sì
Per la seconda volta nell’arco di sette giorni la partenza e i momenti immediatamente successivi hanno definito l’andamento della gara: se il protagonista, Mathieu van der Poel, non è cambiato rispetto a Hamme, nel ruolo di coprotagonista ha fatto stavolta capolino la figura minuta di Lars van der Haar, autore, come spesso gli capita di un’ottimo scatto al semaforo verde. I due hanno subito preso qualche metro nei confronti degli inseguitori, in particolare del trenino giallonero Van Kessel-Thijs Aerts, al servizio del capoclassifica di Coppa del Mondo Toon Aerts, chiamato a difendere la maglia bianca sul terreno meno congegniale alle sue caratteristiche di pedalatore potente ma poco agile. Wout Van Aert ha vissuto invece un inizio da incubo: al pronti via ha perso l’attacco al pedale, rimbalzando all’indietro, per poi peggiorare ulteriormente la propria posizione con un caduta all’uscita da una curva, perdendo in totale una trentina di secondi nei confronti della testa della corsa. Davanti, lontano dalle miserie di Van Aert, la speranza di assistere a una nuova cronocoppie fuoristrada s’è arenata contro il ritmo forsennato impresso da Van der Poel, che gli ha consentito di liberarsi della compagnia di Van der Haar a metà del primo giro e di mettere tra lui e il connazionale 16, incolmabili, secondi. Gara finita, almeno per il primo posto.
Van Aert vs Aerts per la Coppa
Il centro di interesse, una volta assodata la superiorità di Van der Poel, si è spostato alla sfida tra Van Aert e Aerts, con Wout nella parte del cacciatore e Toon in quella della lepre, sia in ottica classifica generale che in ottica secondo posto di giornata. Aerts, arrivato a Koksijde con l’intento di difendersi, si è trovato al termine della prima tornata in una situazione insperata alla vigilia: sul podio virtuale, con i compagni in protezione e, soprattutto, con Van Aert attardato di 16”. Il campione del mondo, spalle al muro, a quel punto ha dato l’ennesima prova della sua grande forza mentale e nel corso della seconda e terza tornata ha rimontato uno ad uno i corridori che lo precedevano, tra cui Vanthourenhout, Sweeck e Soete. Aerts ha provato a ribellarsi all’arrivo di Van Aert, rilevando Van der Haar al secondo posto, ma nulla ha potuto contro l’azione del promesso sposo della Jumbo, che è piombato su di lui senza colpo ferire (e senza risentire dall’ostruzione operata da Corné Van Kessel all’inizio della prima delle due lunghe strisce sabbiose).
Wout, una volta raggiunto il connazionale, ha cominciato a metterlo alla frusta, sulle contropendenze del percorso che lo ha rivelato al pubblico internazionale quattro anni fa, finché Aerts ha commesso una serie di errori di conduzione che non gli hanno lasciato scampo nella sfida contro il campione del mondo. Van Aert, pur impossibilitato a raggiungere Van der Poel, impegnato nel frattempo in una sfida con sé stesso, alla ricerca delle traiettorie migliori sulla sabbia e scarsamente interessato a spingere nei pochi tratti pedalabili, ha continuato a pigiare sull’acceleratore per mettere Aerts a distanza di sicurezza, dando prova di una condizione in miglioramento rispetto all’ultima uscita di Coppa del Mondo a Tàbor.
Distacchi abissali fuori dal podio
Alla fine, la vittoria, come chiaro da principio, è andata a Van der Poel, al tredicesimo squillo stagionale, seguito sul podio rispettivamente a 25” e 48” da Van Aert e da Aerts. Dalla quarta posizione in poi si sono registrati distacchi abissali: sono arrivati nell’ordine Van der Haar a 1'45”, Van Kessel a 2'18”, la delusione di giornata, mai nel vivo della corsa, Laurens Sweeck a 2'22” e Daan Soete a 2'26”. Oltre i due primi e mezzo hanno chiuso la top 10 Michael Vanthourenhout, il bravissimo Joris Nieuwenhuis con la consueta gara di rimonta (parte in terza fila) e il decano Pauwels. Il nostro Gioele Bertolini ha concluso al 38esimo posto, con tre giri di ritardo.A parziale giustificazione, il valtellinese e la sabbia, si sa, non vanno proprio d’accordo.
Aerts conserva il primato generale, con 350 punti, Van Aert lo incalza a 328, Hermans, autore di una pessima prova, fuori dai primi 15, è terzo a quasi un centinaio di punti di ritardo dal compagno. Van der Poel fa la sua comparsa tra i primi 10, col settimo posto a 240 punti.
Il momento d’oro di Denise Betsema
Ricapitolando, nell’ultimo mese Denise Betsema ha vinto a Neerpelt, a Hittnau, a Wachtebeke ieri, ha conquistato il bronzo europeo e s’è guadagnata l’approdo in una della corazzate del cross belga, la Marlux-Bingoal. Un periodo per lei fantastico e che l’ha prioiettata di diritto nel novero della mammasantissima del settore femminile, a maggior ragione dopo la vittoria odierna a Koksijde, senza dubbio la più prestigiosa della sua giovane carriera. L’atleta neerlandese ha saputo superare una partenza balebettante, che l’ha vista girare al termine del primo passaggio all’undicesima piazza, con un ritardo di oltre 20 secondi rispetto alla testa della corsa, dove Sanne Cant, desiderosa di raddrizzare una stagione non all’altezza del suo status di campionessa del mondo e delle aspettative, Nikki Brammeier, sempre in prima fila laddove il dislivello è considerevole e c’è da correre bici in spalla (o accompagnandola), stavano facendo il bello e il cattivo tempo, con Annemarie Worst e, la ormai certezza, Ceylin del Carmen Alvarado, poco più dietro.
Betsema, come una formichina, anche per via della sua stazza ridotta, strada facendo ha raccolto le sue avversarie cicale, partite tanto forte da esaurire le energie, come Marianne Vos, la più lesta allo start, Evie Richards e Katie Compton, e che hanno sottovalutato la durezza di un percorso che non permette la minima falla nella gestione delle forze, fino a portarsi a ridosso delle prime a tre giri dal termine.
Altra gran gara in rimonta per la Arzuffi
Dopo aver rintuzzato in prima persona un tentativo di Sanne Cant, la quale ha cercato l’occasione di agguantare, oltre alla vittoria parziale, anche la maglia di leader della generale, complice una Vos tutt’altro che scintillante, Denise la formichina s’è messa in testa ad imprimere la propria andatura, tanto comporta da non sembrare a tutta, mentre dietro di lei era visibile la fatica delle avversarie. A quel punto era lampante chi ne avesse di più ed era solo questione di tempo prima della mossa decisiva ai fini della vittoria del bronzo di Rosmalen. Mossa che è arrivata nel corso dell’ultimo giro: un graduale cambio di ritmo più che un’accelerazione senza appello ma che ha consentito a Denise Betsema di arrivare a braccia alzate.
Nikki Brammeier, l’ultima a mollare, s’è dovuta accontentare del secondo posto a 8”, mentre il terzo gradino del podio è andato alla Worst, a 11”. Quarta la ventenne Alvarado, una delle più belle realtà del cross femminile, così come la nostra Arzuffi, quinta al termine di una gara di rimonta di squisita fattura, seconda solo a quella della vincitrice. Mentre in settimana infuriava la polemica sulla durata, a dire delle atlete, eccessivamente ridotta delle prove femminili, il pensiero è corso ad Alice Maria, che gioverebbe in ogni caso di gare più vicine ai 50 minuti che non ai 40. Dalla sesta alla decima piazza si sono classificate Laura Verdonschot, Sanne Cant, crollata nell’ultimo giro e mezzo, Ellen Van Loy, Evie Richards e Fleur Nagengast. Male Eva Lechner, 27esima e fuori da giochi sin dalla partenza.
Marianne Vos, dodicesima, conserva la prima posizione nella generale con 264 punti, nonostante la giornata no, Sanne Cant segue con 255 punti di distanza, terza Ellen Van Loy con 244. Giochi apertissimi. Tra gli under vittoria per Thomas Pidcock sul coetaneo Benoist, terzo il redivivo Dekker. 15° Dorigoni; al campione europeo Pim Ronhaar la prova dedicata alla categoria juniores, secondo Meeussen e terzo il campione tedesco Lindner. Prossimo appuntamento sul terribile percorso della cittadella di Namur, il 23 dicembre.