Almanacco delle Salite Fuggenti

La salita trampolino che fece saltare il palinsesto Rai

Torna la rubrica sulle salite che in un modo o nell'altro hanno fatto la storia: fari puntati sul Col des Saisies, pista di decollo per il volo di Icaro del Pirata e le cavalcate di Chiappucci e Landis

14.01.2023 17:35

È ormai assodato che nel ciclismo non c'è niente di già scritto: non ci sono regole fisse; al massimo ricorrono quelle che il filosofo settecentesco David Hume definirebbe consuetudini, non certo rapporti di causa-effetto che permettono di prevedere con sicurezza il futuro. E così capita che salite non particolarmente accattivanti possano rivoluzionare la classifica di un Grande Giro, solitamente eccezioni che confermano la regola, oasi nel deserto. Poi c'è l'eccezione delle eccezioni, la salita aliena: il Col des Saisies.

La sua carta d'identità non trasmette certo epicità: il valico è ormai occupato da una stazione sciistica, quindi né selvaggio né tantomeno incontaminato; è posto all'innocua altitudine di circa 1650 metri, a malapena oltre la soglia della vegetazione; da qualunque versante (e sono tanti) si salga sono praticamente nulli i tratti che raggiungono il 10%. Eppure è uno dei più clamorosi trampolini di lancio della storia del Tour de France: forse la sua stessa presunta innocenza la rende perfetta per i colpi a sorpresa, ma deve per forza essere dotata di qualche strana forza magnetica che permette di concretizzare fughe infinite e provocare le crisi più inaspettate.

Capita così che, in un Tour già nelle tasche di Indurain grazie a 137 km di cronometro individuale, sul Saisies decolli una delle fughe più clamorose di sempre, in grado di ribaltare tutte le certezze almeno per alcune ore. C'è da dire che il Tour de France 1992 era già impazzito fin dalle prime tappe: la 3a tappa da San Sebastian a Pau - 255 km con qualche accenno di Pirenei - vede partire all'attacco un debuttante Virenque, inseguito da Chiappucci già sulle prime salite dopo appena una trentina di km; la 6a tappa da Roubaix a Bruxelles, con una manciata di muri e un po' di pavé seminato qua e là, vede attacchi fin dalle prime fasi per poi essere decisa da un attacco all'ultimo traguardo volante di giornata architettato proprio da Chiappucci, che tira via un quartetto insieme a Jalabert, Holm e Lemond, in grado di mangiare ad Indurain 1'22". Quando alla 13a tappa il Tour parte da Saint Gervais alla volta del Sestriere, tutti sanno di dover percorrere 255 km scanditi da 5 colli, di cui 3 oltre quota 2000, ma solo Chiappucci è così sadico da pensare di scalarli tutti al vento.

L'altimetria della Saint-Gervais-Mont-Blanc - Sestrieres del Tour 1992 © www.memoire-du-cyclisme.eu

 

Il caso vuole che il Saisies sia proprio il primo GPM, probabilmente il più semplice: appena un antipasto prima di Roselend, Iseran, Moncenisio e Sestriere; appena 800 metri di dislivello dei quasi 7000 previsti. Ed ecco che il Saisies diventa il primo atto di una memorabile cavalcata di 220 km, inizialmente assieme ad un altro manipolo di fuggitivi (tra cui di nuovo Virenque), poi tutto solo a partire dagli ultimi km dell'Iseran, quando ne mancano ancora quasi 130 al traguardo. Dietro il gruppo si sgretola e la resistenza si fa sempre più ardua: a Susa, quando inizia l'infinita salita a Sestriere (circa 45 km), soltanto Indurain, Bugno, Hampsten e Vona non hanno ancora desistito e vedono il loro ritardo oscillare intorno ai 2'. Presto cedono anche Hampsten e, soprattutto, Bugno, ancora accusato (a 30 anni di distanza) di aver eccessivamente collaborato nell'inseguimento, salvando Indurain da una crisi certa che è comunque arrivata negli ultimissimi km: a 3 km dal traguardo lo spagnolo si trova solo ad appena 1' da Chiappucci; subito dopo crolla, viene raggiunto e superato da Vona e arriva 3° ad 1'45". Malgrado la leadership di Indurain fosse intatta, probabilmente anche grazie a Bugno, quella giornata è entrata nella storia.

Certe occasioni sembra che si verifichino per essere irripetibili. Eppure il Saisies nell'arco di pochi anni ha saputo stupire di nuovo. Quando nel 2000 il Tour si trova a Courchevel per il secondo giorno di riposo, la sfida Pantani-Armstrong è all'apice; la tappa appena conclusa ha visto il Pirata lasciare sul posto per la prima volta il texano a 5 km dal traguardo e rifilargli 50", moralmente tantissimi, ma soltanto un'inezia a fronte dei 9' di ritardo in classifica. Tutto questo sotto gli occhi sbalorditi di 9 milioni di italiani, per un record di share ancora imbattuto per il ciclismo (54%). Il giorno dopo Pantani azzarda l'ultima follia, sapendo che per arrivare a Morzine servivano 196.5 km, 5 colli e circa 4000 metri di dislivello. E ancora una volta il Col des Saisies apre le danze, dal versante che nel ‘92 era stato percorso in discesa. A circa 130 km dal traguardo, senza preavviso, scatta in faccia il gruppo e tenta l’impossibile; le cabine di commento si animano, più di tutte quella della Rai, che ancora non stava trasmettendo: Auro Bulbarelli chiama in direzione per anticipare la diretta e da Roma stravolgono il palinsesto concedendo 3 ore in più di collegamento, fatto - questo sì - irripetibile ed irripetuto.

Pantani percorre il Saisies da solo, poi Aravis e Colombière in compagnia di Escartin ed Hervé. Il vantaggio non decolla, ma allo stesso tempo il gruppo all'inseguimento si sfalda, tanto quanto la US Postal di Armstrong. Pantani compie il clamoroso errore di non alimentarsi correttamente così non solo il gruppo maglia gialla riesce a chiudere, ma il Pirata va anche in crisi sull'ascesa finale verso il Col de Joux-Plane e paga quasi 14' dal vincitore di tappa Virenque. Tuttavia, senza quell'errore, non si può certo scommettere su come sarebbe andata: l'intento di mandare in crisi Armstrong riesce comunque, visto che il texano arriva soltanto 8° a 2'01" dal vincitore e, soprattutto, a 1'37" da Ullrich; se si aggiunge che pure Escartin ed Hervé, in fuga tutto il giorno con Marco e non certo dotati dello stesso talento cristallino, riescono a staccare la maglia gialla, il dubbio rimane. Forse 9' sarebbero stati comunque impossibili da mangiare, ma la soddisfazione di riuscire a cogliere in castagna Armstrong non avrebbe avuto prezzo.

Le altimetrie quasi gemelle degli arrivi a Morzine del Tour 2000 e 2006 © www.memoire-du-cyclisme.eu

 

Ma non è finita: la stessa sequenza di salite stimolò 6 anni dopo un'azione praticamente identica da parte dell'americano Floyd Landis. E, manco a dirlo, tutto ciò avvenne a chiosa di un altro Tour tremendamente pazzo, anche a causa dell'assenza dei due favoriti (Basso e Ullrich) alle prese con l'antidoping, nonché di Lance Armstrong che si era ritirato dalle corse dopo il settimo successo conseguito l'anno passato.

Proprio l'ex-gregario del texano sembra poter essere l'uomo di riferimento ed esce dai Pirenei in maglia gialla. Nella 13a tappa da Béziers a Montélimar di 230 km, sostanzialmente pianeggiante, la fuga viene fatta andare via; la formazione del leader - la Phonak - se ne disinteressa a tal punto da far sì che il gruppo arrivi addirittura fuori tempo massimo, a 29'57". Vengono tutti riammessi, ma uno dei fuggitivi, Oscar Pereiro si ritrova comunque clamorosamente in maglia gialla con 1'29" sull'americano. Due giorni dopo, sull'Alpe d'Huez, Landis si riprende la maglia con 10" di vantaggio sullo spagnolo, ma crolla nella tappa seguente con arrivo a La Toussuire ritrovandosi 11° a 8'08".

Con queste premesse ritroviamo Floyd Landis all'attacco esattamente nello stesso punto in cui 6 anni prima era partito Pantani, a 130 km dal traguardo. Stavolta la cavalcata è miracolosa: l'americano vince, recupera oltre 7' al gruppo dei migliori e si ritrova 3° in classifica ad appena 30". La cronometro finale posta alla 19a tappa è sufficiente a riprendersi la maglia gialla. Ci tocca constatare che poi il successo fu revocato a Landis perché positivo al testosterone proprio al termine della tappa di Morzine; così alla fine, anche stavolta, il ribaltone è stato vano e la maglia gialla è ritornata virtualmente a Pereiro. Scherzando (perché a esser seri si sarebbe pure ipocriti) si può dire che (almeno) in questo caso non bastò l'aura magica del Saisies a compiere il miracolo.

Sta di fatto che in appena 14 anni il Col des Saisies ha prodotto 430 km di assalti alla maglia gialla: c'è da dire che su tre ciambelle, l'unica ad essere uscita col buco è stata cancellata dagli annali. Quindi forse è il caso di non ritentare, perché il Saisies potrebbe anche portare sfiga.

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Francesco Dani
Volevo fare lo scalatore ma non mi è riuscito; adesso oscillo tra il volante di un'ammiraglia, la redazione di questa testata, e le aule del Dipartimento di Beni Culturali a Siena, tenendo nel cuore sogni di anarchia.