La Tribuna del Sarto

Salvare i ciclisti si può: ma serve un tuffo nel futuro

La tragedia di Sara Piffer rilancia il dibattito sulla sicurezza per tutti i fruitori della strada. L'ultima frontiera sono le nuove tecnologie dell'automotive

25.01.2025 11:00

La transizione tecnologica dai motori termici a quelli elettrici, centrale nel Green Deal europeo, è uno dei temi più dibattuti nell'attuale panorama politico. Le opinioni su questo cambiamento sono divergenti, con interventi a favore e contro le auto solo a batteria. Si tratta di una questione strategica per la politica energetica di un continente intero, ma anche estremamente complessa. Tuttavia, il dibattito pubblico spesso soffre di una pericolosa semplificazione, aggravata da disinformazione e contrapposizioni ideologiche difficili da superare.

Non è obiettivo di questo articolo approfondire il tema specifico, ma lo scopo è di evidenziare un grande assente nella discussione sul futuro dell’automotive in Europa: la sicurezza.

La morte di Sara Piffer a soli 19 anni, per opera di un automobilista e del suo sorpasso, è l’ennesima notizia che allunga l’elenco dei morti sulle strade italiane. Non è più accettabile appellarsi alla fatalità o all’imprudenza del singolo; la questione è strutturale. Le auto sono sempre più grandi e voluminose, ma le carreggiate non si sono certo allargate. Anche il peso dei veicoli è aumentato e di conseguenza la loro pericolosità nell’urto.

Inoltre, è aumentata negli ultimi anni una narrazione contraria alla mobilità dolce, come dimostrano le polemiche contro le “città 30” dell’attuale ministro dei trasporti. Eppure, i dati di Bologna, città al centro di queste critiche, sono inconfutabili: non solo si registrano meno incidenti e meno morti, ma per la prima volta dal 1991 (dato Istat più vecchio disponibile a livello cittadino) non è morto nessun pedone sulle strade felsinee e, inoltre, anche il traffico è risultato più scorrevole e i tempi di percorrenza si sono ridotti (leggi qui).

Auto elettriche e sicurezza stradale

Il sistema ADAS © Carpedia.it
Il sistema ADAS © Carpedia.it

Che relazione c'è tra le auto elettriche e la sicurezza? Le auto elettriche, se ben costruite, nascono da un software attorno al quale viene sviluppata l’intera struttura del veicolo. Non che le auto termiche di ultima generazione siano prive di sistemi digitali, ma il livello di controllo fornito da un veicolo completamente elettrico è significativamente superiore. Inoltre, esistono già automobili elettriche dotate di guida autonoma, che rappresentano un ulteriore passo avanti in termini di sicurezza, pur con qualche questione etica ancora da risolvere, il cosiddetto Trolley Problem.

In Europa, le nuove normative impongono che tutte le auto di ultima generazione siano dotate di sistemi di sicurezza ADAS 2 (Advanced Driver Assistance Systems), che includono frenata automatica, mantenimento della corsia, sensori per distrazioni del guidatore e chiamate di emergenza. Sebbene questi dispositivi abbiano incrementato il costo delle auto, la loro utilità è indiscutibile. Tuttavia, molti incidenti continuano a verificarsi, vuoi perché i sistemi di sicurezza sono presenti solo nei veicoli più recenti, vuoi perché possono essere disattivati, lasciando comunque spazio a comportamenti di guida pericolosi.

Esistono già auto che, attraverso il display di bordo, indicano al conducente se il suo stile di guida sia corretto o meno. La tecnologia per impedire la guida imprudente è già disponibile: basterebbe un semplice aggiornamento software per consentire all’auto di accostare, fermarsi e impedire di proseguire quando rileva comportamenti pericolosi.

Verso una guida più sicura

Sulle nostre strade siamo tutti testimoni di comportamenti irresponsabili che mettono a rischio la vita di pedoni, ciclisti e altri automobilisti. La tecnologia potrebbe già intervenire per fermare questi comportamenti prima che causino tragedie. Ad esempio, se un guidatore utilizza il cellulare mentre è al volante, l’auto è in grado di accostare in sicurezza e fermarsi.

Se un ciclista viene sorpassato senza mantenere la distanza minima di un metro e mezzo, l’auto potrebbe bloccare la marcia e costringere il conducente a continuare a piedi. Analogamente, un sistema che rileva la mancata precedenza a un pedone sulle strisce pedonali potrebbe imporre un arresto forzato.

La tecnologia è già a disposizione e deve essere messa al servizio della sicurezza. Non può essere utilizzata per alimentare istinti imprudenti o pericolosi, ma per proteggere le vite umane. Nessun minuto guadagnato in viaggio o piacere di guida sportiva può giustificare la perdita di una vita o la compromissione della salute di un'altra persona.

Non sappiamo che tipo di auto abbia investito Sara Piffer, ma possiamo dire con certezza che, se fosse stata dotata di sistemi ADAS attivi e questi non fossero stati disattivati, l’incidente avrebbe potuto essere evitato. Qualora però l’autista avesse comunque guidato in modo imprudente, solo un intervento diretto del software avrebbe potuto fermare il veicolo e salvare la vita della giovane.

Affidarsi esclusivamente alla diffusione di una cultura della guida sicura non è sufficiente, la tecnologia è pronta a colmare le nostre lacune, a fare ciò che non siamo in grado di fare da soli e a farlo da subito. Non esistono dilemmi etici quando si tratta di fermare un’imprudenza e prevenire tragedie come la morte di Sara Piffer, che non è e non sarà mai una fatalità, ma un crimine.

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