#JeSuisCicciottello, non solo uno slogan
Il tema del peso in eccesso è entrato nel dibattito olimpico, fra gaffe della carta stampata e risposte degli atleti
«Sono cicciottella, ma mi sento felice come atleta e come donna». Con queste parole Teresa Almeida, portiere della nazionale di pallamano dell’Angola, seppellisce ogni commento poco gradevole di chiunque, vedendola, può aver pensato che non sia un’atleta degna di questo nome.
Se è vero che nell'immaginario collettivo, da sempre, uno sportivo, uomo o donna che sia, è dotato di un fisico statuario, scolpito, agile, è vero anche che, alla fine, sono i risultati quelli che contano. E se a raggiungere una medaglia olimpica è un atleta con qualche chilo in più, poco importa.
98 chili e non sentirli. “Bà”, soprannome dato a Teresa dalle sue compagne di squadra, non si lascia condizionare né dal suo peso né dalle malelingue, rendendosi protagonista di parate a volte spettacolari, con salti e allungamenti degni del miglior Buffon. Non è un problema per lei il suo peso, anzi: «Semmai è un vantaggio, visto che occupo quasi tutto lo specchio della porta e le mie avversarie non sanno proprio dove tirare» racconta ridendo l’atleta angolana. È chiaro che alcune discipline necessitano di un fisico longilineo (vedi l’atletica, soprattutto la velocità), ma ci sono molti altri sport che permettono anche a chi si porta dietro dei chili di troppo di primeggiare e farsi valere. «Devo fare solo un po’ di fatica in più, ma poi la soddisfazione è più grande». E finora Teresa ha difeso davvero bene la sua porta. Ne sanno qualcosa le pallamaniste rumene e montenegrine che l’hanno trovata sulla loro strada, a sbarrare loro la via del gol. Qualche chilo, però, Bà vuole lasciarlo andare entro il prossimo settembre: «Mi devo sposare e non vorrei rischiare di non riuscire a entrare nel vestito».
Chissà come avrebbe titolato su Teresa l’ormai ex direttore del Quotidiano Sportivo, Giuseppe Tassi, che lunedì ha avuto la brillante idea di andare in stampa con un titolo alquanto offensivo sulle ragazze della squadra italiana di tiro con l’arco: «Il trio delle cicciottelle sfiora il miracolo olimpico». Senza neanche pensare che, magari, Claudia Mandia, Guendalina Sartori e Lucilla Boari non stavano attraversando un buon momento, avendo appena perso di misura una medaglia olimpica nella finale per il bronzo con Taipei. Un genio da Premio Pulitzer davvero.
L’indignazione del web si è poi scagliata su di lui, tanto da costringere il suo editore a licenziarlo in tronco e a scusarsi pubblicamente con le tre giovani atlete. Ma le ragazze non hanno certo aspettato l’intervento di qualche cavaliere che le difendesse. Su Twitter, Claudia ha lanciato l’hashtag #JeSuisCicciottello, senza aggiungere alcun commento ma invitando amici, fan e follower a utilizzarlo nei loro tweet. Il messaggio è stato colto al volo e in poche ore ha raggiunto oltre 5000 condivisioni anche su Facebook. Guendalina, invece, ha scelto di affidare ad un video, che raccoglie tutte le storie di atlete vittime di commenti poco carini riguardanti il loro fisico, il suo sdegno per l’offesa subita. Il silenzio di Lucilla sulla vicenda vale più di mille parole.
A proposito di chi dei chili di troppo non se ne fa un problema, il nuotatore etiope Robel Kiros Habte si è presentato ieri, nella sua batteria di qualificazione dei 100 metri stile libero, sfoggiando con orgoglio la sua pancia prominente e le sue maniglie dell’amore. Probabilmente le fanciulle sugli spalti, accorse numerose per ammirare, oltre ai gesti atletici, anche i fisici da urlo dei nuotatori, non avranno apprezzato. Ma a lui poco importa. Si è tuffato in piscina, dopo lo start del giudice, e giacché c’era se l’è anche presa comoda, arrivando al tocco con 15 secondi di ritardo dal vincitore. Non aveva certo alcuna velleità di raggiungere una medaglia, ma visto che alle Olimpiadi ci è arrivato, ha pensato bene di gustarsi la sua gara attimo per attimo. Alla faccia dei maligni che già si erano scatenati sui social.